Titolo:
Mine
Personaggi: Caledon/Rose;
one-sided.
Prompt
©Harlequin Valentine:
Cal non sa se la ama, oppure no. Ma è sua, e nessun altro la
avrà.
Generi: Introspettivo,
Sentimentale, Slice of life
Avvertimenti:
Nessuno
Note: Missing
Moments, Movieverse. La
scena qui descritta (ed esaminata?) riprende quella, durante il film,
in cui
Rose fa colazione con Caledon il mattino dopo essere andata alla festa
in terza
classe con Jack.
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Mine
There’s nothing I couldn’t give
you.
There’s nothing I’d deny you if
you would not deny me.
Open your heart to me, Rose.
[Caledon Hockley, Titanic]
La osserva in silenzio
mentre porta alle labbra la
tazzina del tè. Le bocca rossa e carnosa si socchiude
appena, il bordo sottile
della ceramica si posa sul labbro inferiore e un movimento elegante del
polso
pallido fa scorrere il liquido caldo sulla lingua, poi scivola in gola:
ne
immagina il percorso quando la vede deglutire, per poi poggiare
nuovamente la
tazzina sul tavolo.
Gli occhi di Rose
fissano un punto indistinto
sulla tovaglia, le palpebre abbassate fremono, la punta della sua
lingua
inumidisce leggermente le labbra.
Caledon aggrotta la
fronte, sorseggiando il suo
caffè. Non ha difficoltà ad immaginare dove
giacciano i suoi pensieri: la sera
prima ha visto gli scambi non tanto discreti tra lei e il suo eroe
– storce il
naso con un’espressione di disgusto al pensiero –
ma se aveva pensato che si
fosse resa ridicola soltanto durante la cena, si era dovuto contraddire
una
volta che Lovejoy l’ebbe raggiunto al rientro in camera,
portando verità
sussurrate e immagini spiate di feste in terza classe, piedi scalzi e
danze fin
troppo strette.
La rabbia e la gelosia
gli avevano impedito di
prendere sonno fino a notte ben inoltrata. Sapere che la sua fidanzata
era da
qualche parte nella stiva della nave, insieme a quel bamboccio che
aveva
portato a cena, fatto sedere accanto alla madre, che aveva guardato e a
cui
aveva sorriso in un modo che a lui non era mai stato dedicato
– Cristo santo,
che cosa ci faceva in mezzo a quei miserabili? – lo aveva
fatto impazzire.
Aveva bevuto: il brandy
era stato il suo compagno
per la notte. Si era seduto su una poltrona accanto al letto che la
notte prima
aveva condiviso con lei – sua madre probabilmente sapeva, ma
il suo desiderio
per le loro nozze le fa volgere lo sguardo da un’altra parte
mentre la figlia
giace, non sposata, con il suo promesso – e aveva bevuto,
giocherellando con il
pesante diamante che le aveva regalato appena il giorno prima.
Dio santo, neanche quel
pendente l’aveva addolcita
nei suoi confronti. Che cosa avrebbe dovuto fare per avere il suo
affetto e la
sua lealtà come era nei suoi diritti di marito pretendere?
Si era persino
umiliato, le aveva detto parole e promesse che credeva che non avrebbe
mai
pronunciato in tutta la sua vita, e lei – nel tempo di un
battito di ciglia la
sua attenzione era già volta altrove, su un ragazzino la cui
più enorme fortuna
è stata imbarcarsi sul transatlantico ed attirare lo sguardo
della sua
fidanzata.
La luce tiepida del
mattino che scivola nella
suite dalla vetrata alle sue spalle illumina il contorno di Rose come
l’aura di
una creatura celestiale. I capelli rossi le ricadono su una spalla, il
petto si
alza e solleva piano all’interno del corsetto, la vestaglia
le scivola
leggermente verso l’incavo del braccio denudando una porzione
di pelle nuda che
Caledon non può fare a meno di osservare. Per un attimo
l’illusione è tale – è
un quadro talmente domestico, quasi sereno se si ignorano i retroscena
– che
Cal deve battere le palpebre più volte per rammentare la sua
irritazione.
L’ha
già avuta, ovviamente – praticamente è
come
se fosse già sua moglie, anche se avrebbero dovuto aspettare
di raggiungere New
York prima di poterlo essere anche davanti alla legge – e
malgrado questo ha
l’impressione di non possederla ancora. Non è mai
completamente sua, neanche
quando le gambe morbide di lei cullano i suoi fianchi, quando le sue
dita
sottili gli si aggrappano alle spalle, e il suo respiro si fa frenetico
per la
forza del piacere che riesce a strappare al suo corpo malleabile. Non
è sua
neppure quando la sua pelle bianca diventa arrossata, e la sua bocca
venera i
suoi seni – è come se lei accettasse passivamente
il tutto come parte del
prezzo da pagare per far contenta alla madre.
E Caledon non lo
sopporta – lui vuole tutto,
tutto, vuole ogni cosa che lei può dargli – e
invece lascia che lei tenga gli
occhi chiusi mentre da e prende piacere, lascia che gli volti le
spalle, che si
addormenti lontana da lui come se non avessero condiviso niente.
E adesso, nel giro di
poche ore, la brama e
l’eccitazione che ha desiderato vedere nei suoi occhi quando
guardano lui viene
invece rivolta a un insulso topo di fogna?
La cameriera si
avvicina con discrezione, come se
avvertisse la tensione che aleggia tra loro, e fa per versargli
dell’altro
caffè.
Lui la lascia fare, poi
ne prende un sorso e
decide di spezzare il silenzio.
«Speravo che
venissi da me, stanotte.»
Rose si irrigidisce
– è un attimo, quasi un gesto
involontario che maschera subito, ma lui se ne è accorto
– e la furia lo rende
cattivo.
Non ha intenzione di
farsi mettere in ridicolo, di
farsi superare da un ratto di terza classe. Rose è sua, e
che sia dannato se
dovesse lasciarsela rubare da qualcun altro.
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Drabble:
813 parole.