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Autore: Chia_084    01/11/2015    2 recensioni
un principe e un mago, due facce della stessa medaglia, con un destino in comune, riportare la magia nel regno di Camelot.
[dal testo]
“sapete Artù Pendragon, voi siete un gran egoista! Pensate che vi sia tutto dovuto!” il moro si alzò in piedi e continuò “ Ma è normale, siete cresciuto nella comodità, sempre servito e riverito, non sapete com’è doversi guadagnare qualcosa! Mi dispiace dirvelo sire, voi non sapete nulla sulla gratitudine!” Merlino prese la sua roba e si diresse verso la porta
ArtùMerlino MerlinoGalvano ArtùGinevra
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Gwen, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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COSE INIZIALI
ciao a tutti, dopo giorni, secoli, anni sono finalmente tornata con questo capitolo che è nientepocodimeno che il penultimo della ff... premetto che da scrivere è stato veramnete un parto... ma per il finale ho già un sacco d'idee, solo un consiglio per affrontarlo: preparate i fazzoletti.
PS: sto odiando i doppiatori italiani per come hanno doppiato la serie tv su Italia2 >.<

 
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“padre!” gridò Artù lanciandosi sul corpo agonizzante di Uther “no! No! Padre, non lasciatemi! Troveremo una cura! Merlino fa qualcosa!” il biondo sollevò il re e lo adagiò sulle sue gambe e accarezzandogli la fronte si guardò intorno, non c’era traccia del moro.
“figlio mio, guida il regno come ti ho insegnato… sono fiero di te” detto ciò il sovrano piegò la testa ed esalò l’ultimo respiro.
Passarono vari istanti interminabili e la certezza di essere rimasto orfano si fece piano piano strada nel cuore del principe.
Alcune guardie sollevarono la salma e la portarono fino alle stanze reali dove i servitori la prepararono per la veglia privata.
Merlino si chiuse la porta della sua stanza alle spalle, si buttò sul letto e chiuse gli occhi cercando, con scarso risultato, di ignorare il tumulto di emozioni che provava.
Il re era morto, era morto ed era tutta colpa sua, come aveva potuto lasciarsi scappare quel Palagal! Non doveva lasciare che la frustrazione per quell’asino di Artù lo distraesse…
Artù, quel nome lo colpì il cuore come una pugnalata, quello stupido aveva baciato Ginevra  sotto i suoi occhi.
Il moro si ritirò a sedere e si passò le mani tra i capelli, per quanto potesse far male il biondo era il suo principe e doveva lasciare da parte il suo dolore per stargli vicino e servirlo al meglio.
Artù si diresse nelle sue stanze quasi all’alba, aveva vegliato per tutta la notte sulla salma del padre, si lasciò cadere sulla sedia e l’armatura produsse un suono metallico “dov’è quell’idiota di Merlino quando serve!?” .
Merlino… la consapevolezza delle sue azioni gli provocò una fitta allo stomaco, aveva baciato Ginevra … certo, la ragazza gli piaceva, ma ciò che provava per lei non era nulla in confronto ai suoi sentimenti per il moro.
Un paio di colpi alla porta lo riportarono alla realtà “avanti” disse con una punta di speranza nella voce “mio signore” Gwen entrò nelle stanze del principe e si avvicinò al biondo “come state?” disse dolcemente
“come vuoi che stia, sono distrutto”
“ lasciate che vi aiuti con l’armatura” Ginevra cominciò a svestire il principe lasciandolo con i pantaloni e una camicia allacciata da un codoncino su davanti, una volta finito lo avvolse in un abbraccio e gli accarezzò la chioma color del grano per dargli un po’ di conforto.
In quel momento Merlino si affacciò alla porta “Artù…” cominciò ma la sua voce s’incrinò alla vista dei due, lo sguardo gli si annebbiò riempendosi di lacrime che ricacciò indietro, la stava abbracciando, la stava abbracciando nella sua stanza, al buio e con la porta chiusa…
“Merlin” disse Artù notando la chioma corvina del mago “scusate sire, avrei dovuto bussare, avevo pensato che avreste avuto bisogno di me, ma vedo che avete già tutto l’aiuto di cui avete bisogno”
“Merlino, aspetta io…”il principe mosse alcuni passi verso di lui “buonanotte sire“ disse il moro scappando via, non poteva resistere un momento di più, sentì le lacrime scendergli copiose rigandogli gli zigomi spigolosi, dietro di lui il principe continuava a chiamarlo ma lui non aveva nessuna intenzione di starlo a sentire.
Corse fino alle stanze di Gaius ma, davanti alla porta si fermò “non posso fermarmi qui, mi troverebbe subito, e io non ho nessuna voglia di ascoltare le sue scuse” si disse “ Merlino! Merlin! Aspetta!” la voce di Artù gli arrivò alle orecchie, lo aveva raggiunto.
Merlino si voltò e lo fissò negli occhi “Merlin, quello che è successo…”
“non mi interessa Artù, non voglio altre scuse, ti sei già divertito abbastanza a spezzarmi il cuore in tutte le maniere possibili…” lo interruppe; detto ciò si voltò e sparì in un turbinio di vento lasciando cadere il suo fazzoletto a terra.
Il principe lo raccolse e inspirò avidamente il profumo del mago, aveva combinato un disastro e doveva rimediar in qualche modo.
“per la Dea!” esclamò Galvano  quando una tromba d’aria prese forma nel salotto della casa dove aveva preso residenza da poco, “ sono io Galvano ” disse Merlino apparendo magicamente “santo cielo Merl! Avevo appena finito di sistemare” disse il castano per prenderlo in giro “ scusa”
“si può sapere che cosa ti è successo “ gli chiese poi vedendolo triste “ Artù… Ginevra … li ho visti insieme… abbracciati, prima si sono anche baciati… non ce la faccio Gwain” rispose il moro scoppiando a piangere.
Fu un pianto liberatorio, lungo e straziante, Galvano lo abbracciò e lo tenne stretto a se per tutto il tempo sussurrandogli parole di conforto fino a quando non si addormentò.
Prima del sorgere del sole le campane suonarono a lutto, in tutta la città si accesero delle torce come era uso in questi casi, il suono cupo e rimbombante svegliò Merlino ricatapultandolo nuovamente nella realtà.
Mentre dormiva aveva avuto modo di pensare, proteggere Artù era il suo destino e non poteva mandare tutto all’aria, si sarebbe però comportato in maniera diversa, sarebbe stato più freddo e distaccato.
Erano appena le 5 del mattino perciò il mago decise di recarsi alle sale deve era certo che i servitori avessero già sistemato la salma di Uther, difatti, secondo la tradizione, la veglia pubblica aveva inizio alle 4 e tutti coloro che volevano salutare per l’ultima volta il re potevano farlo fino al momento della cerimonia funebre, solo il principe doveva presenziare dall’inizio alla fine, per ricevere le condoglianze dei sudditi.
Senza sapere come si ritrovò seduto contro il muro del corridoio che si affacciava alla sala del trono, la voce di Artù risuonava dietro l pesante porta di mogano, risistemata abilmente dai falegnami di corte, provocandogli brividi di freddo, era così difficile tenergli il muso in un momento simile, ma ogni volta che provava a pensare di perdonarlo gli tornava alla mente quel bacio.
Merlino chiuse gli occhi per scacciare il pensiero e li tenne chiusi a lungo, finendo per addormentarsi.
“sei stato qui tutta la mattina!?” una voce riscosse il mago dal suo sonno, davanti a lui in tutta la sua asinina regalità e bellezza si stagliò la figura del principe “non volevo vi sentiste solo” rispose il corvino senza pensare, il biondo si sedette vicino a lui “Merlin… quello che è successo”
“non mi interessa” la risposta spiazzò Artù che si sporse verso di lui per baciarlo, Merlino si scostò “sono il vostro servitore e lo sarò fino al giorno della mia morte, ma non sarò nulla di più, anche se ciò vorrà dire lasciare che il mio cuore si sgretoli lentamente, pezzo per pezzo” detto ciò si alzò e si diresse verso le stanze reali “ vi preparo un bagno caldo e vi farò trovare i vestiti per il lutto sul letto” terminata la frase senza voltarsi percorse le scale fino in cima e scomparve dietro un angolo del corridoio.
L’ora della cerimonia funebre arrivò velocemente il principe si allacciò il lungo mantello rosso scarlatto con lo stemma d’oro dei Pendragon cucito sopra, si sistemò la corona e passando davanti allo specchio si fermò ad osservare la sua figura.
Era incredibile come il destino gli fosse avverso, nel giro di poche ore aveva perso le due persone più importanti della sua vita; suo padre era morto e Merlino lo evitava come la peste… Merlino… per tutto il pomeriggio Artù aveva cercato un contatto con lui, una carezza, un gesto dolce, un sorriso, nulla, il moro gli era sempre sfuggito, e anche in quei brevi momenti nei quali lo aiutava a vestirsi le sue mani si muovevano veloci, con movimenti professionali e mai azzardati.
“non posso continuare così” si disse, per suo padre non poteva fare nulla, ma con il mago… “ dopo la cerimonia farò qualcosa per riprendermi il ragazzo che amo!”.
Una guardia bussò alla porta e, secondo la tradizione, scortò il principe fino alla pira dov’era già stato preparato il corpo del re.
Il biondo si avvicinò e si inginocchio, così fecero anche tutti i sudditi “il re è morto! Lunga vita al principe Artù” gridò Ser Leon “lunga vita al principe Artù” rispose il popolo.
Il principe si voltò e solo allora si rese conto che la piccola piazza, sottostante al palazzo, era gremita di gente; l’intera Camelot era li per dare un ultimo saluto al suo re.
Artù scrutò velocemente con lo sguardo le prime tre file di persone alla ricerca della chioma corvina di Merlino, ed eccolo li, in piedi vicino a Gaius, diritto come era consono in queste occasioni.
Il biondo mosse alcuni passi scendendo verso di lui e gli si sistemò affianco.
Un Cavaliere prese una fiaccola, con un movimento solenne, diede fuoco all’ammasso di legna che divampò immediatamente.
Le lacrime inumidirono gli occhi del principe che fece scorrere la sua mano nella tasca del mago intrecciando le loro dita alla ricerca di un po’ di conforto, con sua grande sorpresa quest’ultimo non si ritirò, ma anzi, ricambiò la stretta, conscio del bisogno di conforto dell’altro.
Insieme osservarono il funerale vichingo concesso al re, le fiamme emanavano un caldo tepore che accarezzava le guance di Artù, il fuoco sembrava sussurrargli un “addio” ogni qual volta scoppiettava.
La piazza piano piano si svuotò e tutti tornarono alle proprie mansioni “Merlino, raggiungimi questa sera nella sala del trono, ho un annuncio importante da fare” disse il biondo asciugandosi le lacrime “ ci sarò sire” rispose il moro prima di tornare ai suoi impegni.
 La sera arrivo e Merlino si preparò per recarsi nella sala del trono “io esco Gaius”
“va bene Merlino ma rientra prima del coprifuoco“ si raccomandò il medico.
 Giunto alla sala si sedette sul pavimento, vicino alla colonna e attese l’arrivo del principe “Artù, sono felice che mi abbiate chiesto di vedervi “Ginevra entro nella stanza e notò il mago”  ciao Merl, cosa ci fai tu qui” disse la ragazza con una punta di irritazione nella voce “potrei farti la stessa domanda “sputò acido il corvino.
Le porte si aprirono nuovamente lasciando entrare Galvano  e Lancillotto “Galvano ! Lance!? Cosa ci fate anche voi qui?”
 “Artù ci ha detto che deve fare un annuncio importante” disse Lancillotto “siete già tutti qui?!” Morgana entro da uno degli ingressi laterali, la sua figura esile e slanciata ci stagliò sulla piccola scalinata davanti al trono di legno decorato.
 Dopo poco tempo Artù si presento nella stanza "buona sera, vi riuniti qui perché ho una cosa, anzi due cose, molto importanti da riferirvi" Merlino guardo Artù e un sorriso divertito gli si formò sul volto cercò di trattenersi, ma con scarsi risultati e una risatina gli uscì di bocca. “Cosa c’è di tanto divertente e Merlino?!” il principe enfatizzò l’ultima parola sottolineandola con la voce, il mago gli si avvicinò “avete allacciato il mantello al contrario“.
 Con un movimento rapido il corvino gli slacciò il laccetto rigirando il lungo mantello con lo stemma dei Pendragon “Mi mancava avverti a questa distanza” gli sussurrò il biondo Quasi sulle labbra “Ecco fatto” rispose il moro in maniera formale per poi allontanarsi velocemente e tornare al suo posto.
“Galvano, Lancillotto avvicinatevi” disse Artù con tono solenne, i due obbedirono “inginocchiatevi” il principe estrasse la spada e la brandì due volte sulle spalle di Galvano “alzatevi Ser Galvano, Cavaliere di Camelot” il castano si alzò con lo sguardo lucido “grazie mille sire, non sapete quanto ne sia onorato” detto ciò gli rivolse il saluto dei Cavalieri e tornò al suo posto ricevendo un abbraccio da Merlino.
il biondo si rivolse poi al Lancillotto “ Ser Lancillotto, so che avete giurato di difendere il regno di Alican, ma se me lo permettete parlerò personalmente con il vostro re spiegandogli quanto sia importante per me avervi nella mia legione”
“ne sarei onorato” rispose il Cavaliere.
In quel momento dalla porta i servi cominciarono a portare la cena “ che ne dite di accomodarci?” propose Morgana “certo, accomodatevi amici, tu Merlino siederai alla mia destra”.
Per tutto il tempo Merlino cercò di ignorare gli sguardi che Ginevra lanciava ad Artù, si sentiva in mezzo ad una pioggia di dardi infuocati, non ne poteva più, doveva trovare il modo per andarsene di li “ sire, mi dispiace ma io dovrei proprio andare, è quasi il coprifuoco e Gaius potrebbe preoccuparsi…” disse il corvino nella maniera più formale che conosceva “non se ne parla Merlino, ho ancora una cosa da dire quindi ora siedi e finisci il tuo dolce in silenzio
“asino” sbuffò sotto voce il moro, il biondo lo sentì e sorrise; era da molto che non lo chiamava così, per la Dea quanto gli mancavano quelle labbra, era passato poco più di un giorno da quando il mago lo aveva allontanato, ma a lui sembravano secoli, doveva riprenderselo, subito!
Artù si alzò in piedi e cominciò a declamare il discorso che si era preparato sperando che sortisse l’effetto previsto “amici, vi ho riunito qui anche per dirvi che tra voi, c’è la persona più importante per me, il mio centro di gravità, tra voi c’è la ragione del mio sorriso” dicendo questo cominciò a girare intorno alla grande tavola con passo lento e cadente.
Arrivato all’altro capo puntò gli occhi sul mago “non sono mai stato bravo con le parole, ma volevo che questa persona sapesse quant’è importante per me” gli occhi del corvino si riempirono di lacrime e il suo cuore perse un colpo, “è fatta, il discorso gli è piaciuto” si disse il biondo dirigendosi a lunghe falcate verso il moro.
Improvvisamente Gwen si alzò e si buttò tra le braccia di Artù, a Merlino non gli ci volle molto a mettere insieme le cose, quell’asino lo aveva chiamato li per fargli capire che per loro non c’era più un futuro e che diventando re di Camelot aveva bisogno di una donna al suo fianco, e chi meglio di Ginevra !? che stupido era stato, lo sapeva benissimo che comportandosi in maniera così fredda lo avrebbe allontanato per sempre, ma sperava solo che ci avrebbe messo più tempo a finire tra le braccia di qualcun altro.
Tutto ciò era troppo, il mago si alzò e uscì di corsa sbattendo la porta, percorse un po’ il corridoio, le lacrime erano troppe, gli annebbiavano la vista, inciampò su un tappeto e cadde a terra, non aveva la forza di rialzarsi così strisciò fino ad un angolo e vi si rannicchiò nascondendo la testa tra le braccia.
Il principe allontanò la serva “mi dispiace Gwen, devi aver frainteso, non stavo parlando di te, sei una ragazza molto dolce, ma non sei la persona giusta per me, sono sicuro che qualcun altro ti farà molto più felice” dicendo ciò lasciò scivolare lo sguardo su Lancillotto che gli si avvicinò prendendo Ginevra  tra le sue braccia “ va da lui Artù”.
Il biondo corse per tutto il castello, non c’era traccia del moro da nessuna parte, aveva ormai perso le speranze quando un rumore lo attirò verso un punto buio del corridoio “Merlin…” disse in tono dolce “vattene, torna dal tuo amore!”
“ci sono già” Merlino alzò lo sguardo “sei veramente così idiota? Come hai fatto a non capire che stavo parlando di te” Artù gli si sedette di fianco “sei tu la mia persona speciale, volevo che tutti lo sapessero, e se non posso dirlo a tutta Camelot almeno ai nostri amici dovevo dirlo”
“sei una testa di fagiolo” il mago si allungò e gli diede un bacio a fior di labbra “e tu un idiota” il principe lo abbracciò “mi sei mancato Merlin”
“anche tu Artù”.
I due rimasero per molto tempo abbracciati nella penombra del corridoio “torniamo dagli alti?” chiese ad un tratto Merlino “sei pronto ad affrontare la loro reazione… di tutti loro?”
“con te al mio fianco non ho paura di nulla” gli rispose il mago intrecciando le loro mani.
Si alzarono in silenzio, e camminarono l’uno al fianco dell’alto tenendosi per mano, una volta arrivati davanti al portone si guardarono negli occhi e lo spalancarono.
Galvano sorrise furbescamente “beh io lo sapevo già!“ disse sollevando il mago e facendolo girare a mezz’aria “sono felice per te Merl”
“Galvano… Galvano! Mi stai stritolando!”
“bhe devo dire che mi avete sorpreso” cominciò Lancillotto “ho sempre pensato che tra di voi ci fosse qualcosa, ma credevo che fosse solo una mia fantasticheria… comunque complimenti” concluse, rivolgendo ad Artù il saluto dei Cavalieri e scompigliano i capelli a Merlino,
“fratellino, sono così felice per voi, non potevi trovare una persona migliore” disse Morgana sorridendo.
Ginevra si alzò dagli scalini e si diresse verso di loro, il mago lasciò la mano del principe e le andò in contro “Gwen…mi…mi…”
“non dirlo Merl, non dire che ti dispiace” cominciò la ragazza con tono dolce poggiandogli una mano color caffè-latte sulla guancia candida “a me dispiace, avevo capito che tra voi c’era qualcosa, ma i miei sentimenti m’impedivano di vedere la verità, voi due vi amate, ed è una cosa bellissima, vi completate  vicenda, siete due facce della stessa medaglia, quindi perdonami se ti ho fatto soffrire” il corvino la tirò a se e la strinse forte “non hai nulla da farti perdonare Ginevra, sei la mia migliore amica e lo sarai per sempre, vedrai che anche tu troverai la tua metà complementare è solo questione di tempo”.
I due piansero per un po’ “ti riaccompagno a casa Gwen, sempre se ti va ovvio” si propose Lancillotto, la mulatta gli sorrise e dopo aver salutato tutti prese il braccio che il Cavaliere le aveva offerto e uscì.
“anche per me è ora di andare” disse lady Morgana avvicinandosi verso la porta “aspettate mia signora, vi accompagno” Galvano si avvicinò a Merlino e Artù per salutarli “voi due fate i bravi, non ho intenzione di restare sveglio tutta la notte per colpa dei vostri versi” disse ridendo.
Il mago arrossì fino alla punta delle orecchie e il principe quasi soffocò mascherando il tutto con un sonoro colpo di tosse; il neo Cavaliere rise ancora di più chiudendosi la porta alle spalle.
“andiamo?” propose il biondo dopo un momento d’ imbarazzo, il moro annuì e insieme si diressero verso le stanze reali.
“Merlino! non mi hai ancora rimboccato le coperte” si lagnò Artù mentre Merlino si accingeva a tornare nelle sue stanze.
Il mago sbuffando, fintamente scocciato, si avvicinò al letto e il principe, con un movimento fulmineo, lo afferrò tirandolo sul materasso e circondandolo con le braccia “buonanotte Merlin” disse sorridendo sornione.
Il corvino si voltò accoccolandosi contro il corpo caldo del biondo “buonanotte Sire” disse e cullato dal suo respiro si addormentò.
 
 
  
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