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Autore: FreWolfie5    06/11/2015    2 recensioni
Iris Luna era una di quelle ragazze che si ritrovano a metà strada fra l'oscurità e la luce. La sua vita era abbastanza strana e avvolta nel mistero, ma a lei piaceva così com'era...finché un giorno la sua intera esistenza venne sconvolta.
Iris si ritroverà ad affrontare una realtà del tutto nuova, piena di sfide mortali e lotte senza precedenti. In compagnia di alcuni fra i più valorosi eroi sulla terra, si getterà in un'impresa oltre ogni limite dando vita ad una amicizia che sovrasterà qualsiasi avversità.
TRATTO DALLA STORIA
-Ma guardali. A volte penso che sarebbe stato molto meglio essere come loro. Gli adulti continuano a ripeterti “mi raccomando, sii te stesso” come se fosse facile, ma non è affatto così. Io ho deciso di essere me stessa ed ecco che cos'è successo, mi sono ritrovata sola. Le persone hanno paura di restare sole, è una cosa del tutto naturale, non mi sorprende che il resto del mondo decida di indossare una maschera pur di essere accettato-.
Desideravo tirare fuori dalla mia mente quelle parole mai pronunciate da un sacco di anni, ma non ne avevo mai avuto l'occasione.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gli Dèi, Le Cacciatrici, Mostri, Nico di Angelo, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La nostra squadra si strinse in cerchio per discutere sul da farsi. La capo cabina della casa di Atena, Annabeth, aveva dato precise istruzioni ad ognuno di noi, suddividendo equamente i vari compiti. Senza alcun dubbio era una ragazza sveglia. Aveva cercato di anticipare le mosse degli avversari, studiato un contrattacco efficace e tenuto conto dei punti di forza e di debolezza, sia nostri che del nemico. Tutti sapevano cosa fare e come muoversi, ora stava a me dimostrare di essere all'altezza. Il mio ruolo era piuttosto importante.

Avrei dovuto correre in prima linea, approfittando della confusione generale, e sgattaiolare dalla parte opposta della collina in cerca della bandiera. Annabeth sosteneva fosse la cosa migliore, dopotutto non potevamo certo trascurare il fatto che nella squadra avversaria c'era niente di meno che il figlio di Poseidone, quindi la mia parentela con Zeus avrebbe potuto rimetterci in vantaggio. L'idea di dovermi scontrare con un semidio più grande, allenato ed esperto di me mi faceva accapponare la pelle. Percy mi era sembrato simpatico durante la chiacchierata pre-partita, ma avevo il sospetto che non si sarebbe di certo risparmiato sul campo di battaglia. Per fortuna, forse, non ero costretta a dover affrontare tutto da sola, infatti in questa corsa verso la vittoria sarei stata spalleggiata da Nico.

Ero contenta di averlo dalla mia parte, restava sempre difficile da sopportare, ma capivo che come nemico sarebbe stato molto più pericoloso. Aveva sempre quello sguardo freddo e distaccato che sembrava in grado di immobilizzarti sul posto e di certo il suo potere non era un segreto di stato. La sua aura di oscurità non lo abbandonava nemmeno per un attimo e a volte addirittura s'intensificava rendendo l'atmosfera difficilmente sostenibile. Nonostante ciò, non potevo fare a meno di essere dispiaciuta per lui. Le persone lo evitavano solamente perché avevano paura di lui e pensavano che fosse strano. Non lo ritenevo affatto giusto. Ancora non riuscivo a credere che qualcuno potesse sentirsi intimorito da Nico. Ero certa che dietro quella sua indifferenza e scontrosità ci fosse semplicemente un ragazzo solo, sofferente e amareggiato. Mi chiesi cosa lo avesse reso così chiuso in se stesso.

Annabeth mi risvegliò dai miei pensieri.

-Allora, tutto chiaro, Iris?-

chiese

-Cosa? Oh! Sì, certo-

-Perfetto! Non vedo l'ora di vedere la faccia di testa d'alghe quando lo stracceremo. Poverino, quasi mi dispiace per lui-

- Ma di che stai parlando?-

domandai confusa

-Sto parlando di Percy, ovviamente. Quando tu e Nico lo sconfiggerete, sono certa che sarà un duro colpo per la sua autostima-

-Beh, in realtà io non credo di poter...-

-Tutti ai vostri posti! Si comincia-

urlò la bionda interrompendomi.

Alzai le spalle rassegnata e sguainai la spada incamminandomi fra le prime linee. Fui raggiunta subito dopo da Nico.

-Sei pronta?-

-Oh, certo! Stai scherzando? Rischio tutti i giorni di ammazzarmi per recuperare un pezzo di tela! Niente di più semplice-

risposi sarcasticamente, ero tesissima. Mi tremavano le mani, ma cercavo comunque di restare calma quanto mi era possibile.

-Riassumendo?-

-Mi viene da vomitare-

-Ti direi di non preoccuparti, ma sarebbe una bugia. Se fossi distratto, impulsivo e sconsiderato come te, mi preoccuperei molto-

disse apertamente senza il minimo tatto

-Ti ringrazio, ora sì che sono carica-

-Quando vuoi-

-Ti detesto-

-Lo stesso vale per me, stramba-

-Fantastico, almeno su questo siamo d'accordo-

Gli feci notare, mettendo fine alla discussione.

Perché non riuscivamo mai ad avere una conversazione da persone normali? Cos'era che gli dava così fastidio di me? Ogni volta era capace di farmi passare la voglia di aiutarlo o solo averlo vicino. Forse quello era un altro motivo per la quale disponeva di poche simpatie, tendeva a respingere tutto e tutti senza nemmeno fare un tentativo o sforzarsi un po', semplicemente mollava. Mi venne in mente il giorno in cui lo incontrai a scuola per la prima volta, allora sembrava così diverso. Dopo averlo conosciuto meglio, non mi aveva più stupito il fatto che avesse finto per obbligo, era abbastanza evidente. Purtroppo per lui, non conosceva ancora bene me! Io non mi sarei arresa così facilmente, avrebbe anche potuto cercare di escludermi, demoralizzarmi e prendermi in giro quanto voleva, ma non si sarebbe liberato di me così facilmente. Lo avrei costretto a sopportarmi in un modo o nell'altro. Non sarei stata io la prima a cedere, questo mai.

-Hey, cerca di non farti ammazzare sul serio, ok?-

Mi raccomandò il figlio di Ade evitando di incrociare il mio sguardo. Aveva un tono più calmo e leggermente meno ostile di prima.

-Ci proverò-

risposi seccata. Ero ancora offesa per come mi aveva trattata in precedenza.

In lontananza qualcuno suonò un corno e la partita cominciò ufficialmente.

La casa di Atena si mise in attacco con le armi pronte, quella di Ecate copriva loro le spalle con l'aiuto di un pizzico di magia e quella di Ermes si posizionò in difesa seguita dal resto della squadra. Non passò molto tempo prima che ci ritrovassimo faccia a faccia con i figli del dio della guerra. Fra le prime linee riconobbi Ginger, sicura, forte, agile e micidiale come sempre. Roteava la sua katana come se non avesse fatto altro nel corso della sua vita, il che era molto probabile. Annabeth e i suoi fratelli non si lasciavano di certo scoraggiare dai loro minacciosi avversari che possedevano resistenza e tenacia, ma non abbastanza strategia e intelligenza da riuscire a sopraffarli senza un arduo e lungo scontro diretto.

Mi diedi appena qualche secondo per guardarmi intorno e rendermi conto che Nico si era già gettato nella mischia. I suoi colpi erano a dir poco incredibili. Non solo era rapido, ma gli erano sufficienti solo poche mosse per mettere fuori gioco i pochi coraggiosi nemici che gli si presentavano davanti. La sua spada di ferro dello Stige emanava una lieve luce violacea, come se il figlio di Ade stesse concentrando tutto il suo potere in essa. Decisi di non perdere altro tempo e corsi nella sua direzione. Riuscii a cavarmela discretamente durante i primi minuti, non intrattenevo battaglie per un tempo troppo prolungato e mi affidavo alla velocità e alla precisione nascoste da qualche parte dentro di me ed emerse all'improvviso subito dopo l'inizio del gioco. Riuscii ad inoltrarmi sempre più in profondità nella foresta, finché una sottospecie di montagna umana non mi sbarrò la strada.

-Dove credi di andare, carina? Questa volta non riuscirai a sfuggirmi!-

-Ancora tu!-

esclamai esasperata dopo essermi ripresa dall'impatto. Mi ritrovai davanti la stessa odiosa ragazza che aveva cercato di fare a botte con me in mensa. La sua espressione era tutt'altro che amichevole e le sue intenzioni, intuii, dovevano esserlo ancora meno.

-Ti farò pentire di avermi umiliata la scorsa volta!-

sbraitò furiosa gettandosi contro di me. Le nostre spade s'incrociarono, emettendo un forte suono metallico. Tentai di puntare alle caviglie, così da riuscire a rallentare la mia avversaria o farla cadere, ma l'operazione si rivelò più complicata del previsto. La rabbia repressa della figlia di Ares nei miei confronti l'aveva resa instancabile e assetata di vendetta. Ce la metteva tutta pur di non darmi nemmeno un attimo di pausa per pensare alla prossima mossa. Ad un tratto la ragazza sollevò la spada nell'apparente tentativo di tagliarmi in due come in quegli spettacoli di magia vecchio stile dove segavano a metà la gente. Io mi scansai appena in tempo facendo una capriola e approfittai della situazione per rialzarmi velocemente e tramortire la mia nemica con un colpo d'elsa ben assestato sull'elmo. La tattica funzionò e la gigantessa cadde all'indietro con la visiera incastrata davanti alla faccia.

-Hey! Torna qui, maledetta!-

urlò cercando di tirarla su e rimettersi in piedi, ma invano. Inciampò rovinosamente e rimase a terra con i pugni alzati gridandomi contro

-Non la passerai liscia! Un giorno ti annienterò!-

-Scusa, ma quel giorno non è oggi, vado di fretta!-

risposi correndo verso il lato avversario. Sfrecciai indisturbata fra gli alberi, sperando di non dover affrontare qualche altro guerriero infuriato, non mi andava proprio di imbattermi in spiacevoli sorprese. Il perimetro era sgombro e privo di trappole, cosa che mi fece nascere immediatamente parecchi sospetti. Procedetti con cautela mantenendo comunque un passo rapido. Mi stavo guardando attorno in cerca di Nico quando andai a sbattere contro qualcuno diretto verso la parte opposta del campo. Caddi a terra con un tonfo tremendo, mi massaggiai la fronte con la mano per alleviare il dolore e mi affrettai a dire

-Mi dispiace, non stavo guardando dove andavo-

-Oh, non preoccuparti, è anche colpa mia. Forse correvo troppo velocemente e mi sono distratto-

rispose a sua volta una voce familiare. Quando riaprii gli occhi vidi Percy Jackson a gattoni sul suolo che stava recuperando la sua spada. Ci fu un breve momento di imbarazzante silenzio assoluto durante il quale restammo a fissarci come due idioti completamente confusi e disorientati.

-Jackson?!-

esclamai incredula. Non ci misi molto a capire di essermi ritrovata in una pessima situazione. Non avevo idea di dove si fosse cacciato quel maledetto di un figlio di Ade, la squadra contava su di me per conquistare la vittoria e, cosa ben più problematica, sicuramente sarei stata obbligata a scontrarmi con Percy e per di più da sola!

-Iris? Non pensavo che ci saremmo incontrati così. Sei riuscita ad arrivare a metà strada durante la tua prima partita, niente male. Chissà quanti figli di Ares hai dovuto superare-

-Ehm...grazie, ma credo che ora dovrò superare anche te-

dissi senza alcuna traccia di determinazione. Mi uscì più come una frase ovvia, logica, un dato di fatto inevitabile. Non importava se volessi o meno, se fossi pronta, se avessi voluto evitarlo, dovevo e basta. Il mio obbiettivo era la bandiera e ciò che mi separava da essa ora era Percy Jackson.

-Speravo che lo dicessi-

ammise il figlio di Poseidone rimettendosi in piedi

-Allora, vogliamo cominciare? Fammi vedere che sai fare, figlia di Zeus-

aggiunse preparandosi allo scontro con la spada pronta all'uso. Mi rialzai ed impugnai la mia arma, riacquisendo il controllo. Non mi sarei tirata indietro, nel bene o nel male avrei lottato. Mi misi in posizione e puntai dritta verso il mio avversario. Avevo trovato finalmente il giusto spirito d'iniziativa, ero carica, pronta a spaccare, ero...ferma? 
Mi accorsi solo dopo qualche secondo che qualcuno dietro di me mi aveva afferrato il braccio, impedendomi di andare all'attacco.

-Non vorrete per caso dare inizio alla festa senza di me, vero?-

-Nico?-

Dissi stupita. Il mio stupore durò ben poco e lasciò presto il posto alla rabbia.

-Sul serio? Te ne esci così?! Dove diavolo sei stato fino ad adesso? Non era questo il piano di Annabeth-

-Spiacente, stramba, non sono bravo nel lavoro di squadra-

-Chissà perché l'avevo notato!-

Protestai.

-Oh, quindi è stata la mia ragazza a mandarmi contro voi due? Bella mossa-

-La tua...che?-

domandai credendo di aver capito male. Non riuscivo a credere che una in gamba come lei potesse stare con...beh, Percy. Di certo il ragazzo non era male fisicamente, ma non sembrava avere un'aria molto intelligente.

-Lo so, la prima volta è sconvolgente per tutti-

mi assicurò Nico

-Ragazzi, guardate che sono qui, vi sento!-

ci ricordò il figlio di Poseidone

-Per questo lo sto dicendo-

ribatté lo zombie.

-Quindi è questa la tattica della tua squadra? Metterti qui al centro a fare da muro difensivo?-

chiesi per calmare le acque

-E anche se fosse?-

-Troppo facile-

commentò Nico

-Questo lo vedremo-

-È il tuo momento, stramba. Nessuna pietà, stendilo. Al resto ci penso io-

-Cosa? Nico!-

sbraitai nella sua direzione, ma il figlio di Ade era già sparito nell'ombra, probabilmente a caccia della bandiera.

Rimasi di nuovo sola con Percy e mi arresi all'idea di combattere contro di lui con le mie sole forze. Cercai di ricordare qualche mossa utile dal mio ultimo scontro con Ginger, la sua abilità da guerriera mi avrebbe fatto comodo.

-Allora, dove eravamo rimasti?-

domandò il ragazzo facendo un passo avanti

-Vediamo di finire in fretta, Jackson. Ho un appuntamento alla quale non posso assolutamente mancare-

ribattei scagliandomi a tutta velocità contro di lui e facendo roteare la spada. Lo colsi così di sorpresa che ebbe appena il tempo di abbassarsi per schivare il mio attacco e salvarsi la pelle. Una volta resosi conto della situazione, cercò di puntare ai miei piedi, ma fortunatamente me ne accorsi ed eseguii un saltello verso l'alto.

Malgrado ciò andasse contro i miei comportamenti abituali, decisi di non trattenermi. Per anni ero andata avanti sostenendo che la violenza non portasse a nulla, se non ad una sofferenza maggiore. Le mie armi erano sempre state le parole oneste, taglienti, incontestabili. Ero convinta che al mondo dovesse sempre trionfare la giustizia, in un modo o nell'altro, e ciò non era possibile attraverso l'utilizzo della forza bruta. Tuttavia, in questa difficile vita, a volte si è tenuti a lottare duramente, in modo da poter raggiungere i propri obbiettivi e difendere ciò in cui si crede. Bisogna avere il coraggio e la forza di non mollare la presa, anche quando sembra tutto perduto o privo di significato, solo in questo modo si può sperare di poter rivedere il sole oltre le nuvole. Pensai ai miei compagni, che in quel momento stavano combattendo per permettermi di guadagnare un po' di tempo. Pensai ad Annabeth, che pur non conoscendomi quasi affatto, mi aveva dimostrato la sua piena fiducia, senza un minimo di esitazione. Pensai a Nico, che si stava sicuramente avvicinando senza problemi alla vittoria. Giurai a me stessa di fare del mio meglio per non deludere nessuno di loro.

Con una gomitata feci retrocedere Percy il necessario per tentare un affondo che finì per far incrociare le nostre lame. Cambiai tattica e azzardai un dritto, che venne parato dal figlio di Poseidone con estrema abilità. Sicuramente era un bravo spadaccino, questo non lo potevo negare. L'unica possibilità che avevo di batterlo era  quella di usare il mio potere naturale: i fulmini. Questo piano avrebbe potuto rivelarsi efficace, ma non potevo fare a meno di ignorare le sue molteplici lacune. Non sapevo se avessi abbastanza energie per sferrare un attacco simile, lo avevo utilizzato una sola volta e nemmeno di proposito. Non ero sicura di riuscire a controllarlo e non avevo avuto il tempo necessario di capire come funzionasse esattamente. Mi vennero in mente tutte le volte in cui in ogni scuola da me frequentata avevo fatto saltare qualche lampadina, rotto un paio di finestre, fatto esplodere congegni delle più svariate tipologie o azionato allarmi. Ricordai la sensazione delle scintille sulle mie mani che si facevano a poco a poco più intense, facendole vibrare. Cercai di richiamare a me quella vitalità che mi dava l'impressione di diventare inarrestabile e capace di tutto. Jackson non mi diede un attimo di tregua, cosa che rese la mia ricerca di concentrazione e calma estremamente complessa, ma sapevo che, con l'acqua lontana dalla sua portata, non avrebbe resistito molto una volta attuato il mio contrattacco. Eliminai le distrazioni esterne, i rumori superficiali, l'affaticamento fisico, fino a rifugiarmi nel mio piccolo mondo. La mia abitudine di isolarmi dalla realtà era sempre stata criticata come una cosa negativa e infantile, ma chiunque la definisse tale non aveva idea dei vantaggi che essa poteva offrire.

La mia spada iniziò a brillare più del solito, rendendo la lama di un dorato intenso, quasi accecante. Scariche elettriche si propagarono lungo il mio corpo, donandomi sollievo e rinvigorimento. Concentrai ogni briciolo di energia che mi scorreva all'interno in un unico fulcro e la rilasciai, provocando una potente onda d'urto elettrica che scaraventò il mio nemico a terra, lasciandolo frastornato. Approfittai di quel momento per correre a controllare come se la stesse cavando Di Angelo. Prima di svignarmela, mi voltai verso Percy.  

-Bello scontro, ora se vuoi scusarmi ho una partita da vincere, ordini di Annabeth-.

Quando arrivai sul posto vidi Nico cercare di aprirsi un varco tra i figli di Apollo destinati alla difesa. A loro si aggiungeva qualche figlio di Efesto, compreso Leo. Nonostante la nostra rivalità temporanea, sperai che se la cavasse senza problemi e desiderai la stessa cosa per Sam e Soly, malgrado non riuscissi a vederli in mezzo alla folla. Ben presto il figlio di Ade si ritrovò accerchiato, ma questo non lo mise poi molto in difficoltà. Il ragazzo aveva tutte le carte in regola per cavarsela. Un tizio della casa di Apollo cercò di attaccarlo da dietro in un momento di distrazione. Io corsi a tutta velocità e riuscii appena in tempo a parare il colpo destinato al mio compagno di squadra. Quando si accorse della mia presenza, si voltò verso di me.

-Serve una mano, zombie?- 

-Alla buon'ora! Ma dov'eri finita?-

-Il duello con Jackson è durato più del previsto, ma vedo che anche tu non te la passi benissimo-

-Ho tutto sotto controllo-

-Sicuramente-

-Hai intenzione di startene lì impalata a guardare o vuoi vincere?-

-D'accordo, prendiamo la bandiera!-

esclamai mettendo la mia schiena contro la sua. Mentre Di Angelo avanzava, io gli coprivo le spalle, in modo che potesse concentrarsi meglio sull'obbiettivo. Dopo poco tempo, raggiungemmo finalmente la meta. 

-Che aspetti? Prendila!-

gridai a Nico ancora impegnata a respingere l'attacco di una figlia di Efesto. Lui si lanciò in avanti e tesa la mano verso la stoffa che avrebbe decretato la nostra vittoria. Il glorioso sogno andò in frantumi quando Percy si mise in mezzo.

-Non così in fretta. Dobbiamo ancora chiudere lo scontro, Iris, scusami-

-Oh, non fa niente, scusami tu-

-Per cosa?-

-Per questo-

risposi avvicinandomi al ragazzo e disarmandolo con una rapida mossa. Successivamente lo immobilizzai con un trucchetto di autodifesa molto semplice, come quelli che utilizzano i poliziotti per arrestare i criminali. Con il campo libero Nico afferrò la bandiera, terminando così la partita. Ogni cosa in quell'istante si fermò.

Avevamo vinto. 

 

Angolo Autrice

Salve! Lo so, come al solito non ho scusanti per la lunga attesa, sono spiacente. La scuola, come ben sapete, succhia via ogni minuto libero della nostra gioventù. Spero comunque che il capitolo vi piaccia e che non sia uno schifo XD.

Baci, Fre<3

   
 
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