Anime & Manga > Detective Conan
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Autore: Fogli    04/11/2015    7 recensioni
Sono passati 10 anni e Conan non può tornare più adulto: perciò ha inscenato la morte di Shinichi. Ma l'organizzazione è ancora a piede libero, nonostante non si sia fatta viva per anni.
Ma tutto ad un tratto questa si farà risentire, e con lei molti problemi torneranno a tempestare il detective.
Dopo dieci anni Conan riuscirà a fermare una volta per tutte l'organizzazione ?
Riuscirà a mantenere il legame con il suo vero io -Shinichi Kudo- che sente pian piano affievolirsi?
Riuscirà Conan a vincere una delle battaglie più difficili di tutta la sua vita?
Tratto dal capitolo 13:
(...)
Devi smetterla di comportarti in questo modo: è uno strazio per tutti, stai semplicemente giocando con i suoi sentimenti senza neanche rendertene conto. Basta»
(...)
«Sai… non ti riconosco più. Come puoi essere lo stesso ragazzo che faceva di tutto per aiutare gli altri e che mi ripeteva fino allo sfinimento valori che ho finito per imparare a memoria? Cosa è successo a quel ragazzo che non si arrendeva mai? Cosa è successo a quel liceale intrappolato in un corpo da bambino che conobbi anni fa!? »
Cosa è successo a quel ragazzo di cui mi sono innamorata?
Genere: Azione, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Nuovo personaggio, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 «Perfetta»

 
Il brusco suonare del campanello interruppe i suoi pensieri.
Chiunque fosse stato alla porta, sicuramente era parecchio impaziente.
Non avendo altra scelta, si alzò in piedi e tremando, si diresse verso la porta.
Ma quando l’aprì, sentì il serio bisogno di richiuderla immediatamente.
«Okita… che ci fai qui??» borbottò infuriata, anche se la voce era fioca si poteva distinguere l’irritazione.
Fece per richiudere la porta, ma il ragazzo infilò la mano nell’abitacolo cancellando ogni possibilità di fare ciò.
Egli si morse il labbro, probabilmente cercando di trattenere il dolore che la porta in pieno braccio gli aveva causato, e con cautela afferrò la mano di Ayumi portandosi all’interno dell’appartamento.
La ragazza cercò di divincolarsi, ma rendendosi conto di non poter in alcun modo sottrarsi, sconsolata si lasciò adagiare sul divano.
Lì continuò a piangere in silenzio, chiedendosi cosa volesse da lei quel ragazzo, ma non si sarebbe mai aspettata quello che stava per accadere.



 
«Ti devo far vedere una cosa»
Ayumi sgranò gli occhi sorpresa: «Eh? »
«Ho detto che di devo far vedere una cosa» ripeté con tono solenne «Forza, mettiti a sedere per bene»
La ragazza, stupita e anche arrabbiata per il modo in cui Okita l’aveva trattata quel pomeriggio, sbottò: «Vorresti darmi anche lezioni di galateo!? Tu che scappi nel momento del bisogno!? Sei soltanto uno stupido! »
«Ehi! Sarei io lo stupido!? Sei tu che ti innamori delle persone sbagliate, signorina perfetta!» urlò verso Ayumi irritato.
La ragazza, colpita al petto da quelle parole, urlò in preda ad una crisi di pianto: «Che male c’è ad avere dei sogni o delle speranze…!? Stupido, insensibile, menefreghista…  Sai una cosa… TI ODIO!!»
«Ehi! Qui la stupida sei tu! Sto cercando di aprirti gli occhi, sei tu quella che non vuole capire! Mi dai del menefreghista, eh!? Io ho fatto cinque chilometri a piedi per aiutarti e tu mi ringrazi in questo modo!? La menefreghista sei tu, svegliati, il mondo non gira intorno a te, diamine!» sbottò il ragazzo, lanciandole uno sguardo truce ed infuriato «Sogni o speranze, eh? Se quello era solo un sogno per te, non ti saresti intristita così tanto, dimmi la verità, lo so che tu eri più che certa che l’impiastro ti ricambiasse! Stupida! »
Ayumi si sentì trafiggere. Okita emanava una strana aurea… che in un certo senso le faceva paura. Ogni sua parola lacerava il cuore ormai più malmenato della fanciulla, che ormai non sapeva più a chi credere.
«E… se lo fossi…?» chiese intimidita balbettando. Tratteneva a fatica le lacrime e sembrava sull’orlo di una crisi di pianto. Il suo viso era sconvolto, bagnato e rossastro, con la classica espressione di chi non sa più cosa fare.
A quella reazione Okita sgranò gli occhi: «Come scusa? »
 
«E se io lo fossi…  Se io fossi stupida?»  Pronunciò flebilmente la ragazza.
 
Hajime fissò per qualche secondo la ragazza senza pronunciare parola.
Così triste, sconsolata, illusa. Sapeva bene come ci si sentiva, per sua esperienza personale.
Ma non aveva mai assistito ad una crisi di pianto del genere.
O almeno, non così, in una casa dove non aveva mai messo piede, con una liceale affranta sul divano e un padrone di casa russante su una sedia.
Non sono situazioni così tanto frequenti… ecco.
Ma, in ogni caso, il destino gli giovava sempre brutti scherzi, e questa volta non era da meno.
Il fato aveva voluto che la situazione di dodici anni prima fosse stata rivissuta da lui ed Ayumi scambiandosi i ruoli.
Chissà cosa avrebbero pensato i suoi amici, se avessero potuto vederlo coinvolto in una simile situazione.
Ma, orgoglio o non orgoglio glielo doveva.
Doveva in qualche modo sdebitarsi con quella ragazzina per tutto quello che aveva fatto per lui.
Certo, una ragazzina un po’ stupidella e fin troppo sensibile, ma pur sempre una delle poche persone che lo avevano fatto sorridere.
Del resto, anche lui lo era stato, un tempo.
 
«Sì… lo sei; sei proprio stupida, Ayumi» pronunciò accennando un sorriso «È proprio per questo devo ringraziarti»
La ragazza sollevò la testa, e stupita lo guardò.
«Se tu non fossi stata la stupidella quale sei, non mi avresti mai definito come tuo amico. E nessuno mi avrebbe aiutato» Il ragazzo prese fiato «Ma cosa voi, in fondo si sa, gli stupidi attirano gli stupidi. Anch’io infatti sono uno stupido, perché ti considero mia amica»
 
Ayumi lo guardò sorpresa, mentre Okita ricominciava a parlare: «Siamo entrambi degli stupidi che soffrono, che certe volte dimenticano di non essere soli al mondo, che commettano errori su errori.
Ma certe volte capita, tra i mille sbagli, di fare qualcosa di buono.
Tu mi hai aiutato, e scommetto che non sono l’unico ad aver beneficiato della tua dolcezza; io ahimè non sono mai stato utile a nessuno, ma sono veramente contento di aver fatto il filo a Ran, perché altrimenti non ci saremmo mai rincontrati»
 
La ragazza si asciugò le lacrime, a questo punto quasi scioccata: «Okita…»
 
«Detto questo, vorrei farti vedere l’interno di questa cartellina, se non ti dispiace» proclamò il ragazzo indifferente.
Ayumi annuì, confusa e curiosa. Che cosa ci sarà mai stato di così tanto importante in quel raccoglitore!? E poi da quando quel ragazzo era così dolce??
In ogni caso Okita teneva il fantomatico oggetto stretto in mano, e dal modo in cui lo guardava, doveva essere particolarmente importante per lui.
«Voglio far capire a una certa stupidella qualcosa che un tempo sapeva» mormorò mentre giocava con il filo elastico della cartellina.
«Ovvero?» chiese questa curiosa del proseguirsi di quella conversazione che da litigio, diventava ogni secondo più amichevole e rilassante.
«Di non scordarsi di avere degli amici» spiegò Hajime sorridendo «per esempio, parlando dell’impia…ehm Conan, anche se si è fidanzato con quella pazza al posto tuo,-e vorrei sottolineare che ha proprio cattivo gusto, scegliere quella arpia quando si ha l’affetto di una ragazza del tuo calibro vuol dire essere ciechi-  rimarrà sempre un buon amico per te, non c’è bisogno di disperarsi così tanto! E se un giorno cercherà disgraziatamente di allontanarti avrà da vedersela con me!»
 
«Sai, certe volte sembri Genta…» al finire la frase la ragazza s’intristì. Con tutto quel trambusto di emozioni e pensieri se ne era momentaneamente scordata.
Tale sguardo, venne miracolosamente intercettato Hajime, che stranito la guardò: «Ed ora cos’è successo!? »
«Ehm… quando tu sei andato via lui ha cercato di consolarmi ed io ecco… gli ho urlato di lasciarmi stare e sparire dalla mia vista; come è ovvio che sia è scappato via»
«Wow… giornata pesante vedo, eh!? Comunque quel ragazzo deve essere molto legato a te, non dovresti preoccuparti tanto, scusati e se è un vero amico capirà»
«Mh… non so, certe volte lui sa essere veramente infantile ed io non sono completamente sicura che comprenderà, anzi …probabilmente mi odierà!» finì intristendosi la ragazza.
«Dai… non dire così… sai io credo che tu sia stata l’unica persona di cui io mi sia mai fidato completamente, non ho mai concesso a nessuno di oltrepassare la barriera, ma credo che tu te lo sia meritato ampliamente» spiegò Okita «con quei due ragazzi le cose si sistemeranno non preoccuparti, non è possibile tenerti il broncio, credimi, l’ho sperimentato io stesso»
«Ed ora guarda» il ragazzo incominciò ad aprire lentamente la cartellina «Tu me lo hai regalato dodici anni fa per ricordarmi di avere degli amici, ma credo che in questo momento serva più a te»
Okita passò il contenitore spalancato alla ragazza; ella sorpresa lo guardò non capendo.
Poi vide un foglio. Era molto stropicciato, e a giudicare dal retro, sembrava essere stato colorato con dei pennarelli: «Non dirmi che…»
Il ragazzo annuì: «Forza, giralo»
 
Ayumi, con mano ferma, capovolse il foglio e davanti ai suoi occhi trovò un disegno: doveva essere una bambina, a giudicare da quel triangolo che doveva rappresentare un vestito; e in alto a destra c’era una scritta storpiata, i tratti si accavallavano uno sopra l’altro e la lettura risultava confusa.
«Ayumi Yoshida.
Qui c’è scritto Ayumi Yoshida. Vorresti dirmi che questo è il disegno che ti ho dato dodici anni fa al parco? »
«Sì, ed è in quella cartellina dalla sera stessa di quel giorno. Vorrei che tu lo usassi per ricordarti che ci sono persone che ti vogliono bene, come ho fatto io. Genta e Conan non ti abbandoneranno mai, credimi»
La ragazza afferrò il disegno e lo strinse a se, e, colpita positivamente da quelle parole appena espresse salto al collo del ragazzo, il quale sorpreso, l’abbracciò.
«Grazie» scandì, incominciando a sorridere di cuore.
 
 
 
 
 
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«Vorreste dirmi che c’è una vittima all’interno dell’edificio?» Megure era appena arrivato, ma era stato fin da subito bombardato di informazioni dai tre giovani detective, che in quello stesso momento lo guardavano con un’aria di superiorità come se lui fosse estremamente lento a capire. Era colpa sua se non riusciva a capire al volo una cosa come: “dentro l’edificio c’è un coso che è esploso dall’interno ed è morto” !?
Il giovane Mitsuhiko sarà stato pure un asso a ispezionare, ma il linguaggio specifico non era uno dei suoi pregi, ecco. Non che le informazioni degli altri due sembrassero tanto più dettagliate: parlavano di cadaveri ed incidenti, bombe nascoste ed edifici pericolanti.  E tutti e tre all’unisono, per intenderci.
 
«Potete ripetere tutto, per favore!?» domandò esasperato, chiedendosi se fosse veramente necessario ed utile portare costantemente ragazzini sulla scena del crimine.
Ma in ogni caso, per quanto si scervellasse, la risposta la sapeva già, ma era comunque umiliante essere continuamente surclassati da dei pocopiùchebambini.
Si ricordava come qualche anno prima i suoi colleghi ispettori delle altre prefetture gli avevano riso in faccia alla scoperta che si faceva aiutare da bambini di quinta elementare.
E il bello era che non c’era neanche da biasimarli.
«Allora… oggi nel primo pomeriggio io e Hattori eravamo in auto diretti a Saitama*, quando siamo stati coinvolti in questa esplosione. Sembra essere stata generata da bombe e all’interno dell’edificio c’è un cadavere appartenente a Yukio Ayashiro, sesso maschile, ventidue anni. Probabilmente è una vittima che si trovava all’interno dell’edificio nel momento sbagliato» proferì Conan, riuscendo ad inventarsi con scaltrezza particolari inesistenti per sviare le indagini.
 
Ancora una volta, Megure rimase allibito della quantità d’informazioni che quei tre avevano raccolto da soli. Certo, uno di loro era già un detective a tutti gli effetti, ma il vecchio ispettore era pronto a scommettere che a comandare le indagini fossero stati i suoi due ragazzi, Conan e Mitsuhiko, che praticamente erano cresciuti attorno a poliziotti.
 
«Capisco. Ma… se quello che dite è vero e il cadavere si trova all’interno dell’edificio… VORRESTE DIRMI CHE SIETE ENTRATI LÀ DENTRO RAZZA DI SCONSIDERATI!? POTEVATE FARVI MALE SERIAMENTE, DIAMINE!» urlò ai tre, facendo dipingere sulla faccia di Mitsuhiko una certa consapevolezza.
«Eheheh… dai ispettore si calmi non è successo niente…» borbottò Conan, portandosi una mano alla nuca.
«Però, poteva» obbiettò «Insomma, avete fatto una cosa davvero rischiosa, dovevate lasciare al compito a chi ne ha competenza»
«Ad ogni modo, sarebbe utile indagare maggiormente sulle abitudini della vittima… non crede?» domandò il detective del Kanto, sperando di ottenere il materiale tanto desiderato.
«Non ne vedo il motivo» proferì Megure «Se veramente questo è un incidente come dite voi, non vedo bisogno d’indagare maggiormente su questo punto»
Heiji trattenne una risata: e ora come avrebbe fatto il suo caro amico Kudo ad estrapolare le informazioni di cui aveva bisogno!? 
Un errore del genere era da principianti, fatto più che anomalo visto che il ragazzo in questione era, visto l’allenamento di quegli ultimi dieci anni, esperto nel mentire.
«…Già… però bisogna avvertire la famiglia della vittima, e poi fatto sta che il cadavere è stato trovato in un luogo tecnicamente chiuso a chiave, non crede che sia necessario indagare?» proclamò Conan con una risatina sforzata.
«Già…» ammise l’ispettore, riferendo ai suoi sottoposti di farsi spedire delle informazioni.
Il detective del Kansai lasciò andare un sospiro di sollievo: non sapeva come se lo era scordato, ma Conan era il migliore a salvarsi all’ultimo minuto.
In modo più o meno dignitoso a seconda delle situazioni, s’intende.
Improvvisamente, da una delle tante macchine della polizia che stazionavano lungo il marciapiede, un poliziotto della scientifica uscì.
Questo, senza aspettare troppo si diresse imperterrito verso il giovane Mitsuhiko, per dargli un affettuosa pacca sulla schiena.
«Agente Nikaido!» proclamò il ragazzo aggrappandosi all’uomo che aveva di fronte con poco contegno.
Poi, accorgendosi degli sguardi perplessi degli altri presenti, si scostò, e come un bambino che si vergogna di essere accompagnato dai genitori, proferì: «Ehem… lui è Nikaido Norio, ve ne avevo già parlato, no? »
«Sì…» mormorò Heiji, guardandolo stranito.
Conan lasciò andare una risatina nervosa.                                                           
La situazione stava degenerando. E di brutto, anche.
«Allora... Naoki e Takao erano sono venuti con te?» chiese Megure, incominciando a perdere la pazienza.
«Sì, stanno prendendo il materiale dall’auto» rispose l’agente in tono solenne.
«Perfetto, possiamo cominciare l’indagine vera e propria.  La vittima è Yukio Ayash…»
«Conan! Finalmente eccoti! Ti dovrei parlare di una cosa importante»
Una voce femminile interruppe il seccatissimo Megure, che, non riuscendo a capacitarsi del motivo per cui quel giorno stavano mettendo il triplo del tempo a svolgere le normali procedure, urlò: «E ORA CHI DIAMINE È !??? »
Ma fu Conan quello più sorpreso, che sgranando gli occhi oltre misura pronunciò: «Ai? »
 
 
 
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Qualche minuto prima
 
 
 
Il mezzo era affollato.
Decine e decine di persone si accatastavano fra di loro, sobbalzando a ogni singola frenata e rotonda.  L’aria era pesante, il caldo insistente che dominava la vettura scaldava i nuovi passeggeri, provenienti da fuori, dove aleggiava la fredda aria di gennaio, ma allo stesso tempo accaldava quelli a viaggio ormai avviato, che erano letteralmente immersi nel sudore.
Tra le poche persone che avevano il privilegio di stare a sedere, vi era una ragazza. I suoi lineamenti non erano troppo pronunciati, come se non fosse del tutto giapponese. Anche i suoi capelli ramati a caschetto, sembravano attenersi a questa ipotesi.
Ella guardava fuori dal finestrino, con aria più che assente.
Sembrava in stato dormiente, o comunque esterna da quella situazione.
Nonostante l’afa che si protraeva in quel luogo, non si era ancora slacciata il giubbotto.
E non sembrava neanche minimamente accaldata, tra l’altro.
«Devo fare ciò che è più giusto» mormorò piano, scandendo sillaba per sillaba.
Era in situazioni come questa che si sentiva come divisa in due: anche se sentiva il dovere, e il bisogno, di rinunciare a quella finzione che lei e Conan avevano creato per Ran, una parte di lei, dal più profondo delle sue viscere le diceva di lasciar perdere e non preoccuparsi per gli altri.
Conan era una delle poche persone che le aveva dato affetto, insieme ad Agasa e i Detective Boys, e per una volta che lui, anche se per finzione, era obbligato a stare con lei un po’ più del dovuto poteva anche non pensare alla ragazza dell’agenzia investigativa.
In fondo di cosa si preoccupava!?
Lei aveva avuto l’amore di Shinichi fin da bambina, ed era palese notare come questo non si fosse intaccato.
Possibile che non notasse quanto Conan fosse cotto di lei!?
Le aveva dato pure un bacio, non serve certo essere un detective per capire delle cose del genere. 
La ragazza batté un pugno contro lo schienale davanti, e alzò lo sguardo al cielo.
Forse Ran si sentiva persa, senza che il suo tanto amato fratellino le corresse dietro con gli occhi a cuoricino tutte le sante volte…
Forse…
«Oh-oh»
La scienziata sgranò gli occhi, stupita di quanto il destino si divertisse a beffarsi di lei.
Eccola lì, la signorina che dominava i suoi pensieri.
Era in piedi, insieme all’amica. Con una mano si teneva, e con l’altra impugnava salda la borsa, per evitare sgradite sorprese.
Ai sentì il bisogno di scomparire.
Come poteva, sorridere e magari salutare una persona di cui sparlava poco prima!?
Si mise il cappuccio, e si allacciò il giubbotto al massimo.
 
Una colomba non si comporterebbe così… una colomba non fa simili pensieri…
I corvi sì.
 
Stupida, stupida, stupida.
 
Cosa diamine stai facendo Shiho!?
 
Forse finalmente aveva capito il problema. Non era Ran a essere stupida o gelosa, era lei, quel brutto corvo del malaugurio a nutrire un certo sentimento…
 
Invidia.
 
 
Era quella la dura verità.
Era diventata una di quelle bisbetiche invidiose che lei stessa tanto ripudiava.
Cosa le aveva fatto veramente Ran?
Le uniche cose che alla scienziata venivano in mente erano l’essere troppo bella e troppo spensierata.
Parlare con lei doveva essere qualcosa di piacevole, che ti fa sorridere e ti tira su di morale. Che distoglie i problemi e ti lascia il fascino di intrattenere una conversazione con una ragazza aperta, solare e dannatamente carina.
Non come qualcuno che porta solamente sventura nelle vite delle persone che incontra.
Già, se esisteva un difetto nella ragazza dell’agenzia investigativa era l’essere semplicemente troppo perfetta.
Non aveva il coraggio di salutarla, dopo tutte quelle cose spiacevoli che aveva pensato di lei.
 
Però, d’altra parte, Ran non era del tutto al sicuro: secondo la lettera che Conan aveva decifrato la ragazza in questione era tenuta d’occhio dall’organizzazione.
Il motivo restava ancora un’incognita, ma per quanto strana fosse la questione fatto era che era troppo pericoloso lasciarla vagare per Tokyo indisturbata.
Aprì la sua borsa a tracolla, e tirò fuori una scatoletta: dentro di essa, ordinate in diversi scompartimenti, risiedevano delle pellicole trasparenti.
Ella ne prese una, e si alzò in piedi. Bastò qualche secondo e il suo posto era stato occupato.
La scienziata, con una buona dose di scaltrezza, sfiorò i pantaloni della ragazza dell’agenzia investigativa e, alla prima fermata, uscì soddisfatta.
 
Almeno qualcosa di utile lo hai fatto, ottimo lavoro Shiho!
 
 
A questo punto le bastarono pochi secondi, per farla ri-immergere nei pensieri.
Doveva chiarire con Conan, per Ran.
E non solo, quella situazione incominciava a confondere pure lei, non aveva la più pallida idea di cosa sarebbe successo andando avanti così.
Erano in momenti come questi che si domandava cosa sarebbe stato meglio per lei, se avesse fatto bene a scappare dall’organizzazione facendosi ospitare e aiutare per anni da persone troppo gentili, che le donavano affetto.
 
Affetto che non meritava.
 
Non sarebbe stato meglio rimanere schiava a vita dell’organizzazione!?
Non avrebbe fatto soffrire nessuno, nessuno avrebbe pianto… nessuno si sarebbe importato di lei.
 
 
Praticamente il mondo perfetto.
 
 
«Basta» scandì guardando il pavimento.
Ormai il danno era fatto, e non si poteva tornare indietro.
Purtroppo ormai era entrata nelle vite di un sacco di persone, facendole correre un sacco di rischi.
Non era male se ogni tanto faceva qualcosa di utile, dopotutto.
Doveva chiarire, aiutare e non interferire.
Un piano da attuare il prima possibile.
 
«Oh, eccoci!» mormorò alzando lo sguardo verso un edificio distrutto.
Se le sue intuizioni erano giuste, Conan doveva essere nei paraggi.
Vagò per qualche minuto, senza ottenere il minimo risultato.
Vedeva solo feriti, avanzi di auto e pezzi di lamiera.
Un posto ospitale, tutto sommato.
Ma quando stava per perdere la pazienza, notò un piazzale pieno di auto della polizia: «Bingo!» borbottò, dirigendosi sul posto.
Infatti non si era sbagliata: eccolo lì, il detective preferito di lei e Mouri.
Solitamente avrebbe aspettato prima di interrompere le indagini, ma qui non si trattava di un suo capriccio, e la faccenda era importante.
«Conan! Finalmente eccoti! Ti dovrei parlare di una cosa importante» avvertì, sperando vivamente di essere ascoltata.
Anche se, essendo realistici, era piuttosto raro riuscire a staccare Conan dai suoi casi, ma la speranza era l’ultima a morire, in fondo.
«E ORA CHI DIAMINE Ė!?» sentì urlare, stupendosi non poco.
A parlare era l’ispettore Megure, in versione piuttosto nervosa.
«Ai?» udì poi pronunciato in tono incerto, quasi non convinto.
Era Conan, quello stesso Conan che aveva rubato il cuore a lei e a Mouri.
Quello stesso Conan che tutt’ora non aveva capito di averlo fatto.
«Sì… potresti venire con me…? Ti prego, è importante» pronunciò con voce fredda e tremendamente calma.
Perfetto, se aveva una minima possibilità di far sembrare un’urgenza quello che aveva appena detto l’aveva completamente annientata.
«Non posso! Non vedi che sto investigando!? » rispose seccato il suddetto.
 
Come volevasi dimostrare… eh Shiho?
Chi smetterebbe di lavorare per un corvo come te??
 
«Ma certo!» borbottò in modo impercettibile la scienziata.
Per far smuovere il giovane Kudo, bastava mettere in ballo una certa fanciulla…
«È importante» ripeté con voce salda «Ti prego, Conan, ascoltami è per il bene di Mouri»
«Ran?» pronunciò questo esterrefatto.
Qualcosa diceva alla scienziata di aver fatto centro.
«C-Cosa è successo a Ran??»
 
Wow… è incredibile quanto Conan sia facile da ingannare, eh Shiho?
 
 
«È una cosa privata. Vieni con me, a casa del Dottor Agasa avremo tutto il tempo di parlarne» spiegò lei, senza scomporsi.
Doveva sembrare un robottino, a giudicare dalla faccia con cui i poliziotti la stavano guardando.
«Eh!??» stavolta era Mitsuhiko a parlare, rosso di quella che poteva essere invidia.
La scienziata accennò un sorriso, che seppure impercettibile, le illuminò lo sguardo.
Mitsuhiko arrabbiato era uno spettacolo esilarante, ed aveva bisogno di qualcuno che le tirasse su il morale. Ma ora, aveva altro a cui pensare.
«Allora?? Vieni sì o no??» chiese la ragazza, vedendo Conan digrignare i denti.
Messo alle strette tra amore e lavoro, eh!
Sarebbe stato davvero interessante sapere cosa avrebbe scelto.
«Mh…» mugugnò Conan, pronto ad esprimere il verdetto «E va bene. Hattori, mi fido di te, cerca di portare a termine le indagini nel migliore di modi»
 
«Ma Conan!» sbottò Mitsuhiko «Come, ci lasci così!? »
 
«Sì…» borbottò questo «andiamo, Ai»
 
La ragazza annuì, un poco malinconica: con questo fatto, aveva avuto la conferma di quello che aveva sempre creduto: a Conan importava poco o nulla del corvo, nella sua mente c’era solo lei, l’unica e inimitabile colomba.
 
 
 
 
NOTE:
Saitama= cittadina vicino a Tokyo
 
^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*
Buondì! (^_^)
Ecco il dodicesimo capitolo,
Ormai è inutile scusarsi per il ritardo,
Questa volta ho avuto anche una specie di “crisi dello scrittore”: mi ero demotivata a tal punto da non riuscire a scrivere :(
Non che ora ne sia totalmente uscita, ma ho recuperato un briciolo di autostima! ^^
(Con un briciolo, si intende proprio un briciolo -. -)
Comunque siete stati voi ad avermi dato uno stimolo in più con le vostre bellissime recensioni, siete proprio fantastici se riuscite a motivare una depressa cronica come me!
Il capitolo doveva essere più lungo e comprendente qualche risvolto sul caso, ma ho deciso di pubblicare questo pezzo e non farvi aspettare più di quanto avete dovuto! ^^’
Sono veramente una
persona orribile… >_<
Dicevamo?
Quante persone ho trollato? Chi è che, notando il riferimento al divano del capitolo precedente ha pensato male??
Okita la consola, a modo suo, ma la consola e basta.
Comunque non vi biasimo, anch’io sarei caduta in questo tranello…
(Per chi invece ha indovinato… BRAVO/A !!! Sei molto più intelligente della scrittrice!!! )
-_-  Ehm… ANDIAMO AVANTI.
 
 
 
Ah, voi Shin/Shiho che state leggendo volete uccidermi!?
Prego, fate pure -_-

 
A parte gli scherzi, non temete troppo, la Conan/Ai è una coppia che personalmente adoro, non la annienterei mai così tanto, ma c’è da dire che questa storia è anche Shin/Ran, quindi non sarà sempre rosa e fiori…
 
Ora le possibilità sono due:
O odiate Shiho per aver incominciato a sparlare di Ran;
O odiate Ran per aver messo i bastoni fra le ruote a Shiho;
(Terza opzione bonus) O odiate me perché pubblico una volta ogni lustro e incasino le cose.
Come!? Tutti avete scelto la terza opzione!? -_-
 
Come sempre, parliamo della trama:
Il simpaticone è all’attacco!
Devo ammettere che ha un modo veramente strano di consolare le persone,
Solitamente chi ha bisogno di un oggetto per spiegare non è bravo con le parole!
(Tipo la sottoscritta… T_T)
Comunque spero di aver reso bene il litigio, il massimo della mia esperienza personale è stato qualcosa tipo “Ehi! Ridammi quel Nintendo, ho ancora una partita da giocare! “XP,
Potete quindi capire che sono andata molto di fantasia X/
Comunque ormai sì sa quanto Okita è incoerente e Ayumi ingenua, tutto sommato credo di non essere andata troppo nell’ OOC.
Poi… POVERO MEGURE!!! U_U
È inutile, per quanto mi sforzi, un mezzo capitolo serio proprio non mi viene XD
Neanche un indagine riesce a fare! Tra agenti fin troppo affettuosi e spiegazioni precisissime ha perso la pazienza!
Poi quando tutto sembra finito… ecco a voi lady positività!
Sul serio Haibara, mi hai rallegrato la giornata -_-
Glielo dico io o voi di smettere di paragonarsi a un corvo!?
Ora poi ha incominciato anche a definire Ran la ragazza perfetta… voi che ne pensate? Ai ha ragione?
Ad ogni modo, spero che questo capitolo vi sia piaciuto,
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito,
Con i vostri bellissimi commenti mi avete rallegrato la giornata! ^_^
Quindi, un grazie veramente sincero per:
shinichi e ran amore _fantasie_ Zanexd22 Hagenti Julie05_ShinRan
 
Grazie mille anche a:
chi ha messo la mia storia tra le seguite: The master of darkness Conan Kid  
Chi ha messo la storia tra le preferite: The master of darkness    
 
Grazie anche a chi legge soltanto! (^_-)
Saluti
Fogli
 
 
 
 
 
 
 
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