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Autore: Laylath    05/11/2015    4 recensioni
(Spin off de La danza spietata della pantera che, tuttavia, può anche esser letto come storia indipendente)
Dal capitolo 1.
“Madre, che vuol dire shi’te?”
“Mosca bianca.”
“Mosca bianca?”
“Sì, ossia una cosa rara e difficile da trovare: le mosche sono scure, no? Quante mosche bianche ha mai visto in vita sua il principe Shao?”
“Nessuna, madre, nemmeno in autunno quando ce ne sono molte. E quindi io sono una cosa rara? Perché?”
“Perché il principe Shao è del clan Ming… e noi siamo diversi da tutti gli altri clan.”
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lan Fan, Ling Yao, May Chang, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17.
Pensieri di donne



“Donna che non si concede, donna che conquista.”
Proverbio cinese.


Xing, 1919.
 
“Non mi pare che abbia la minima intenzione di tornare a casa o alla capitale e, d’altra parte, nemmeno tu mi sembri dell’idea di farla andare via. Non credo di averti mai visto così affezionato a qualcuno, figlio mio.”
Shan-Ju disse quelle parole senza alcun rimprovero limitandosi a guardare divertita May che faceva una sessione di arti marziali assieme a Mio, mentre Sin osservava con attenzione al margine del campo d’addestramento.
“Diciamo che aveva proprio bisogno di uno stacco netto – ammise Shao – e se le settimane sono diventate mesi non importa. Tu ed il nonno siete molto felici di averla qui, inutile negarlo.”
“La principessa del clan Chang è davvero adorabile – annuì la donna – però è tua sorellastra. Prima o poi dovrai pensare seriamente a prendere moglie, Shao. Tuo nonno ormai ha settantasette anni e vorrebbe morire con la sicurezza che il nostro clan avrà degli eredi.”
Il principe si mordicchiò il labbro inferiore con aria pensosa: al contrario di quanto succedeva col nonno, con la madre non gli andava di avere dei battibecchi, seppure in tono tranquillo. Però era vero che la questione dell’erede stava diventando pressante e non sarebbe potuto fuggire per sempre: aveva quasi ventotto anni ed era nell’età giusta per contrarre matrimonio.
“Chi è lei?”
La voce di Shan-Ju era dolce e comprensiva e Shao nemmeno si girò. Da tempo sapeva che sua madre aveva intuito qualcosa senza però chiedergli spiegazioni. Forse era davvero arrivato il momento di parlarne.
O almeno sfogarmi con qualcuno di cui mi fido – si disse – la questione, tanto, mi pare definitivamente chiusa. Che poi aperta non è mai stata.
Erano passati più di otto mesi dall’ultima volta che aveva visto Sun, per quanto si fossero scambiati diversi messaggi tramite i piccioni viaggiatori. Ormai la situazione politica della provincia Yen e di quelle limitrofe era in corso di stabilizzazione: il territorio del clan Lu era stato smembrato e le zone andate sotto il governo di Sun erano prolifiche e tranquille, senza nessun funzionario testa calda che volesse mettersi contro la nuova signora. Anche i presunti alleati del clan Lu avevano ottenuto delle terre, sebbene Ling avesse imposto nei loro territori la presenza di diversi reparti dell’esercito: a titolo precauzionale aveva detto, ma tutti sapevano che era per tenere sotto controllo chi aveva tramato contro di lui.
“E’ la signora di una grande provincia – disse – che deve passare il nome del suo clan ai suoi figli.”
“Capisco – la mano della donna cercò quella del figlio e la strinse – per suscitare il tuo interesse questa fanciulla deve avere delle grandi doti.”
“Siamo amanti…”
Non seppe perché disse quella frase: era un dettaglio che avrebbe potuto benissimo tacere. Alle proprie madri in genere si evitavano notizie simili, sebbene magari non giungessero del tutto inaspettate.
“Sai, a volte mi sono chiesta come sarebbe stata la mia vita se mi fossi sposata normalmente – ammise Shan-Ju – con tuo padre è stato solo mero dovere, lo sai. Chiudevo gli occhi e aspettavo che finisse, chiedendomi se sarebbe stata la volta buona per restare incinta: non era molto piacevole.”
“Mi dispiace di averti fatto attendere più anni del previsto.”
“Sei stato veloce ad arrivare rispetto ad altri principi, non mi posso lamentare: ho passato solo due anni a corte. Ma per tornare al discorso principale, mi sono spesso chiesta cosa sarebbe successo se avessi trovato un uomo speciale.”
“Non sei facile da accontentare, madre, in questo sei come me.”
“Proprio per questo se l’avessi trovato avrei pensato seriamente di prenderlo come amante: credo che per determinate cose ne valga davvero la pena.”
“Le hai dette al nonno queste cose?” ridacchiò il principe.
“Lui e tua nonna si amavano molto, è diverso: hanno avuto la fortuna di trovarsi e stare assieme per tanti anni senza doversi nascondere. Credo che in certi casi sia proprio destino.”
“Destino… già. Il suo destino sarà sposare qualcun altro: se ci andrà bene ci rincontreremo quando saremo vecchi e vedovi.”
“Quanta amarezza in questa frase.”
“Perdonami se l’idea di doverla attendere per anni ed anni non mi esalta. E mi dispiace anche per colei che sarà la mia sposa: la sto tradendo ancora prima di conoscerla.”
“In qualche modo si farà… e che dici della nostra May? – Shan-Ju cambiò argomento – credi che per lei arriverà il vero amore?”
“Oh, per lei stiamo parlando di una situazione forse più complicata…”
Interruppe la spiegazione perché proprio May lanciò un grido felice e corse verso delle persone che, scortate da alcuni soldati della tenuta, erano appena giunte vicino al campo d’allenamento.
“Capelli biondi – commentò Shan-je – Drachma?”
“No – scosse il capo Shao – Amestris.”
Non avevo dubbi che prima o poi sarebbe venuto da lei.
 
May aveva preso la decisione giusta.
Aveva scelto di restare ospite presso Shao senza andare a cercare Alphonse Elric.
Non gli aveva scritto né altro, lasciando a Ling il compito di dirgli dove trovarla nel caso l’avesse chiesto.
“Mi sento molto diversa da quella che ero anni fa: non voglio corrergli dietro come una stupida ragazzina infatuata. Credo di provare qualcosa per lui, in senso maturo, ma voglio avere conferma dei suoi sentimenti.”
Così aveva detto la principessa una sera che lei e Shao stavano chiacchierando dopo cena.
Era come se May ogni tanto decidesse di crescere all’improvviso, aggiungendo nuove sfaccettature di maturità alla sua persona. Invece di lasciarsi andare aveva scelto di attendere e vedere se le sue impressioni venivano confermate: come se avesse capito che in alcune occasioni fosse meglio lasciar lievitare gli eventi da soli.
E se Alphonse Elric era venuto nella lontana provincia di Ming solo perché c’era May, allora le conferme su quell’amore c’erano tutte quante.
“Crediamo di amarci.”
Lo disse la stessa May circa due settimane dopo che il giovane alchimista di Amestris era arrivato da loro. Era calma, serena, senza quell’eccitazione che la caratterizzava in determinati momenti: era perfettamente consapevole di tutte le difficoltà che quella relazione poteva creare, ma allo stesso tempo preferiva aggrapparsi ai sentimenti che provavano l’uno per l’altra.
“Era evidente, mi pare.”
Anche Shao preferì essere sintetico nella sua risposta, tenendo il medesimo tono di voce.
Sapeva benissimo cosa gli stava chiedendo la sorella facendogli quella confidenza: voleva il suo appoggio quando le difficoltà politiche e sociali si sarebbero fatte sentire. Perché prima o poi lei ed Alphonse avrebbero dovuto lasciare il nido sicuro che la provincia Ming offriva e andare a palesare le loro intenzioni a corte, dallo stesso imperatore.
“Lui approverà.” proseguì May, seguendo i pensieri del fratello.
“Certo, ma si scontrerà di nuovo con il consiglio e con le tradizioni del nostro paese. Il destino di una principessa di Xing è affare di stato, lo sai, e ancora una volta nostro fratello non potrà permettersi di fare quello che vuole. Sarebbe un affronto troppo sfacciato al tuo clan che si è sempre dimostrato fedele.”
“Lo dici in tono così amaro…”
“E’ semplicemente una constatazione di quanto il nostro sistema sociale spesso ci intrappoli – sospirò Shao senza troppi giri di parole – una volta una persona che stimo tantissimo mi ha detto che sarei dovuto diventare imperatore per cambiare le cose: disse che se criticavo così tanto il sistema del mio paese, era comunque ipocrita che facessi ben poco per modificare quello che ritenevo sbagliato.”
“Tu imperatore? – May ci rifletté su per qualche secondo – Non saresti riuscito a tenere a freno la tua lingua, fratello, proprio no. Credo che avresti scatenato le ire del consiglio più di quanto lo faccia Ling.”
“E pensare che sono l’ambasciatore di Xing e dunque dovrei fare della diplomazia il mio stile di vita – ridacchiò lui – ma ammetto che è completamente diverso essere in terra straniera e dover comunque mantenere una certa neutralità. Qui a Xing diventa sempre più difficile: voglio stare lontano da corte il più possibile.”
“Vuoi recuperare te stesso?”
“In un certo modo. Ci sono certe questioni che mi hanno coinvolto più del previsto e una sei tu.”
“Mi dispiace di averti fatto scendere dal tuo piedistallo di mosca bianca…” sorrise lei.
“Ehi, l’appoggio di Shao Ming non è mai da prendere alla leggera – la prese in giro – vedrai che in qualche modo si risolve. Voglio che almeno per te le cose vadano bene.”
“Almeno per me? – la fanciulla lo fissò con attenzione – Perché? A te non sono andate bene?”
“Diciamo che ho scelto una strada abbastanza complicata e adesso ne sto pagando le conseguenze.”
“Scegliere… in amore non credo che ci sia molta possibilità di scelta: quando ti innamori succede e basta, non è così?”
Shao sorrise ammettendo la verità di quelle parole.
“Allora ho la tua promessa? – chiese ancora lei, alzandosi in piedi – Che mi darai il tuo appoggio quando sarà il momento?”
“Hai la mia promessa.”
“Grazie, sul serio! Adesso vado da Al: voglio chiedergli se ha voglia di fare una passeggiata prima di coricarsi. E’ sempre preso dai suoi studi che i momenti liberi sono davvero pochi.”
“Credo che un momento per te lo troverà sempre.”
 
Probabilmente fu l’aver visto May e Alphonse riuscire ad esternare i propri sentimenti, oppure fu il pensiero che presto o tardi una donna estranea sarebbe entrata nella sua vita, ma dopo qualche settimana Shao sentì l’impellente necessità di andare da Sun. Fu una decisione impulsiva, presa nel cuore della notte: si prese premura solo di avvisare sua madre che, dopo qualche secondo di silenzio, gli mise una mano sulla guancia e gli augurò buona fortuna.
Buona fortuna per cosa? Forse stava andando solo a dirle addio, forse l’avrebbe trovata già con dei pretendenti alla sua mano. Forse avrebbe fatto troppo male ad entrambi perché sapevano benissimo che non sarebbe stato il per sempre che avevano desiderato.
E tu sei solo uno scemo ad arrivare al suo palazzo in piena notte, dopo giorni di cavalcate estenuanti, entrare come un ladro scavalcando i muri di cinta con quelle due povere guardie del corpo che sicuramente si stanno chiedendo se hai perso la ragione…
Ma mentre pensava quelle cose poco onorevoli, atterrava con un balzo elegante nel balcone delle stanze della sua amante, occultandosi dietro le tende per evitare che qualche dama di compagnia potesse vederlo e spaventarsi facendo scoprire la sua presenza.
Tuttavia la stanza era quasi del tutto buia e dopo qualche secondo, nel silenzio, riuscì persino a sentire il respiro regolare di Sun che dormiva. Con un sospiro avanzò nel pavimento sino al letto, sedendosi poi accanto alla giovane e contemplandola alla luce di una piccola lampada posata in un basso tavolino poco distante. Rimase così diversi minuti, beandosi della sua semplice presenza, indeciso se svegliarla o meno.
Forse sarebbe la cosa migliore… andartene in silenzio e riprendere la via di ritorno verso casa.
Ma mentre pensava queste cose le posò una mano sulla guancia, in un gesto sufficiente a svegliarla.
“Shao? – lei aprì immediatamente gli occhi: era una di quelle rare creature che riescono a destarsi completamente nell’arco di un secondo – Sei proprio tu?”
“Un vero sciocco, lo so…” sorrise lui, abbracciandola non appena lei si mise seduta tra le lenzuola.
Le loro labbra non persero tempo ad incontrarsi, come assetati che trovano finalmente una fonte nel deserto dopo lunghi giorni di peregrinare. Era così, non ci potevano fare niente: per tutti quei mesi le loro lettere avevano cercato di nascondere la passione che provavano l’uno per l’altra come se, lentamente, avessero provato ad iniziare quel doloroso distacco. Ma tutto quel duro lavoro venne miseramente spazzato via da quei pochi secondi.
“Lo sapevo – mormorò lei tra un bacio e l’altro – sentivo che saresti tornato da me!”
“Allora dovevi tenere queste dannate finestre chiuse – ribadì il principe, iniziando a slacciarle la veste da notte – avresti dovuto impedirmi questa follia!”
“Mai e poi mai – sorrise lei trascinandolo con sé nel letto – le avrei tenute aperte fino alla fine del mondo in tua attesa, Shao Ming. Col caldo, con freddo… vento e pioggia non mi avrebbero fermato!”
“Siamo dei pazzi – sospirò Shao, scivolando tra le sue braccia, in quell’incastro perfetto che i loro corpi avevano imparato a creare – dei pazzi…”
Ma quella pazzia aveva il potere di inebriarlo e non riuscì a pensare ad altro che a giacere assieme alla sua amante.
 
“E così darai il tuo appoggio a May Chang… ne sono felice.”
L’alba li sorprese così, abbracciati l’uno all’altra in quel letto profumato, a parlare del futuro come se fossero una coppia di sposini senza alcuna ombra ad insidiare la loro felicità. Era un atteggiamento davvero stupido e una piccola parte del cervello di Shao continuava a martellare questo concetto nella mente del suo proprietario. Tuttavia il principe non voleva ancora abbandonare quella piccola illusione: si godeva ogni minuto, ogni secondo, nonostante quel dannato conto alla rovescia che portava al momento in cui una dama di compagnia avrebbe bussato per annunciare a Sun l’inizio della giornata.
“In qualche modo risolveremo… oppure il consiglio rovescerà il governo, chissà.”
“C’è sempre la possibilità che lei vada ad Amestris – propose Sun con aria sognante – non penso che le importi molto di stare qui a Xing. E da quanto mi ha raccontato ha diversi amici in quel paese: si potrebbe trovare bene.”
“Chissà… per adesso lei ed Alphonse Elric sono al sicuro a casa mia. Senza fare cose troppo compromettenti, non penso che andranno oltre i baci.”
“Non sono come noi che ci siamo lasciati andare in così poco tempo, vero? Ci dobbiamo considerare un pessimo esempio?” gli occhi scuri di lei brillavano con malizia.
“Indubbiamente!” la baciò lui.
Rimasero qualche minuto in silenzio, limitandosi a scambiarsi effusioni come due gatti impigriti.
Poi, quasi all’improvviso, Sun si fece seria in volto e, messasi supina, si mise a fissare il soffitto con aria assente.
“Ho preso la decisione che fino ai venticinque anni non mi sposerò: l’ho fatto sapere anche all’imperatore e lui ha accolto questa mia richiesta.”
Quella frase bastò per spezzare il bozzolo di illusione nel quale si erano rifugiati sino a poco prima. Shao non rispose, ma anche la sua espressione cambiò, diventando impassibile.
“Essendo io la governante di questa provincia voglio consolidare le basi del mio potere: se mi sposassi subito ci si potrebbe fare l’idea che sarebbe il mio consorte a capo del clan, ma non sarà così.”
“Sai già chi sarà?” Shao fece quella fatidica domanda: se Sun aveva parlato di matrimonio voleva dire che c’erano delle novità che via lettera non gli aveva comunicato.
“Clan Cho, il secondo figlio maschio… ha solo qualche anno più di me. Sarà anche un buon motivo di alleanza, sai? Del resto il clan Cho è quello da cui provengono i metalli per gli automail e questo indurrà i clan che hanno partecipato alla congiura a pensarci due volte prima di tentare altre mosse false.”
E così il rivale aveva finalmente un’identità.
Questo bastò a Shao per provare un feroce odio contro quella persona che nemmeno conosceva, a prescindere che fosse o meno il miglior uomo del mondo. Ma si costrinse a stare calmo: non sarebbe servito a niente far trasparire la sua rabbia.
“Un giorno verrò a sapere che pure tu ti sarai sposato – disse Sun con voce pacata – non so come potrò reagire alla notizia. Credo che impazzirò… lei non potrà mai essere alla tua altezza.”
“E quel giovane Cho sarà alla tua?” chiese sarcasticamente.
“No, non lo sarà – lei si mise seduta, il pallido sole del mattino che le illuminava la pelle bianca del fianco rivolto alla finestra – dopo di te nessuno potrebbe esserlo. Ma non si può fare altrimenti, lo sai.”
“Perdonami se non ti faccio le congratulazioni – ribadì lui – non… dannazione, Sun, dovevi dirmelo.”
“Se te l’avessi scritto, saresti venuto lo stesso da me?” chiese la ragazza con disperazione.
“Ovviamente.”
“Non mentire!”
“Sarei venuto anche prima, stupida, perché proprio adesso non ti fidi di noi due?”
Lo disse con rabbia, forse era la prima volta che usava un tono così duro con lei. Tuttavia c’era la bruciante delusione della sconfitta… quell’inevitabile sconfitta che aveva cercato di evitare fino all’ultimo.
Osservò la sua amante, vedendo come il viso fosse teso per l’angoscia; negli occhi scuri si intravedevano già le prime lacrime e questo lo indusse ad abbracciarla con amore e ad indurla a sdraiarsi di nuovo nel letto.
“Non hai idea di come mi sia sentita quando ho annunciato quella decisione – sospirò lei, abbandonandosi contro il suo petto – era come se il mondo mi stesse crollando addosso. Continuavo a guardare la porta, sperando che tu arrivassi e con qualche magia mi portassi via da quello che stavo facendo… che strappassi quella maledetta pergamena con l’impegno di matrimonio.”
“Se mi avessi avvisato…”
“Non possiamo…” mormorò Sun, lasciando fuoriuscire le lacrime in completa libertà.
La abbracciò e la consolò come avrebbe fatto con una bambina spaventata, ma la sua mente continuava a giacere su un limbo di rabbia, dolore e disperazione. La stava perdendo: quei venticinque anni sarebbero arrivati fin troppo in fretta.
Per un assurdo paradosso gli venne in mente l’imperatore morente: l’aveva dato per spacciato eppure quell’uomo era continuato a vivere ancora per mesi e mesi, prolungando un’agonia che non aveva nessun senso.
E’ lo stesso per noi… stiamo solo alimentando questo dolore.
“Shao… ascoltami…” mormorò lei, alzando il viso.
“Dimmi.”
“Rimani qui… almeno un paio di mesi – una nuova luce brillava nei suoi occhi scuri ed umidi per le lacrime – te ne prego.”
“Sun… come si fa? – le chiese con rassegnazione – Non ho motivo per stare qui, capirebbero tutti.”
“Che capiscano pure – scosse il capo – non importa! Anche se ho preso l’impegno con il Yu Cho fino al compimento del mio venticinquesimo compleanno sono una donna libera, al comando di una delle provincie di Xing.”
“E’ una follia…”
“C’è una piccola tenuta, ad un giorno di viaggio da qui – spiegò lei – mio padre la fece costruire per mia madre ed è lì che sono nata io. Non ci va nessuno da anni, ma si fa in fretta a levare la polvere… io, te, qualche servo fidato.”
“Una governante non si può assentare per qualche mese…”
“Tu lo fai – lo baciò Sun, impedendogli di proseguire – nei tuoi viaggi a Drachma manchi ben più di qualche mese da casa. Ed inoltre… se proprio servo manderanno un messaggero. Me lo devi, Shao Ming… lo dobbiamo a noi stessi. Se proprio ci dobbiamo separare, almeno un paio di mesi solo per noi devono esistere.”
Devono esistere.
Shao non poté far altro che annuire davanti a quell’ennesima fuga.
Siamo solo dei vigliacchi.
 
 




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Capitolo difficile da buttare giù e non sono per niente soddisfatta u.u
Anyway siamo alle fasi conclusive: spero di terminare entro un tre capitoli

 
  
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