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Autore: Vulpix    04/11/2015    3 recensioni
TIME LINE:
I fatti “narrati” vanno a collocarsi nella terza stagione, prima della Season Finale, in un’immaginaria serie di eventi che partono dopo la 3x23 e in cui gli avvenimenti della 3x24 non sono mai accaduti.
*****
PREFAZIONE:
Sono trascorsi 3 anni da quando tutto ebbe inizio…
Tre anni dall’inizio della fine.
Tre anni in cui molte cose sono accadute e forse troppe cose erano cambiate…
(dal testo)
"Il 3 è il numero perfetto per eccellenza...
Sant' Agostino diceva che il 6 era il numero perfetto perchè il Signore ha creato il mondo in 6 giorni...
Per Dante il numero perfetto è il 9... numero primo, divisibile solo per se stesso e multiplo del numero perfetto. Il 9 è il 3 al cubo, l’elevazione a potenza del numero perfetto a se stesso...
Tra le tre, io preferisco la terza versione...
Il 9 è la perfezione in assoluto... per questo tu sarai la mia nona vittima!"
Genere: Angst, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle, Roy Montgomery
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione, Nel futuro
Capitoli:
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  « La mia letizia mi ti tien celato
  che mi raggia d'intorno e mi nasconde
  quasi animal di sua seta fasciato. »

  ( da Paradiso, VIII, 52-54 )


- Ho trovato i due zozzoni che andavano davanti alla scuola per rimorchiare le ragazzine.- disse Ryan entrando nella sala comune -Stavano in un magazzino sulla Essex Street, pieno di videocassette pornografiche.-
- Abbiamo sequestrato tutto... hanno due facce che sono tutto un programma- proseguì Brennan che lo seguiva a ruota e che portava uno scatolone in braccio.
Dopo aver appoggiato il materiale sul grande tavolo centrale, si accomodarono anche loro, restando ad ascoltare Beckett che faceva il resoconto di quanto scoperto al Capitano.
- Dal colloquio con il preside è emerso che alle 18:30, nella scuola,c’erano sia lui che i professori perché stavano facendo i consigli di classe nella sala professori e, che quel giorno, c’erano anche alcuni ragazzi perché il giovedì era giorno del laboratorio di teatro.-
Castle si alzò e avvicinandosi alla lavagna degli indizi, continuò:
- Anche Ethan era lì.-
- E’ stato confermato dal preside che si ricorda di aver scherzato con lui perché doveva interpretare il ruolo principale nello spettacolo che stavano preparando.- disse la detective.
- Amleto - intervenne lo scrittore.
- Interrogandoli, i professori ci hanno confermato che erano li  fino alle 18:30 circa -continuò Beckett, dopo avergli lanciato una delle sue solite occhiate - Ad esclusione del prof di matematica che era andato via prima per un impegno e quello di educazione fisica che era in trasferta con le ragazze.
- Per cui l’unico professore maschio era quello di scienze…- disse Rick ma Kate lo interruppe subito.
- Non iniziare a fare congetture! Ad ogni modo, tutti e quattro ci hanno detto di essere sposati…-
La faccia incuriosita di Montgomery fece rispondere Castle:
- Beh Laura, l’amica di Joia, ci ha raccontato un mondo di frottole ma condite con qualche verità…-
- Ha detto che Joia si era presa una cotta per un altro e per questo era entrato in crisi il rapporto con Ethan.- rispose Beckett, chiarendo la situazione. - Ci ha detto che Joia ha sempre voluto tenere segreto il nome di quest’altro. Castle si è convinto che quest’altro sia un uomo sposato.-
- Per forza! Se no per quale motivo non gliel’avrebbe detto alla sua amica del cuore?- Chiese lo scrittore voltandosi verso di lei, come a voler appurare la sua tesi.
L’aprirsi della porta fece interrompere il loro battibecco. Esposito entrò trafelato, scusandosi per il ritardo e mostrando una catenina con un ciondolo disse: -In classe di Ethan ho trovato questa. Era nella sua borsa piena di copioni e testi teatrali.-
- Ethan era lì quel pomeriggio quindi la mail sicuramente era indirizzata a lui.- affermò Ryan.
- Mah- mugugnò Castle storcendo il naso a quell’affermazione.
L’intero uditorio rivolse lo sguardo verso di lui e la sua espressione.
- C’è qualcosa che non mi convince – disse quasi come a giustificarsi.
- L’uso di quel soprannome Ostrich… Struzzo… Non è un termine da ragazzo!-
- Ma sai, anche a un ragazzo di 19 anni gli viene da mettere la testa sotto la sabbia, non appena scopre di aver messo incinta la propria ragazza.- Disse il Capitano. Poi rivolgendosi a Kate: - Avverti il magistrato e se vuole fermarlo, fatti aiutare da Carl.-
Mentre Beckett si accingeva a telefonare, le disse: -Manteniamo il segreto su questa notizia finché è possibile.-
 

⌘ * § * ⌘


Entrò in silenzio e si accomodò su una delle sedie intorno alla grande tavolata.
Beckett era già da qualche minuto alle prese con l’interrogatorio.
- Si lo sapevo che era incinta ma non volevo crederci, era pazzesco. E’ stata una stronzata saperlo così..- Il ragazzo fece un sospiro, portandosi le mani ai capelli - nemmeno il tempo di rendermene conto che il giorno dopo era sparita.-
- Quand’è che te l’ha detto?- chiese la detective con voce ferma.
- Lì al mare, il giorno della partita ma non sapeva nemmeno lei se voleva tenerlo. Diceva che prima doveva risolvere una questione, che c’era di mezzo un’altra persona.-
- Chi?- chiese, questa volta, il detective Ryan.
- Non lo so, non lo diceva.- Sospirò di nuovo e poi lasciando cadere le braccia sul tavolo aggiunse: -Non riusciva a lasciare me ma non faceva che pensare a quell’altro. Giurava che con quello non c’era nulla. Ma non ero più sicuro che quel figlio fosse davvero mio! Non ne potevo più.-
- E così ti è venuta voglia di ammazzarla!- Disse Esposito.
- Si ma non l’ho fatto. L’ho insultata, le ho detto le peggior cose e sono scappato!-
- Non l’hai aspettata?- aggiunse, ancora, Ryan.
- No, ve l’ho detto!-
- Non eri tu che dovevi darle un passaggio fino in città e poi invece, quando è finita la partita, l’hai incontrata e l’hai portata nel posto dove l’abbiamo trovata?- incalzò l’ispanico.
- No! Non è vero, non l’ho più rivista!- Gridò il ragazzo, alzandosi e sbattendo i pugni sul vetro del tavolo.
- Non hai detto prima che volevi farle capire quanto stavi male!- continuò Javier
- Si, ma…-
- Ma cosa? Non hai un alibi, nessuno ti ha visto, nessuno sa dov’eri! Ti vuoi decidere a dire le cose come stanno?- Urlò il detective, avvicinandosi al ragazzo.
- Stanno come vi ho detto! Non l’ho ammazzata.-
Si lasciò cadere di nuovo sulla sedia e prese la testa tra le mani: -Mi ha fatto soffrire, stare male come un cane, l’ho odiata ma non l’ho toccata nemmeno con un dito!- Iniziò a piangere e Beckett si avvicinò a lui.
- Questa l’abbiamo trovata a scuola, in mezzo alle tue cose, nella tua cartella! La riconosci?- gli chiese dolcemente.
- Certo che la riconosco è mia, cioè di mia sorella, è un regalo per lei!-
- Questa catenina è di Joia, l’aveva al collo durante la partita e quando l’abbiamo trovata non l’aveva più!- intervenne Esposito.
- Quella di Joia era un'altra!- urlò il ragazzo. -Ne avevamo prese due uguali su una bancarella!- spiegò tra un singhiozzo e l’altro. -Una per lei e una per mia sorella, solo che a lei ho dimenticato di dargliela!-
Beckett gli mise una mano sulla spalla, cercando di calmarlo e lui, voltandosi verso di lei:
- E’ così mi dovete credere! Ve lo giuro!-
- Si vabbè, ce lo giuri…- furono le ultime parole dell’ispanico.
 
 
 
Venti minuti dopo il magistrato aveva confermato il fermo e due guardie stavano scortando il ragazzo verso la volante che l’avrebbe condotto verso la casa d’accoglienza in cui avrebbe soggiornato fino all’arresto definitivo.
Kate guardava fuori dalla finestra dell’ufficio, quando le si avvicinò.
- Non mi pare che il magistrato abbia alternative... Il ragazzo è il principale indiziato.-
Beckett si voltò verso di lui e continuò:
- D’altra parte stiamo indagando anche sul giro del pizzo per vedere se c’è qualcuno che possa avercela con il padre di Joia. Ma per adesso non è uscito ancora nulla.- le disse poggiandole una mano sulla spalla e cercando di farla allontanare da lì.
 
 
Quando si accostarono al tavolo e lei iniziò a scartabellare i documenti, le chiese: -Tu hai qualche dubbio?-
- Non lo so, Roy, a me sembra sincero.- si sedette alla sedia su cui prima era seduto il ragazzo: - Mi sembra uno al quale hanno tolto la persona che amava. E che soffre molto.-
Alzò lo sguardo verso di lui: -Non finge.-
- Si, d’accordo, ma questo al giudice non importa molto.- le disse.
- Senti del giudice non mi importa nulla! Questa storia fa acqua da tutte le parti!- rispose chiudendo il fascicolo e rialzandosi.
- Perché sei così sicura che ci sia un legame tra la morte di Joia e quell’email che è arrivata sul computer della scuola?- le chiese.
- Non sono sicura di niente! Così come non sono sicura che Ethan sia il colpevole! Domani torno lì in spiaggia e ricomincio tutto d’accapo!- disse infilando la carpetta nel cassetto e chiudendolo a chiave.
Passò davanti alla lavagna e la vide sospirare.
- Che cos’hai?- le chiese.
- Niente - rispose.
- Avanti Kate ti conosco…- disse afferrandola per le spalle e convincendola a guardarlo negli occhi.
- Non ne posso più di tutta questa storia… di occuparmi dei morti… vorrei occuparmi dei vivi!- rispose liberandosi dalla stretta.
- Kate… lo sai che con me puoi parlare- la convinse a sedersi di nuovo e le disse, sussurrando: - conosco ogni minimo segreto della tua vita!- aveva abbassato la voce per non farsi sentire dal resto della squadra.
- Davvero Roy, non c’è nulla di che! Solo non ne posso più di questa storia, di questi segreti e della paura che provo ogni volta che Rick è la fuori da solo!-
- Kate, lo sai…-
- Lo so, per questo non ho voglia di parlarne.- si alzò e afferrò la giacca poggiata sullo schienale della sedia.
Roy restò a guardarla mentre si preparava e poi di colpo si girò a guardare intorno.
- A proposito - le chiese, attirando di nuovo la sua attenzione – Dov’è Castle?-
Lei sorrise e rispose: - Non preoccuparti, è a casa! L’ha accompagnato Brennan, era inutile che restasse qui… È tardi e lui era già abbastanza provato!.-
 
 

⌘ * § * ⌘


Dopo aver salutato tutti, infilò la giacca e si diresse verso l’uscita.
Arrivata ai primi gradini del porticato, si accovacciò e tirò fuori dalla tasca il telefono. Compose quel numero che sapeva a memoria e attese che squillasse un paio di volte.
- Ciao Kitty come stai?- disse appena percepì il suono della risposta.
- Sai che stasela nonno mi ha fatto le patatine flitte?- disse la piccola
- Davvero? Ti stai divertendo con il Nonno?-
- Ti - rispose.
- Tu quando tolni?- le chiese subito dopo.
- Ehm presto…ma tu devi fare la brava, però! Capito?-
- Ti…-
- Senti ma quanti baci mi dai?-
- Temila…-
- Ah si? Io tremilaeuno- disse scherzosamente imitando la piccola e non riuscendo a trattenere un sorriso.
- Io, temiladue!-
- Io, tremilatre!!! Senti Joe mi raccomando, mamma torna presto, però tu fai la brava! Va bene?-
- Ti…-
- Adesso passami il nonno!-
- Ok tao…-
- Ciao Kitty…-
 
- Papà?- chiese appena sentì il rumore del suo respiro.
- Katie, che c’è? Tutto bene?- chiese l’uomo.
- Si Papà… volevo solo sentire Joe- rispose rattristandosi immediatamente.
- Ha risposto lei come sempre, eh!- continuò riacquistando il sorriso sulle labbra.
Ogni volta che pensava alla sua bambina, non riusciva a nascondere quel luccichio negli occhi e a impedire agli angoli della sua bocca di sollevarsi.
Anche ora che già le mancava tremendamente e al pensiero di non poter tornare a casa e vederla anche solo dormire, di poterla accarezzare era tornata la paura e la tristezza, ma quella piccola vocina buffa riusciva sempre a tirarla su di morale.
- Già, è più cocciuta di te! Se si mette una cosa in testa non la smuove nessuno! Le hai detto che la sera l’avresti chiamata? Beh sono due ore che fissa il telefono e, anche se arranca a camminare, si è letteralmente lanciata sulla cornetta!-
Sorrise alle parole del padre.
- Come quando avevo i turni di notte in Bureau? Te lo ricordi?-
- Certo! Come potrei dimenticarmelo!-
Sorrisero entrambi.
- Non credevo potesse esistere qualcuno più testarda di te! Non so proprio da chi abbia preso!-
- Io ne ho una vaga idea, papà…-
- Certo! E forse anche io, dopo tanto…-
- Devo andare… Per qualunque cosa chiamami, capito?-
- Signor si signora!-
Scoppiarono a ridere entrambi e poi lei disse:
-Ti voglio bene papà!-
- Anche io tesoro! Stai attenta e torna a casa tutta intera!-
- D’accordo!-
- Buonanotte tesoro.-
- A domani…-
 

⌘ * § * ⌘


Aveva da poco chiuso la telefonata con la sua bambina ma il sorriso sulle labbra le era rimasto intatto come mentre parlava con lei.
Era entrata in casa come se quello fosse un gesto naturale e lo aveva cercato con lo sguardo. Si era tolta la giacca e solo quando aveva fatto caso all’appartamento che era esattamente come quando l’avevano lasciato quella mattina, una morsa allo stomaco la prese improvvisamente.
Il respiro le diventò affannoso e iniziò a perdere lucidità quando si accorse di un biglietto sistemato sul mobiletto all’ingresso, quello sul quale aveva distrattamente gettato le chiavi.
Nello svuota tasche sistemato nel mezzo di un antico centrino, c’era un post-it dello scrittore. Riconobbe immediatamente la calligrafia e, mentre si avvicinò per prenderlo, il suo cuore prese a battere velocemente. Lesse il messaggio scritto con la sua bella calligrafia e riprese le chiavi prima di chiudersi l’uscio alle spalle. 

   
 
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