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Autore: Veni Vidi Jackie    02/11/2015    1 recensioni
Matilde, amica (o qualcosa di più?) da più di un anno di Jack, ha da tempo dimostrato con lui atteggiamenti aggressivi. Quando lei troverà l'amore in Frank, Jack verrà prima relegato in secondo piano e poi abbandonato dalla ragazza. Ormai libero, la fine del "regime tirannico" di Matilde dovrebbe farlo stare meglio, ma la gelosia lo dilanierà e ben presto lo farà arrivare sull'orlo della pazzia.
In questa situazione, saranno personaggi assai strani a farlo tornare su di morale!
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sto sudando.

Il professore spiega la sua lezione nella classe, mentre tutti i miei colleghi se ne stanno attenti ad ascoltarlo. Alcuni prendono appunti, alcuni si limitano ad ascoltare, altri dormono. Io sto tentando di rimanere attento, ma sto sudando in modo eccessivo. Mi sento la schiena bagnata e le prime gocce di sudore che mi scendono dalla fronte. Non so come si possa sudare a metà febbraio, ma io lo sto facendo. Non credo neppure di emanare un buon odore, per questo mi allontano un pochino dalla ragazza seduta accanto a me.

Manca un quarto d'ora a mezzogiorno, quindi alla fine della lezione. Fortunatamente oggi ho lezioni solamente la mattina, perché non ho voglia di sudare anche nel pomeriggio. Perché queste aule sono così calde? Le finestre sono tutte chiuse, nessuno si preoccupa di aprirle.

Quando scrivo mi accorgo che bagno il foglio: anche le mie mani hanno caldo. La cosa non mi permette di concentrarmi, quindi lascio la penna e mi abbandono sullo schienale, boccheggiando per la calura. Me ne sto così per qualche minuto, osservando le diapositive che l'insegnante ci mostra.

Ad un certo punto afferro la penna di scatto e inizio a scrivere sul quaderno. Inizialmente non mi rendo conto di quello che sto facendo, sento solo un impulso che mi spinge a farlo. I miei occhi vedono solo la mano danzare sul foglio, ma non riescono a visualizzare ciò che scrive. Il sudore nel frattempo aumenta, dandomi l'impressione di essere nel deserto.

Senza smettere di scrivere, con l'altra mano prendo la mia bottiglietta d'acqua dallo zaino e comincio a bere. In pochi secondi trangugio tutto l'acqua, poi getto il contenitore vuoto alle mie spalle, mandando su tutte le furie quelli seduti dietro di me. Non li ascolto, ma continuo a scrivere.

Quando non sento più quello strano impulso, lascio la penna ed ansimo appoggiandomi allo schienale. Mi sembra di aver corso dei chilometri, sono in debito di ossigeno. Solo in questo momento mi accorgo che la ragazza seduta accanto a me mi guarda con terrore, forse perché ho scritto in modo così concitato. Incuriosito, abbasso lo sguardo sul mio quaderno.

Rimango a bocca aperta.

Davanti a me leggo una conversazione tra due persone, con domande e risposte. La calligrafia è la mia, sono stato io a scriverle. E chi altro potrebbe essere? Leggo la prima riga: dice “aiuto...”. Abbasso gli occhi: leggo “dimmi, qualche problema?”.

Proseguo ancora:

“Sì, non riesco a dimenticarmi di lei...non ce la faccio più”

“Capisco. Amala, è la miglior medicina. Non dimenticarla, continua a nutrire affetto per lei”

“Amarla o avere affetto per lei? Quale delle due? Non sono la stessa cosa!”

“Amala, ma in modo diverso. Non essere più dipendente da lei! E poi, ricorda: il ventisei giugno! Jack, ricordalo...il giorno della tua nuova vita. Entro quella data sarai guarito, vivi per quella data. Ricostruisciti, Jack”

“Senti, io sto molto male. Sai cosa significa alzarsi al mattino e averla in testa? Sai cosa vuol dire averla come ultimo pensiero la notte? La devo dimenticare, non ricordare”

“Lo so cosa provi, ma se tu dimostri di averla amata sul serio allora le cose cambieranno, di che hai paura? Cosa hai da perdere? Fidati, non hai nulla da perdere”

“Ci proverò, ma non credo possa funzionare”.

Chiudo il quaderno. Non so se ho scritto altre cose, ma non mi importa. Questo è già abbastanza per me: adesso ho la certezza di essere del tutto impazzito. Mi porto una mano alla schiena, che adesso è più sudata di prima. Poi mi giro verso la ragazza accanto a me e le chiedo:

- Secondo te, se una persona si scrive delle domande su un foglio e si risponde da solo è pazza? -

La ragazza mi guarda un attimo perplessa, poi si decide a rispondere.
- Sì, decisamente. -

In realtà lo sapevo, ma avevo bisogno di una conferma. Mentre mi sto alzando per uscire dall'aula, scivolo su qualcosa e cado per terra. Ho la testa sul pavimento, quindi riesco a vedere quello che mi ha fatto cadere: una grande pozza di sudore. La mia pozza di sudore.

Disgustato, esco dalla stanza.

  
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