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Autore: Lynn Universe    05/11/2015    2 recensioni
E se il mondo delle gemme non fosse riservato solo a quelle creature di luce?
E se anche gli umani volessero iniziare a capire e a comprendere?
L'incontro tra Jackie e la gemma Lapis Lazuli creerà un nuovo intreccio tra questi due mondi.
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Avvertimento spoiler per chi non ha ancora finito di vedere gli episodi della seconda e terza Stevenbomb.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Lapis Lazuli/Lapislazzuli, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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I am Lapis Lazuli

Act. 4: Fusions

 
-Ow, ow! Fai piano!- Brontolai tenendo lo sguardo fisso sul mio stesso braccio mentre Lapis continuava a tamponarlo con un panno freddo.
-Scusami, voi umani siete così delicati.- Rispose lei con un sospiro seccato mentre contorceva il viso in una leggera smorfia.
Sembrava sempre più confusa mentre avvicinava il viso al braccio, poggiando il panno sul tavolo della cucina per esaminarlo con attenzione.
-Jackie, il tuo braccio sta cambiando colore.- Quelle parole le uscirono dalle labbra come un sussurro.
-Cosa?- Chiesi leggermente confusa mentre abbassavo lo sguardo verso la parte dolorante.
Effettivamente stava cambiando colore, la zona si era colorata di un blu scuro che cambiava colore diventando rosso scuro verso il centro della ferita.
-Oh, è un livido. Non è nulla di grave, fa solo molto male.- Sospirai mentre tastavo i contorni del livido, rabbrividendo leggermente a quelle fitte dolorose.
Accidenti, per una misera caduta avevo una ferita da non sottovalutare sul braccio. Fortunatamente era il sinistro, mi sarebbe bastata una fasciatura.
Non appena alzai lo sguardo verso di lei la trovai imbambolata a fissarmi la ferita con una delle espressioni più confuse che le avevo visto fare.
-Certo che voi umani siete davvero, davvero strani.- Concluse con un sospiro mentre tornava a tamponarmi il braccio, quella volta con più delicatezza.
Era una brava ascoltatrice e imparava in fretta, mi aiutò a sistemare la fasciatura e a stringerla quel che bastava per non macchiarmi i vestiti con il sottile strato di crema che avevo sparso sulla ferita.
Una mezz’oretta dopo “l’operazione” mi ritrovai sul divano del salotto a guardare la televisione.
La mia camicia preferita, ormai da buttare per via di uno squarcio sul braccio sinistro, riposava sul bracciolo su cui poggiavo il braccio destro e Lapis era alla mia sinistra che continuava a guardare interessata le immagini che si susseguivano sullo schermo.
Non era un programma poi così interessante, parlava di qualche tipo di mammifero acquatico tra cui orche e delfini. Avevo visto quel tipo di documentario almeno cento volte ma non riuscivo proprio a cambiare canale.
Però dovevo parlarle, non potevo far finta di non avere nulla di cui discutere e quello era il momento perfetto.
Mi schiarii la gola prima di girare lo sguardo verso di lei, il cuore iniziava già a galopparmi nel petto al pensiero delle parole che stavo per pronunciare.
-Lapis, io…so che è tutto molto complicato per te, però ho bisogno di chiedertelo. Come fai ad avere la gemma di Jasper?- Le chiesi, una nota di nervosismo si poteva chiaramente individuare nel mio tono di voce.
In quell’esatto momento il suo atteggiamento cambiò. Non sembrava più interessata a quelle immagini, ora il suo sguardo era rivolto verso il pavimento in un’espressione infastidita dalla questione che avevo appena sollevato.
-Jackie.- A quella parola susseguì un sospiro il cui unico scopo sembrava quello di scaricare la sua stessa tensione.
Iniziai a preoccuparmi, non l’avevo mai vista così tesa per una semplice conversazione.
-Credimi, non avevo intenzione di tenertelo nascosto per troppo tempo, è solo che…-
Si fermò di colpo, girando lo sguardo verso di me per poi distoglierlo immediatamente, corrugando la fronte come se stesse pensando a cosa dire.
-Io non mi fidavo. Non avevo idea di come avresti reagito, non avevo idea di cosa avresti pensato di me se solo ti avessi detto che la stavo ancora tenendo prigioniera anche dopo tutto quel tempo passato ad essere Malachite.- Il suo tono era incerto mentre si stringeva nelle spalle, avvolgendosi le braccia intorno al busto come se bastassero a creare uno scudo che comunque non sarebbe servito a nulla.
Quindi era per quello che non aveva detto nulla?
Era per quello che mi aveva tenuta nascosta tutta quella faccenda?
Non ebbi neanche il tempo di aprire bocca che la gemma riprese a parlare, sta volta dopo un respiro profondo.
-Qualche giorno fa sono uscita di notte, avevo paura che si rigenerasse prima del dovuto. L’ho trovata esattamente dove l’avevo lasciata quando arrestai la fusione quindi non ho esitato a portarla qui, solo ora mi rendo conto del pericolo in cui ti ho messa.- Concluse.
Serrò le labbra, non voleva alzare lo sguardo dal pavimento per incrociare i miei occhi.
Si, il pericolo era vero, non potevo permettermi di nascondere due gemme, di cui una non avrebbe esitato a farmi del male da quello che avevo capito.
Mi presi qualche secondo per pensare.
Rilassai la schiena contro lo schienale del divano e con un respiro profondo incrociai le braccia al petto, cercando di non fissare Lapis per troppo tempo.
Avevo un’altra scelta?
No, dovevo agire. Non potevo temporeggiare su una cosa del genere, dovevo farlo e basta.
Ne sarebbe andato della mia stessa vita e anche Lapis poteva rimetterci, avevo bisogno di una guida più approfondita.
Dovevo imparare, approfondire la mia conoscenza.
Dovevo imparare a combattere.


La sabbia fresca del bagnasciuga mi aiutava a sopportare la calura di quelle notti.
Non riuscivo a dormire, proprio non ce la facevo.
Decisi di schiarirmi le idee con una camminata sulla spiaggia, avevo un sacco di cose a cui pensare.
Alla fine avevo parlato a lungo con Lapis quella sera, a quanto pare aveva un piano.
Non appena Jasper si fosse rigenerata lei avrebbe usato i suoi poteri per incatenarla nuovamente. Probabilmente sarebbero bastati, o almeno ci speravamo entrambe, la cosa più importante era il tempismo.
Jasper non si sarebbe rigenerata in fretta, aveva perso troppa energia durante la fusione, ma ormai non mancava molto. Era questione di giorni, forse una settimana.
Sospirai e alzai lo sguardo verso il cielo, almeno quella notte non c’erano nuvole a bloccare la vista mozzafiato di quella galassia.
Era così strano guardare il cielo e pensare che alla fine era vero che non eravamo soli, che c’era dell’altro da vedere e conoscere.
Un lieve sorriso mi apparì sulle labbra al pensiero della mia prima esperienza con gli alieni, mi ci ero buttata a testa bassa senza neanche pensare alle conseguenze.
-Tu…-
Una voce delicata risuonò nelle mie orecchie, trascinandomi di nuovo a terra mentre ne cercavo il proprietario.
Mi sorpresi nel vedere che era Perla, l’ultimo individuo che mi sarei aspettata di incontrare in certe circostanze.
La lieve luce della Luna le illuminava il volto con delicatezza, sembrava altrettanto sorpresa di vedermi lì a quell’ora così tarda.
-Hey…- Riuscii solo a pronunciare quella misera parola.
Era la prima volta che la prendevo in solitaria, non avevo idea di come continuare la conversazione.
A quel saluto il suo viso si ammorbidì, potevo individuare anche un sorriso accennato che si faceva strada sulle sue labbra.
-Un po’ tardi per uscire,  non credi? Voi umani non dormite di notte?- Mi chiese con un sospiro leggero mentre si voltava verso l’oceano.
-Beh, si, non riesco a dormire.- Risposi distogliendo lo sguardo da lei, abbassandolo automaticamente verso la sabbia bagnata.
Ero leggermente nervosa però dovevo utilizzare quell’incontro per parlarle di quello che avevo in mente. Lei sapeva usare le armi e io avevo bisogno di qualcuno che mi insegnasse ad usarle, o almeno che mi insegnasse ad impugnare qualcosa di appuntito.
-Oggi, quando abbiamo parlato di Rosa, grazie per avermi ascoltata.- Mormorò, tenendo lo sguardo fisso sulla superficie increspata dell’acqua.
A quelle parole alzai istantaneamente la testa, girando gli occhi verso di lei.
Mi aveva sul serio ringraziata solo per averla ascoltata?
-Nessun problema, mi piace ascoltare e poi era una storia troppo interessante per non essere ascoltata.- Risposi con un lieve sorriso, sperando che bastasse ad esprimere la mia sincerità.
-Mi fa piacere che ti sia piaciuta, Steven ci teneva a renderti partecipe di quello che sua madre ha fatto per questo pianeta.-
Quelle parole uscirono come un sussurro dalle sue labbra, seguite da un lieve sorriso mentre alzava lo sguardo verso le stelle.
Era una vista incantevole, era un essere così delicato nei movimenti e nelle forme.
Ma non dovevo distrarmi, il mio obbiettivo era una richiesta semplice e concisa.
-Perla, io rispetto la causa di Rosa.- Iniziai, voltandomi verso di lei.
A quelle parole il suo sguardo si spostò istantaneamente su di me, le palpebre leggermente alzate in un’espressione di sorpresa alle parole che avevo appena pronunciato.
-Credo in quello che mi hai raccontato, credo in quello per cui avete combattuto, quindi ti prego…- Presi una pausa breve, che mi servì per deglutire e rilasciare la grande tensione che avevo accumulato nel pronunciare quelle parole.
-Insegnami a combattere.- Conclusi.
Avevo i pugni stretti, ero tesa.
Avevo scelto con cura le mie parole, ci avevo provato con tutta me stessa.
Alcuni secondi passarono, q l’unico suono che riuscivo ad udire era quello delle onde del mare e del vento leggero che mi sfiorava i capelli.
I suoi occhi si illuminarono e un lieve sorriso si affacciò timidamente sulle sue labbra.
-Io sono veramente molto contenta di sentir dire qualcosa del genere da un umano, penso che sia la prima volta che sento pronunciare queste parole da uno di voi.-
La sua espressione si addolcì in un sorriso prima di contorcersi in una smorfia di incertezza mentre abbassava lo sguardo.
-Però…sei molto debole, non potrò insegnarti altro che le basi per ora.- Sospirò prima di stringere i pugni, alzando lo sguardo verso di me.
Io ricambiai il suo sguardo, attenta ad ogni parola che aveva pronunciato.
-Iniziamo il prima possibile.-
 
E mantenne la sua parola, iniziammo l’addestramento dal giorno seguente.
Lapis si preoccupava, e a modo suo lo esternava, ma fortunatamente non si era mai opposta a quella mia scelta. Anche lei aveva capito che non potevo starmene con le mani in mano in attesa del peggio.
Le sessioni di addestramento erano lunghe, spesso iniziavo la mattina e finivo nel tardo pomeriggio. Perla era un’insegnate molto esigente, non accettava neanche delle pause molto lunghe.
A volte mi chiedevo se capiva che ero solo un’umana e che avevo anche bisogno di riposo, ma non appena le gambe iniziavano a tremare o le braccia si bloccavano per colpa dei crampi, arrestava ogni attività che stavo perseguendo.
In un certo senso si prendeva cura di me, mi dava una mano per rialzarmi se cadevo o consigli se sbagliavo dei movimenti.
‘Diventerai un cavaliere, te lo assicuro’ mi ripeteva quasi ogni giorno quelle parole, ed oltre ad insegnarmi a combattere mi insegnava a proteggere, a dare tutto quello che potevo offrire alla persona che stavo proteggendo.
E come potevo dirle che non avevo intenzione di farlo se già lo stavo facendo di nascosto?
Stavo già dando tutto quello che avevo per proteggere Lapis, stavo già offrendo la mia vita per donarle la libertà.
E più i giorni passavano più la mia ansia si faceva sentire e la tensione nel mio stomaco cresceva, quasi mi levava il respiro se ci pensavo troppo.
Naturalmente non mi allenavo mai da sola, c’era sempre una delle altre due gemme a supervisionare il tutto. Anche Steven non si perdeva mai una lezione, era sempre entusiasta di vedere le gemme cooperare con un umano.
Spesso Ametista, qualche volta Garnet, ma entrambe facevano il tifo per me.
Non mi sarei mai aspettata un supporto del genere da parte loro eppure erano lì, mi seguivano passo per passo e grazie a Steven anche io imparai a conoscerle meglio.
Naturalmente con Perla avevo sempre le conversazioni più interessanti, aveva sempre qualcosa di nuovo da raccontarmi e io, naturalmente, non riuscivo mai ad interromperla mentre spiegava ciò che erano le Crystal Gems, chi era Rosa e cosa aveva fatto per la Terra.
Ametista era praticamente una teenager. Pigra, sempre pronta a fare qualsiasi cosa pur di divertirsi e mangiava di tutto, in un certo senso mi ricordava me stessa anche se io non riuscivo a divorare un anguria in meno di dieci secondi.
E poi Garnet, lei era veramente misteriosa. Se parlavo con lei ricevevo in risposta delle frasi corte e concise o, a volte, un semplice si o no.
Solo quando le chiesi come mai aveva due gemme al posto di una mi prese da parte all’interno della casa di Steven.


Avevo appena finito gli allenamenti, ero ancora bagnata di sudore.
Non mi ero neanche levata le fasce dalle mani, a quanto pare aveva intenzione di spiegarmi un paio di cose.
Mi fece cenno di sedermi sul divano e, senza aspettare oltre, andai a sedermi su quei morbidi cuscini.
Finalmente un po’ di riposo, avevo i muscoli a pezzi.
-Jackie, Steven ti ha mai parlato delle fusioni?- Iniziò, sedendomisi accanto.
Sicuramente non me ne aveva parlato Steven, avevo un’altra fonte che mi aveva raccontato qualcosa in materia, ma non avevo mai approfondito l’argomento.
-No, non…so neanche cosa significa in realtà.- Risposi alzando lo sguardo verso di lei.
Odiavo ammetterlo, ma fortunatamente sapevo mentire.
Garnet poggiò la schiena contro lo schienale del divano e prese un respiro profondo, a quanto pare era un argomento importante per lei.
-Quando due o più gemme si uniscono per formare un unico individuo, quella è una fusione. Una fusione è un nuovo individuo, con le sue proprie gemme, fornite dalle gemme che si sono fuse, la sua propria personalità e i suoi propri poteri.- Iniziò, abbassando la testa verso il pavimento, come se si stesse concentrando.
-Ma una fusione non è soltanto un “miscuglio” di gemme e poteri, essa riflette la relazione che c’è tra le gemme che la compongono. Alcune sono stabili e durature, fondate sulla fiducia e sull’amore, altre sono tossiche e pericolose, quelle non dovrebbero neanche esistere.- Aggiunse, tornando a guardarmi.
Ero molto colpita dall’argomento, non pensavo che fosse una cosa così complicata e coinvolgente per le gemme. Pensavo che fosse come un robot con dei piloti al suo interno, non un’intera nuova identità capace di prendere le proprie decisioni.
-Wow, è incredibile, sul serio potete fare qualcosa del genere?- Le chiesi, cercando di sembrare il più incuriosita possibile.
Non che non lo fossi, ma non potevo permettermi passi falsi con lei.
-Stai guardando una fusione in questo esatto momento…- Rispose con un sorriso accennato mostrandomi i palmi delle sue mani.
Quelle due gemme rosse scure erano incastonate nelle sue mani alla perfezione, quella di sinistra era sfaccettata con un quadrato al centro e quella di destra invece aveva un triangolo.
Ero molto, molto sorpresa da quanto fosse così...singolare. Un’unica identità, con le proprie caratteristiche.
Da quello che mi aveva raccontato Lapis la sua fusione non le aveva portato altro che dolore e rabbia, e ancora ne portava le cicatrici, ma Garnet, lei era un’altra storia.
-Questo spiega tante cose.- Quelle parole mi uscirono dalle labbra come una specie di risata, ero molto molto nervosa.
La sua risposta fu un semplice movimento della testa, aveva annuito.
-Da quello che ho capito la tua è una scelta volontaria, quindi come mai hai…uh, avete, deciso di restare così?- Chiesi, non riuscivo a distogliere lo sguardo dalle gemme.
-Amore…- Rispose lei, con una voce così delicata e gentile, quasi non sembrava la sua.
-L’amore di Rubino e Zaffiro è ciò che mi tiene insieme, che tiene entrambe legate e non c’è nulla che può separarle.- Aggiunse, quel sorriso non era mai scomparso dalle sue labbra.
Mi trovai incantata a fissarla, ad osservare i suoi lineamenti, ad osservare la sua serenità mentre pronunciava quelle parole, ad osservare il suo essere completa.
Era difficile per me capire come si potesse sentire, capire come poteva essere bello essere completi.
Volevo poter dire lo stesso per me stessa. Quanto desideravo il solo movimento delle mie labbra e la leggerezza nel cuore nel poter dire anche io so cos’è l’amore, anche io posso provare lo stesso tipo di amore ma non sarebbe mai accaduto. 
-Bene, ora devo informarti di un’ultima cosa.- Garnet riprese a parlare, ritirando le mani e chiudendole in due pugni.
-Stai imparando in fretta, non mi aspettavo altro dagli insegnamenti di Perla, è passata solo una settimana e già hai imparato ad usare un’arma. Ma per quanto lei sia felice di insegnare allo stesso tempo ci aspettiamo altro da parte tua. Tutte noi.- Iniziò, il suo tono si era fatto più serio.
-Vedi, se ti ho parlato delle fusioni un motivo c’è e quel motivo si chiama Malachite.-
A quelle parole rabbrividii.
Sentii lo stomaco annodarsi e il cuore saltare un battito a quel nome.
-Malachite è una fusione instabile creata da due gemme che ora sono intrappolate in fondo all’oceano. Erano venute qui per cercarci, sapevano della nostra esistenza a causa di una gemma che è fuggita dalla Terra per tornare a casa e ora lei stessa fa parte della fusione. L’altra è una gemma di alto rango, altrettanto pericolosa ma molto più facilmente controllabile.
Quello che tutte noi ci aspettiamo da te è una collaborazione nel cercare la terza gemma che è arrivata con loro, il suo nome è Peridot e sappiamo che attualmente si aggira nell’area di Beach City.- Continuò, il suo sguardo fisso su di me e quel tono stoico che rendeva l’intera situazione incredibilmente tesa.
Si, già, peccato che quelle gemme erano entrambe nascoste nella mia stanza, o almeno una di loro lo era.
Sapevo bene chi era Peridot e sapevo di cosa era capace ma ero davvero sicura di volermi immischiare in una situazione del genere?
Garnet era in attesa di una risposta e io non riuscivo a percepire altro che il rumore del mio cuore che galoppava nel petto e quella morsa allo stomaco farsi sempre più intensa.
-Io…- Mormorai, alzando immediatamente lo sguardo verso i suoi spessi occhiali.
-Accetto, vi darò una mano per sdebitarmi della vostra pazienza. Soprattutto per ringraziare Perla, le devo molto.- Risposi decisa, stringendo i pugni per la tensione.
Sulle sue labbra riapparve quel sorriso leggero, a quanto pare avevo fatto la decisione giusta.


-Lapis? Sono tornata!-
Lasciai la borsa vicino alla porta d’ingresso e, senza neanche aspettare una risposta da parte della gemma, mi lanciai verso la mia camera, sperando di trovarla lì ad aspettarmi come al solito.
Salii le scale il più velocemente possibile, saltando due o tre scalini per volta ignorando i crampi alle gambe che perduravano dall’allenamento di quel pomeriggio.
Aprii la porta della stanza e quella visione mi lasciò di stucco.
Un brivido mi percorse la schiena e automaticamente serrai i pugni stringendoli con forza mentre mi arrestavo sull’uscio della camera.
Un bagliore arancione-giallastro aveva avvolto le mani di Lapis che reggevano con estrema cautela la gemma striata.
-Jackie, non abbiamo più tempo.- Mormorò, alzando lo sguardo verso di me.
Aveva di nuovo quello sguardo, quell’espressione che andava dalla rabbia alla paura, le labbra serrate e il corpo immobile che non esitava nel trattenere la fonte di quel bagliore.
Era ora. 

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Heyyy ( ͡° ͜ʖ ͡°)
Salve e se state sul serio leggerndo ancora questa storia voglio dirvi soltanto una cosa: o mio dio grazie mille. 
E' tipo tardissimo e ho appena ifnito di scrivere il capitolo quindi si, è arrivato in ritardo e non penso che sia il meglio del meglio ma quello che è importante è ciò che introduce. 
Quindi si, grazie di aver letto la storia e alla prossima! 

-Lynn Universe
  
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