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Autore: BlackDream99    05/11/2015    2 recensioni
"Te lo prometto", le disse Ron, quando l'oscura presenza del dolore aleggiava ancora nelle menti di tutti e due. In un viaggio per terre lontane, il rapporto fra Ron e Hermione si andrà rafforzando, contro quello che pensavano gli altri, contro quello che pensavano anche loro stessi. Una storia limpida che si basa su frasi aleatorie, baci appassionanti, sulla voglia di stare insieme, di perseverare, di continuare ad andare avanti, perché la vita, appena pensi che debba lasciarti in pace, ti rende le cose più difficili di quanto già non lo siano state. Un'ennesima ricerca porterà Ron e Hermione prima su strade buie e scomode, e infine, a quello che desideravano entrambi, forse lui ancor più di lei. Tra lacrime, gioie, congetture e inesperienza, l'amore avrà la meglio. Perché loro sono nati per stare insieme. E insieme resteranno. Per sempre.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Lettura consigliata con: If I Lose Myself - One Republic

Ron pensò parecchi istanti a cosa avesse dovuto fare in una situazione del genere. Non aveva la forza mentale di seguire Hermione, e ancor meno la voglia. Fu infatti una spinta dal cuore che lo portò ad alzarsi da quell'odiato letto e ad uscire dalla tenda a testa alta. Era arrabbiato con sé stesso, ma non per questo Hermione doveva subirne le conseguenze. Guardò a destra, verso l'oceano nero e la città muta, ma sulla parte in discesa della collina Hermione non c'era. 
''L'ho già vissuta questa scena'' pensò Ron sarcastico, ma particolarmente preoccupato. In effetti era una situazione molto familiare, e quello non era un dato del quale andare fieri. Alle spalle della città e della tenda si estendeva una piccolo bosco, non enorme ma molto fitto. 
''Speriamo che non si sia persa lì dentro'' pensò sarcastico. Non aveva sentito il tipico rumore che segue una materializzazione, quindi era certo che Hermione non fosse andata in città. A dirla tutta, disse fra sé, lo sapeva lo stesso; lei stava solo aspettando una sua reazione, ne era certo. 
Un sentiero sterrato battuto dai cacciatori si addentrava sinuoso fra gli alberi e i tronchi spogli e Ron lo prese senza pensarci due volte, non sapendo dove andare gli parve la soluzione migliore. Girava frettolosamente la testa a destra e a sinistra, ma di Hermione nessuna traccia, e neanche nessun rumore, cosa che lo preoccupò parecchio. 
''Sto perdendo tempo''.
Iniziò a correre sul sentiero che cominciava a trasformarsi in una fanghiglia sempre più densa. Alberi a fusto basso e arbusti avevano ormai lasciato spazio ad una vegetazione impenetrabile. Gli occhi di Ron si riempivano ad ogni passo di qualche lacrima in più, e queste divenivano gelide sia per il clima che per ciò che significavano. 
Mentre l'idea di andarsene da quel tetro antro buio cominciava a prendere forma solida, gli occhi azzurri furono attirati da una luce bianca chiara ma sfocata, tra gli alberi. Dopo qualche secondo, inoltre, la luce si mosse repentinamente, zigzagando fra i tronchi. Ron lasciò il sentiero non curandosi di nulla: quella era luce che non poteva appartenere a niente che fosse stato costruito da un umano. La luce continuava a scivolare elegante nella foresta, come se pattinasse. Ron corse all'impazzata per cercare di raggiungerla, e questa un secondo prima si avvicinava ed uno dopo tornava irraggiungibile. Cadde un paio di volte inciampando in alcune radici, saltò un ruscello placido e valicò dei grossi massi, ma non la perse mai d'occhio. Si avvicinò abbastanza da capire che quella che vedeva era solo una  coda, la scia di un qualcosa che ancora non era riuscito a comprendere. Mentre rifletteva, all'improvviso, un dolore lancinante al polpaccio e si accasciò a terra: doveva proseguire, ma non poteva. 
''Aspetta!'' urlò, e con sua immensa sorpresa la scia luminosa terminò la sua corsa e al suo posto, dall'alto delle chiome fitte, apparve uno strano animale; l'essere che emanava quella luce pura. 
''Ma... ma io ti conosco!'' esclamò Ron meravigliato, dimenticando il dolore. Respirava a fatica, ma il fatto che il Patronus avesse obbedito alla sua richiesta lo aveva rincuorato.
''Io ti conosco!'' ripeté ad alta voce, come se averlo fatto una volta sola non fosse bastato. 
''Anch'io ti conosco se vuoi saperlo''.
Silenzio.
Ron rimase a bocca aperta per qualche secondo. Era sicuro di averlo immaginato. 
''Che... che cosa?'' domandò, prendendosi per scemo da solo.
La lontra alzò i piccoli occhi al cielo, poi disse, con lo stesso tono sgarbato e noncurante: ''Se riuscissi a chiudere la bocca ed a concentrarti su di me forse capiresti. Forse, eh''. 
Ron batté gli occhi fortemente, sperando di ritrovarsi da solo quando li avesse riaperti. Invece la lontra rimase lì, ferma a mezz'aria intenta a guardarlo come se egli fosse stato un essere inferiore. Il senso di stupore che aleggiava nella notte sparì quasi subito, andò subito al sodo: ''Dov'è Hermione?'' chiese impaziente. Il Patronus fece come se non l'avesse sentito. Ron si alzò e le si avvicinò cercando di apparire arrabbiato, ma la situazione prendeva sempre più del comico man mano che andava avanti. 
''Ti ho chiesto - disse sottolineando meglio le parole - dov'è Hermione''.
La lontra lo degnò finalmente di uno sguardo serio. Aspettò qualche secondo prima di rispondere: ''E perché dovrei saperlo, scusa?''.
Più pensava a quello che stava succedendo, più non riusciva a spiegarselo. La lontra aveva dei veri e propri atteggiamenti umani, o meglio femminili, come lo scostare la testa di lato mentre le si parlava e l'alzare gli occhi al cielo in maniera sarcastica. 
Si concentrò poi sulla conversazione: era stanco di essere preso in giro da un Patronus: ''Sei il suo Patronus, quindi lei deve essere qui vicino, o comunque non lontano. Se mi facessi il piacere di dirmi dove si trova ne sarei felice, visto che è buio, siamo in un desolato e dimenticato bosco del sud dell'Australia, fa freddo e sono preoccupato per lei''. La lontra prese per un attimo l'espressione di chi è stato colto sul fatto, poi si alzò in aria di qualche centimetro, studiando attentamente Ron. 
''Se non vuole parlare con te un motivo credo ci sia'' disse con un sorriso ironico.
Ron si indispettì: ''È probabile, ma non sono comunque affari tuoi. Dimmi dov'è, se lo sai, o vattene, mi hai fatto perdere già troppo tempo''. 
La lontra mantenne l'atteggiamento sprezzante e disse: ''Come sei acido, figlio mio''.
''Senti chi parla''.
Per la prima volta il Patronus rise, anche se fu evidente lo sforzo di mantenere l'espressione impassibile. Ron attese in silenzio, prima o poi era sicuro che la lontra avrebbe ceduto. Si scrutarono torvi, ma il Patronus aveva mantenuto, suo malgrado, l'espressione divertita appena successiva ad un sorriso.
''E va bene!'' esclamò finalmente dopo parecchi secondi, e si lasciò andare ad una risata meravigliosamente familiare. Ron azzardò un'ipotesi che ricacciò subito nella testa, si doveva concentrare solo su quella assurda situazione. 
La lontra continuò a ridere sfrenata e l'istinto di Ron per un momento gli suggerì di andarle dietro, ma sarebbe stato parecchio ridicolo, e non era dell'umore giusto.
''Insomma?'' chiese piano, come per non disturbarla. Nel silenzio sentì uno strano rumore indistinto e continuo che proveniva dalla sua destra, nel buio opprimente.
La lontra si fermò qualche istante dopo la domanda di Ron, e rispose con tono stranamente calmo e profondo: ''Dai, non fare lo stupido...''.
Lui alzò il sopracciglio senza rispondere e il Patronus aggiunse: ''Credo che tu abbia capito...''. 
Ron decise di restare sulla difensiva ora che il clima si era un po' disteso, anche perché non è che poi avesse afferrato appieno: ''Cosa avrei dovuto capire, scusa? È una situazione irreale, probabilmente sto solo sognando e quando mi sveglierò troverò Hermione ancora di fianco a me, magari con la mano stretta alla mia''. Voleva in parte verificare la sua teoria, per quanto particolare fosse. Stavolta era il Patronus ad esser stato colto di sorpresa, si capiva che non si aspettasse un'affermazione del genere dal leggero tremolio che aveva assunto la sua coda. 
''Secondo te? Che succede? Cosa sono io?'' domandò con voce divertita.
Ron sorrise e si affrettò a rispondere, gli era tornato in mente che stava passando troppo tempo: ''Sicuramente sei un Patronus, e sei il Patronus di Hermione'' cominciò, e la lontra fece come per applaudirlo. Poi proseguì: ''Ma non so come tu faccia a parlare o a muoverti per conto tuo, quindi ti prego dimmi dov'è lei o se non lo sai aiutami a trovarla, penso che l'abbia persa anche tu in questo caso''. 
Con sorpresa di Ron la lontra scoppiò a ridere. Volteggiava elegantemente nel vuoto contorcendosi dal divertimento.
''Cosa c'è da ridere!?'' urlò lui, odiava il fatto di non riuscire a capire. 
La lontra continuò a ridere per un altro minuto prima di rispondere a Ron, mentre quasi piangeva dalle risate: ''E quindi secondo te io penso da sola?''.
Ron rimase esterrefatto, non riusciva a capire cosa volessero dire quelle parole.
''Io... non lo fai?'' balbettò. 
La lontra scosse la testa lentamente. Poi disse rapida sorridendo: ''Devi arrivarci, Ron, trovami''. Era la voce di Hermione. Ma non fece in tempo a comprendere il senso della frase che improvvisamente il Patronus svanì con un ultimo sorriso. Svanì la luce e il rumore e Ron restò da solo nella fredda oscurità della notte, mentre il lontano rumore prendeva una forma sempre più distinta.
   
 
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