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Autore: alida    24/02/2009    5 recensioni
Due mesi dopo sarebbe morta lasciando suo figlio maggiore Severus, ..., tra le file dei Mangiamorte e il piccolo Augustus nel terribile orfanotrofio Babbano. DAL CAP 8 LA STORIA E' IL CONTINUO DEL PRIMO FINALE DI "I MANGIAMORTE DI HARRY POTTER".I personaggi appartengono a J.K.Rowling, la storia non ha scopo di lucro.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Severus non sapeva quali fossero i gusti di un bambino di otto anni ma immaginava che, dopo la sfaticata, il ragazzo dovesse avere una fame da lupi e che perciò non si sarebbe lamentato del menù. Decise di non interpellarlo a tal riguardo e invece gli propose di darsi una rinfrescata prima di mangiare considerato quanto fosse sporco e sudato.

Il bambino non rispose, sembrava non essere convinto di ciò che gli era stato detto. “Ti sto invitando ad andare a farti una doccia! Il bagno è la seconda porta a destra” specificò con poco garbo l’uomo.

Augustus si immaginò nudo in casa di un estraneo e, ancora scosso dagli avvenimenti della mattina, corse velocemente verso la porta per scappare, ma quella non si aprì e le sue gambine si piegarono dalla paura mentre le lacrime cominciavano a scendere.

Il mago rimase stupito dal comportamento del bambino e gli si avvicinò.

“Non mi toccare, non voglio!” disse il piccolo con un filo di voce. Severus capì che doveva essere stato importunato da  qualcuno e gli rispose: “Non ho nessuna intenzione di toccarti e mi dispiace che altri abbiano osato farlo” e, senza pensare, aggiunse: “Se posso fare qualcosa per aiutarti, dimmelo pure!”.

Piton ascoltò con stupore ciò che la sua voce aveva appena detto. Erano esattamente le parole che lui aveva desiderato gli fossero rivolte da qualcuno, ma che nessuno aveva mai pronunciato. Il bambino stette zitto e quando ebbe smesso di piangere disse: “Signore, mi puoi far dimenticare quello che è successo questa mattina al bar?”.

Il piccolo non lo aveva guardato neanche in faccia, con gli occhi fissi sul pavimento e quasi bisbigliando, gli aveva rivolto una precisa richiesta di aiuto ma certamente non si sarebbe aspettato un aiuto così efficace. Severus estrasse la Bacchetta dall’ampia tasca della sua veste e puntandola contro il bambino prima ricercò il ricordo preciso e poi pronunciò: “Oblivion!”. Mentre guardava il barista del ricordo sperava di non doverlo mai incontrare perché altrimenti gli avrebbe fatto passare la voglia di vivere.

Augustus scosse la testa e si ritrovò seduto sul pavimento vicino alla porta d’ingresso e con aria spaesata chiese: “Come mai sono qui per terra?!” .

Piton mentì: “Stavi andando a farti la doccia quando sei caduto. Non preoccuparti, non è niente di grave. Mangeremo fra poco, perciò sbrigati in bagno!” .

Il piccolo si alzò e andò a lavarsi. Nella casa del signore c’era un buon odore di spezie, forse era un cuoco! Chissà! Sulla tavola c’era una zuppiera contenente il primo, un vassoio con pollo arrosto e due ciotole in terracotta che contenevano della macedonia. In più c’era anche del pane. Severus si accorse dagli sguardi del ragazzino che probabilmente era una novità vedere tanto cibo tutto insieme e perciò cominciò a fare domande.

“Come mai un bambino di otto anni va in giro per Londra da solo?”. Forse Piton aveva sbagliato qualcosa! Forse il tono della voce, forse era una domanda troppo diretta. Infatti il bambino si irrigidì sulla sedia e con la linguetta avvelenata rispose:

“Signore, è già da molto che non sono più un bambino! Infatti ho undici anni e mezzo, quasi dodici per la precisione!”.

Severus rimase stupito al sentire l’età del ragazzino. Quasi dodici anni ed era così minuto? Evidentemente non mangiava in maniera adeguata! Comunque la sua natura era quella che era e perciò potè solo ribattere: “Quasi dodici anni e nessuno ti ha ancora insegnato che non si risponde in modo sgarbato a chi ti invita a cena?” .

Il ragazzino si strinse le spalle e si fece ancora più piccolo. “Chiedo scusa, non succederà più”.

“Me lo auguro” rispose Severus. “Dunque iniziamo con ordine, io mi chiamo Severus Piton e sono un insegnante. Tu cosa mi sai dire di te?”.

“Io mi chiamo Augustus Smith. Vivo all’orfanotrofio statale “L’accoglienza”. Faccio il lavavetri ai semafori”.

“Come il lavavetri? Non vai a scuola?”.

“No, signore. All’istituto non ci insegnano a leggere e scrivere e non vogliono che noi impariamo queste cose perché ci distraggono. Dobbiamo lavorare e portare i soldi al direttore!”.

Perché? Perché aveva deciso di invitare quel ragazzino, e gli stava facendo tutte quelle domande? Ogni risposta nascondeva un’ingiustizia e il mago non voleva più ascoltare perché altrimenti si sarebbe fatto coinvolgere. Quei capelli lisci e quegli occhi neri lo stavano mettendo in crisi.

Severus si alzò dal tavolo e portò una brocca con del succo di frutta. Il bambino aveva divorato due fette di pane con la zuppa e stava passando al pollo.

“Da quanto tempo ti trovi all’orfanotrofio?”.

“Da sempre”.

“ E nessuno è mai andato a trovarti? Nessun parente?”.

“Il direttore mi disse che mio padre venne una volta ma poi se ne andò dicendo che era sicuro che sarei stato malato anch’io come mio fratello, però non è vero che io sono malato. Alle volte mi viene il raffreddore e la febbre ma solo quando c’è molto freddo!” chiarì Augustus.

Severus era pronto con la domanda successiva quando la moneta che teneva in tasca si scaldò! Silente lo stava chiamando. Quel vecchio lo esasperava! Prima gli dava tre giorni liberi e poi lo richiamava subito. Si alzò e chiese ad Augustus di scusarlo ma si sarebbe dovuto assentare per cinque minuti. “Tu continua pure a mangiare tranquillo” gli disse e si ritirò nella sua camera dove usando il caminetto e la Polvere magica scomparve per ritrovarsi nello studio del preside.

“Severus, chi c’è in casa tua?” chiese subito l’anziano.

“Scusa Albus ma temo di non aver capito la domanda?” rispose secco il pozionista.

“Ti sto chiedendo chi c’è in casa tua? Stai ospitando qualcuno?” riprese il preside “Severus, so che stai ospitando qualcuno!”.

“E con ciò? Sarò pur libero di invitare chi voglio a casa mia?” domandò il mago più giovane.

“Severus, io non so chi sia il tuo ospite ma sono certo che quella è anche casa sua e che su di lui pende una maledizione!”.

“Si può sapere cosa stai farneticando? Ho invitato a cena un bambino per ripagarlo di alcuni lavori di giardinaggio che ha svolto per me. Ti posso assicurare che non ho mai visto quel bambino prima d’ora e non capisco come tu possa dire che Spinner’s End sia anche casa sua! Sai benissimo che l’ho ereditata dai miei genitori!”.

“Severus, io ti dico ciò che vedo. Avvicinati e guarda anche te”.

Piton si avvicinò ad un oggetto triangolare di colore turchese sul quale era impressa una mappa della Gran Bretagna e  in cui su ogni lato erano incise delle rune. Alla base c’era scritto “Per potenziare la magia”, nel primo lato “Per diminuire la magia” e nell’ultimo “Per nascondere la magia”. Severus non conosceva l’oggetto in questione e chiese: “Che cosa è? Albus sii chiaro!”.

Silente si sedette nella poltrona e, intrecciandosi le mani sotto il mento, rispose: “E’ uno Scioglinodi! Vedi, Severus, esistono antichissimi incantesimi che oggi non sono più conosciuti ma che fino ad una cinquantina di anni fa venivano tramandati nelle famiglie di purosangue”.

“Che genere di incantesimi?”.

“Incantesimi per regolare il potenziale magico dei neonati. Un genitore, naturalmente con poteri magici, poteva potenziare, diminuire o celare le abilità del proprio figlio a seconda che lo ritenesse degno o meno di essere un suo discendente pronunciando l’incantesimo e poi legando due nastri tra loro. Poiché questa è magia nera si parla di maledizione”.

“E tu come fai a sapere che su quel bambino pende una maledizione?” domandò Piton.

“Perché circa due ore fa lo Scioglinodi ha iniziato a illuminarsi e ruotare. Quando mi sono avvicinato la mappa si è sbiadita evidenziando prima Londra, poi il quartiere di Spinner’s End e infine casa tua. In quella casa fino ad ora hanno vissuto solo due maghi: tu e tua madre. Uno di voi ha lanciato una maledizione su questo bambino. Non credo sia stato tu perchè solo un genitore può pronunciare questi incantesimi e perciò l’unica alternativa e che…”

Severus continuò il ragionamento: “E’ che mia madre abbia lanciato una maledizione su quel bambino che dunque deve essere suo figlio e perciò è mio fratello!”.

Piton si portò la mano alla fronte e trasse un lungo respiro. Chiuse gli occhi cercando di sviluppare un pensiero logico ma non ci riuscì. Silente gli si avvicinò e disse: “Bisogna capire se il bambino sa di essere un mago, e che tipo di maledizione gli è stata lanciata!”.

Il giovane mago lo ascoltava, poi riprese: “Non credo sappia, comunque ci vorrà del tempo. E poi perché lo Scioglinodi ha iniziato a girare solo adesso? Mia madre è morta quasi dodici anni fa, certamente non ha potuto maledirlo ora?”.

“No, non lo ha maledetto ora! Ma evidentemente si stanno sviluppando le condizioni necessarie perché l’incantesimo abbia fine e poi il ragazzo è rientrato nella sua casa e così facendo ha sfidato il destino e dando maggior impulso alla maledizione ha attivato lo Scioglinodi!”.

“Questi nastri annodati dove potrebbero trovarsi? Mia madre stava sempre in casa ma io non ho mai trovato niente! ” domandò Piton.

“Hai sempre usufruito di tutte le stanze” domandò il preside con le ciglia alzate invitando il professore a riflettere bene sulla risposta.

“No! A dire il vero, c’è una stanza sigillata in cui non entro mai” disse Severus abbassando lo sguardo che andò a posarsi sulla sveglia. Le 22:30! Erano passate due ore e mezzo da quando aveva lasciato Augustus in soggiorno. Salutò velocemente e con una spruzzatina di Polvere magica al camino si diresse verso casa sua.

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Ciao a tutti! Grazie a chi legge, recensisce e inserisce la ff tra i preferiti. 

Che dire, avevo già dato dei figli a Sev non mi restava che presentargli il fratello!

Lo Scioglinodi è uno strumento magico di mia invenzione. La Rowling non ne ha creato abbastanza e perciò dopo aver ideato Lo Spiraglio mi sono inventata anche questo. 

Spero che il capitolo vi piacia, stasera ne posterò un altro. Buona lettura, Alida

 

 

 

 

 

  
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