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Autore: dreams23    24/02/2009    2 recensioni
Ho sempre amato la pioggia. Ho sempre pensato che i lampi ed i tuoni fossero affascinanti. Il loro rimbombo era come l’eco della mia anima...Non averi mai pensato che l’amore che provavo per le tempeste si trasformasse in paura, dolore e ricordi che non potò mai cancellare. La tempesta ora è il mio peggior incubo... Non avevo più il coraggio di uscire da quella stanza ne di respirare. Non avevo il coraggio di accennare un sorriso o di guardare negli occhi i tuoi genitori. D’altronde avevo ucciso il loro figlio...
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4°capitolo

 

……..

-…Il dolore unisce qualsiasi cosa…-

Questa frase me l’hai detta tu il giorno che sono venuta a piangere tra le tue braccia.

Uno dei tanti a dir la verità…non ti avevo nemmeno accennato il motivo ma tu dicesti

-c’entra mio fratello?- io non risposi, non volevo ferirti.

Eppure stavo piangendo a causa sua e di uno dei suoi passatempi preferiti…umiliarmi.

E da quando ti avevo conosciuto i suoi modi erano peggiorati.

Ma questo tu non lo hai mai saputo e non m’importava, non era necessario che tu lo sapessi.

Ed non sopportava il fatto che potessi contare su di te. Almeno era questo quello che credevo..

-dal tuo silenzio devo dire che la tua risposta è un si..- concludesti infine

-scusa…- ti dissi io senza un apparente motivo

-non devi chiedermi scusa…- ma io veramente volevo chiederti scusa perché ti facevo soffrire…

non avevo il diritto e non era mia intenzione farti odiare tuo fratello

era solo che non avevo nessun altro. Non ti ho mai chiesto nient’altro che ascoltarmi piangere.

A me sarebbe bastato il tuo abbraccio, non chiedevo nient’altro.

Ma a te non batava volevi sapere tutto quello che mi faceva soffrire, ogni dettaglio, ma io non potevo caricarti di pene inutili.

Non potevo sfruttarti, non volevo. Volevo solo qualcuno accanto.

-sai…molte persone sono ciò che mostrano altre ciò che temono.

Io non voglio difendere mio fratello e mai lo farò ma le persone scelgono strade diverse per soffrire…

Odiare è un modo di vedere il lato più sensato delle cose amare invece è quello più irrazionale...

Ma se l’amore porta dolore allora questo può portare all’odio.

Il dolore per quanto sia complicato da descrivere unisce ogni cosa anche la più piccola e lontana.

Ti può far desiderare di morire oppure farti attaccare alla vita più di qualsiasi cosa…-

In quel giorno mi resi conto che tu eri più maturo di quanto dessi a vedere.

Sapevi più di chiunque altro perché tu, in qualche modo, riuscivi a leggere nell’anima delle persone.

Nessuno avrebbe mai sospettato che dietro ad un volto così dolce e angelico come il tuo nascondesse così tante risposte né così tanta protezione.

Non mi hai mai fatto vedere il tuo lato più nascosto.

Non ti sei mai mostrato debole con me. I tratti del tuo viso nascondevano e controllavano perfettamente ogni tua emozione.

Ma in quegli attimi in cui tu credevi che io non guardassi vedevo i tuoi occhi diventare tristi.

Cosa avevi paura di mostrarmi?

Non avrò mai una risposta…..

E forse era per questo che io ero così confusa.

Non riuscivo a capire se sarei stata capace di volerti bene.

Quanta verità era nascosta nei tuoi occhi innocenti?

Senz’altro più di quanta tu ne avessi detta a me…

…….

 

Nonostante la mia mente non riuscisse ad abbandonare l’idea che ora tu non c’eri più,  volevo capire più di ogni altra cosa quanto profondo era l’affetto che provavo per te.

Credevo che questo avrebbe finalmente definito il mio dolore e lo avrebbe reso meno assillante.

Ma ripercorrendo nella mente tutti i ricordi che mi collegavano a te capì.

Non ero la sola ad essere confusa. Anche tu eri tentato di scoprire fino a che punto arrivasse il mio affetto e avevi paura,  paura che io mi tirassi indietro.

Lo sapevamo entrambi che molti lo avrebbero considerato sbagliato e forse anch’io.

Ma ai miei occhi tu eri sempre tre gradini più in alto di me. Non mi importava dell’età.

Ma più mi ostino a pensare che l’opinione degli altri non avrebbe contato niente mi ritrovavo a pensare alle parole di tuo fratello…era bastato Ed a farmi crollare.

Era bastato Ed a far crollare un semplice equilibrio e io non riuscivo a capirne il perché.

Per due giorni non mi mossi da quella stanza e lui rimase con me.

Rannicchiata vicino al muro cercavo di dare un senso a ciò che stava succedendo.

Il tempo doveva fermarsi, non poteva andare avanti perché io mi ero persa nei ricordi.

Ruotavo in torno ad essi in cerca di una risposta, ma l’unica che riuscì ad ottenere fu altro dolore, altre lacrime, altre domande, altre braccia.

Non parlammo molto, anzi non lo facemmo affatto. Due giorni di isolamento dal mondo.

Il terzo giorno dovevo uscire. Dovevo venirti a salutare un’ultima volta ma avevo paura.

Non ero pronta ad affrontare tutto questo. Non riuscivo a sopportare il dolore che vedevo negli occhi dei tuoi genitori.

Una semplice messa in tuo onore.

C’era moltissima gente, moltissimi ragazzi. Molti piangevano molti tenevano chini il capo.

D’altronde tu eri un ragazzo solare, tutti ti volevano bene. Eri circondato dalla vita.

Io ero sul terzo banco accanto a tuo fratello.

I tuoi genitori erano vicino all’altare e ti hanno dato l’ultimo saluto. Tua madre non c’è l’ha fatta a finire di dirti che ti voleva bene. Si è aggrappata a tuo padre e ha pianto, era distrutta.

Alcuni tuoi amici hanno parlato di te e poi Ed si è alzato all’improvviso ed è salito sull’altare inginocchiandosi per poi prendere posto alla tua memoria.

-mio fratello era un ragazzo vivace e scherzoso, solare era sempre pronto ad aiutare chi era in difficoltà.

Voleva bene a tutti incondizionatamente. Era l’opposto di me….- l’ultima frase la pronunciò con risentimento tipico del suo modo di parlare, poi continuò

- Ethan è morto per salvare una ragazza che ora è ancora viva grazie a lui.

Lui ci teneva molto ed è importante che il suo sforzo non venga dimenticato o deriso

Lui ci teneva più della sua stessa vita e l’ha dimostrato con onore.

Io lo ringrazio per aver salvato quella ragazza ma voglio aggiungere che io gli sarò debitore a vita sia come fratello che come amico. So benissimo cos’ho fatto in passato, le mie parole non potranno mai colmare il vuoto che Ethan ha lasciato ma non posso non chiedere scusa per tutta l’indifferenza che ho dimostrato in passato, anche se non sono stato un bravo fratello maggiore ti volevo bene fratellino…- l’ultima frase la disse con dolcezza.

La morte può cambiare fino a tal punto le persone?

Nessuno se lo sarebbe mai aspettato da lui. Nemmeno io.. ma tu lo sapevi..lo hai sempre saputo.

Eri speciale, tu ti fidavi di chiunque meritasse la tua fiducia anche se l’apparenza ingannava.

Tua madre lo abbracciò forte. Non so perché ma dalla gente parti, dopo un attimo di silenzio, qualche brusio fastidioso. Io lo guardai scendere e dare un bacio alla cassa di legno ricoperta da fiori.

Gli strinsi la mano inconsapevolmente, quando me ne accorsi notai i suoi occhi su di me mi sentivo a disagio e indebolì quel contatto.

Ed però mi stinse la mano e poi tornò a guardare davanti a sé…

La processione e poi l’ultimo saluto al cimitero.

Lui mi prese per mano, di nuovo, e mi portò davanti dove ti salutai per l’ultima volta.

Baciai la tua tomba come fece Ed. Appoggiai la mano sulla tua bara e poi la feci scivolare via.

Una volta che la bara entrò richiusero il muro.

Molti ragazzi facevano le condoglianze a tua madre, a tuo padre e a Ed.

Quando la gente scremò mi avvicinai a sua madre che piangeva ancora e l’abbracciai.

Volevo dirle che mi dispiaceva, volevo togliermi quel senso di colpa che mi opprimeva ma non né ebbi la forza. Sarebbe stato troppo semplice dire “mi dispiace”ma non sarebbe bastato, tu non saresti di certo tornato.

-vieni..ti porto a casa…- disse poi Ed prendendomi per mano e salutando sua madre

Mi accompagnò in macchina e guidò fino a casa sua.

Tutte le lacrime che ero riuscita a trattenere durante tutto il funerale riaffiorarono non appena rividi la tua stanza chiusa…

Quel giorno tu uscisti di casa di corsa, non eri in piazza…anche tu eri appena arrivato…sei uscito perché mi hai sentita piangere al telefono.

Un’ulteriore prova della mia colpevolezza. Non dovevo risponderti…

Ma in quel momento avevo bisogno di sentire la tua voce per provare a me stessa che io non ti avevo mentito.

Ho sempre avuto bisogno del consenso degli altri perché io da sola mi sentivo inferiore.

La mia debolezza ti aveva portato alla morte…

Non so perché ma mi ritrovai a piangere tra le sue braccia, di nuovo.

Aveva appena chiuso la porta della sua camera e io gli ero andata incontro, lui  si appoggiò alla porta spiazzato mentre piano e lentamente mi stringeva a sé chinando la sua testa alla mia altezza.

-Ed..t-ti prego uccidimi- dissi balbettando

-perché dovrei?- mi chiese sorpreso

-perché dovevo morire io e non lui…sono stata io ad ucciderlo….- dissi piangendo

-no non sei stata tu…ascoltami…- disse con voce dolce e mi alzò il viso con la mano destra

-non è stata colpa tua..nessuno c’è l’ha con te…- poi si avvicinò al mio viso e sfiorandomi le labbra.

-sono io  quello che dovrebbe sentirsi in colpa..io l’ho ringraziato di averti salvato, perché io…-

Non terminò la frase perché fece combaciare le sue labbra con le mie lievemente.

Io mi paralizzai e indietreggiai di un millimetro scombussolata feci per parlare ma non uscì alcun suono.

Lui mi avvicinò a se e mi baciò di nuovo soffermandosi più di qualche istante.

Cercai di tornare in me, chiusi gli occhi un istante e rividi il tuo volto sorridente poi l’immagine sfocò e ne apparve un’altra: tu eri sull’asfalto e sorridevi prima di spegnerti.

Indietreggiai di colpo proteggendomi con le mani.

-no..non è giusto..- dissi mentre le lacrime mi solcavano il viso, mi rannicchiai a terra.

Lo senti avvicinarsi – scusami…- sussurrò e mise una mano sulla spalla, io la scansai con la mia.

-de-devo andare a casa…- dissi al’improvviso alzandomi e cadendo.

-ti accompagno..- mi disse aiutandomi ad alzarmi, ma io indietreggiai

-no…non ti disturbare…torno a piedi..- dissi senza guardarlo negli occhi

-è un bel po’ di strada…e poi è tardi adesso..non ti lascio andare da nessuna parte in questo stato-insistette minaccioso

Alla fine mi accompagnò con la macchina.

-grazie…- dissi a testa bassa e feci per aprire la portiera ma lui mi prese il braccio

-aspetta…- mi fece voltare -..non voglio che tu ti senta in colpa per una cosa che ho fatto io..-

-non preoccuparti – dissi con voce atona – non è successo niente - conclusi con voce alterata

-ascoltami….- cominciò lui

-no…devo andare- liberandomi della presa

Prima che potessi controbattere mi prese il volto tra le mani

-no ti prego- supplicai

-non è quello che credi..- disse avvicinandosi al mio viso mentre io mi opponevo chinando la testa

-se tu vuoi io ci sarò sempre…- disse prima di appoggiare le sue labbra fredde sulla mia fronte.

Poi lasciò la presa e io scesi velocemente senza salutarlo.

Entrai in casa senza dire niente. Mia madre fece per dirmi qualcosa ma si trattenne.

Andai in camera e mi buttai sul letto a piangere. Mi sentivo svuotata e colpevole.

Perché stava succedendo tutto questo? Non bastava sentirmi la responsabile della sua morte, ora ero divorata dai sensi di colpa.

Perché non avevo fatto niente quando mi aveva baciata? Perché lo avevo lasciato avvicinare la seconda e la terza volta? Perché dev’essere tutto così dannatamente difficile?

Perché fino a quattro giorni fa Ed mi odiava o ora mi aveva pure baciata.

Perché tu dovevi essere morto. Non avevo nemmeno capito se ero innamorata di te o ora mi ritrovavo a sentirmi male perché avevo accettato Ed dentro di me.

Dovevo odiarlo ma odiavo solo me stessa.

Adesso che tu non c’eri più avevo bisogno di Ed eppure lo sapevo che era sbagliato.

Stavo ripetendo di nuovo l’errore.

Lui non sarebbe mai stato te e mai lo sarà. Lo sapevo e né sarò sempre certa.

Io ti volevo accanto perché eri speciale, eri tutto quello che io non potevo essere e che avrei voluto essere, mi avevi dato la forza per reagire e ora te l’eri portata via con te.

Ed era esattamente quello che ero io dentro. Ed e io eravamo simili, sotto la superficie.

Tu hai aiutato me perché ti ricordavo tuo fratello, lui mi odiava perché mi vedeva troppo debole.

Lui era forte in superficie. Lui aveva allontanato tutti da sé.

Tutti quelli che gli potevano stare accanto e l’aveva fatto anche con te.

Era come me per questo lo odiavo anch’io.

Ma adesso non potevo più odiarlo perché lui era diventato involontariamente parte di me.

Perché era il dolore che ci rendeva uniti e da questo era nato qualcosa di sbagliato.

Perché non poteva essere tutto più semplice?

Perché non potevo impedire al mio cuore di soffrire dimenticando tutto?

Non potevo fare a meno di odiarmi. Cosa stavo facendo? Non dovevo innamorarmi di Ed

O forse semplicemente stavo cercando di attutire il dolore….con un dolore diverso.

Prima di riuscire a tornare a scuola passò una settimana poi ci provai ma all’uscita incontrai Ed.

Non lo guardai in faccia. Strane voci circolavano per la scuola.

Ogni cosa mi ricordava te: il tuo gruppo di amici era silenzioso, il tuo banco era vuoto come il tuo posto preferito vicino all’albero dove ti sedevi con Joe che ora seduto lì  ti aspettava, mentre di solito tu gli dicevi di parlare più piano perché parlava talmente veloce che non si capiva metà delle parole che diceva, ora non aveva più niente da dire.

Mi salutò con la mano ma senza sorridere io ricambiai ma non mi avvicinai.

Nemmeno io avevo niente da dire. Non sapevo come affrontare quelle situazioni.

Quel compito era sempre stato tuo.

Passai altre due settimane a casa e poi mio padre si arrabbiò e cominciò ad urlare mentre io scoppiai in lacrime ma non perché le sue parole mi ferissero, no..ero io che vedevo in continuazione il tuo sorriso, ogni volta che qualcuno urlava ti sentivo urlare il mio nome dall’altra parte della strada.

Alla fine dovetti ritornare a scuola e affrontare quelle voci e tutti quei silenzi irreali e pesanti.

C’era chi diceva che Ethan era stato stupido a salvarmi.

Qualcuno si azzardò a dire che l’avevo spinto io.

E poi altre che preferirei non ricordare…

Passando per la presidenza un giorno vidi Ed  seduto lì accanto e aveva il labbro rotto, con alcuni lividi superficiali.

Quando si accorse che mi ero fermata ad osservarlo si alzò e venne verso di me.

In quel momento il preside uscì con altri tre ragazzi anche loro con ammaccature.

Che era successo? Perché erano così malconci?

-voi tre potete andare…in quanto a lei se non la smette di reagire per ogni singola provocazione dovrò espellerla..capisco che la perdita di suo fratello sia grave ma non può prendere a pugni ogni singolo alunno di questa scuola solo perché non sa controllare il proprio istinto..ora ritorni in classe-

Detto questo il preside rientrò nell’ufficio e io ero ancora la con i fogli in mano.

-che cos’è successo?- chiesi incerta – perché sei ridotto così..sei di nuovo andato alle gare…-

Lui mi guardò e sorrise sarcasticamente.

-perché adesso ti interessa?- mi chiese gelido

La sua voce mi ricordò quella tempesta, i fogli mi caddero di mano.

Mi chinai per raccoglierli, e quando toccai l’ultimo foglio lui me lo tolse di mano

-letteratura…- disse guardando il foglio –che perdita di tempo…- poi mi restituì il foglio

-perché ti hanno picchiato?- chiesi senza guardarlo in faccia

-veramente sono stato io a cominciare..- disse tranquillo – stavano parlando troppo…- specificò

-oh…cos’hanno detto stavolta..- dissi cercando di mantenere ferma la voce

-niente di simpatico..una battuta che si potevano risparmiare…Ethan non lo meritava..- poi si fermò e mi guardò per poi aggiungere – e nemmeno tu..- disse avvicinandosi e appoggiando una mano sulla mia spalla – sei ancora arrabbiata con me?…- mi chiese accarezzandomi una guancia, io lo scansai

-no, non sono mai stata arrabbiata con te…soltanto..è colpa mia e basta…non c’è nient’altro da dire- dissi e poi tornai in classe

Da quel giorno non rivolsi più la parola a nessuno, rispondevo si o no ogni tanto.

Non ero molto loquace ma del resto nemmeno prima lo ero mai stata.

I giorni passavano lenti ma il tempo passava lo stesso, passarono due mesi forse anche di più.

Per me non aveva importanza. Contare i giorni dalla tua scomparsa era diventato lacerante.

-sono stanco del tuo comportamento…non parli mai, piangi, non dormi, non esci …è ora che tu la smetta- mi disse una sera mio padre. Io annuii e mi alzai da tavola.

-dove vai?- mi chiese stranito

Annuii e presi il giubbotto.

-dove stai andando?- mi chiese irritato

Io mi voltai verso di lui e gli dissi – non lo so-

Non so da quanto tempo camminavo. Era buio e mi accorsi che pioveva.

Sentì un tuono e sussultai. Cominciai a correre e mi ritrovai in quella stessa strada.

Rividi la scena dell’incidente mi soffermai su una tua frase:

“-lo so..però Edward..- non completò la frase -..io non potrò mai essere lui…- continuò ma io ero scombussolata, che cosa stava succedendo?

-cosa stai dicendo?!..vedrai Ed tra poco sarà qui..-“

Perché avevi detto il nome di Ed quella volta? Avevi già capito qualcosa che io stessa non sapevo?

Restai lì per tutto il tempo della durata del temporale.

Ogni tanto sentivo dei brividi e provai ad immaginarti li accanto a me.

Provai perfino a chiudere gli occhi e stringere la mia mano lentamente ma senti solo la mia mano stringere aria e pioggia.

Non riuscivo più a piangere. Ero li sotto la pioggia con gli occhi chiusi e aspettavo la tua voce.

La sola cosa che ottenni fu il rumore di un tuono, eri forse tu?

Allora perché mi ero protetta le orecchie per non sentire il rumore di quella maledetta tempesta.

Il suono di una macchina di passaggio mi spaventò e indietreggiai di scatto.

In quel momento vidi la tua immagine, sbattei le palpebre ma non c’eri più.

Ti avevo visto veramente? Perché allora te ne eri andato quando ero indietreggiata dal ciglio della strada?

Forse potevo raggiungerti pensai mentre mi avvicinavo di nuovo al bordo strada.

Un clacson mi risvegliò e mi fece indietreggiare.

Lo interpretai come un no.

Mi volevi viva? E allora perché sei morto?!... Urlai mentalmente

Un altro tuono. Un altro passo indietro. Un altro brivido.

Il dolore può portare ad un attaccamento forzato alla vita?

Soprattutto se ero io la responsabile della tua morte e del mio dolore?

Mi ero attaccata alla vita con la tua morte?

Quanto ti è costato questo sacrificio e lo hai fatto solo per me?

Ma non ci fu nemmeno un piccolo rumore.

La tempesta era scremata e io non potevo più restare li.

Ritornai a casa ma non riuscì a parlare né protestare.

Nonostante mio padre facesse una delle sue solite ramanzine nelle quali ti ritrovavi, senza volerlo o essere, quella insensibile e menefreghista ti fa sentire in colpa anche delle cose che non hai fatto.

Perché dovevano pretendere sempre delle scuse e delle spiegazioni?

In fondo anch’io volevo delle risposte ma non le avrei trovate semplicemente cercando di discolparmi e trovando un modo per evitare ciò che avrei dovuto dirti e pensare quella sera.

Io ti volevo bene, ma non come semplice amico.

Lo capì nell’istante in cui mi resi conto che in tutti quei mesi io non avrei voluto morire solo perché lo volevo prima, ma soltanto perché volevo salvarti.

Un amore immaturo era il mio. Forse sarebbe cresciuto con il tempo forse sarebbe diventato più di un semplice amore e una voglia di averti accanto.

Però la tua morte aveva cambiato le cose.

L’amore che provavo per te si era intensificato tanto da farmi perdere la concezione del sentimento stesso, la mia voglia di sapere la verità mi aveva impedito di vedere oltre a ciò che volevo vedere, non capendo che come tu mi avevi protetto per amore ora io dovevo fare la stessa cosa.

Io dovevo avere il coraggio di vivere.

Dovevo avere il coraggio di affrontarti e dire a Ed che io ti volevo bene.

E che ciò che provavo per lui non avrebbe mai cambiato ciò che tu saresti sempre stato per me…

Dovevo averne il coraggio…ma io ero sempre scappata…

Non era mia abitudine affrontare le situazioni preferivo rimandare…

Mi ripetevo che non ero pronta e non era nemmeno giusto per te…

Ecco le miei due motivazioni per altri quattro mesi di interminabile  silenzio….                                                                                                                                                                                   

P.S.

Ringrazio  vero15star   per aver recensito e per chiunque ha letto la storia.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto anche se è un po’ brutto…   

 

  
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