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Autore: Emily27    03/11/2015    6 recensioni
A volte è così bello, d'aver paura che non sia vero. O troppo doloroso da desiderare che non sia vero.
E un giorno tutto può cambiare.
(Continuazione della oneshot "Adesso che te ne vai", ma non è necessario averla letta)
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Jackson Hunt, Javier Esposito, Kate Beckett, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Non so dirti quando



 
Prima di aprire la porta, Kate guardò attraverso lo spioncino. Sotto la luce del lampione esterno vide la figura di un uomo, il cui volto era in parte celato dall'ala di un cappellino nero.
Dato che il suo mestiere le aveva insegnato che la prudenza non è mai troppa, Beckett prese la pistola dal cassetto del mobile all'ingresso e se la infilò in vita, coprendola con la maglia della tuta e tenendo la mano pronta ad estrarla.
Aprì la porta. L'uomo, che aveva il cappellino e il giubbotto bagnati dalla pioggia fine che stava scendendo, la guardò con due occhi buoni e, con voce profonda, disse: «Mettila via, non sono pericoloso.»
Kate lo squadrò, quasi decisa a fidarsi. «Chi sei?» domandò passando direttamente al tu come aveva fatto lui.
«Sono il padre di Rick.»
Beckett ebbe un fremito.
L'uomo le allungò un distintivo e lei lo prese. Il suo nome era Jackson Alexander Callaway, un agente della CIA: corrispondeva a quanto le aveva raccontato Castle. Adesso capiva da dove veniva il secondo nome di Rick.
«Tutti mi chiamano Hunt» precisò. «Intanto potresti farmi entrare, non è la serata ideale per stare all'aria aperta» suggerì poi con un sorriso.
Kate si spostò dalla soglia per consentirgli di oltrepassarla. Quando Hunt fu dentro, chiuse la porta e gli restituì il distintivo.
«Rick mi ha parlato di te» disse riponendo la Glock.
«Spero ti abbia detto cose belle del suo vecchio genitore.»
«Solo cose belle» confermò Beckett con un sorriso tirato. Immaginò che lui volesse allentare la tensione: non bisognava essere un agente della CIA per capire che quella presenza inattesa l'avesse resa inquieta. Se il padre di Castle si trovava lì, doveva esistere un motivo, di sicuro non si trattava di una semplice visita di cortesia.
Kate andò a spegnere il televisore e Jackson si levò il cappellino e il giubbotto, sistemandoli su di una sedia. Sotto la sua camicia s'indovinava un fisico forte, i capelli bianchi erano un po' spettinati e il pizzetto brizzolato: Beckett non poté esimersi dal constatare che fosse un bell'uomo.
Hunt la guardò con intensità, pronunciando quella che era più un'affermazione che una domanda. «Hai sofferto molto.»
Non serviva specificare ciò cui si stava riferendo.
Kate annuì. «Anche per te non dev'essere stato facile.» Benché non fosse stato presente, per lo meno in modo concreto, nella vita di Rick, era suo padre, a modo suo lo amava e lo aveva perso poco tempo dopo il loro incontro. Immaginò il suo dolore vissuto in maniera solitaria.
Jackson tacque per qualche istante, poi disse: «Sono venuto qui per parlarti. È molto importante.»
Il suo tono era grave e, senza una spiegazione razionale, il sesto senso di Beckett le disse che doveva trattarsi di qualcosa legato alla morte di Castle. Forse non era stato un incidente, forse Rick era stato ucciso e la CIA stava indagando sul caso, ipotizzò irrazionalmente, sentendosi ancora più inquieta.
«Sediamoci» la invitò lui indicando il divano.
Sedettero l'uno accanto all'altra e Kate, ansiosa, aspettò che lui parlasse.
Hunt parve cercare le parole, poi incominciò. «Quando Rick si trovava a Los Angeles ha visto qualcosa che non doveva vedere, qualcosa di molto grave che lo ha messo in pericolo.»
Beckett avvertì il suo cuore accelerare i battiti. Era davvero come aveva supposto, probabilmente l'incidente era stato provocato per quel motivo. Il dolore la trafisse come se avesse nuovamente ricevuto la terribile notizia.
«C'erano persone che lo volevano morto, gente che non scherzava e che era già ricercata dalla CIA. Rick era un testimone chiave, la sua vita era a rischio così come quella di tutte le persone a lui vicine» continuò Hunt senza staccare gli occhi da lei. «Esisteva un unico modo per garantire la sua sicurezza e la vostra, la tua e quella di Martha e Alexis.»
Un'idea iniziò a formarsi nella mente di Beckett, ma era qualcosa di così grande che non poteva essere vero. Ciononostante avvertì un brivido.
«Rick è entrato a far parte del programma protezione testimoni.»
Per qualche istante Beckett non riuscì a provare niente, era come paralizzata sia nel fisico che nel cuore. Poi le mancò l'aria, ebbe le vertigini e se non fosse stata seduta le sue gambe avrebbero ceduto. Paradossalmente, si sentiva come se le avessero comunicato una tragedia. Invece era l'esatto opposto, ma aveva una folle paura di crederci.
«Ti senti bene?» le chiese Hunt scrutandola.
Kate ignorò la domanda. «Ho visto la sua bara, sono stata al funerale...» La sua voce era ridotta a un sussurro.
«Lo abbiamo fatto credere morto. Quel giorno un taxi ha avuto un brutto incidente, l'unico occupante dell'auto era il tassista, che è morto. Abbiamo fatto sì che si credesse alla presenza di un passeggero, anch'egli vittima dell'incidente. Tu non hai visto il corpo, solo la bara già chiusa» spiegò Hunt. «Rick è vivo e sta bene.»
Rick è vivo. Nella mente di Kate queste parole si ripetevano all'infinito. Era frastornata, tremante e con una gran voglia di piangere, ma le lacrime non arrivavano, bloccate da un'emozione troppo intensa. Rick, il suo Rick, che aveva pianto per due lunghi anni, che l'aveva lasciata sola e persa, che si era portato via una parte della sua vita, era vivo. Vivo.
Si abbandonò a quel pensiero, prendendone pienamente coscienza. Fu come se tornasse a splendere il sole dopo una tempesta interminabile.
«Mio Dio...» mormorò Kate, mentre una lacrima solitaria le rotolava sulla guancia.
Hunt, in un breve contatto, le mise una mano sulla spalla. «Tornerà da te.»
Tornerà da me, si disse lei, mentre sulle sue labbra affiorava un timido sorriso.
«Martha e Alexis lo sanno?» domandò, riavendosi.
«No.»
«Quando lo sapranno...» Kate non fece in tempo a terminare la frase, che Jackson la interruppe.
«Non lo sapranno. Almeno finché sarà tutto finito.»
Beckett si sorprese. «Perché? Credono di avere perso un padre e un figlio, stanno ancora soffrendo!»
«Lo so, lo so bene» affermò lui con dispiacere. «Ma nessuno deve sapere. Io non dovrei essere qui, non potrei rivelarti nulla di quello che ti sto dicendo. Sono le regole ed è giusto così, per la sicurezza dei testimoni e delle loro famiglie. Non immagini quante persone all'interno del programma stanno vivendo questa situazione. Fai parte anche tu delle forze dell'ordine, dovresti sapere come vanno certe cose.»
Kate, seppure a malincuore, fu costretta a dargli ragione. Poi rifletté ed esternò le sue perplessità.
«Allora perché a me l'hai rivelato? Perché adesso e non due anni fa?»
Hunt sospirò e si appoggiò allo schienale. «Come da sempre, in questi due anni ho seguito le vite di Martha e Alexis, e la tua. A volte anche da molto più vicino di quanto immagini. Riferivo a Rick, che voleva sapere tutto di voi, e questo, perlomeno, ci ha consentito di passare del tempo insieme.»
Beckett provò una fitta di rimorso mista ad imbarazzo: Castle sapeva di lei e Javier. Non c'era nulla di male nella loro storia, vista la situazione, però il pensiero le creò disagio. Comunque, alla luce dei fatti, era chiaro quali sarebbero state le sorti della loro relazione.
«State per iniziare una convivenza» continuò Jackson. «A questo punto Rick non poteva più restare nell'ombra. Mi ha chiesto d'informarti su come stanno le cose, perché temeva che tu non glielo avresti mai perdonato.»
«Lo avrei fatto, ma avrebbe dovuto pagare caro il mio perdono» affermò Kate ironicamente.
In quel momento, c'era una piccola parte di lei che provava del risentimento verso tutti coloro che erano a conoscenza della verità e gliel'avevano tenuta nascosta, lasciandola nel dolore. Nella fattispecie Hunt e lo stesso Rick.
All'improvviso un pensiero le balenò nella mente.
«Rachel è a conoscenza di tutto, vero?»
Hunt esitò, poi, sotto allo sguardo insistente di Beckett, cedette. «Sì, l'agente McCord collabora con il programma protezione testimoni.»
Ecco perché Rachel non approvava la sua relazione con Javier, adesso tutto le era chiaro. Un'altra persona da aggiungere alla lista di chi sapeva e aveva taciuto.
«Abbiamo lavorato due anni insieme, due anni, e lei ha lasciato che io soffrissi per tutto questo tempo!»
«Presumo che le sia costato, ma...»
«Ho capito. Le regole.»
Beckett sospirò, rassegnata. In fin dei conti, con la felicità immensa che stava provando, non poteva avercela realmente con qualcuno.
«Penso sia superfluo raccomandarti di non riferirle nulla. Tu non mi hai mai visto.»
«Certo» assentì Kate con marcata ovvietà, mentre il suo cervello non smetteva di lavorare. «Dove si trova Rick?»
Jackson si staccò dallo schienale e si protese verso di lei. «Ti aspetti davvero che io te lo dica?»
«Non correrò da lui, se è questo che intendi» ribatté piccata.
Hunt scosse la testa con aria divertita. «Ovviamente.»
Beckett distolse gli occhi ed espirò rumorosamente. «Okay» disse alzandosi in piedi e andando a piazzarsi davanti a lui. «Chi sono le persone che lo vogliono... che lo volevano morto? Questo almeno puoi dirmelo.»
«Abbiamo preso dei pesci piccoli, però è ai vertici dell'organizzazione che dobbiamo arrivare. CIA e Interpol stanno collaborando, agenti sotto copertura lavorano dall'interno, ma è un'operazione a lungo termine, che potrebbe concludersi tra un mese o un anno, chi può dirlo. Solo allora Rick potrà tornare.»
«Chi è questa gente?» insistette lei, caparbia.
«Rick mi ha fatto giurare di non dirtelo. Era certo che sapendolo tu non avresti esitato ad indagare per conto tuo, mettendoti così in pericolo.»
Castle la conosceva e aveva previsto le sue intenzioni. La stava proteggendo, come sempre. Per due anni l'aveva pensata, l'aveva amata, mentre lei viveva la sua vita ignara di tutto.
«Beckett insisterà, perché è testarda e ostinata. E non molla facilmente, io ne so qualcosa» recitò Jackson. «Queste sono le sue testuali parole.»
Kate spalancò gli occhi. «Ti ha detto così?»
Lui annuì. «Non so se di solito ricorri a torture o roba simile durante gli interrogatori, ma sappi che io sono in grado di resistere. Da questa bocca non uscirà una parola.»
Suo malgrado, le sfuggì un sorriso: sembrava di parlare con Castle.
«Ma... che cos'altro ti ha raccontato?» domandò assumendo un'espressione seria e mettendosi le mani ai fianchi.
«Solo cose belle!» Detto questo, Hunt lanciò un'occhiata al suo orologio da polso e si alzò dal divano. «Ora devo andare, ho un volo da prendere» la informò, sottraendosi così ad ulteriori tentativi da parte sua di estorcergli informazioni.
Beckett lo osservò mentre si rimetteva giubbotto e cappellino. Al momento, quell'uomo era l'unico legame che aveva con Rick, la sola possibilità di comunicare con lui.
«Digli che...» s'interruppe. C'era un miliardo di cose che avrebbe voluto dire a Castle, troppe per essere riassunte in poche e frettolose parole. Scelse di usarne solo due. «Che lo amo.»
«Glielo riferirò» promise Jackson. Tirò fuori una busta dalla tasca interna del giubbotto e gliela porse. «Rick mi ha chiesto di darti questa.»
Lei la prese e, con mani tremanti, fissò il nome Kate scritto su di essa con l'inconfondibile grafia di Castle. Sentì nuovamente un nodo alla gola. Sollevò gli occhi lucidi e incontrò quelli di Hunt, che la guardavano benevoli e con approvazione.
«Se non altro, ho conosciuto la mia futura nuora.»
Il matrimonio. Fino a poco prima Beckett s'interrogava sulla sua storia con Javier, e adesso poteva pensare alle nozze con Castle. Com'era strana e sorprendente la vita. E com'era bella.
«Ci rivedremo?» domandò. Conosceva il padre di Rick solo da un'ora, ma ciò che le aveva confidato li aveva inevitabilmente avvicinati.
«Chi lo sa» rispose lui facendo un gesto vago e andando verso la porta. «Stai bene.»
Kate annuì, poi lo seguì con lo sguardo mentre usciva e camminava sotto la pioggia che ora scendeva più copiosa, fino a raggiungere un suv nero parcheggiato lungo la strada. Prima di salire sul mezzo, Jackson si voltò e le fece un cenno di saluto con la mano, che lei ricambiò.
Quando se ne fu andato, Beckett rientrò in casa, ancora con la busta in mano. Se non fosse stato per quel pezzo di carta, forse le sarebbe sorto il dubbio di aver vissuto un altro sogno.
Andò a sedersi sul divano tenendo la lettera fra le mani, con il cuore che le batteva veloce nell'emozionante attesa di leggere il suo contenuto.
Estrasse dalla busta un foglio pieno della scrittura di Rick. Fu come avvertire la sua presenza, mentre accarezzava con lo sguardo le parole vergate dall'uomo che amava. Trasse un respiro profondo e lesse, immaginando la voce di Castle che le parlava.

Kate,
non so da dove cominciare. Sono uno scrittore e non so da dove cominciare a scrivere.
Mio padre ti ha spiegato ogni cosa, io ti dirò ciò che sente il mio cuore.
Le parole non bastano ad esprimere la sofferenza che ho provato nel causare tanto dolore a te, mia madre e Alexis, il senso di colpa per avervi sconvolto l'esistenza non mi dà tregua. Ho implorato perché ci fosse un altro modo, ma un altro modo non c'era. Non mi è rimasto che rassegnarmi e seguire le vostre vite da lontano, soffrendo con voi. Con te, immaginando la pena che stavi provando. Perdonami.
Però, insomma... Non posso lasciarvi soli un attimo che tu ed Esposito mi pugnalate alle spalle. Quando tornerò faremo i conti!
Ovviamente sto scherzando, mi conosci.
Se dovessi morire davvero, è proprio così che vorrei ti comportassi, reagendo e continuando la tua vita con la forza che ti contraddistingue, senza far spegnere il tuo sorriso. È questa la Kate Beckett che vorrei tu fossi.
Ho saputo che stavi con Esposito e mi ha fatto male, sono umano, ma non ti biasimo. C'era lui come poteva esserci qualcun altro, è stato giusto così. L'ho accettato per la tua sicurezza, ma ora che il vostro rapporto si sta spingendo oltre non potevo più restare nell'ombra, non me lo avresti mai perdonato.
Confesso che non è stato solo questo a convincermi, egoisticamente ho agito anche per me stesso. Se ti dicessi di non aspettarmi sarei un ipocrita. E tu mi aspetteresti comunque. So che lo farai, rimettendo in discussione le tue scelte.
Per ciò che siamo e che sempre saremo.
Sai una cosa... Essere morto ha i suoi vantaggi: non devo pagare le tasse, le vendite dei miei libri hanno subito un'impennata, posso scrivere in santa pace senza pressioni e senza che nessuno mi distolga dalla tastiera. Naturalmente presenti esclusi. Mi piaceva il modo in cui mi disturbavi tu...
In fin dei conti non me la passo poi tanto male, qui è un Paradiso. Beh, in senso metaforico.
Non saprai mai dove mi trovo e chi è la gente coinvolta in questa faccenda, perché non riusciresti a stare con le mani in mano, un piccolo indizio ti porterebbe ad uno più importante e così via, conducendoti verso un pericolo più grande di quanto tu possa immaginare.
Mi manchi Kate, da star male, ed è una tortura non sapere quando ti rivedrò. Ma tornerò, non so dirti quando, ma tornerò. Abbiamo un matrimonio da organizzare.
Vivi con questa certezza nel cuore.

Ti amo e ti amerò.
Sempre.


                                                                           Rick




Giunse alla fine con le labbra che ridevano e gli occhi colmi di lacrime, che una dopo l'altra scesero a rigarle le guance. Piangendo, si strinse la lettera al petto, dove tutti i pezzi del suo cuore infranto si ricomposero, permettendo ad esso di riprendere vita.


 
 
Manchi ora sempre e in ogni istante
dentro gli occhi miei
e adesso se ci fosse ancora un'occasione
io non la perderei

E adesso che la vita si fa dura
intorno a me,
ti dico, è stato un grande colpo di fortuna
avere avuto te

sei ancora dentro
e tu lo sai
e non mi chiedo come mai
ma se ci fosse ancora un'occasione
tu non la perderai

Non so dirti quando
ti rivedrò
non so dirti quanto
camminerò
non so dirti come
ma correrò
non so dirti dove
ma ci sarò



(Antonello Venditti - “Non so dirti quando”)

 





Riccardone è vivo e vegeto! Non l'avreste mai detto eh...
La cattiva notizia è che non si sa quando tornerà. Mi perdonate?
Non poteva mancare il mio adorato Jackson Hunt *-* Ho un debole per quell'uomo. Come avevo già fatto in precedenza, in una mia vecchia oneshot, gli ho attribuito il nome Alexander, perché mi piace pensare che proprio da lì arrivi il secondo nome di Rick.
Ci stiamo avvicinando al finale, infatti il prossimo sarà l'ultimo capitolo, e mi dispiace.
A martedì, per dare ad ogni cosa la giusta conclusione :)




 
  
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