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Autore: Irene Adler    24/02/2009    1 recensioni
Winry prenderà una decisione difficile: Abbandonerà la sua vita, la sua casa e il suo mondo per ritrovare loro…lui.
Fra intrighi, rivolte e guerre in un mondo ridotto allo stremo dal primo conflitto mondiale, sulla carta concluso, ma ancora in atto, si dipana la vicenda di tre ragazzi che, se il destino vorrà, si incontreranno ancora una volta…
[Ambientazione post film] [Attenzione, presenza di diversi alter!] [EdWin...]
Genere: Introspettivo, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Un pò tutti, Winry Rockbell
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

 L’arrivo: Vecchie conoscenze

 

“Oggi mi sento molto meglio”esordì Winry stiracchiandosi pigramente.

Glacier le sorrise, mentre Maximilian Huges se ne rimaneva al di fuori della stanza per dare alle donne un pò di privacy.

“Ne sono felice. Se avessi avuto bisogno di un medico saresti dovuta andare nella città vicina…di questi tempi le strutture sanitarie non sono molto efficienti e la nostra dottoressa è stata spedita al fronte”disse brevemente Glacier.

Winry si sporse un poco verso la donna notando una sfumatura di voce particolarmente rassegnata.

“Che sta succedendo in questo mondo? Anche stando solamente in questa stanza riesco ad avvertire che qualcosa non va…”disse infine, fissando la finestra, dalla quale potevano scorgere cupi edifici e campagne deserte.

Glacier sospirò, passandosi stancamente una mano fra i corti capelli castani. “E’ la guerra. La guerra cambia sempre tutto, la sua presenza impregna l’aria, cambia le persone, lo stile di vita…”

La bionda sospirò: quelle parole le ricordavano molto la sua Amestris.

“Non so da che mondo tu venga…-continuò l’altra-…ma in questo sono anni che si preannunciava la guerra e ora che è scoppiata possiamo solo pregare perché finisca al più presto. Il prezzo del cibo è aumentato paurosamente, i servizi di assistenza sono impegnati per lo più ai fronti, così da privarne i cittadini. Il coprifuoco scatta appena giunge la sera ed ogni volta che si esce di casa non si ha la sicurezza di tornare a casa. I militari pattugliano la città, strappano alle famiglie figli e mariti per arruolarli nell’esercito. E poi le armi. Quelle dannate armi da fuoco non fanno altro che mietere vittime su vittime…è orribile”

Winry annuì gravemente.

“Anche da dove provengo c’era la guerra…solo…al posto delle armi da fuoco viene impiegata l’alchimia- si fermò per un attimo, non sapendo se continuare- L’alchimia è fatta per aiutare la gente…eppure nel mio mondo la si usa principalmente per azioni belliche. I miei genitori erano medici durante la guerra contro Ishibar…anche loro, come molti altri, sono morti per mano di quei militari che avrebbero dovuto proteggerli”

“I nostri mondi non sono poi così differenti”constatò cupamente Glacier e Winry non potè che annuire, seppur a malincuore.

Per un po’ regnò il silenzio nella stanza, poi Glacier si alzò in piedi.

“Ora basta con queste discussioni deprimenti. Se te la senti verresti con me fuori? Ho alcune commissioni da fare e avrei bisogno di una mano”

La bionda annuì con il capo, si alzò e si affacciò alla finestra, mancando di scorgere, per un pelo, un camion dell’esercito al cui interno vi era un ragazzino di sua conoscenza, che, con occhi di un grigio cangiante, fissava assente ciò si era lasciato alle spalle.

 

Un’ora, due, tre…Alphonse non poteva sapere quanto tempo fosse passato.

Fino a poco prima era a casa, tranquillo e sicuro di riuscire a riappacificarsi con suo fratello, un attimo dopo si era trovato strappato via da lui, senza neanche comprenderne pienamente il motivo, caricato brutalmente su un camion pieno di persone a lui sconosciute, che lo fissavano di sfuggita.

Si strinse nelle spalle, mentre un improvviso brivido gli percorreva la schiena, per poi fissare il paesaggio fuori dal mezzo.

-Chissà dove andiamo…Quanto mancherà?-

“Una decina di chilometri e dovremmo arrivare a destinazione”

Il giovane ex alchimista voltò il capo verso l’uomo al suo fianco, il cui viso era celato dall’ombra.

“Il campo di addestramento è vicino…mancheranno pochi minuti”

“G-grazie mille”rispose atono il giovane Elric, fissando con grande interesse le sue mani giunte il grembo.

“Era tuo fratello il ragazzo di prima, non è vero? Il biondino con l’arto meccanico…”continuò lo sconosciuto, muovendosi appena nell'ombra.

Alphonse annuì appena con la testa, non ancora del tutto sicuro di potersi fidare di quell’uomo, benchè in teoria non ci fosse nulla di male nel scambiare quattro chiacchiere.

Un sospiro provenne dall’ombra, mentre lo sconosciuto si sistemava in una posizione più comoda.

“Avrà avuto diciotto anni al massimo…tu quanti ne hai?”

Al fu tentato di mentire per un istante.

“T-Tredici, signore…”disse infine.

L’altro sospiro.

“Quanto è caduto in basso questo paese…far combattere perfino dei ragazzini…per cosa poi?”

Sembrava aver rivolto più a se stesso che ad altri quel breve pensiero e Alphonse preferì rimanere in silenzio.

Il camion si arrestò di colpo.

“Presto scendete! Datevi una mossa!”

Un paio di soldati invitarono le reclute a scendere dalla vettura e dirigersi verso il campo di allenamento.

Il campo era cintato da una rete di ferro a maglie larghe la cui base era sostenuta dal una serie di sacchi di sabbia posti da ambo i lati; le strutture all'interno erano per lo più tende e vi erano solo un paio di strutture con muri di mattoni.

Alphonse si guardò intorno disorientato: ovunque guardasse vedeva uomini intenti a lustrare armi, i visi sporchi e sguardi tremendi, sguardi di chi sente che ormai il proprio destino non è più nelle proprie mani ma in quelle di persone a lui sconosciute, pronte, senza alcuna esitazione, a mandarli al massacro per i più innumerevoli motivi.

“Alphonse”

Si girò di scatto, riconoscendo la voce dell’uomo con il quale aveva parlato durante il tragitto.

I suoi occhi si soffermarono sul viso dello sconosciuto.

“Da quello che ho capito è questo il tuo nome…”

Il ragazzino si riprese, annuendo appena con il capo e distogliendo lo sguardo da quello grigio screziato dell’uomo.

“Si, mi chiamo Alphonse Elric, signore!”

Questi sospirò, mentre una mano andava a scompigliarsi i capelli corvini.

L’altro abbassò lo sguardo, seguendo il flusso di cadetti che si riversava nell’accampamento militare.

“Non posso permettere che un ragazzino se ne rimanga da solo in un ambiente tanto meschino…”

La mano dell’uomo gli si fermò vicino al braccio in un chiaro sengno di amicizia e supporto.

“Mi chiamo Roy Mayer. Piacere di fare la tua conoscenza, piccolo”

Il giovane Elric rialzò lo sguardo, osservando il viso del perfetto alterego dell’Alchimista di Fuoco Roy Mustang.

“Piacere di conoscerla, signore!”rispose, stringendogli per qualche istante la mano.

Questi lo guardò con un mezzo sorriso sul viso, fissandolo con profondi occhi screziati.

“D’ora in poi ti terrò d’occhio io Alphonse. E’ un brutto ambiente questo, per niente adatto ai ragazzini come te”

Lui annuì con il capo.

“Non ti posso promettere niente, ma farò il possibile perché tu sopravviva abbastanza a lungo da rivedere quel tappo di tuo fratello!”

Alphonse lo guardò un po’ spiazzato, chiedendosi se avesse sentito bene.

“Che c’è? Ho detto qualcosa di sbagliato? Sarà alto al massimo dieci centimetri più di te…per la sua età è piuttosto basso. Sei d’accordo?”replicò l'altro alla vista della sua espressione confusa.

Il ragazzino abbozzò un timido sorriso, sicuro che se il suo nii-san avesse sentito le parole dell’alter del colonnello come minimo gli avrebbe donato una morte lenta e dolorosa.

“Solo…un pochino”ammise colpevole.

-Se Ed mi avesse sentito ora mi ritroverei come minimo pieno di lividi!-

“Bah! Sei un ragazzino un po’ troppo sdolcinato per i miei gusti, ma mi stai simpatico! Bene, ascolta attentamente ciò che ti dico…”

“Si!”

“Se ti cacci nei guai vieni sempre da me, nei limiti del possibile tenterò di tirartici fuori. Non ti allontanare e soprattutto pensa due volte prima di aprir bocca”

“Si, signore. Lei sembra pratico, ha già fatto il soldato?”domandò ingenuamente Al.

L’uomo lo fissò per un attimo lievemente stupito, poi si rabbuiò appena, scompigliandosi ancora una volta i capelli.

“Cosa te lo fa pensare? Sono solo una semplice recluta come te!”

Al non rimase molto convinto da quelle parole, ma preferì non insistere, così annuì educatamente.

“Un’altra cosa Alphonse…”

Il ragazzino lo fissò con attenzione.

“…non chiamarmi signore, mi fa sentire vecchio! Ho solo trent’anni, non cinquant’otto che diamine! Chiamami Roy”

“O-ok sign…R-Roy”

Dire che gli faceva una strana impressione chiamare per nome la copia sputata del colonnello Mustang era un eufemismo.

“Bravo ragazzo!”

Entrambi si fermarono, giunti finalmente al centro dell’accampamento, mentre un soldata parlava a gran voce.

"Ora verrete divisi in squadroni e verrete assegnati a vostri superiori, dai quali verrete addestrati per la battaglia. Se porterete onore al nostro paese verrete lautamente ricompensati! Onore alla Germania!"

Roy esibì per un istante un sorriso che non aveva nulla di felice, anzi, aveva una connotazione sarcastica.

"Onore alla Germania!" disse meccanicamente con voce piatta mentre un sottotenente gli passava di fianco.

Si voltò poi verso Alphonse e gli posò una mano sulla spalla.

“Questo è il punto del non ritorno. Benvenuto all’inferno, Alphonse Elric!”

 

Afferrò il cappotto e scribacchiò rapidamente un biglietto per Noah.

Intendeva lasciare quella casa per andare a cercare il suo fratellino e impedire che venisse coinvolto in quella terribile guerra, a qualunque costo.

L’idea che Al fosse da qualche parte solo e spaesato, con in mano un fucile e costretto ad uccidere persone lo terrorizzava a dir poco.

Alphonse era in gamba, intelligente e coraggioso, non aveva nulla da ridire sotto quell’aspetto, ma la guerra non era qualcosa che si potesse affrontare con facilità, soprattutto se si era un soldato.

Si rimaneva segnati nell’anima e nel corpo ed Edward non voleva che accadesse ad Alphonse; lui doveva sorridere, vivere, crescere e sognare, doveva recuperare tutto ciò che aveva perso negli anni in cui la sua anima era rimasta legata ad un’armatura.

Uscì di corsa di casa, trascinandosi dietro una piccola borsa contenente giusto lo stretto indispensabile per il viaggio.

-Ti troverò Al…anche a costo di andare in capo al mondo!-

 

“Grazie di avermi accompagnata Winry.Non ce l’avrei mai fatta da sola”

“Non si preoccupi signora Glacier, per me è stato un piacere poterla aiutare!”

Le due donne camminavano per la strada con in mano alcuni sacchetti, contenenti gli ingredienti per la cena.

“Posso farti una domanda un po’ indiscreta Winry?”

La bionda la guardò per qualche istante, per poi annuire.

“Perché sei qui? Non penso che tu abbia attraversato quel portale per nulla”

La ragazza abbassò il viso, sospirando appena.

“Io mi ero stancata di aspettare…una persona. La devo trovare a qualunque costo, c’è una cosa importante che devo dirgli”

Glacier fissò il viso della diciottenne che aveva preso colore, poi sorrise guardando il cielo. Lei aveva quello stesso sguardo imbarazzato quando segretamente pensava a Max Huges, prima che diventasse il suo attuale fidanzato.

-Ah, l’amore…-

Winry distolse lo sguardo dalle sue scarpe, per fissare il cielo.

-Edward…-

Doveva assolutamente ritrovarlo, voleva vederlo, averlo accanto, potergli dire ciò che non era stata capace di dirgli prima; non le importavano le conseguenze. Aveva abbandonato il suo mondo e la sua vita pur di ritrovare lui e Al, ormai la sua scelta l’aveva fatta.

“Signora Glacier!”

Si scosse dai suoi pensieri e il suo sguardo si posò sulla figura di una ragazza che correva nella loro direzione, gli occhi fissi sulla donna al suo fianco.

Glacier posò a terra la borsa e rivolse un’occhiata attenta alla giovane gitana che le si era fermata di fronte, con il fiatone per la corsa.

-E questa ragazza chi è?-pensò Winry, osservando con discrezione e curiosità la giovane donna.

“Cosa c’è Noah?”

La ragazza, una mano premuta al petto come ad allentare il battito cardiaco irregolare, si prese qualche istante di sosta, guardando Glacier con insistenza.

“Se ne è andato! Ha lasciato un biglietto…”

Glacier prese in mano la situazione. Cinse le spalle la giovane e la costrinse a sedersi sulla panchina in ferro battuto lungo la strada.

“Calmati Noah, racconta tutto dal principio…cosa è successo?”

Winry si avvicinò ad entrambe, posando anch’ella la borsa della spesa, che cominciava ad indolenzirle le braccia. Osservò quella strana ragazza con le trecce, avendo la sensazione che assomigliasse a qualcuno di sua conoscenza.

Solo in quel momento Noah si rese conto della sua presenza e la fissò, gli occhi nocciola appena sgranati e fissi in quelli blu della meccanica.

-Ma questa ragazza…-

La gitana si ricordò di aver visto il suo volto sorridente nei sogni di Edward, di aver sentito vaghi fantasmi dei sentimenti del ragazzo alla vista di lacrime cristalline scendere da quegli occhi zaffiro…

“Noah!”

La bruna si scosse, riportando lo sguardo sulla signora Glacier.

“Ed se ne è andato. Ha lasciato un biglietto in cui diceva che andava a cercare Alphonse, che l’avevano preso e portato via…”

Al sentire quei due nomi Glacier e Winry reagirono in due modi diversi.

La Rockbell sgranò per un istante gli occhi, il fiato bloccato in gola, mentre Glacier si incupì di colpo.

“Vuol dire che i militari hanno portato via Alphonse?! Com’è possibile…”

“Elric…”

Noah e l’altra si voltarono verso la bionda, che le fissava in cerca di risposte.

“Le persone di cui state parlando sono Edward e Alphonse Elric?!”

Dopo un attimo di tentennamento entrambe annuirono e il cuore di Winry saltò un battito.

Non fece tempo a provare un po’ di sollievo nell’averli scoperti vivi, sani e salvi, che subito quel sentimento fu sostituito dalla paura e dall’ansia. Cosa voleva dire che Al era stato presto dai militari? Cosa gli era successo? Dov’era Ed?

“Winry…”

“Signora Glacier, la prego, mi permetta di venire con voi!”la supplicò decisa.

La donna la guardò.

“Sono loro le persone che cercavi, non è vero?”

L’altra annuì e la donna acconsentì con un cenno di capo, per poi prendere la busta della spesa e iniziare a dirigersi verso casa, seguita a ruota da Noah e Winry.

La gitana, durante il tragitto, non faceva altro che fissare la bionda al suo fianco, un’espressione appena incupita sul viso.









Note dell'autrice:

Voglio ringraziare tutti coloro che seguono questa storia, nonostante i miei tempi di aggiornamento siano paurosamente lunghi. Grazie a tutti di cuore per i vostri commenti e anche solo per leggere la mia storia: questo capitolo è dedicato a voi, spero che vi piaccia!

Purtroppo non ho tempo per rispodervi uno a uno, ma quando avrò tempo lo farò più che volentieri.
Al prossimo capitolo e non mancate di recensire per farmi sapere se vi è piaciuto il nuovo aggiornamento!

Sepre vostra,
Irene Adler
  
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