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Autore: Fraywood_Granger    04/11/2015    1 recensioni
Ricordate la scena del Malfoy Manor de "I Doni della Morte", quando Draco finge di non riconoscere i nostri eroi? Cosa gli sarà passato per la testa in quei momenti? Nata come one-shot, penso che la dividerò in due-tre capitoli. Non sono del tutto convinta del titolo, in caso lo cambierò in seguito. L'ho scritta ascoltando "Writing's on the Wall" di Sam Smith, quindi se vi va provate ad ascoltarla mentre leggete. Mi farebbe piacere conoscere la vostra opinione, quindi se avete voglia e siete registrati recensite, ne sarei molto contenta! Baci a tutti!
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Pensieri di un Mangiamorte

Prima Parte

Alzo lo sguardo dal libro, guardo la tappezzeria azzurro-argento della mia camera, fisso i piccoli gigli fiorentini color bronzo della carta da parati, osservo il parco e il tempo di fuori. Il cielo è plumbeo, le grandi fronde dei carpini, ormai spoglie della loro chioma, si muovono debolemente.

 

Si sta facendo buio, dovrei dire agli elfi di accendere le torce. O potrei farlo io, mi basterebbe un colpo di bacchetta, sarebbero sufficienti pochi istanti. Ma non ne ho voglia, così come non ho voglia di andare di là, dove so che è appena arrivata mia zia Bellatrix. Presto Greyback e i suoi torneranno dalle loro scorrerie per il Paese; chissà se Fenrir si è procurato qualche bocconcino. Probabile, conoscendolo. Di tutti i seguaci del Signore Oscuro, è forse uno di quelli che mi disgusta maggiormente...

 

“Draco.” Una voce interrompe i miei pensieri.

 

“Madre.” I miei occhi sono diligentemente tornati sul libro che stavo leggendo, facendo finta di niente.

 

“Draco, devi venire subito.” La voce di mia madre trema appena; nemmeno io, che credo di conoscerla piuttosto bene, riesco a capire se per paura o eccitazione. Sento qualcosa che dovrebbe più o meno assomigliare a un tuffo al cuore, ma meccanicamente cerco subito di ignorarlo. Mio padre me lo ha sempre insegnato; rimanere il più indifferenti possibili, seguire e onorare il Signore Oscuro.

 

Peccato che ultimamente io non abbia molta voglia di fare nessuna delle due cose.

 

“Cosa c'è, ora? Fenrir vuole compagnia per potersi gustare al meglio la sua ultima leccornia?” Ascolto distaccato la mia voce, aguzza e sarcastica, come sono sempre stato io, anche se ora come ora non vorrei chiedere quello che ho detto, così come vorrei disperatamente essere qualcun altro, credo. Ma, per dirla con il basso linguaggio dei Babbani, chi se ne frega? Fingo da talmente tanto che persino io sto arrivando a credere che il fittizio sia reale, non so nemmeno cosa voglio davvero. E se non lo so io, figurarsi se importa un minimo anche a qualcun'altro, a una sola, singola persona, basterebbe, di quello che desidero, sempre che si tratti di qualcosa di differente da donne, cavalli o denaro. Da quel punto di vista, qualcuno che si interessi ai miei capricci c'è sempre.

 

Ma a chi voglio darla a bere? Anche se sapessi con certezza di desiderare di essere dall'altra parte, anche se sapessi che vorrei avere una divisa rossa e dorata anziché una verde e argentea, non importerebbe a nessuno comunque. In effetti, io sono solo. Completamente solo.

 

Mia madre inspira di scatto, senza rispondere per qualche secondo almeno a quel che ho detto. Ah già, Fenrir e le sue ragazzine. Stavo dimenticando quel che ho appena detto.

 

“No” dice infine, e io, riscuotendomi, comprendo due cose: la prima, che quel tremore della sua voce che ho sentito prima, quello che ho avvertito anche adesso nel suo timbro basso e pacato, non è paura, bensì pura eccitazione; la seconda, che si tratta di eccitazione da Mangiamorte.

 

E la cosa non mi piace.

 

“Non si tratta di Greyback” continua, e io la ascolto attentamente. “Si tratta di Potter.”

 

Mio padre mi ha insegnato l'indifferenza, fin da quando ero piccolo, strascicata eleganza e indifferenza. Ma questo non è un momento qualsiasi, questo è ciò che aspettavo da anni. Lo hanno preso.

 

È per questo che, prima che lo possa evitare, riflesso inconscio e automatico, i miei occhi si staccano dai caratteri inchiostrati per incontrare gli occhi verdastri di mia madre Narcissa, e lei sorride, felina, come se il fatto di avermi strappato dal mio aplomb abituale fosse una vittoria personale.

 

“Dunque?” chiedo, con voce ferma e sorprendentemente calma.

 

“Lo hanno preso. Ma la Mezzosangue... La Granger, sì, la Granger gli ha fatto un incantesimo alla faccia. Devi venire a vedere se è veramente lui, altrimenti il Signore Oscuro si adirerà molto... Non gradisce essere chiamato per inezie, Draco, tu lo sai...”

 

“Perché io? Non mi importa assolutamente nulla di Potter e di quella sciacquetta della Granger. Non dirmi che tu e zia Bella non ricordate il viso del Ragazzo Che È Sopravvissuto, Madre...”

 

Lei storce il naso. “Vieni immediatamente, Draco. È un ordine.”

 

Va bene. Andiamo a mettere nel sacco Potteruccio, una volta per tutte. Sarà divertente.

 

Mi alzo abbastanza lentamente da far irritare mia madre, che del resto era lo scopo del mio gioco, ma non abbastanza da essere rimproverato. La seguo per i corridoi di pietra, fisso i suoi capelli, biondi come i miei, non ancora grigi, nell'oscurità, che fanno da guida nel buio delle gallerie del maniero, finché non arriviamo in sala. Sento un lieve sorriso dipingersi sul mio volto. Sento un grido, sento il dolore della ragazza propagarsi per la stanza.

 

Sì, sarà proprio divertente.

Fine Prima Parte

  
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