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Autore: Oducchan    03/11/2015    2 recensioni
Midorima si accorge che qualcosa non va per il verso giusto appena mette piede dentro casa, con ancora il cappotto sulle spalle, la borsa incastrata sotto il braccio, e il resto del corpo che si contorce nel tentativo di togliersi le scarpe senza sporcare tutto il pianerottolo.
[Midorima - Takao]
[Terza classificata al contest "The perks of being in a relationship" indetto da Stareem]
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shintarou Midorima, Takao Kazunari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nickname: Oducchan
Titolo: Moonlight shadow
Fandom: Kuroko no basket
Personaggi: Midorima Shintarou, Takao Kazunari
Pairing: MidoTaka
Generi: future!fic, slice of life, vagamente fluff
Avvertimenti: presenza di germi (?)
Rating: Verde (PG)
Prompt (dal contest): “Resta ancora un po’”
Conteggio parole: 1440
Note: 
Stavo spulciando le richieste del contest quando sono arrivata ai prompt, e nel leggere quello che ho scelto mi è immediatamente venuto in mente Takao febbricitante. E mi sono detta “Va bene, proviamoci, perché no?”. Il risultato forse è scialbo, ma alla fine quello che conta è mettersi alla prova e partecipare.

EDIT: Terza classificata al contest "The perks of being in a relationship" indetto da Stareem


 
Moonlight shadow
                                                               


Midorima si accorge che qualcosa non va per il verso giusto appena mette piede dentro casa, con ancora il cappotto sulle spalle, la borsa incastrata sotto il braccio, e il resto del corpo che si contorce nel tentativo di togliersi le scarpe senza sporcare tutto il pianerottolo. Lo sa perché quando rientra dopo il turno in ospedale, alle sei l’appartamento è sempre caldo e illuminato, con le plafoniere del soffitto che creano giochi di luce che a Takao piacciono tanto, e dalla cucina arriva un buon odore di cibo che fa gorgogliare il suo stomaco affamato.
Stasera invece le luci sono tutte spente, e l’unico profumo che sente è quello del deodorante per ambienti che sua madre gli ha regalato per Natale e che è stato dimenticato su una delle mensole ingombre di libri del soggiorno. Con un’espressione che si fa man mano più accigliata, Midorima si sfila la giacca, appendendola con precauzione nell’armadio, s’infila le ciabatte che lo aspettano accanto all’ingresso, appoggia la borsa e il canguro di peluche che oggi lo ha accompagnato come portafortuna ufficiale dei Cancro al lavoro e si aggira per casa, inquieto.
-Takao?- chiama, incerto. È strano. Takao, al contrario suo che ogni settimana ha dei turni diversi, ha degli orari fissi: lavora in un bar poco lontano da casa, ed è impegnato nella fascia del mezzogiorno e la sera tardi. Quando Shintarou rientra a quell’ora, Kazunari è sempre pronto ad accoglierlo con un sorriso brillante e un “Bentornato!” ancora più squillante, prima di farglisi incontro con mille scuse diverse per rubargli un bacio a tradimento. E quando ha impegni, è sempre molto scrupoloso nel farglielo sapere: è lui infatti il primo a tenere enormemente a quei piccoli momenti in cui riescono a stare assieme, perché Midorima ancora non s’è abituato a badarci troppo.
Apre piano la porta della cucina: non c’è nessuno, come sospettava. Controlla allora il bagno, trovandolo ugualmente vuoto, prima di notare la sottile linea di luce che s’intravvede sotto la porta della loro camera da letto.
Sospira.
La apre comunque con gentilezza, piano, cercando di non far troppo rumore. Infila la testa tra lo stipite e il battente, e di nuovo chiama –Takao? Kazunari, sei qui?- sforzandosi di tenere la voce morbida e bassa, casomai l’altro stesse semplicemente dormendo.
La luce del comodino è accesa, ma il resto della stanza è un po’ in penombra. Riesce comunque a vedere distintamente la figura infossata nel letto, avvolta in un cumulo di coperte, che si muove e si stiracchia e cerca di alzarsi, mentre sotto i capelli neri e arruffati un paio di occhi grigi e lucidi si aprono a fatica, rivolgendosi al suo indirizzo.
-Shin…Shin-chan?- gracchia quella che una volta era la voce di Takao, e che ora sembra un concerto di unghie su una lavagna, prima di venire squassata da una sequela di colpi di tosse –Sei…  già a casa? Che ore…-
-Sono quasi le sei- lo informa il suo fidanzato, aprendo del tutto la porta e accendendo la luce. Takao emette un lamento stridulo, cercando di nascondersi di nuovo sotto le lenzuola, ma Midorima è fin troppo abituato ad avere a che fare con pazienti recalcitranti di ogni tipo per farsi intimidire da solo un po’ di fastidio. Si siede sul materasso, stando attento a non premere sul suo corpo, e sposta un poco la coperta, trovando la fronte di Takao e premendoci sopra il palmo.
Scotta.
-Da quanto stai così male?- chiede, pragmatico. La mano scivola verso il polso, le dita che si chiudono sulla vena a controllare le pulsazioni. Takao accenna un sorriso un po’ sghembo, prima di venir scosso da un altro attacco di tosse.
-…Un paio d’ore- ansima, quando riesce di nuovo a parlare –Ma sto bene, è solo un po’ di raffreddore, non c’è bisogno di…-
-Altri sintomi? Nausea, vomito?- senza perdere un colpo, Midorima continua la sua ispezione, andando stavolta a palpargli i lati della gola e premendo appena per controllare le tonsille. Kazunari fa una smorfia, ma scuote con frenesia il capo in un cenno di diniego.
-Shin-chan, davvero. Non sto così male- biascica, e poi chiude gli occhi, perché tutto quel movimento gli sta facendo girare la testa.
-Vado a prenderti un’aspirina. Poi ti controllo i bronchi e ti misuro la febbre. Stai qui fermo e non muoverti, torno subito-
Fa per alzarsi, rapido e metodicamente efficiente come al solito, ma Takao ha ancora la lucidità per fermarlo. Lo acchiappa per la manica della camicia, e quando Midorima si volta a fulminarlo con il suo consueto sguardo truce, lo fissa implorante, battendo le palpebre sugli occhi lucidi di febbre.
-…Resta ancora un po’- pigola -Mi sei mancato-.
-…Takao, vado solo nella stanza accanto, ci metto un minuto- protesta l’altro con veemenza, ma nonostante tutto torna a sedersi sul bordo del letto –E mi hai visto stamattina, non ho nemmeno fatto il turno lungo. Non fare il bambino-.
-Lo so, ma non mi piace stare a letto da solo- bisbiglia l’altro, raggomitolandosi meglio sotto le coperte e spingendo il capo sulla gamba di Midorima, cercando il suo calore prima di socchiudere gli occhi –E se ti lascio andare come minimo finisce che dormi sul divano perché non vuoi che ti infetti!-
Shintarou sospira un'altra volta. In effetti, era proprio quello che aveva intenzione di fare: non può permettersi di ammalarsi proprio ora che è a un passo da finire l’internato in ospedale. Ma a quanto sembra non può permettersi nemmeno di lasciare da solo quel fastidio perenne che è il suo fidanzato, pena il vedersi rinfacciato per anni la cosa non appena questi starà meglio. Quasi distrattamente, la mano destra risale verso il capo del suddetto ragazzo, affondando tra le ciocche nere e massaggiando piano la nuca.
Si concede un sorriso sottile, quando Takao emette un debole suono di apprezzamento.
-Solo dieci minuti – concede, lasciando che il nodo d’ansia che gli si era annodato nello stomaco si sciolga un poco per lasciar spazio a una più tiepida sensazione di… affetto e familiarità. È quel sentimento strano che solo Takao e i suoi occhi grigi sanno risvegliare, quello che Kazunari chiama senza problemi amore e che Shintarou è più titubante ad etichettare, anche se è talmente saldo e radicato, ormai, che di dubbi ha smesso di averne pure lui.
Takao apre un occhio, uno solo.
-Sei così carino quando mi vizi, Shin-chan- biascica, ridacchiando appena. La sua espressione avrebbe un che di mefistofelico, e un che di compiaciuto, quella di un gatto impegnato a leccarsi i baffi dopo un pasto estremamente succulento  ̶ non fosse irrimediabilmente guastata dal raspare della voce nella gola e dal rossore innaturale che hanno le sue guance. Midorima si limita ad assestargli uno scappellotto (molto, molto leggero), ricevendo in cambio una risata gutturale e un nuovo eccesso di tosse. Le sue mani allora scendono a strofinargli la schiena e le spalle, cercando di ignorare quelle fitte di angoscia che gli salgono in petto al sentire come i polmoni di Takao vibrano per lo sforzo, sotto le dita.
Takao replica con un grugnito riconoscente, tornando a rilassarsi tra le lenzuola e strofinando piano la guancia sul tessuto rigido dei suoi pantaloni. Midorima emette un verso, vagamente disgustato, prima di tendersi a prendere un fazzoletto di carta e tamponargli con cura il naso gocciolante per evitare che il muco possa sporcare la stoffa; già che c’è, si china per lasciargli un bacio sulla tempia, prima di tornare in silenzio a massaggiargli il collo e le spalle e accompagnarlo in un sonno quieto mentre la sera lascia il passo alla notte e alle mille luci della skyline di Tokyo.
 
-Shin-chan?-
Midorima non risponde se non con un grugnito sofferente, sprofondando ancor di più nel bozzolo di lenzuola e coperte in cui si è avvolto per stare al caldo. Takao emette una risatina, cercando di sistemargliele un po’ meglio.
-Shin-chan, devo andare al lavoro. Hai preso la medicina?-
Silenzio. Poi, con un fruscio, da sotto il piumino fanno capolino due occhi verdi, verdissimi, lucidi di febbre.
-…Resta ancora un po’- bofonchia, la voce resa cavernosa dal catarro che gracchia sulle ultime sillabe.
Takao vorrebbe seriamente ridere. Però deve ammettere a se stesso che non riuscirebbe mai a prendere seriamente in giro Midorima, non quando è così mal messo per colpa sua, non quando si è così scrupolosamente preso cura di lui e come ricompensa si è beccato a sua volta l’influenza.
Non quando la tenerezza e l’amore che prova per quel testone sono così forti da stringergli lo stomaco e farlo capitolare.
-…Va bene, ma solo per cinque minuti-.
Fuori dalla finestra, intanto, Tokyo luccica silenziosa, baciata dai primi raggi di luna.
   
 
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