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Autore: ineedofthem    03/11/2015    5 recensioni
Anita, un metro e sessanta di dolcezza e allegria, è una specializzanda in pediatria. Adora il suo lavoro, sa che è quello che deve fare perché ci crede da sempre e, spinta dalla passione per questo lavoro, comincia a passare le sue giornate in ospedale.
Qui conosce Lucia: una bambina rimasta orfana, con una grave disfunzione cardiaca, ricoverata nel reparto di pediatria.
Anita sente di provare per lei un affetto profondo e il loro diventa un rapporto viscerale.
Tutto procede bene, finché non arriva lui: Luca Franzese, il nuovo cardiochirurgo dell'ospedale, e Anita capisce che la sua vita non sarà più la stessa. Riconoscerebbe quella zazzera di capelli castani e quei lucenti occhi verdi tra mille. Sa che il ritorno in città del ragazzo porterà solo guai per lei. Il rapporto con Lucia li accomuna entrambi e la piccola sembra l'unica in grado di sciogliere il suo sguardo da duro e quel carattere burbero che lui si porta dietro.
Anita crede di averci messo una parola fine su quel capitolo, ci ha avuto a che fare in passato e non intende ripetere lo stesso errore. Ma se Lucia ci mettesse il suo zampino, cosa potrebbe succedere?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricominciare'
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Capitolo 14
RICOMINCIAMO DA QUI

Capitolo 14



E poi la sento di nuovo la sua voce, il tono duro. "Anita aspettami!".
Ma io non lo ascolto, continuo a camminare impetterita e mai il corridoio mi è sembrato così lungo da percorrere.
Stringo i pugni lungo i fianchi mordendomi forte il labbro inferiore fino a screpolarlo mentre avverto i suoi passi sempre più vicini.
Per quanto io voglia accellerare i miei, lui risulta sempre più veloce di me e sento piano il mio respiro farsi irregolare quasi avessi corso.
"Anita fermati, non fare la stupida!"ritenta lui cercando di indurmi a fermarmi e il fatto che sia andato a captare proprio il mio punto debole mi destabilizza e mi induce a voltarmi, con l'indice della mano destra sospeso a mezz'aria pronta a ribattere.
Noto un sorriso soddisfatto farsi spazio sul suo volto del mio collega. E' consapevole di aver colpito nel segno e avverto un moto di rabbia montarmi dentro.
Porta le braccia al petto incrociandole e sposta il peso del corpo sull'altra gamba con assoluta calma, poi dischiude leggermente le labbra pronto a dire qualcosa ma lo blocco sul nascere mettendo una mano tra noi.
"Nono, adesso sei tu che ascolti me"socchiudo gli occhi riducendoli a due fessure e gli punto il dito contro. "Cosa ci faceva quella donna qui?".
Lui scrolla le spalle indifferente. "L'ho chiamata io, era giusto informarla sulle condizioni di Lucia".
Sospiro pesantamente distogliendo lo sguardo per un attimo dai suoi occhi e puntandolo sul pavimento.
"Non hai pensato che io non fossi d'accordo? Che sapessi Lucia avrebbe potuto reagire male" la mia voce esce in un sussurro che ho quasi paura lui non abbia sentito ma so che l'ha fatto.
Un guizzo sorpreso attraversa i suoi occhi e lo noto irrigidirsi sul posto. E il fatto che la sua espressione così sorpresa mi ricordi quella di Berardi non fa altro che alterarmi di più. E questa volta il mio tono è più fermo quando parlo.
"Rispondo io per te: certo che no! D'altronde io sono solo una semplice specializzanda. Ma a chi vuoi che importi l'opinione di Anita! Lei non è mica ai miei livelli, dottore nominato, nono lei resterà sempre qualche gradino più in basso se non addirittura alla fine della scala" mi interrompo per ridere amaramente e per riprendere un minimo di fiato prima di riprendere.
Luca mi osserva visibilmente interessato, senza batter ciglio.
"E sono sicura che Visconti fosse d'accordo con te, no? Ma certo teniamola pure all'oscuro di tutto, d'altronde succede sempre così!"gesticolo  nervosa e il tono della mia voce si alza un poco di più.
Quando però avverto la sua mano stringersi attorno al mio polso non posso fare a meno di soffermarmi un pò troppo su quel gesto che sembra lo stesso compiuto delicatamente rispetto all'espressione che gli si è dipinta in viso. Però non posso fare in modo che ciò mi distragga.
"Visconti... non c'entra nulla, l'ho contattata io" digrigna tra i denti e la sua voce è più bassa e roca.
Il mio volto si contrae in una smorfia e intrappolo il labbro inferiore tra i denti cercando di ignorare l'occhiata che mi sta lanciando.
I suoi occhi verdi incatenano i miei facendomi vacillare per un secondo. Sento la sicurezza scivolare piano e ciò mi porta a scuotere con vemenza il capo liberandomi dalla sua presa. Avvicino il braccio al petto quasi come se mi fossi scottata.
"Oh ma allora tu sorpassi proprio tutti eh! Fai tanto il superiore ma tu qui sei l'ultimo arrivato, ricordatelo bene!"lo accuso e lo sguardo gelido che mi rivolge mi provoca i brividi. Ma non mi curo di ciò e nemmeno dei mormorii degli spettatori fermatosi attirati dai toni della nostra conversazione. Poco più in là scorgo Maria appoggiata allo stipite di una porta di una stanza e anche da questa distanza riesco a notare la sua fronte corrucciata e l'espressione preoccupata che le aleggia in viso.
"La vuoi sapere invece tu una cosa!?"replica Luca indispettito e sporgendosi per incrociare il mio sguardo.
 Annuisco impercettibilmente.
"Adesso fai tanto tu la superiore ma dovresti solo ringraziarmi! Chi sa come avresti reagito se non fossi arrivato in tempo" mi punta un dito contro accusandomi.
Mi porto alcune ciocche di capelli dietro le orecchie sospirando. Puntare sul personale è proprio la sua arma forte non c'è dubbio.
"Mi credi davvero...capace di ciò?"ribatto con la voce che si incrina un pò di più ad ogni parola.
Lui scuote la testa ridendo nervoso. "Non lo so cosa ti passi per la testa Anita, quindi sì".
Le sue parole mi feriscono più di quanto abbiano fatto tutte le altre.
Chiudo gli occhi mentre sento alcune lacrime minacciare di uscire ma mi impongo di rimanere forte, non voglio certo dargli la soddisfazione di vedermi così vulnerabile.
"Tu non... mi conosci affatto"borbotto più a me stessa e ciò mi rende consapevole di quanto siano veritiere queste parole. Mi inducono a pensare che lui non si sia mai fermato a capire davvero come fossi, a conoscermi a fondo.
Sento come se un vortice mi stesse risucchiando e io fossi impotente davanti ad esso o forse stessi lasciando che mi portasse via.
La voce di Visconti mi impone di mantenere i piedi ancorati bene a terra e di fare i conti con la realtà. Si fa spazio tra i presenti fermandosi al fianco di Luca e mi accorgo di quanto sia basso al suo confronto.
Ci osserva spazientito e noto il suo pomo d'Adamo ingrossarsi."Che qualcuno mi spieghi subito cosa è successo!"ci accusa puntando un dito prima sull'uno e poi sull'altra.
"Lo chieda al suo beniamino qui"gli indico con indifferenza Luca e prima che qualcuno dei due possa dire qualcosa giro i tacchi e mi allontano.
Avverto qualcuno chiamare il mio nome, la voce è più calda e dolce e l'indirizzo subito a Maria ma ormai non mi fermo più.

Ho sempre pensato che fare la doccia servisse a distogliermi per un momento dai miei pensieri e invece sembra che nel silenzio del bagno interrotto solo dallo scrosciare dell'acqua sulle piastrelle del box, questi si ripresentano più prepotenti di prima facendomi ripercorrere la mia giornata.
Luca alla fine si è beccato un ramanzina da Visconti che non ha gradito la sua iniziativa e io ho sogghignato in silenzio prendendomi una piccola rivincita personale quando Maria nel mio studio me l'ha riferito. Certo il primario non si è risparmiato nel dirmi che vorrebbe non si verificasse più una situazione così e che non si usassero più toni del genere in reparto e io non ho potuto far altro che abbassare lo sguardo colpevole. Ho passato il resto della giornata buttandomi nel lavoro e cercando di distogliere dalla mia attenzione da tutto il resto. Ho rincontrollato esami più volte pur di occupare la mia mente e soprattutto mi sono tenuta lontana dalla stanza di Lucia per evitare spiacevoli incontri e perchè so che se avessi incrociato lo sguardo rammaricato della piccola avrei sicuramente lasciato trasparire tutte le mie debolezze e non avrei retto più. Ma non potevo lasciare che Lucia si addossasse pure i miei di problemi. Non deve subire forte emozioni nelle sue condizioni e nelle ultime settimane ne sta provando fin troppe.
Maria mi ha raccontato di averla sentita singhiozzare nascosta con la faccia nel cuscino e che a niente era servito che Francesco la tirasse su di morale. Il mio cuore si è stretto dai sensi di colpa perchè so che lei si aspettava io andassi a tranquillizzarla e non l'ho fatto.
L'infermiera mi ha anche riferito di come Luca sia inaspettatamente entrato nella sua stanza e abbia passato del tempo con lei, cercando di strapparle un sorriso.
Ho incassato il colpo quando mi ha confessato di averla sentita ridere per un attimo e quando si è affacciata per controllare li ha visti giocare insieme.
Sono letteralmente fuggita dall'ospedale alla fine del turno e non so se sia stata la mia mente a giocarmi brutti scherzi ma mi è sembrato di sentire una voce che assomigliava molto a quella di Luca che mi faceva sentire più in colpa di quanto io non lo fossi già.
"Dici di tenerci tanto a lei e poi non passi nemmeno a salutarla".
Sospiro frustrata avvolgendomi nel mio caldo accappatoio di spugna ed esco fuori dal box. Friziono i capelli umidi legandoli successivamente. Sono leggermente bagnati alle punte quindi non c'è bisogno che li asciuga. Indosso un pantalone della tuta e una maglia di cotone a maniche lunghe. I termosifoni hanno reso l'aria più calda e avvolgente, non c'è rischio che senta freddo. Calzo le mie pantafole pelose e mi avvio in cucina.
Il progetto per la serata è quello di prepararmi un brodo caldo e poi passare a leggere un buon libro. Metto una pentola sul fuoco e ci verso il brodo preparato da mia madre. E' solita infatti cucinare qualcosa e farmela recapitare in settimana in modo tale che io abbia sempre da mangiare. Pensa che io da sola non riesca a prepararmi un piatto sostanzioso, in verità non ho mai tanto tempo da passare ai fornelli. E per quanto io debba prenderla come un'offesa, mi rende felice il fatto che si preoccupi per me come se fossi ancora la sua bambina.
Mangio il mio pasto in silenzio, e mi ritrovo a pensare che l'allegria che si respirava in casa mia un pò mi manca. Quando io e Marco scorazzavamo ancora per casa, lui faceva arrabbiare la mamma ogni due per tre soprattutto quando insisteva nel non voler sistemare la sua stanza. Erano rare le volte in cui io in salotto non la sentissi urlare e mentre lei in cucina rimproverava mio fratello, io mi stringevo al petto di papà ed entrambi cercavamo di soffocare una risata. Poi mamma con un gesto della mano distoglieva l'attenzione dalla questione sconfitta e giungeva da noi con un sorriso brillante. "E' pronta la cena" annunciava dolcemente.
Vivere in un appartamento da sola è stata una mia scelta. Avevo da poco iniziato l' università e trovare questo appartamento così vicino alla facoltà fu una benedizione.
Avevo preso questa occasione al volo, l'affitto non era poi così alto e l'appartamento era già arredato. Certo poi l'avevo personalizzato e reso più piacevole e accogliente di come era e poi mi conveniva che fosse così vicino alla facoltà. Non dovevo nemmeno più prendere i mezzi pubblici. All'inizio però era stata dura dovermi dividere tra studio e lavoro ma non avevo mai voluto pesare in alcun modo ai miei genitori soprattutto quando non ero più sotto il loro tetto. A volte però di ritorno dal pranzo a casa avevo trovato dei soldi nel cappotto che mi ero curata di restituire rimproverando mia madre. Più volte lei aveva espresso il desiderio di vedermi tornare ma ero adulta e avevo bisogno della mia indipendenza. Qualche anno fa l'inizio della specializzazione mi aveva permesso di lasciare il lavoro come cameriera essendo retribuita. Dovevo fare i turni in ospedale e non potevo di certo permettermi altri incarichi.

Il campanello suona improvvisamente e sono costretta ad andar ad aprire. Sono sorpresa di ritrovarmi davanti Carlotta. La mia amica si fa spazio frettolosamente nel mio appartamento sorpassandomi e si guarda intorno come per verificare che io sia sola. Io dietro di lei la guardo picchiettando il piede a terra, curiosa.
"No ma fai pure come se fossi a casa tua" la prendo in giro costringendola a voltare lo sguardo nella mia parte. Ha qualcosa di diverso stasera, oltre al fatto che sia più carina del solito, ma non riesco a capire cosa.
Lei mi rivolge un accenno di sorriso tornando poi terribilmente seria. "Vatti a cambiare che usciamo".
Inarco un sopracciglio incrociando le braccia al petto. "Credo di non aver capito...aspetta ma cosa hai fatto ai capelli!?"esclamo sorpresa.
Lei sorride scompigliando leggermente i suoi ricci lasciando che alcuni le ricadano sul viso. Fino all'ultima volta le arrivavano a metà schiena adesso sono acconciati in un taglio asimmetrico. Raggiungono la nuca e davanti sono più lunghi. Le stanno bene, le donano un' aria diversa e le affinano il viso.
"Avevo in mente di cambiare un pò ed ecco qua"fa una giravolta su sè stessa senza smettere di sorridere e mi ritrovo a condividere il suo entusiasmo.
"Stai benissimo"le faccio presente e lei annuisce lusingata.
Si desta all'improvviso incrociando le braccia al petto. "Non cercare di distrarmi, vai a prepararti su su!"mi indica la camera con un cenno del capo.
Roteo gli occhi al cielo. "Scommetto che Cristina ti ha mandato in missione"l'accuso puntandole un dito contro.
Lei mi osserva con assoluta calma allontanando la mia mano. "No veramente sono qui di mia spontanea volontà. Avanti abbiamo bisogno di uscire un pò..."mi supplica con lo sguardo.
Punto il mio su ogni cosa che non siano gli occhi della mia amica indifferente. "Chi ti dice che io ne abbia voglia? Guarda avevo intenzione di leggere un libro".
"Anita..."
"Che c'è?!"protesto.
"Non eri tu quella che diceva di non abbattersi e che valesse la pena di vivere la vita con il sorriso sempre sulle labbra, nonostante le varie vicissitudini?"mi fa presente lei piegando la testa di lato per incrociare i miei occhi.
Porto le mani sui fianchi guardandola sconfitta. "E' scorretto puntare così sul personale. Mi fai sentire in colpa...".
Carlotta sorride soddisfatta appoggiandomi le mani sulle spalle. "Ti voglio bene"dice dolcemente.
A quel punto le faccio il verso e sospirando raggiungo la mia camera con passo strascicato.
Quando mi chiudo la porta alle spalle rimasta sola mi fermo a pensare che è inutile io stia così. Per cosa poi? Per un diverbio avuto con una persona che non merita nemmeno le mie lacrime?.
Ne ho passate tante nella mia vita alcune peggiori di questa ma non mi sono mai lasciata abbattere da niente e sono andata avanti.
Sono sicura che un pò di svago farà bene a me e Carlotta. Da quello che ne so nemmeno lei sta passando uno dei suoi momenti migliori e sono sicura che sia successo qualcosa di importante da spingerla a supplicarmi di uscire.  Siamo più simili di quanto si possa immaginare, tanta timidezza e la capacità di innamorarci delle persone sbagliate ci accomunano. Io però con gli anni sono riuscita ad uscire un pò dal mio guscio e rafforzare il mio carattere ma sotto la corazza sono ancora molto sensibile e fragile. Lottie però dice di ammirarmi per come sono e per come ho affrontato tutte le prove a cui la vita mi ha sottoposto.
Scelgo un abito blu notte che non fasci troppo il mio corpo ma che lo valorizzi comunque slanciando la mia figura. Non mi è stata donata tanta altezza e nemmeno un fisico da modella ma con gli anni ho imparato ad accettarmi così come sono. Durante l'adolescenza avevo preso qualche chilo per delle cure fatte per un problema di salute e avevo accomulato ciccia su fianchi e gambe. Ne avevo fatto un dramma all'inizio perchè non riuscivo ad accettare quel corpo che non assomigliava a quello che consideravo mio e sentirsi dire che ero ingrassata da persone che mi erano molto vicine non faceva molto bene al mio umore.
Avevo ricominciato a far sport una volta risolto il mio problema ed ero riuscita a rassodare quei punti che non mi piacevano molto. Mi definivo normale, non avevo il fisico che si definirebbe perfetto ma delle forme che consideravo giuste per me e mi piacevo.
Sorrido incoraggiante davanti allo specchio e liscio le pieghe del mio abito abbinandoci poi una giacca di lana nera.
Carlotta bussa alla porta prima di entrare e mi sorride chiedendomi se sia pronta. Faccio un giro su me stessa facendola ridere e mi abbasso a prendere le francesine.
La noto appoggiarsi allo stipite della porta e incrociare le braccia al petto. "Stai bene, sai?"la sua voce mi porta ad alzare lo sguardo per puntarlo nel suo e le sorrido lievemente. "Anche tu".
Indossa un paio di jeans skinny neri a vita alta, una camicia bianca con delle rouche sul davanti e delle scarpe con il tacco nere che la slanciano facendola sembrare più alta di quanto già sia.
Finisco di allacciarmi le scarpe e preparo una borsa a tracolla mettendoci l' occorrente e poi la raggiungo.
"Allora andiamo?"le dico dandole una pacca sulla spalla, lei annuisce sovrappensiero.
"Andiamo con la tua macchina e guido io"all'improvviso mi ferma prima che possa aprire la porta e la noto sogghignare divertita.
Mi volto a guardarla sbarrando gli occhi. "Stai scherzando...vero?"domando titubante.
Lei scuote la testa. "Non mi sembra il caso di girare in piena notte con la mia vespa"sorride innocente poi fa segno con le mani di porgerle le chiavi.
"Posso benissimo guidare io"la guardo superiore incrociando le braccia al petto.
"Andiamo in un posto che non conosci, quindi guido io. Non vorrei rovinarti la sorpresa"mi fa una linguaccia.
"Trattala bene, ok?Aaah il mio gioellino!"sospiro scuotendo il capo.
Lei mi osserva divertita. "Anita sarai al mio fianco"mi prende in giro avvicinando una mano alla mia per prendere le chiavi.
Titubante gliele cedo e lei le osserva vittoriosa rigirandole tra le mani.
Non sono una di quelle persone che tratta la macchina come la cosa più preziosa che abbia però la mia nuova Clio rossa acquistata qualche anno fa l'ho comprata con una parte dei miei risparmi e per la prima volta ho accettatto un aiuto dai miei genitori e quindi ci tengo a mantenerla in buono stato.
La mia amica non è molto brava alla guida probabilmente perchè anche avendo la patente non ha mai avuto un'automobile. Ha preferito comprare una vespa, più economica e pratica. Ha l'abitudine di frenare un pò troppo bruscamente e parcheggiare non è il suo forte come sto constatando ma l'importante è che siamo arrivate sane e salve e che la mia Clio non abbia subito danni. Forse il mio stomaco ne ha risentito un pò ma nulla di grave.
Lottie esulta scendendo e io la seguo con molto meno entusiasmo di prima. Non posso che ammettere però che già da fuori il locale sia carino.
"Mi spieghi come hai trovato questo posto?"le faccio notare incuriosita.
Lei scrolla le spalle con non chalance. "Oh...per caso"ammette e riesco a scorgere della titubanza nelle sue parole.
Mi paro davanti a lei incrociando le braccia al petto e lei cerca di sorpassarmi ma le ostruisco il passaggio. "Avanti come l'hai scoperto"la incito sorridendo.
Lei sbuffa. "Ci ho visto entrare una volta Federico!"ammette lanciandomi un'occhiataccia.
"Ah ah"sorrido vittoriosa. "Così adesso sei pure una stalker!".
Lei nasconde la faccia con le mani ma riesco comunque a notare le sue guance arrossarsi. "Stavo tornando a casa un giorno e l'ho visto entrare"borbotta imbarazzata.
 Scoppio a ridere divertita dalla sua espressione. "O meglio l'hai seguito. Tu abiti dall'altra parte della città Carlotta"le faccio notare.
"Quindi stasera mi hai portato qui nella speranza di vederlo?"indago colpendola ad un braccio.
Lei scopre un occhio corrucciando il sopracciglio. "Certo che no! Se lo vedessi scapperei a gambe levate!"protesta lei facendo una smorfia con la bocca.
Annuisco facendo finta di compatirla e lei mi prende sottobraccio mormorando un "andiamo" infastidita.
La mia risata viene sovrastata dalla musica che si diffonde nel locale. E' un bel posto, moderno. I colori predominanti sono il bianco e il nero e le luci soffuse creano ombre sulle pareti.
Troviamo un posto  non distante dal piano bar e ci accomodiamo vicine sul divanetto di pelle nero. Dalla posizione in cui mi trovo riesco a  scorgere meglio altri particolari. Poco più in là il barman sta preparando un cocktail facendo passare la bottiglia da una mano all'altra e si muove a ritmo della musica proveniente dalla console vicina. Lì il dj sta incitando gli altri a portare le braccia al cielo mentre mixa varie canzoni di genere house.
Un cameriere poco dopo ci raggiunge portandomi a rivolgergli la mia attenzione. Ordiniamo due analcolici. Non mi piace bere,  non sopporto molto bene l'alcool, di conseguenza bevo qualcosa di più forte solo nelle grandi occasioni. Lui annuisce in silenzio torturandosi il piercing al labbro e appunta tutto prima di allontanarsi.
Carlotta ed io parliamo tranquillamente nonostante siamo costrette a volte ad alzare il tono di voce per sovrastare il volume della musica. Mi racconta delle sue giornate riferendomi che sta cercando in tutti i modi di evitare Federico. Quando se lo ritrova davanti cosa che accade spesso visto che hanno lezione in ore vicine in alcuni giorni, lo saluta cordialmente per educazione e poi con una scusa scappa via prima che lui possa approfondire la conversazione. Le faccio notare che non credo sia molto corretto il suo comportamento. Si troverebbe poi lei dalla parte del torto essendo il ragazzo convinto di non aver fatto nulla di male. Mi rendo conto quella sera che lei sia ancora interessata ancora a Federico e che il suo comportamento da latin lover l'abbia ferita più di quanto voglia dimostrare. E' consapevole che lui l'affascini ancora e sta cercando di tenerlo lontano da lei, invano. Mi convingo che quindi quella per Nicola fosse solo un'infatuazione e svio l'argomento proprio su di lui.
"Probabilmente mi ero illusa di poterlo dimenticare soffermandomi su Nicola. Credo che alcuni suoi comportamenti me lo ricordassero e quando Federico è tornato ho capito che non ho mai smesso di provare qualcosa per lui"le sue parole vanno a confermare la mia tesi.
Annuisco sovrappensiero rendendomi conto che anche io sia nella sua stessa situazione. Certo io a differenza sua non avevo puntato la mia attenzione su nessun' altro. Ho avuto delle brevi storie in passato ma nessuna è andata a buon fine.
"Senti Lottie ma tu l'hai più sentito Nicola?"le domando.
La noto irrigidirsi e muoversi a disagio sul posto. "No!"alza il tono della voce improvvisamente. "Voglio dire no, non l'ho sentito!"tenta di rimediare.
C'è qualcosa nel suo sguardo e nelle sue parole che mi fa pensare non mi stia dicendo tutta la verità ma decido di non indagare. Prendo il bicchiere con la mia bibita tra le mani e ne sorseggio un pò. Ha un buon sapore. Non riesco a percepire bene di cosa sappia ma distinguo tra tutti l'arancia.
Il mio sguardo si punta sul piano bar puntando ad un ragazzo di cui non riesco a scorgere bene i tratti per la penombra. E' appoggiato al bancone e sta sorseggiando la sua bibita. Ricambia il mio sguardo passando ad osservare la mia amica con insistenza. Quando noto che sta muovendo qualche passo verso noi picchietto con un dito la spalla della mia amica rivolgendole un'occhiata preoccupata.
"Quel ragazzo sta venendo al nostro capo"le sussurro indicandolo con il capo.
Lei punta lo sguardo su di lui guardandolo a lungo. Sgrana gli occhi coprendoseli successivamente. "E' Federico, Anita. E' lui oddio!"esclama allarmata.
Corruccio la fronte facendo una smorfia quando sento scuotermi per un braccio.
"Dobbiamo andarcene, subito!"mi avverte lei spingendomi ad alzarmi.
"Certo che no! Se lo vedessi scapperei a gambe levate!" le sue parole mi ritornano in mente. Allora era seria.
Le lancio un'occhiataccia massaggiandomi il braccio. "Ma perchè!?"replico indispettita. L'idea di uscire e di venire qui è stata sua e adesso vuole andarsene.
"Ti prego..."mi supplica con lo sguardo poi prende a frugare nella sua borsetta ansiosa. Appoggia i soldi sul tavolo aggiungendoci una mancia e mi afferra un polso.
"Andiamo Anita..."lancia uno sguardo alle sue spalle costatando che il ragazzo sia stato trattenuto e sospira di sollievo. Poi mi spinge a seguirla facendosi spazio tra la gente.
Mi sento sballottata a destra e poi a sinistra e la tiro per la manica della giacca.
"Per quanto tempo vorrai scappare dai problemi, Carlotta!?"le faccio presente indispettita, la mia mano che stringe la stoffa del suo soprabito.
Lei mi osserva e scorgo del rammarico nel suo sguardo ma continua a camminare strascinandomi fino all'uscita.
"Carlotta"la richiamo seria in volto divincolandomi dalla sua presa.
Lei distoglie lo sguardo incrociando le braccia al petto "Anita..."
"Anita cos..."persisto ma un'altra voce stavolta più bassa e roca sovrasta la mia facendoci voltare entrambe.
"Carlotta, sei tu?.
"Federico!?"esclama sorpresa la mia amica voltandosi poi a guardare me smarrita.
Il mio sguardo invece è puntato sul ragazzo che ci è difronte. A confronto suo e di Carlotta mi sento piccola piccola. Mi soffermo a guardarlo bene per quanto la fioca luce me lo permetta e noto dei nuovi piccoli dettagli. I capelli castano chiaro che prima portava più lunghi sono corti e tirati indietro. Il viso non sembra aver subito tanti cambiamenti però un filo di barba incolta gli ricopre il mento. Quello che mi colpiscono di più sono i suoi occhi, verdi e screziati di grigio, che brillano alla luce apparendo più chiari di quanto già siano.
Ho sempre pensato che fossero bellissimi ma anche tanto freddi. E' la prima volta dopo anni che mi soffermo a guardarlo con così attenzione, infatti al liceo nonostante non volessi ammettere avevo capito che un pò mi metteva a disagio. Era così tanto bello e sicuro di sè da farti credere di essere una nullità. Semplicemente ora  stavo constatando che anche lui con gli anni fosse cambiato e speravo non solo fisicamente.
I suoi occhi si posano su di me passandomi a scrutare con curiosità e il suo viso si distande in un sorriso cordiale; una schiera di denti bianchissimi e dritti; che mi affretto a ricambiare.
Poi passa ad ispezionare la mia amica, un guizzo divertito che attraversa i suoi occhi.
"Tutto bene Carlotta? Sembravi che stessi scappando"il suo suona molto come un rimprovero tale da fare irrigidire Carlotta e farmi quasi strozzare con la saliva ma maschero il tutto con un vigoroso colpo di tosse.
Da ciò ne sussegue una sua risata fragorosa che ci fa trattenere il respiro per un secondo e poi sospirare di sollievo.
"Scherzavo" ridacchia divertito. "O forse no?".
"Mi sentivo poco bene e Lottie mi ha accompagnato fuori"mi premuro di dire. Sono ancora un pò indispettita dal suo comportamento ma resta comunque la mia migliore amica.
Mi osserva a lungo, con curiosità e divertimento. "Lottie eh?Che hai tu?"mi indica con il capo.
"Nausea"
"Mal di testa"
Io e Carlotta finiamo per rispondere contemporanemente ma affermando due così talmente diverse da lasciarlo basito.
Mi porto una mano alla fronte ridendo nervosa. "Avevo la nausea. Ma ora si è aggiunto questo gran mal di testa" nel frattempo mi avvicino alla mia amica tirandole un pizzicotto sul fianco furtivamente e sorrido innocente al ragazzo, lei invece trattiene un lamento.
Federico annuisce poco convinto e approfittando del fatto che non mi veda mi passo una mano sul  viso scuotendo il capo.
"Volevo invitarti a prendere qualcosa insieme"ammicca verso Carlotta e sento muoverla a disagio.
Allora il ragazzo che non sembra per niente turbato dalla sua titubanza mi indica con il capo. "Ovviamente l'invito è anche per la tua amica..." lascia in sospeso la frase non sapendo il mio nome.
"Anita"preciso.
"Sisi, sempre che lei si senta bene"mi prende in giro lui divertito dalla situazione.
Gli lancio un'occhiataccia che non lo intimorisce per niente anzi lo fa  ghignare soddisfatto.
Carlotta prende la parola stringendo una mia mano tra le sue e non riesce a nascondere il rossore  che le imporpora le guance mentre gli si rivolge, titubante. "Veramente noi..."
Mi premo di bloccarla prima che possa declinare. "Accettiamo volentieri" sorrido falsamente al ragazzo.
"Benissimo, allora prego" apre la porta del locale facendoci segno di rientrare, lo ringraziamo con il capo.
"Cosa stai facendo, Anita?"mi sussurra la mia amica approfittando del fatto che lui sia un pò più indietro. Mi premo di rassicurarla stringendole una mano.
Federico appoggia una mano all'altezza delle scapole della mia amica facendola scendere poi a metà schiena e invitandola a seguirlo. Lei si volta a guardarmi smarrita e preoccupata. Mi limito a sorriderle rassicurante seguendoli in silenzio.
Quando raggiungo poco dopo anche io il tavolo Federico sta presentando Carlotta ai suoi tre amici come la sua bellissima collega. Il suo braccio che la tiene stretta a sè. Li noto lanciarsi tra loro occhiate strane e interpreto il suo gesto come senso di protezione però penso lo stesso che sia troppo confidenziale.
Mi schiarisco la voce e tre paia di occhi si posano su di me, di sottecchi noto la mia amica sospirare di sollievo.
"Oh invece lei è Anita, un'amica di Lottie" mi presenta lui sottolineando il soprannome della ragazza che sorride in imbarazzo.
Due dei ragazzi mi si presentano come Diego e Alberto. Entrambi con un paio di occhi chiari e glaciali capaci di mettermi a disagio con un solo sguardo. Il ragazzo al loro fianco che io denomino il riccio non conoscendo il suo nome mi osserva con curiosità facendo poi un passo avanti per avvicinarsi.
"Ciao!Piacere Biagio!"mi si presenta con enfasi e stringendomi vigorosamente la mano. Questo suo modo di fare mi fa sorridere e mi limito a ricambiare il gesto un pò più disinvolta.
Federico e Carlotta prendono posto vicini sul divano difronte a quello dove sono seduti gli altri tre. Mentre faccio per raggiungere la mia amica la voce di Diego mi richiama.
"Vieni a sederti accanto a noi".
"Sì Anita, accomodati pure"aggiunge Alberto sorridendomi malizioso.
Li guardo sbarrando gli occhi e sorrido riconoscente a Biagio quando lo noto tirare uno scappellotto dietro la nuca ad entrambi.
Alla fine mi siedo accanto a Carlotta lanciandole un'occhiata eloquente. Lei mi concede un piccolo sorriso prima di riprendere a chiacchierare con Federico.
"Lasciali stare...sono solo idioti"mi fa l'occhiolino il ragazzo riferendosi ai suoi amici e io mi porto una mano alla bocca soffocando una risata.
Ordiniamo tutti i nostri drink, i loro alcolici che già dal nome si capisce siano molto forti.
"Allora bellezza parlaci un pò di te"esordisce Alberto poggiando il mento sui palmi delle mani pronto ad ascoltarmi.
"Uhm non saprei cosa dire..."ammetto in imbarazzo.
"Hai l'aria di essere intelligente. E' così?"chiede invece Diego accompagnando il tutto con un occhiolino.
"Io..."
"Rilassati babe non ti mangiamo mica"ride divertito Alberto sottolineando il soprannome affibiatomi.
Sospiro profondamente.
"Di che ti occupi Anita?"domanda tranquillo Biagio.
 Gli rivolgo un sorriso gentile. "Sono un medico. Mi sto specializzando in pediatria". Con lui mi è molto più facile parlare, mi sento a mio agio. "E tu Biagio?"continuo evitando le occhiate degli altri due.
Noto i suoi occhi castani illuminarsi ma il commento di Diego non gli lascia il tempo di parlare. Il ragazzo si indica vittorioso. "L'avevo detto io che era una tipa intelligente"dice.
Alberto al suo fianco gli tira un pugno sul braccio. "Sisi ma abbassa le vele, resti lo stesso un perdente".
Biagio a quel punto scuote la testa ridendo e mi soffermo a guardarlo mentre manda la testa all'indietro facendo oscillare i suoi ricci divertito dal battibecco in atto tra i suoi amici.
In seguito il mio occhio cade su Carlotta e Federico al mio fianco. La mia amica sorride molto più rilassata facendo ticchettare le sue dita a ritmo di musica, quelle del ragazzo che sfiorano le sue ma che non approfondiscono il contatto. Osservo tutti i più piccoli dettagli, da lui che le si avvicina pericolosamente al viso spostandole una ciocca di capelli e sussurrandole un "stai benissimo così" all'orecchio a lei che arrossisce balbettando.
Ma a quanto pare non sono l'unica che si è soffermata a guardare la scena e me ne rendo quando Alberto comincia a parlare.
"Hei piccioncini appartatevi da un'altra parte"esclama attirando la loro attenzione.
Federico gli lancia un'occhiataccia stringendo la mia amica a sè che è a disagio per la sua battuta. Arrivo a pensare che non sia stata una buona idea accettare l'invito.
"Sono geloso Federicuccio, sappilo"aggiunge Diego sbattendo le ciglia civettuolo.
Lui preferisce ignorarli voltandosi a guardare Carlotta.
Alberto a quel punto tracanna metà del suo drink e con il mignolo li indica. "Scommetto che riesce a portarsela a letto alla fine della serata"sussurra in direzione dei suoi amici, ma io riesco ad udire lo stesso, un ghigno che affiora sulle sue labbra.
Diego gli dà manforte facendo finta di maneggiare dei soldi. "Puoi dirlo forte! Se potesse secondo me se..."mi copro le orecchie osservandoli disgustata prima che possa sentire altri loro commenti così espliciti.
Biagio si accorge della mia espressione e mi indica per incitarli a smettere.
"Tu che dici Biagio?" gli domanda Diego e in risposta lui scuote la testa roteando gli occhi.
"Non ti dispiace bambolina se parliamo di affari vero?"mi si rivolge Alberto avvicinandosi pericolosamente usando uno dei suoi stupidi soprannomi.
Il suo alito che sa di alcool mi fa storcere il naso e i suoi occhi azzurri mi fanno rabbrividire. 
La mia mano si chiude a pugno sul tavolo. "Ma è possibile che voi maschi dobbiate pensare solo a quello?!esclamo indispettita alzando il tono di voce e attirando l'attenzione anche di Lottie e Federico.
La mia amica mi osserva preoccupata quando mi alzo dal mio posto con foga. Afferro la mia borsa e le lancio un'occhiata rammaricata.
"Vado a prendere...una boccata d'aria", poi senza incrociare lo sguardo di nessuno esco dal locale ed in realtà non torno più dentro.

"Sai penso che Biagio avrebbe gradito tu rimanessi ancora. Sapessi che faccia ha fatto quando te ne sei andata"non passa tanto tempo prima che io sento la risata di Carlotta.
Mi volto a guardarla con il broncio. "E perchè non è venuto a dirmelo lui!?"ribatto infastidita. In verità non ho motivo di avercela con lui, è stato gentile nei miei confronti.
Carlotta mi osserva sinceramente dispiaciuta e io sospiro frustrata abbandonando l'ascia di guerra. "Scusa. D'altronde è stata mia l'idea di accettare"ammetto.
Lei mi sorride rassicurante. "Non è andata poi così male. Non fartene una colpa adesso".
Certo tu hai passato tutto il tempo con Bianchi  penso e mi ritornano in mente le parole dei suoi stupidi amici.
"Mi hanno infastidito i loro commenti..."insisto.
Lei al mio fianco sospira profondamente. "Anita...io non sono il tipo di ragazza che lui frequenta spesso e volentieri e questo Federico lo sa benissimo. E' stato carino stasera ma dovrà fare ancora molto per conquistare la mia fiducia" tenta di rassicurarmi.
Annuisco poco convinta e le faccio segno di seguirmi. "Dai torniamo a casa. Ah e restituiscimi le chiavi che adesso guido io"le dico porgendole una mano e lei annuisce sconfitta separandosene.

"Mi fai compagnia un altro pò?" propongo una volta a casa. Lei accetta volentieri seguendomi fino in cucina dove riempiamo dei bicchieri con del gelato. Ci sistemiamo in salotto adagiando un plaid sulle nostre gambe per riscaldarci e decidiamo di vedere una commedia romantica che stanno trasmettando in seconda serata. Parliamo di tutto e di niente decidendo di spostare la nostra conversazione su qualcosa di più frivolo e talvolta commentando i comportamenti dei protagonisti.
"Ti assomiglia Daicy" dice la mia amica portandosi una cucchiaiata di gelato in bocca.
La osservo dubbiosa rendendomi poi conto della scenata che la protagonista citata da Lottie sta facendo a dei ragazzi molto simili ad Alberto e Diego ritrovandomi successivamente a ridere di gusto.
Lo squillare del cellulare della mia amica che l'avverte dell'arrivo di un messaggio mi fa rivolgere l'attenzione a lei che legge.
"Chi è che ti scrive a quest'ora?"domando curiosa e divertita. Lei sorride. "E' Federico. Mi manda la buonanotte". La sua espressione la dice lunga su quello che sta pensando.
Dovrà fare ancora molto per conquistare la mia fiducia. Dicevi Carlotta?.
Decido però di non commentare oltre e mi rannicchio meglio sul divano. Senza che me ne accorga cado in un sonno profondo.

Angolo autrice:
Buonasera a tutte! Dopo un bel pò di ritardo eccomi qui con il nuovo capitolo. Mi scuso ma ho avuto un pò di problemi con il pc, però l'importante è che io sia riuscita a postare.
E uno dei più lunghi che abbia mai scritto e anche molto movimentato. Nella prima parte si scoprono le reazioni di Anita e Luca e i due hanno un acceso battibecco! Eheh ma cosa ci combini dottorino?! 
Anita in pieno conflitto interiore ci rimane malissimo e non ha nemmeno il coraggio di andare da Lucia, ma a quanto pare ci pensa qualcun'altro...
Nella seconda parte la cara Carlotta riesce a convincerla ad uscire e facciamo la conoscenza di Federico Bianchi, finally! Lottie è visibilmente tormentata perchè mentre il suo cuore batte ancora per lui, la mente le ripete di stargli lontana. Aaah l'amour! 
E questi amici? Che tipi! Però io trovo Biagio molto carino a differenza degli altri due.
Nient'altro dire, adesso lascio a voi i commenti.
A proposito che fine pensate abbia fatto Nicola? Boh...
Ringrazio chi sta seguendo assiduamente la storia facendomi sapere la propria opinione, chi l'ha aggiunta in qualsiasi lista e i lettori silenziosi.
Alla prossima! Un bacio <3
  
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