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Autore: anakinskywalker    06/11/2015    2 recensioni
Nico si trova a prendere lezioni di nuoto da un maestro che lui vede come un po' più di un semplice maestro
-sono gradite recensioni!-
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Annabeth Chase, Hazel Levesque, Nico di Angelo, Percy Jackson, Will Solace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ormai non v’era più ossigeno in quella stanza. Le pareti si facevano costantemente più vicine al letto e Nico non riusciva più a distinguere la realtà dal sonno, che gli procurava solamente incubi strani ed affannosi. Probabilmente aveva la febbre, o era solamente troppo stanco. Stanco di cosa? Non faceva un passo da giorni. Non respirava aria vera da giorni. Non diceva una frase compiuta da giorni.
 Tutto ciò che gli stava succedendo era così tremendamente sbagliato. Inaccettabile. Nico, il vero Nico, non si sarebbe arreso così, non si sarebbe mai condannato a questa esistenza, formata solamente da visioni vanescenti e immagini irreali. Ma il vero Nico era morto, o per lo meno lui ne era convinto. Con Bianca anche una parte di lui era sparita, e, inoltre, questo succedeva ogni volta che vedeva Percy baciare la figlia di Atena, ogni volta che rischiava di perdere qualcuno che amava.
 Uno spasmo scosse il fragile corpo del semidio. Era piccolo. Era debole. Non era pronto per rinascere. Non era pronto per risorgere dalle proprie ceneri con un corpo nuovo, con una vita nuova, con un nuovo se stesso. Aveva paura di tutto quello che sarebbe potuto succedere, e soprattutto non aveva abbastanza fiducia nelle proprie abilità. Era circondato da persone forti, sicure e intraprendenti. Il nuovo lui, fresco e innocente, non sarebbe durato nemmeno un’ora.
Nonostante tutte queste considerazioni il suo corpo si rifiutava ancora di arrendersi. Continuava a chiedere acqua e cibo, spingeva il semidio a desiderare la luce e la brezza che spirava al campo in quel periodo. Il letto ormai gli era diventato scomodo, i vestiti stretti e appiccicosi, ma anche solamente l’alzarsi e il cambiarsi avrebbero significato la vittoria della vita, e non era ciò che il figlio della morte desiderava. ‘sono nato dalla morte, tornerò alla morte.’ Una vita perfetta, tonda, circolare, si disse con amarezza, degna di un greco che conosce la sfera perfetta di Parmenide.
Qualcuno bussò. ‘ancora non hanno capito che non mi alzerò mai ad aprire quella dannata porta?’. Un altro colpo secco scosse lievemente l’uscio, ma fu l’ultimo. Anzi, così era convinto il semidio, sicuro che nessuno aveva così a cuore la sua vita da importunarlo oltre. Però, dopo qualche secondo di puro e pacifico silenzio, le orecchie di Nico vennero colpite da un rumore troppo forte per loro, e lo stesso trauma travolse anche gli occhi e la pelle del ragazzo.
-mi aspettavo una porta più solida per la casa del figlio di Ade- disse qualcuno all’ingresso della stanza. Era una bella voce: calda, accogliente e richiamava alla mente di Nico il colore di un vasetto di miele. -vattene.- Gracchiò il semidio infossando la propria testa sotto il cuscino che ormai puzzava di sudore e bava. -non posso, e lo sai anche tu.- - non so nemmeno chi tu sia.- - questo è perché non mi hai nemmeno guardato.- Nico ringhiò e si mise a sedere di scatto. Aguzzò la vista per distinguere la figura che era sull’uscio della sua stanza. Illuminato dalla luce che entrava dall’uscio spalancato riuscì a distinguere pochi tratti, ma fondamentali: era biondo, alto e atletico. -Non conosco nessun figlio di Apollo io. E se tu fossi Apollo non conoscerei neanche te, quindi esci.-
Il ragazzo si stava scrullando di dosso le schegge di legno, residui inevitabili di quel gesto teatrale che era riuscito a colpire, almeno un poco, l’altro semidio, quando con un sorriso beffardo incrociò lo sguardo di Nico. –Non ci credo- -Cosa non credi?- rispose scocciato il padrone di casa. –Che non mi conosci-.
Il filgio di Ade, che fino a quel momento si era focalizzato sui danni riportati dalla porta e sull’odio profondo che provava verso il mondo intero, alzò lo sguardo e si concentrò finalmente sul suo interlocutore. Come aveva indovinato dalla prima occhiata era un figlio di Apollo, un CLASSICO figlio di Apollo, il che non gli dispiaque più di tanto. Appena distolse gli occhi dal suo fisico strepitoso, passò al viso, e fu allora che lo riconobbe. Era quel ragazzo che c’era sempre, ma non si sentiva mai; era colui che quando Nico sigirava per caso incontrava il suo sguardo, quello che gli passava il piatto quando c’era troppa fila, quello che gli teneva da parte la spada che lui preferiva quando doveva allenarsi… Ma ora che ci pensava il figlio di Ade non lo aveva mai sentito parlare, mai, nemmeno per sbaglio. E il suo nome? Era stato il suo “to be or not to be” da quando lo aveva notato.
Alzandosi lentamente dal letto si slisciò la maglietta. –piacere, Nico di Angelo- disse tendendo la mano verso l’altro, che con un sorriso rispose –Piacere Nico, io sono Will- - Will..?- gli occhi azzurri del figlio di Apollo brillarono – Ti basta sapere solo il mio nome per quanto mi riguarda- e gli strinse la mano.
Non era morbida, anzi, era ruvida e callossa, ma la stretta fu così vera, così forte, che astò solamente quel gesto per riportare Nico nel mondo dei vivi.
  
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