Eccomi,
in anticipo di un giorno, dato che domani sarò tutta la giornata a casa di mia
cugina e non mi andava di farvi aspettare. Contente? ^^
Vi avviso che in questo cap troverete una Debora opposta a quella che avete conosciuto, preparatevi e, please,non ammazzatemi… Come al solito ad ispirarmi il titolo è una canzone, e questa volta è toccato a una di Pink, leggendo capirete...
_New_Moon_:
Ooooh, ti avverto, sto già cambiando il finale, ma per favore, non prevederlo
altrimenti sarò costretta a cambiarlo all’infinito! xD xD Comunque ti
ringrazio, spero proprio che il continuo ti piacerà!^^
95_angy_95:
Bravaaaa! Mi associo ai tuoi insulti su
Niko, se li merita tutti, anzi sei stata anche fin troppo buona! Comunque
preparati, che i questo cap le cose peggioreranno ancora per Deb…
vero15star:
Tesoro, come sempre ti capisco, e già so che ci rimarrai male leggendo questo
cap, perché Deb sarà proprio fuori di sé, sigh… Ma nel prossimo ricomparirà
Andrea insieme a tante belle cose, promesso! ^^ * mi piacerebbe un sacco
vederti quando verrò a Caserta,sarebbe troppo bellissimo conoscere la mia
scrittrice preferita* Oddio, vuoi veramente far salire la mia autostima a
mille… Davvero, anche io ci tengo
tantissimo a conoscerti perché sei davvero simpaticissima, ti ho
aggiunta su msn, sono menakiss92@hotmail.it. Spero di fare due
chiacchiere con te al più presto! Besos!
giunigiu95:
Eheheh, è vero che Deb ultimamente è idiota, ma Niko non lo supera nessuno,
ihih! Bacioni!
Angel
Texas Ranger: Infatti, la vecchia Deb
non si comporterebbe così, ma non hai ancora visto il peggio, alias quello che
fa in questo cap… Preparati… xD
A
venerdì,
la
vostra milly92
Capitolo 45
Stupid Girls
Penso
sia inutile descrivervi come cambiò la mia vita dopo l’uscita del primo numero
dell’Europe Gossip. Fatto sta che in quel mese mi resi conto del potere che
potevo avere sfruttando la mia esperienza a Music’s Planet, ricevendo privilegi
dovunque andassi e qualsiasi cosa facessi nell’ambito scolastico. Solo tra gli
studenti, ovvio.
Si,
perché durante il nuovo anno scolastico, in cui iniziai il terzo anno di liceo,
i professori cambiarono idea su di me, insieme alla maggior parte della mia
classe: ero spregiudicata, non mi facevo scrupoli a di rispondere
maleducatamente a qualche insegnante se credevo di aver subito un torto perché
mi ero decisamente montata.
Eh
si, alla fine, dopo tre mesi di “amicizia”, Paris mi aveva decisamente
influenzata, a tal punto che a scuola ero definita la sua copia bruna.
La
vecchia Debora era decisamente morta, sepolta, scomparsa, sostituita da una Debora
più frizzante, ma anche abbindolatrice.
Questo
fu il periodo di cui più mi vergogno per il mio comportamento, ma purtroppo ciò
fu scaturito in realtà dalla rabbia provata dopo aver saputo che Niko stava con
quella Eliana. Eliana era davvero bella, socievole, magra e popolare. Ed io mi
misi in testa di diventare come lei, anche se sapevo che non sarebbe
servito nulla. Volevo felicemente far si
che un domani, incotrandolo, si sarebbe pentito della sua scelta.
Bella,
beh, potevo dire di esserlo, ma semplicemente perché i ragazzi volevano vedermi
bella dopo le mie imprese; socievole
lo ero diventata frequentando tutte le conoscenze di Paris, specialmente
durante le vacanze che avevo trascorso con lei in Sardegna avevo imparato a
fare amicizia in tempo record; magra ci stavo diventando, perché a furia di
stare dietro a Paris la imitavo in tutto e per tutto, mangiando qualche foglia
di insalata e uno yogurt a pranzo e un
po’ di secondo a cena, a tal punto che dai 59 kg che pesavo al mio ritorno, a
ottobre arrivai a pesare 52 kg, il che non era un bello spettacolo visto che
avevo una corporatura abbastanza grande; popolare lo ero, anche perché, mi
dicevo, se non lo ero io dopo la pubblicazione di quella foto…!
Fu
con questi pensieri che venerdì 17 ottobre feci il mio ingresso plateale nel
cortile del liceo, nella Ferrari argento di Paris, che aveva preso la patente
un mese prima.
Indossavo
una minigonna nera, un golfino fuxia e degli stivali abbinati, accompagnata dai
miei soliti occhiali da sole imitazione V.I.P.; al mio fianco, quelli che tutti
ritenevano la mia migliore amica indossava anch’ella una minigonna di jeans e
una camicetta bianca con degli stivali dal tacco vertiginoso.
Ormai
era un rito abituale a cui ci sottoponevamo tutte le mattine scendere dall’auto
con eleganza, chiudere l’auto facendo scintillare le chiave, spostarci i lunghi
capelli da sopra la spalla con estrema lentezza, sorridere ed avviarci verso il
nostro gruppo.
Maybe if I act like that, that guy will call me back
What a Paparazzi girl, I don't wanna be a stupid girl
Baby if I act like that, flipping my blond hair back
Push up my bra like that, I don't wanna be a stupid girl
“Prima
mi ha chiamata Ele, ha detto che ieri le copie di Gossip Europe sono andate a
ruba!” mi informò Paris radiosa, durante la nostra sfilata.
“E
ci credo, non potevano non comprarla dopo che abbiamo organizzato la copertina
così bene” sghignazzai. Quell’”abbiamo” includeva il fatto che io fossi la
viceredattrice del giornalino.
“Eh
si, solo che ora dobbiamo goderci la fama e trovare un buono scoop per
novembre!”.
Annuii,
notando che le mie ex migliori amiche mi stavano lanciando occhiate assassine,
e raggiungemmo il nostro gruppo, formato da Daniele, Gustavo, Ele e Ferdinando,
che avevo perdonato dopo la prova della festa.
“Ehi,
V.I.P.” mi accolse Daniele, dandomi un bacio sulla guancia.
“Ehi”
risposi, sorridendo e ricambiando il bacio.
“Stamattina
è un caos, la foto ha suscitato un gran scalpore, tutti non fanno altro
che parlare di te! Ieri su msn sono
stati scritti almeno venti interventi nei vari blog che parlavano di te e della
tua relazione con Andrea Romani, si sono fatte ipotesi, scommesse…” mi informò
eccitato Gustavo, che quella mattina aveva i capelli più gelatinati e incollati
in testa del solito.
“Scommesse?”
domandai, mentre notavo che alcuni del primo anno mi indicavano spudoratamente.
“Si,
c’è chi scommette che quel bacio è stato fotografato quando eri al loft e altri
che dicono che ve lo siete dati in Irlanda….”.
Tutti
sapevano che io e Paris avevamo fatto un piccolo tour che comprendeva Irlanda,
Galles, Scozia, Inghilterra, Danimarca e Francia quell’estate.
“Ok,
grazie per l’informazione, penserò ad inventarmi qualcosa di veramente
eccitante. Ora però devo trovare Gaia, mi deve passare matematica” dissi,
guardandomi intorno.
“Debora,
ecco il quaderno” disse la voce di Gaia della mia classe tre secondi dopo. “Ti
ho anche scritto le varie spiegazioni dello svolgimento…” aggiunse speranzosa,
guardandomi.
“Va
bene, diciamo che se continuai così potrai venire alla festa di Halloween”
concessi gelida.
Lei
mi sorrise e si allontanò, quasi saltellando.
Vedere
quanto timore incutevo nelle persone che mi circondavano era una vera e propria
soddisfazione, tanto che non pensavo alle cose maligne che la gente poteva dire
su di me.
“Ma
l’avete vista? Sembra una di quelle riccone sfondate americane, secondo me ruba
per avere i soldi per quei vestiti…” stava dicendo Ludovica Ferrara, una del
quarto anno, all’ora di ricreazione. Io me ne stavo alle sue spalle, e le
amiche la guardarono atterrita dato che mi avevano notata.
“No,
tranquilla, non andrò in carcere per furto” dissi con tono mieloso. “Anche se
forse ci potrei andare per aver sedotto un professore…” dissi con finto tono
pensieroso, allontanandomi e lasciandole nel dubbio.
Inutile
dire che all’ora di pranzo tutta la scuola vociferava che io avessi sedotto il
professore Lucerni, l’insegnante di Educazione Fisica.
Io
me ne stavo al cosiddetto tavolo d’onore insieme al mio nuovo gruppo, ovvero il
tavolo centrale della mensa, sempre ambito da tutti.
“Quella
storia su Lucerni è favolosa, Deb!” si complimentò Ele, battendo le mani e
guardandomi con i suoi grandi occhi verdi.
“Ma
io non ho detto nulla, ho solo accennato che forse potrei rischiare di andare
in carcere per aver sedotto un prof…” dissi ridendo e mangiando la mia solita
insalata.
“Tesoro,
purtroppo quando si è come noi la gente subito pensa al meglio…! Non dirmi che
non te la faresti una scappatella con Lucerni, è così fenomenale…” mi ricordò
Paris.
“Infatti,
giusto” convenni.
Il
mio terzo anno di liceo continuò così, costellato da intrighi, cattive azioni,
scherzi. Ci provavo sempre più gusto ad essere una di coloro che comandavano,
essere rispettata era bello, ma con il passare dei mesi, ovvero con il giungere
di S. Valentino, mi accorsi che non andava bene. Ma non perché ero diventata
un’oca, purtroppo, bensì per il fatto che ero solo l’ombra di Paris. Quando non ero con lei nessuno si intimoriva,
ottenevo meno rispetto. Lo stesso Daniele, che era il suo ragazzo da due mesi,
non mi calcolava più di tanto.
E
mi convinsi ancora di più ad agire quando il 13 febbraio 2009 mi trovai una
visita inaspettata fuori la porta, dopo essermi sorbita mezz’ora di Tg dedicato
proprio a Music’s Planet ed aver visto il video del nuovo singolo dei Gold Boyz.
“Deborina,
ciao!”.
Davanti
a me c’era Silvia, agghindata come al solito e sorridente.
“Oh,
Silvia! Ciao!” dissi incredula. “Che sorpresa!”.
“Lo
so, passavo di qui per i provini di Music’s Planet e così ho deciso di fare un
salutino ad una mia vecchia amica…” spiegò.
“Sono
iniziati i provini? Comunque, entra!” la invitai, più incredula che mai.
Ringraziai il cielo per il fatto di essere sola in casa, così avrei potuto
parlare liberamente senza mia madre tra i piedi.
La
accompagnai in cucina, offrendole il pretesto per squadrarmi bene durante il
piccolo percorso.
“Debora,
ma cosa hai combinato?” mi domandò mentre si sedeva ed io prendevo qualcosa da
bere nel frigo.
“A
cosa ti riferisci?” le domandai, anche se potevo immaginarlo.
Lei
non rispose subito, si prese una specie di pausa, squadrando la mia vita, i
miei capelli e la marca dei miei vestiti.
“Sono
allibita” disse. “Tu… Debora, quanti chili hai perso?” buttò lì. Mi voltai
verso di lei e notai che era impallidita.
“Ah,
ti riferisci a questo” mormorai, poggiando una bottiglia di coca cola sul
tavolo, dei bicchieri e una confezione di biscotti. “Io, beh, già a Music’s
Planet avevo perso cinque chili…”.
Mi
guardò insistentemente, come a costringermi a risponderle.
“Ho…
Ho perso altri otto chili” confessai, appoggiando una mano sui fianchi e
notando la mancanza di carne. Ora avevo solo le ossa; anche le gambe erano
dimagrite sensibilmente e portavo la 40-42. Tredici chili in meno nell’arco di
un anno si facevano sentire.
Silvia
continuava a guardarmi; era rattristita e lievemente spaventata.
“Ma
li hai persi facendo una giusta dieta e facendo sport?” domandò, anche se
conosceva la risposta.
“Beh,
ehm… No” confessai. Mia madre sapeva che ero in cura dal padre di Paris, che
era il dietologo più affermato della città e che andavo in palestra tre volte a
settimana, ma non era vero. Per questo non si era spaventata, pensava che il
mio dimagrire fosse una cosa controllata.
“Mangi
e vomiti?” chiese a bassa voce, ora davvero sbiancata.
“No!
Non sono bulimica! Io… Semplicemente mangio poco” spiegai.
“E
perchè? Perché indossi quei vestiti? Perché hai tinto i capelli color mogano?”.
Sentire
quelle domande da una persona che otto mesi prima ti aveva consigliato di dimagrire
non era il massimo. Ti faceva comprendere che avevi superato il limite.
“Perché…”.
Mi
sedetti e iniziai a spiegare tutta quella storia assurda, a partire dalla festa
di Paris… Inutile dire come ci rimase Silvia. Era allibita.
“Tu
sei pazza! Tu sei davvero impazzita! Tu sei diventata la persona che io volevo
tu fossi un anno fa! Oddio, non ci credo” iniziò ad urlare. “Tu ne devi uscire,
devi cacciare questa Paris dalla tua vita! E Daniele, poi! Lo facevo più
maturo! Se ti piace essere famosa a scuola e sentirti bella, ok, ma… Ma ciò non
deve farti ammalare! Tu rischi di diventare anoressica! E fai si che tutti ti
odino! Devi uscirne!” continuò a urlare. “Niko è fidanzato , a cosa serve fare
tutto questo? Le cose devi farle per te stessa! Non per gli atri! Non ti
riconosco più!”.
“Silvia,
calma!” dissi. Aveva ragione. Erano mesi che mi sentivo in colpa, ma quello
“status sociale” era come la droga, più ne facevi parte e più non potevi farne a
meno. “Hai perfettamente ragione, mi sono lasciata prendere un po’ la mano…”
ammisi, abbassando il capo. “Forse, se non fossi andata al concerto, se non
avessi visto quella Eliana, anzi, più che altro Niko innamorato di lei, forse
ciò non sarebbe successo”.
“Certo
che non sarebbe successo, ti conosco, e non fai nulla di male contro la tua
volontà. Sempre se hai capito di aver fatto cose cattive e sbagliate” disse con
freddezza.
Ci
guardammo per un minuto prima che mi decidessi ad annuire.
“Voglio
vedere un attimo il tuo armadio” scattò su all’improvviso. “L’armadio di una
ragazza la dice lunga sulla sua personalità, ed io non avrò capito fin a dove
sei arrivata fin quando non avrò visto i tuoi vestiti”.
Stizzita,
sentendomi in colpa, umiliata e cretina la accompagnai nella mia stanza.
“Ecco,
vedi” dissi, quasi seccata, ma lei non mi rispose. Mi voltai, e vidi che stava
contemplando la pila di “Gossip Europe” appoggiata sulla scrivania.
Subito
tentai di allontanarla, ma invano: come nei miei peggiori incubi, guardava
stralunata la copertina del primo numero, quello di ottobre.
“Debora,
tu ti rendi conto?!” sibilò, guardandomi con disprezzo.
Non
risposi, sentendomi bruciare per la vergogna.
“Basta,
io me ne vado! Ero qui per nome di Massimo a dir la verità, voleva invitarti
alle sue nozze che si terranno il cinque marzo, ma dubito che voglia
un’estranea al suo matrimonio, che della sua nipotina ha solo il nome e il
cognome” dichiarò, gettando la rivista
per aria e dirigendosi a passo spedito verso l’uscita.
Sentir
sbattere la porta mi fece sentire davvero uno schifo, e caddi a terra nel vano
tentativo di rincorrerla.
Guarda come mi sono ridotta…
L’unica
cosa che mi restava da fare era la prova dello specchio, quella che non facevo
da secoli. Mi alzai lentamente, mi avvicinai allo specchio e non vidi altro che
una ragazza troppo truccata, tinta e magra che non comunicava nulla. I miei
occhi erano spenti, solcate da lacrime di disperazione totale.
Non
pensai nemmeno al cellulare che squillava insistentemente.
L’incontro
con Silvia mi aveva riportato con la mente all’anno prima, quando, sebbene più
in carne e più ingenua, ero felice.
Basta. Domani sarà l’ultimo giorno da
ombra di Paris.
E
grazie a Dio mi decisi a non essere io la regina. No, sarei semplicemente
ritornata ad essere me stessa.
Inizialmente
fu difficile, tanto che passai la serata al telefono con Paris a progettare
l’operazione “Cupido al contrario”, che consisteva nel far separare le coppie
della scuola pubblicando varie foto scattate nei giorni precedenti il giorno di
S. Valentino in cui Paris baciava i vari ragazzi fidanzati.
Ma,
appena terminò la telefonata, venni sopraffatta da un’idea. Un’idea crudele da
un lato, ma buona dall’altro.
“Ciao
Daniele” dissi l’indomani in mezzo al corridoio affollato, nel mio migliore
stile da ragazza elegante e raffinata.
“Ciao.
Gustavo sta dando di matto, non trova più le foto sviluppate da affiggere alla
bacheca” mi informò.
“Ah
si?”.
“Si…”.
“Vabbè,
dai, almeno Paris si tirerà su con il tuo regalo di S. Valentino” dissi,
accennando al pacchetto che reggeva in mano.
“Si,
infatti, speriamo”.
“Posso
farti una domanda?” domandai, appoggiando una mano sulla sua spalla e
mordendomi il labbro.
Daniele
parve incuriosito da quel gesto. “Ok, spara”.
“Ci
tieni davvero a Paris? Più di quanto ci tenevi a me?” feci, avvicinandomi
pericolosamente.
Arrossì,
e restò con la bocca spalancata.
“Perché
me lo domandi?” chiese, senza allontanarsi.
“Perché
sono un po’ gelosa a dir la verità, mi manchi tanto, ricordi quando hai finto
di essere il mio ragazzo, al concerto? Quelli si che sono bei ricordi…” buttai
lì, facendo una faccia nostalgica e allacciandogli le braccia al collo visto
che Paris stava venendo verso di me.
“Davvero?
Cioè, ti manco sul serio?” disse lui, lasciando cadere il pacchetto per terra.
Tutti ci stavano guardando spudoratamente.
“Un
casino, Dan” mentii, avvicinandomi a tal punto che i nostri nasi si toccavano.
Appena
terminai la frase Daniele mi strinse a sé e mi baciò con foga, e ciò mi diede a
pensare che si era messo con Paris solo per farmi ingelosire. Sentivo lo
sguardo di tutti fisso sulla mia nuca, ma non vi badai, finsi di essere presa
dal momento, risposi con entusiasmo, finchè…
“Cosa
diavolo state facendo?” trillò la voce di Paris, inviperita.
“Diciamo
che ho raggiunto il mio scopo. Va al diavolo, Paris” disse Daniele, lasciandomi
stupita.
“Si,
anche io ho raggiunto il mio scopo. Dopotutto, me lo hai insegnato tu che non
bisogna fare nulla senza un secondo fine” esclamai, mentre tutti tacevano ed i
professori iniziavano ad intervenire visto che nessuno si era degnato di
entrare in classe.
“Come
avete osato, voi due? Io…”.
“Tu
cosa, Paris? Mi scomunichi come amica? Fai pure, anzi, sono i che te lo chiedo!
Gente, avete sentito? Io non sono più amica di Paris!” urlai, mentre,
inaspettatamente, scoppiava una serie di applausi e gli insulti di Paris
venivano sommersi dalle urla dei “tifosi”.
Mi
sentivo spensierata, leggera come una farfalla, fino a quella sera, quando
compresi di non avere più uno straccio di amico.
Saputa
la verità, Daniele si era davvero scocciato.
“Non
sono il tuo giocattolo! Mi sono stufato! Mi ero illuso, era tutto un piano, ho
deciso di farti entrare nel giro per farti innamorare di me, di farti
ingelosire…” aveva detto.
“Ah
si, è così? Guardami, mi hai convinta, mi hai visto diventare stronza… Allora è
solo colpa tua se ho trovato questa soluzione per uscirne!” gli avevo risposto,
incredula ma anche stupidamente sollevata.
“No,
piantala, sai solo accusare le persone, sei tu che hai scelto di intraprendere
quella strada, io te l’ho solo mostrata…”.
Aveva
totalmente ragione, mi dissi mentre lo vedevo allontanarsi, consapevole di non
avere più uno straccio di amico.
“Ho sistemato tutto, da oggi sono di
nuovo una persona civile, ok? Anche se non ho più uno straccio di amico, ovvio.
Avevi ragione, mi dispiace… Forse sei l’unica che mi è stata davvero amica con
questo gesto” scrissi a Silvia poco
dopo, mentre mi perdevo a contemplare le foto scattate a Music’s Planet.
Avevo
voglia di piangere, dare di matto, sfogarmi, ma non mi era concesso, me l’ero
cercata.
“Pronto,
Max? Tutto bene, si, certo… No, niente, volevo ringraziarti per l’invito ma non
posso venire, mi dispiace, nessuno mi può accompagnare… Si, scusami… Ma
chiamami per il battesimo del tuo primogenito, un giorno? Ok?”.
Ma
lo dissi senza convinzione, sperando che Max non avrebbe mai avuto figli. Non
mi andava di farmi conoscere per quella che non ero. Anzi, che ero, ma che non avevo più il
coraggio di essere, tradita dal mio aspetto.
Qualche Anticipazione:
“Voglio
andare all’Università a Roma, vivere e laurearmi lì” dissi, studiando le loro
facce.
___________
Andai
a dormire, stanca, ma subito mi dovetti alzare per un fastidioso rumore di
musica ad alto volume proveniente da una delle stanze.
___________
“Ho
anche diciannove anni ora, eh…” dissi. “Comunque sono qui per il battesimo
della figlia di Max!”.
___________
Li
guardai decisamente sconvolta. “Ma cosa dite, io mi sono appena diplomata,
invece voi avete bisogno di professionisti!” gli ricordai, anche se lusingata.
___________
“E
invece tu no, volevi colazionare con
la signorina per farle la proposta… Ti sta bene!” rise Francesco, mentre io mi
voltavo di scatto a fissare Andrea, il quale arrossì come un ragazzino e
sbuffò.