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Autore: DalamarF16    02/11/2015    6 recensioni
Matt è svenuto in classe, e una ragazza ha chiamato Foggy, ma, nel farlo, ha salvato il proprio numero di telefono tra i contatti di Matt. Foggy lo scopre per caso e esorta l'amico a chiamarla. Tra i due nasce una storia, che minaccia di cambiare Matt e il suo futuro. College era.
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Foggy Nelson, Matt Murdock, Nuovo personaggio
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'College era.'
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PERSONAL SPACE: Rieccomi a infestare questa sezione XD Questa volta ho introdotto il personaggio di Elektra, in questa ff che ha un collegamento con Fever (che però non è necessario leggere, in quanto sono due one shot che parlano di cose diametralmente diverse... diciamo che sono legate, ma non così tanto, questa FF sta in piedi anche da sola), altra mia One Shot ambientata al college.
E niente. Non serve aver letto i fumetti, ecco, è una mia totale interpretazione. BUONA LETTURA!!
E ricordate: Non mordo chi recensisce, magari quelli che non lo fanno sì pero' :)

DON'T GO AWAY.

-Matthew Murdock, è ufficiale. Devi assolutamente spiegarmi come cavolo fai-
Matt alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo, non che fosse veramente necessario o che potesse davvero vederlo, ma aveva imparato che se teneva bassa la testa era meno inquietante per gli altri vederlo leggere. Foggy aveva appena cambiato numero di telefono per via di una sottospecie di pazza scatenata che aveva iniziato a tormentarlo e stava sostituendo i contatti in modo che fosse sempre raggiungibile.
-Che c’è?-
-Come cavolo è possibile che anche da svenuto riesci a rimorchiare?-
-Prego?-
-Quella tipa che mi ha chiamato, Elektra. Evidentemente ha anche trovato il tempo di lasciarti il suo numero in memoria.-
Matt era davvero sorpreso dalla cosa. Anche se la ragazza l’aveva salutato un paio di volte in aula e si era presentata alla loro porta un paio di giorni dopo il suo svenimento al corso di spagnolo, i due non avevano mai interagito oltre i convenevoli, e da parte sua non c’era stata (almeno per una volta) nessun tentativo di attirare la sua attenzione. Ormai era passato un mese, e solo ora, per un fortuito caso, scopriva la cosa. Il cieco non usava spesso il cellulare: non aveva una famiglia da chiamare, anche se ogni tanto telefonava a una delle suore dell’orfanotrofio dove era cresciuto, e lui e Foggy passavano tre quarti del loro tempo insieme; se a questo si aggiungeva che essendo cieco non poteva giocarci o utilizzarlo per andare su internet, praticamente il suo utilizzo si riduceva a zero. A volte lo prestava al suo coinquilino quando la sua batteria moriva a metà giornata per chiamare la madre o la sorella; probabilmente Elektra non ci aveva pensavo al momento, ma sarebbero potute passare ere prima di accorgersene.
Scrollò le spalle con un sorriso timido, non sapendo bene come prendere la notizia.
-Amico, quella è gnocca, davvero. Chiamala-
Avrebbe dovuto? Nemmeno la conosceva! Per dirle cosa, poi? Ciao, sono quello cieco che è svenuto a spagnolo, ti va di uscire con me? Naaa.
***
Foggy iniziava a essere seriamente preoccupato per Matt.
Ok, l’aveva spinto lui a richiamare quella ragazza, Elektra che, tra l’altro (giusto perchè Matt Murdock non sbagliava un colpo quando si trattava di rimorchiare) era anche la figlia di un qualche diplomatico e quindi godeva di una serie di benefits non indifferenti, però ora la cosa gli stava sfuggendo di mano.
All’inizio era stato felice per lui, davvero. Elektra sembrava avere qualcosa in più rispetto alle altre, un qualcosa che stava facendo durare quella relazione ben più del solito, ma che, soprattutto aveva trasformato Matt.
In meglio. In molto meglio, o almeno era quello che Foggy aveva pensato all'inizio, e per i primi tre mesi.
Ok, in effetti fino agli esami di metà semestre.
Ora il suo coinquilino sembrava un'altra persona, trascinato completamente nel vortice di quella ragazza greca. Il lato positivo era che sempre più spesso era sorridente, felice persino, come se quella profonda tristezza che lo aveva accompagnato finora fosse sparita tutta d'un tratto, il che era un bene, perchè dopo tutto quello che aveva passato nella sua vita, Foggy era convinto che si meritasse un po' di serenità, e con Elektra sembrava averla trovata.
Finalmente, l'unico interesse di Matt non era più lo studio: usciva più spesso, e lui si sentiva meno in colpa quando accettava di bersi una birra con altri ragazzi, principalmente perchè Matt non rifiutava più per stare su quei dannati libri ma per uscire con qualcun'altra.
Poi aveva cominciato a saltare le lezioni e da lì le cose erano degenerate.
Foggy capiva che probabilmente per la ragazza gli esami erano l'ultimo dei problemi, se anche li avesse falliti, era possibile che la scuola avrebbe fatto un'eccezione perchè alla fine essere la figlia di un diplomatico qualche vantaggio lo dá; tuttavia, era certo che la stessa regola non sarebbe stata applicata per il suo migliore amico, che per di più frequentava grazie a una borsa di studio che si era guadagnato a suon di meriti, ma che rischiava di perdere con estrema facilitá se non si rimetteva in riga.
Il problema non era tanto il non frequentare le lezioni, Foggy era il primo.a riconoscere l'inutilitá di alcuni professori che si limitavano a leggere i libri di testo o le dispense, quanto il fatto che non aveva visto Matt aprire un libro da ere ormai, e dubitava che studiasse quando era con Elektra, a meno che non si fossero iscritti a medicina senza dirgli nulla.
E il tempo gli aveva dato ragione.
Matt non aveva passato nemmeno un parziale, e Foggy aveva sperato, per un attimo, che quello sarebbe bastato a farlo rinsavire: così non era stato, anzi Matt sembrava prendere la cosa sul ridere, totalmente ubriaco di quella droga che era la greca.
-Matt, dannazione!- imprecò Foggy quella mattina, quando il suo amico gli comunicò che, nonostante i fallimenti agli esami, non avrebbe ricominciato a frequentare -Lo sai che odio fare il secchione responsabile, ma amico, se vai avanti così perderai la borsa di studio!-
-Elektra e io abbiamo in programma una gita in barca sull’Hudson, oggi, Foggy. Perchè non vieni anche tu con Alice?-
Alice era la ragazza con cui stava iniziando a uscire da qualche settimana, una graziosa biondina che frequentava medicina e che aveva incontrato a una festa il mese prima.
-Perchè anche se non ho una borsa di studio ci tengo a fare bene gli esami, Murdock! Ma che ti passa per la testa? Non ti riconosco più!-
-Perchè non ammetti una buona volta che sei geloso, Foggy?!- Matt sembrò finalmente esplodere -Per una volta sono io che mi diverto più di te, dove sta il problema?! Elektra è fantastica, e con lei posso essere me stesso, finalmente!-
Questo era troppo. C’erano cose che nemmeno una persona paziente come lui poteva sopportare. Era questo il risultato delle sue preoccupazioni, del suo rispettare i confini tracciati meticolosamente dal suo compagno di stanza? Venire accusato di essere geloso la prima volta che esprimeva delle legittime preoccupazioni? A tutto c’era un limite, e anche se quelli di Foggy erano più larghi di quelli di qualunque altra persona, Matt li aveva ampiamente superati questa volta.
-Stammi a sentire pezzo di stronzo. Fai come vuoi. Divertiti con Elektra e perdi pure la borsa di studio. Ci vedremo sul lavoro prima o poi.-
E prima di dire qualcos’altro che avrebbe peggiorato ulteriormente il suo umore, nonchè la loro situazione, uscì dalla stanza sbattendo la porta.
***
-Che succede, Matt?- Elektra era seduta accanto a lui su uno dei tetti del campus della Columbia.
Era passata quasi una settimana, e lui stava impazzendo. La tensione nella loro stanza era insopportabile, ora che Foggy gli parlava a malapena, e lui non sapeva che fare.
Non era propriamente pentito di quello che gli aveva detto, ma una qualche parte dentro di lui, quella che non si era lasciata influenzare dal vulcano di nome Elektra, gli suggeriva che quello che era arrivato a considerare un amico non aveva poi tutti i torti.
Era la stessa parte che gli faceva sentire un nodo allo stomaco ogni volta che decideva deliberatamente di ignorare i libri e le lezioni per stare con la ragazza.
Era anche una parte che era molto facile da ignorare, però. Bastava che si ricordasse che lei conosceva il suo segreto, che non lo trattava come un disabile e non stava con lui solo per un istinto da crocerossina.
Per la prima volta non doveva fingere di essere qualcuno che non fosse; doveva essere soltanto Matt, con tutto il suo bagaglio di super sensi e addestramento ninja; e aveva ben presto scoperto che anche Elektra non era una ragazza qualunque: era cintura nera in svariate arti marziali, e condivideva la sua passione per le corse sui tetti. Da quando la conosceva, la sua vita era radicalmente cambiata, in meglio, e ok, forse si era lasciato un po’ trascinare, ma credeva di meritarselo dopo tutto quello che aveva passato.
-Foggy non mi parla da una settimana… - spiegò mentre la stringeva a sè -Forse ho esagerato a dirgli quelle cose, però…-
-Però ti meriti di essere felice, Matt. Finora hai sempre fatto quello che ci si aspettava da te. Tuo padre voleva che studiassi e diventassi qualcuno di importante, le suore che fossi un bravo cristiano e un bambino obbediente, e ora Foggy che passi le tue giornate a studiare… Magari non vuoi nemmeno davvero diventare avvocato!-
-Voglio difendere gli innocenti, Elektra. Voglio aiutare le persone che non possono permettersi un avvocato…-
-E non hai mai pensato che potresti farlo sfruttando gli altri tuoi talenti?-
-Che intendi?-
-Sai… potresti usare il tuo addestramento…-
-No… no. Non è la soluzione- Matt scosse la testa, poi si alzò in piedi: cominciava a fare freddo, così riportò la ragazza nella sua stanza prima di infilarsi a letto.
Il sonno però non voleva proprio arrivare. Continuava a ripensare alle parole di Foggy, così come a quelle di Elektra, e si sentiva diviso in due, senza contare che, anche se non voleva ammetterlo, in fondo Foggy iniziava a mancargli.
-Foggy? Sei sveglio?- chiamò a bassa voce, sapendo per certo di aver involontariamente svegliato il proprio coinquilino quando era rientrato, tuttavia non aggiunse niente, lasciando a lui la scelta di rispondergli o fingere di dormire.
-Che vuoi, Matt?-
Che voleva? Era una domanda da un milione di dollari, e rimase zitto un po’ troppo a lungo, ovvero per il tempo sufficiente a spazientire un assonnato Foggy, che sbottò -Ok. Buonanotte, Matt-

Il mattino dopo fu molto strano. Matt non era riuscito a chiudere occhio, tormentato dai dubbi e da quel senso di colpa che non lo lasciava un attimo. Alla fine non ne potè più. Lui e quello che fino a pochi giorni prima era stato il suo unico amico si giravano intorno senza parlarsi.
-Mi dispiace, Foggy- riuscì a dire alla fine - Avevi ragione. Sto esagerando, e non volevo dirti quelle cose…-
Avvertì Foggy smettere di preparare la colazione e puntare lo sguardo verso di lui. Sentì il cuore del ragazzo accelerare mentre faceva un respiro profondo.
-Pensi che delle scuse basteranno?- gli chiese -Io mi preoccupo che tu stia mandando a puttane i tuoi obiettivi per una ragazza e tu sai solo accusarmi di essere geloso?-
-Lo so, Foggy. Lo so. Sono stato uno stronzo… non so cosa mi è preso…-
-Matt. Matt. Lo capisco, sai? E ti meriti tutta la felicità di questo mondo, davvero. E so che probabilmente vivi nel terrore che tutto questo finisca da un momento all’altro e vuoi godertelo però… c’è il tuo futuro in ballo, e sono preoccupato per te-
E ora si sentiva ufficialmente una merda.
-Mi dispiace. Davvero.- ripetè, anche se sapeva che probabilmente non sarebbe servito. Quasi sussultò quando sentì la mano dell’amico sfiorargli il braccio e fece un enorme sforzo per non balzare via.
-Adesso rimetterai la testa a posto?-
Esitò una frazione di secondo, prima di annuire. Non stava facendo quello che qualcuno si aspettava da lui. Voleva diventare un avvocato. L’aveva scelto lui, e nessun altro. Voleva aiutare le persone, e non l’avrebbe fatto sfruttando l’addestramento di Stick. -Allora siamo a posto.- dichiarò Foggy, sorprendendolo per la milionesima volta. Gli strinse brevemente l’avambraccio prima di tornare a preparare la colazione, e Matt lo sentì aprire il frigo e aggiungere delle uova e del bacon.
-Grazie, Fog…-
-Però torni a lezione. E a studiare. Promettimelo.-
-Promesso-
-Bene. Perchè questa è per te- Foggy gli piazzò in mano quelle che sembravano essere delle schede SD. Lo guardò interrogativo -Le lezioni che ti sei perso. Sapevo che prima o poi avresti riacceso il cervello e siccome non puoi leggere i miei appunti…-
-Foggy…- Matt era quasi commosso dalle premure del suo amico, ma decise di buttarla sul ridere. -Non potrei leggere i tuoi appunti nemmeno se ci vedessi. Scrivi da schifo-
-Obiezione: congetture-
-Respinta. Nemmeno tu riesci a leggerla-
Foggy gli tirò una pallina di carta che era uscita da non si sapeva dove e pochi minuti dopo stavano entrambi ridendo.
***
-Esci con Elektra stasera?-
-No.-
Matt era steso sul letto, con il volto nascosto nel cuscino. Era molto strano. Era ormai una settimana che, a quanto ne sapeva Foggy, i due non si vedevano, quando fino a pochi giorni prima Foggy al di là delle lezioni e delle sessioni di studio in biblioteca, lo vedeva a malapena poichè passava il resto del tempo con la ragazza.
-E’ successo qualcosa?-
-No.- Era una risposta o un singhiozzo?
-Matt? Che è successo?-
-Niente-
Foggy conosceva una causa persa quando ne vedeva una, ed era evidente che Matt non aveva voglia di parlare, o alzarsi o fare qualunque cosa tranne, forse, piangere.
-Va bene. Esco a prendere la cena. Pizza ok?-
In risposta ottenne solo un cenno con la testa, che prese per un sì. Lui stesso non era particolarmente in vena di pizza, avrebbe preferito preparare qualcosa nella loro piccola cucinetta, ma capiva che l’amico aveva probabilmente bisogno di un po’ di solitudine, e la pizzeria era il posto più lontano tra quelli che frequentavano abitualmente.

Foggy l’aveva lasciato solo, finalmente, e Matt non sapeva se essergliene grato o meno. Elektra era sparita una settimana prima, praticamente nel nulla.
Un giorno era andato a prenderla per portarla a fare colazione e aveva trovato solo un biglietto scritto in braille, in cui lo ringraziava per tutto e gli diceva addio. Aveva provato a chiamarla, ma il numero era stato disattivato, e nessuno sembrava sapere dove fosse andata.
Da allora aveva cercato di tenere duro, ignorando la cosa e concentrandosi sullo studio, con la scusa di dover riparare alle insufficienze prese durante i test di metà semestre per giustificare le mancate uscite serali.
Ma questa sera non ce l’aveva fatta. Sentiva un vuoto incolmabile dentro, e aveva perfino saltato le lezioni del pomeriggio per starsene rintanato a letto, dove Foggy lo aveva trovato.
E adesso gli era grato, perchè aveva sentito il cuore del suo amico cambiare ritmo quando le risposte gli erano uscite soffocate da un singhiozzo, e immediatamente dopo aveva trovato un’ottima scusa per lasciarlo solo.
Il pianto che aveva trattenuto troppo a lungo era finalmente uscito, e si era sentito libero di sfogare il proprio dolore.
Decise perfino di rinunciare a cercare di ricomporsi quando sentì i passi di Foggy in fondo al corridoio, accompagnati dal profumo di pizza al salame piccante, la sua preferita.
Grazie, Foggy. Non glielo diceva mai abbastanza.
Come previsto, il biondo si dimenticò della cena nell’istante in cui lo vide. Se il bruciore agli occhi e il calore alle guance che sentiva erano un indice di come doveva apparire, era davvero messo male.
***
Foggy aveva immaginato che Matt si sarebbe sfogato, ma quando tornò in camera e vide il suo stato, quasi gli prese un colpo.
Aveva i capelli arruffati e gli occhi rossi ancora lucidi, il viso non meno scarlatto e rigato ancora di lacrime. Appoggiò per pura fortuna la pizza sulla scrivania, perchè non stava assolutamente guardando altro se non l’aria sconvolta del suo amico. Rimase per un secondo indeciso, finora non erano mai passati attraverso una delusione amorosa (non che non avessero avuto delle storie, ma per entrambi la cosa non era mai andata oltre un po’ di sano sesso occasionale) e non aveva idea di quali fossero i confini di Matt a riguardo.
Alla fine decise che non gli importava, e si sedette sul letto accanto a lui.
-Matt... -
-Se ne è andata, Foggy- sussurrò Matt, stranamente calmo nonostante il proprio aspetto.
-Vi siete lasciati?-
-No… no. Se ne è andata. Di… punto in bianco.-
-Oh mio Dio, Matt… mi… mi dispiace… Se c’è qualcosa che posso fare per te…-
E tra tutte le risposte che poteva immaginarsi, quella che ricevette fu di sicuro la più spiazzante.
-Non… andartene, Foggy. Non… andartene, ti prego-
Riuscì solo ad abbracciarlo forte.

   
 
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