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Autore: Trish96    02/11/2015    1 recensioni
Questa Fanfiction vede come protagonista il giovane Killua 6 anni dopo l'elezione del nuovo presidente degli Hunter.
Il ragazzo è in viaggio con sua sorella.
Nuovi personaggi e nuove emozioni aspettano al nostro Killua. Che segreto si cela dietro all'artista di strada?
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alluka Zaoldyeck, Altri, Killua Zaoldyeck
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
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Il giovane assassino aveva  stampate nella sua mente tuttora le immagini di quel sangue ancora fresco, spalmato sul muro bianco, risaltandone anche le più piccole goccioline mentre guardava dritto davanti a sé.
Misao era lì,davanti a lui, supina sopra sul letto, con indosso quello che poteva rimanere del suo abitino già striminzito allora. La schiena completamente coperta di sangue. Non si distingueva dove fossero le eventuali ferite o se ce ne fossero.
Il corpo era livido, il viso tumefatto. Sembrava un’altra persona, era quasi irriconoscibile. Sembrava essere morta,ma si muoveva ancora appena.
La rossa piangeva in silenzio, il viso nascosto tra il cuscino prima bianco, adesso rossiccio.
Alluka:- Fratellone? Che cosa è successo?-
Killua:- Alluka non venire qui, rimani un attimo fuori.-
Alluka:- Perché? Che c’è? Dov’è Misao?-
Alluka trasgredì il divieto imposto dal fratello ed entrò nella stanza. Lo shock nel vedere la sua amica in quello stato fu terribile, gli occhi le si gonfiarono e stavano per esplodere in un pianto quando Killua disse:
-Non è morta, và a prendere dell’acqua calda.-
La sua freddezza per tenere a freno i veri sentimenti era più inquietante dell’atmosfera stessa.
Killua si avvicinò a Misao e la mise a sedere, adagiandola delicatamente contro lo schienale del letto. Nelle sue mani sembrava una bambola di ceramica che sarebbe andata in frantumi a momenti. Tremava al solo pensiero che si sarebbe spezzata da un momento all’altro.
Lei non parlava, continuava a piangere, le lacrime scendevano da sole, impossibile fermarle come impossibile fermare il dolore che provava in quel momento.
Alluka:- Ecco l’acqua e una pezza.-
Killua:- Prendimi delle bende.-
Il ragazzo immerse la pezza nell’acqua e cominciò a passarla delicatamente sul viso della ragazza, lavando via il sangue incrostato e le lacrime, spostando timorosamente delle ciocche di capelli che le ricadevano davanti al volto, portandole dietro le orecchie.
Misao non emetteva alcun suono. Poi finalmente smise di versare lacrime.
Il ragazzo notò dei segni simili a succhiotti sotto la fine dell’orecchio, ma cercò di respingere la curiosità di domandare cosa fosse accaduto. Quello non era il momento, l’avrebbe fatto in seguito.
Alluka ripiombò dietro di lui come un fulmine, dalla sua voce tremante era chiaro che era molto agitata.
Alluka:- Non le trovo. Non trovo le bende.-
Killua:- Alluka.. valle a comperare. Qui vicino c’è una farmacia. La sai ritrovare? Non farmi stare in pensiero per favore, dal fatto che devi andare da sola.-
Alluka:- Non preoccuparti fratellone, io riesco a cavarmela da sola.-
Killua:- Prendi… questi sono i soldi.- e glieli porse, ormai erano quasi gli ultimi.
Alluka si avviò velocemente fuori dall’appartamento.
Misao:- P… perché..- Un flebile suono uscì dalle sue labbra che appena si mossero.-
Killua:- Cosa perché?- Il ragazzo ne catturò subito il suono.
Misao:- Perché… mi stai aiutando.-
Killua:- Ti devo medicare, riesci a girarti un po’ di schiena? Scusami per quello che sto per fare… non prendermi per ciò che non sono.-
Timidamente prese  un lembo degli stracci che la ragazza aveva addosso e tirò in su. Lei alzò le braccia per aiutarlo nell’intento, le quali poi si strinsero immediatamente intorno al suo petto. Misao prese a tremare.
 Il ragazzo rimase più turbato dalle ferite di lei rispetto al fatto che per la prima volta aveva davanti a sé una ragazza in sola biancheria intima.
Killua:- Tranquilla, il tempo di medicarti e poi ti rivesti subito.- Biascicava qualche parola campata un po’ in aria, questa volta non sapeva proprio cosa dire. Lui che aveva una parola di risposta per ogni genere di situazioni.
Buttò quel che rimaneva della veste in un lato della stanza e prese a lavare via il sangue anche sulla sua schiena, rivelando le grosse lesioni abbastanza profonde, nascoste da quel liquido rosso intenso secco, a cui il giovane assassino aveva abituato la sua vista già dalla tenera età.
Si sentiva strano, era una situazione grosso modo imbarazzante.
Misao:- Sono… tanto… profonde?-
Killua:- Non tanto, in casa hai ago e filo da sutura?-
Misao:- Sono qui.. nel cassetto vicino a te.-
In un lato destro del bordo del letto c’era un piccolo comò beige, aprì il primo cassetto, ma non trovo ciò che cercava. Non era mai stato un tipo fortunato lui, su due cassetti era riuscito a sbagliare con un 50% di possibilità di riuscita. Ad intuito e fortuna Gon lo batteva di certo. Ma Killua non aveva mai sbagliato neanche uno schema logico in una partita di scacchi.
Infatti nel secondo cassettino trovò filo e ago insieme ad un disinfettante.
“Per tenerli qui, in camera sua a portata di mano, questo genere di situazioni sono molto frequenti”.
Cominciò il suo lavoro con mano esperta, infine disinfettò.
Toccò sfiorando con la punta del dito una ferita livida, sentì lei che ebbe un brivido. Ritrasse subito la mano come se si fosse scottato.
“Frusta”                  
Killua:- Cosa è successo Misao… dimmelo.- Le parole uscirono da sole, come una furia.
Misao:- è stato…-
Alluka:- Eccomi! Ho fatto più in fretta che potevo. Come sta?-
Killua sospirò. Prese le bende e cominciò a fasciarla come meglio poteva, cercando di evitare il più possibile il contatto della pelle di lei con le sue dita.
Ma il suo piano aveva poche provabilità di riuscita e ben presto andò in fumo, perché successe ancora.
Toccò di nuovo la sua pelle, era calda… Ma purtroppo in qualche modo doveva pur stringere quelle dannate bende. Si rese conto però che forse quello non era un lavoro che poteva fare lui su di una ragazza.
 Pensò che si stesse sentendo in imbarazzo dato che ancora tremava come una foglia.
Killua:- Alluka, continua tu, io vado a prenderle un po’ d’acqua.-
Si diresse così in cucina, versò l’acqua in un bicchiere di vetro e osservò il liquido incolore appena tremolante, finchè non si calmò. Osservando la sua figura nel bicchiere la mente cominciò a vagare, come un organismo a se stante.
Nella sua testa passarono le immagini distorte delle sue torture quotidiane con la frusta, legato con delle catene, appeso al muro come carne da macello. Le immagini erano  confuse.
Il corpo gonfio e livido. Il dolore e il disprezzo immenso.. che salivano e si trasformavano in odio e amarezza. Lo sguardo che lentamente si spegneva, si spogliava della sua giovinezza e infantilità. Lui che chiudeva gli occhi per un attimo. Dentro di esso  si stava scatenando qualcosa, qualcosa di feroce, di pazzo, implacabile.
Gli occhi si riaprirono. Era cambiato.
Scosse la testa e tornò in lui.
Non avrebbe permesso a nessuno quella sofferenza. A Nessuno.
Killua:- Posso entrare?.- Chiese al lato destro della porta semi aperta.
Alluka:- Si abbiamo finito.-
L’albino le porse il bicchiere d’acqua. Le loro mani si sfiorarono... Come soggetto a una forte repulsione la ritrasse ancora una volta.
Prese un vestito a caso dal suo armadio e lo diede ad Alluka.
Killua:- Vestila Allu.- Poi uscì.
***
L’assassino era seduto sul divano con il capo rivolto verso il soffitto.  Ancora stava ripensando alla giornata trascorsa. Guardò l’orologio appeso al muro proprio sopra la televisione, segnava le due meno dieci di notte.
“Wow e anche questa notte non si dorme”.
Si buttò di schiena poggiando la nuca contro il bracciolo, cercando una posizione comoda che tardava a venire. Sentì qualcosa dargli un impercettibile fastidio da un lato della coscia sinistra.
Tastò con la mano e sentì una toppa. Mise le mani in tasca e tirò fuori il fiocco che doveva dare alla ragazza. Sorrise. Quella sarebbe dovuta essere una giornata felice e invece…
Sentì dei passi.
Killua:- Misao? Cosa fai in piedi a quest’ora? Dovresti riposarti.-
La ragazza ormai scoperta si adagiò in fondo al divano, in un piccolissimo posticino rimasto.
Il divano non era abbastanza grande per il corpo lungo e muscoloso di Killua.
Lui cambiò posizione e si mise a sedere di fianco a lei.
La luce della luna rischiarava quella sera in modo più intenso e luminoso, illuminando così il viso di lei. Si notava anche una camicetta di colore azzurrino lunga, da notte, che le arrivava fino alle ginocchia.
Misao:- Mi hai scoperta ancora, è impossibile farti un agguato.- Aggiunge con un sorriso.
-Volevo ringraziarti per avermi aiutata. Ti ringrazio per la seconda volta. –
I loro sguardi si incrociarono per qualche istante.
Killua:- Dimmi che cosa è successo.-
Misao:- Io.. non posso.-
Killua:- NON PUOI? Che cosa significa che non puoi? Ti rendi conto che saresti potuta morire? O non te ne rendi conto?- Il suo tono vacillava, come a perdere il controllo, stava iniziando ad alzare la voce.
Misao:- Sveglierai Alluka se fai così.- Lei prese a fissare il vuoto, un punto fisso, inesistente.
Killua:- Non cambiare argomento.-
Misao:- Perché vuoi saperlo? Perché vuoi aiutarmi? Ma non farmi ridere. Nessuno vuole o può aiutarmi.-
Killua:- Perché non vuoi essere aiutata?-
Misao:- Perché non si può.-
Killua:- Non si può perché tu non vuoi.-
Misao:- Come posso sapere se posso fidarmi di te?-
Killua:- Ti fidi di Alluka? Non ti sto chiedendo di fidarti di me, ma almeno di lei, della tua amica.-
Misao:- Si.. Si hai ragione scusami. Voi mi avete aiutata tantissimo come nessuno ha mai fatto. Il problema è che… io ho una sorta di… paura a credere negli uomini.-
Killua:- E questo motivo è legato al fatto che hai dei lividi da frusta sul corpo?-
Misao:- Si… Mio padre mi ha praticamente venduta e l’uomo che ora è il mio capo mi tratta come un oggetto.
Quando ero molto piccola a prendersi cura di me c’era solo mio padre. Mia madre morì dopo il parto. Lui era un uomo che frequentava i casinò e luoghi di scommesse, bastò un attimo per metterci al lastrico e riempirci di debiti. Diventò alcolizzato, cominciò persino a fumare e in poco tempo perse anche il lavoro. Il gioco d’azzardo gli aveva dato alla testa, avrebbe fatto di tutto per poter continuare a giocare. Non era in grado di allevare una figlia, alcuni giorni rimanevamo anche senza cibo. Mi picchiava senza motivo o perché semplicemente quel giorno non gli andavo a genio, magari aveva perso al casinò. Era diventato un’altra persona, era impazzito per i soldi.
Così un giorno, all’ippodromo, durante una corsa di cavalli, incontrò il mio attuale capo.. parlarono molto e diventarono amici stringendo persino un accordo di cui io sono stata ignara fino a poco tempo fa. Il mio capo avrebbe aiutato mio padre in fatto di soldi e ci avrebbe dato anche dimora,  ripagando i debiti, se solo mio padre mi avesse consegnato come pegno a lui. Non se lo fece ripetere due volte.
Disse che una volta compiuti i 12 anni ero pronta, tanto mancavano solamente pochi mesi, era questione di tempo.
 Diceva che mi avrebbe dato lavoro come Hunter Mercenario, mi avrebbe addestrato, era disposto a tutto… parlava del fatto che io ero dotata di grandi abilità e le sarei stata utile. Così mio padre mi cedette a lui, alla fine io sarei stata collocata bene, una casa.. un lavoro.. e lui avrebbe potuto continuare a giocare nei suoi casinò preferiti... Ma nel mondo in cui viviamo oggi nessuno ti aiuta per senza niente. “Aiutare” se lo vogliamo proprio chiamare così.
All’età di 12 anni mio padre morì per cause inspiegabili, dicevano di malattia, ma io sono rimasta sempre scettica.
Io venni affidata a quest’uomo secondo le volontà di mio padre e lui cominciò ad addestrarmi seriamente al combattimento e a diventare quello che sono ora.. una ladra insomma.
Risultato? Si è rivelato essere un uomo schifoso che sfrutta le persone a suo piacimento. È straricco e ogni cosa che vuole la ottiene per capriccio. Voleva me? E mi ha avuta. Mi tortura… mi fa vivere le pene dell’inferno. Per 7 lunghi anni ho dovuto subire di tutto. Non riuscirò mai ad abituarmi è sempre peggio, ci ha preso seriamente gusto oramai a vedermi patire.
All’inizio non era così, si limitava ad insegnarmi il combattimento in modo un po’ brutale, ma più di tanto non poteva pretendere da una bambina di appena 12 anni. I problemi sono venuti dopo averne compiuti 17, stavo diventando donna e lui mi ha portato via tutto fin da subito. Non mi rimane niente di cui andare fiera. Niente.
Guarda… credevo di riuscirci… di essere forte e invece non sono neanche in grado di raccontarlo se non mettendomi a frignare come una bambina, non sono cambiata per niente, non sono abbastanza forte.-
Killua era palesemente scosso, anche se non in modo così tragico anche lui aveva avuto un’infanzia simile.
Non si sentiva poi molto diverso da lei.
Killua:- Misao… io credo che io e te siamo simili.- Il suo tono era dolce e pacato, come se la sola sua voce potesse cullarla e farla sentire meglio.


Commento dell’autrice:
Sono tornata :D Debbo dire che quest’ultimo capitolo mi ha preso un sacco mentre lo scrivevo. Le cose si stanno facendo serie adesso u.u

Ringrazio chi segue la mia storia, aggiornerò il prima possibile. A presto J Recensitemiii
  
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