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Autore: Fragolina84    07/11/2015    0 recensioni
Sequel di "Il resto dell'universo può aspettare"
SPOILER del film "Avengers: Age of Ultron"
Sussurri nel buio... tutto inizia con un sussurro che cambierà per sempre la vita di Victoria Stark e di suo marito Tony. La donna sarà una pedina fondamentale nella lotta contro Ultron.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man, Ultron, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I love Avengers'
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Victoria è scampata alla morte grazie ai suoi nuovi poteri
e Tony si è rassegnato al fatto che sia un mutante
e che i suoi poteri siano un'arma in più per gli Avengers.
Ora lei e suo marito sono tornati sulla loro vita normale...
sempre che duri...
Buona lettura!


L'ULTIMO

Victoria si stava crogiolando al sole a occhi chiusi. Ne sentiva ancor più il bisogno da quando Tony l’aveva ripescata dal fondo del lago in Sokovia e c’erano volute ore per riportarla alla temperatura corporea di una persona normale.
Da allora erano trascorse due settimane e il mondo stava tornando lentamente alla normalità. Gli Avengers erano rientrati a Malibu e ora Victoria era stesa su una sdraio a bordo piscina con il sottofondo di urla e strepiti dei bambini.
Elizabeth aveva invitato un paio di amiche, quella domenica, e ora stavano giocando a palla mentre i più piccoli, capeggiati da Zachary, ruzzavano nella piscina dei cuccioli, come usavano chiamarla. Serenity invece, protetta da un ombrellone, seduta per terra tra la sua chaise longue e quella di Tony, era intenta a giocare con le bambole.
Ritrovare i suoi bambini dopo l’esperienza che aveva vissuto – e che nessuno riusciva ancora a spiegare – era stato il più bello dei momenti. I più piccoli ancora non sapevano dei poteri di Victoria ma Elizabeth sì e l’aveva presa sorprendentemente bene.
«È solo un’altra stranezza della nostra strana famiglia» aveva commentato.
«Posso farti una domanda?» chiese Tony e lei aprì gli occhi e voltò la testa verso di lui.
«Dimmi».
«Quella cosa di spostare gli oggetti con la mente…»
«Si chiama telecinesi, Tony» sottolineò lei. «Coraggio, ti sei laureato al MIT a pieni voti, ritengo che tu ce la possa fare a pronunciare questa parola».
Lui non raccolse la provocazione e continuò: «Pensi che riusciresti, non so, a far aprire la porta del frigobar?»
Victoria aggrottò la fronte. «Direi di sì. Posso aprire anche quello in casa e, se mi concentro solo un po’ di più, forse anche quello della Avengers Tower».
«Bene, allora puoi farmi arrivare un birra? Sono assetato».
«Non userò i miei poteri per portarti una birra, testa di rapa!» esclamò, indignata. «Alzi il tuo sedere esageratamente sexy e te la vai a prendere».
«Mi sto accorgendo di avere una moglie terribilmente egoista. In fondo ho solo chiesto… da quando pensi che il mio fondoschiena sia sexy?»
Lei rise con calore, scaldando il cuore di Tony. Nonostante le due settimane trascorse, non poteva impedirsi di vederla sul fondo del lago, apparentemente senza vita.
«È una domenica troppo bella per rovinarla con certi pensieri» mormorò la donna.
Lui rimase zitto per qualche secondo.
«Posso farti un’altra domanda?»
«Inutile come la precedente?»
«Pensi davvero di combattere ancora con gli Avengers?»
Quella era davvero una spinosa questione. Non era la prima volta che ne discutevano, ma non erano giunti a una conclusione. Tony non aveva abbandonato la sua idea: sua moglie doveva restare il più lontano possibile dai guai.
Il grido di Serenity interruppe le loro riflessioni. La bambina si alzò e si avvicinò a suo padre.
«È rotta, papà!» esclamò, storpiando un po’ la R, porgendogli la bambola mutilata di un braccio. Tony armeggiò per qualche istante e le rese il giocattolo.
«Ecco qua, principessina».
La bambina lo ringraziò con un bacio.
«Se farà così anche quando avrà sedici anni, sarai fritto, caro mio» commentò, tenendo d’occhio i bambini in piscina.
«Non cambiare discorso, Johnson».
Lei fece un gesto spazientito. «Che vuoi che ti dica, Tony? Non puoi chiedermi di restare in panchina con queste capacità. Le userò, se sarà necessario».
«Odio il fatto di saperti in pericolo. Odio pensare che qualcuno possa farti del male» disse con veemenza.
Victoria fece lampeggiare gli occhi e il suo corpo fu racchiuso per un secondo in una bolla protettiva.
«Credi davvero che qualcuno possa arrivare a me con questi poteri?» Tony non rispose e lei proseguì: «Sono potente, Tony. Forse non abbiamo ancora capito bene quanto».
«Prova a spiegarmelo allora» replicò, mentre si alzava per andare a recuperare il pallone che le ragazze avevano lanciato inavvertitamente fuori dall’acqua. Poi tornò da Victoria e sedette sulla sua sdraio. La guardò negli occhi: «Definisci potente».
Lei rispose nello stesso modo in cui aveva già reagito le altre volte che le aveva fatto la stessa domanda: distolse lo sguardo.
«Cosa mi nascondi, dolcezza?» domandò con delicatezza.
Lei tacque e parve che stesse racimolando il coraggio per una nuova rivelazione.
«Ricordi cosa successe prima dell’attacco dei Chitauri a New York?» gli chiese.
Lo ricordava bene. Loki l’aveva soggiogata con il suo scettro, obbligandola a sottostare ai suoi ordini. Voleva che fosse lei a uccidere Tony e ci sarebbe anche riuscita, se qualcosa non l’avesse fermata all’ultimo secondo.
«Ho parlato con Clint, dato che anche lui ha sperimentato il potere dello scettro di Loki. Lui non era consapevole di ciò che faceva, Tony. Io sì».
«Che vuoi dire?»
«Che era come se ci fossero due entità dentro di me e una di esse era in grado di opporsi al potere anche se non è riuscita a liberarsi completamente. Pur se latente, è stata la mia parte mutante a farmi rinsavire quel tanto che è bastato per non trafiggerti».
Lui era perplesso: «Non riesco a seguirti».
Victoria si sollevò un po’, ripiegando le gambe sotto di sé.
«Ti sto dicendo che se succedesse ora, lo scettro non avrebbe alcun potere su di me».
Lo disse guardandolo negli occhi e fu Tony a cedere per primo. Si voltò e rimase a guardare Elizabeth e le ragazze che si divertivano.
«Sei più potente dello scettro di Loki? È questo che mi stai dicendo?» domandò senza guardarla.
Lei si tese e lo fece voltare, prendendogli il viso fra le mani.
«Thor aveva ragione. Il potere di un mutante di classe omega può diventare devastante».
«Lo dici per vantarti o per spaventarmi?»
«Per spaventarti» disse con serietà. «Ciò che ho dentro è un’energia terrificante. Ora è sotto controllo e farò in modo che ci rimanga, ma come qualsiasi bestia feroce potrebbe spezzare le catene e evadere dalla gabbia».
«Vedremo di affrontare la cosa quando e se si presenterà» replicò lui, con tono un po’ rabbioso.
La donna lo guardò negli occhi: «Ehi, sono sempre io. Meno indifesa di prima, ma sono sempre io».
Tony sorrise, sistemandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«Lo so. E sei ancora più bella della prima volta in cui ti vidi in quel bar di Los Angeles».
Victoria sogghignò: «Ma lo sai che se tu non avessi parcheggiato da miliardario strafottente quale eri all’epoca, magari non ci saremmo incontrati?»
«Ti avrei trovata comunque, perché sei la mia metà di cielo» sussurrò.
L’ondata dei suoi sentimenti la coprì con delicatezza e lo baciò, muovendo le labbra sulle sue con tutta la dolcezza di cui era capace. Percepì le sue mani sulla schiena lasciata scoperta dal costume e sorrise sulla sua bocca, non tanto per il gesto quanto per i sentimenti che percepiva muoversi nel suo animo.
«Sì, so che senti quanto ti desidero». Poi, con gli occhi brillanti di malizia, aggiunse: «La birra non me l’hai voluta offrire, ma potremo provare qualcuno dei tuoi nuovi trucchetti in camera da letto, che ne dici?»
Stava per colpirlo e rimproverarlo per tanta mancanza di ritegno quando percepì qualcos’altro. Veniva dalla villa alle loro spalle e sorrise nel capire di cosa si trattava.
«Friday, ti dispiace chiamare Zoey?»
«Subito, signora».
«Che succede?» domandò Tony.
«Credo che la famiglia si stia allargando» replicò e quando la comprensione gli illuminò il viso, si alzò e infilò un prendisole colorato sopra il costume.
«Zoey, ti spiace dare un’occhiata ai piccoli?»
Prese Tony per mano e lo trascinò verso la villa, dirigendosi al secondo appartamento, quello più vicino al loro. Friday li fece entrare e Victoria andò dritta verso il salotto, dove trovò Beth seduta sul divano, alle prese con la respirazione.
«Immaginavo che l’avresti sentito» mormorò quando vide Victoria. La donna sedette sul divano accanto all’amica che la guardò preoccupata: «È in anticipo».
Victoria si strinse nelle spalle. «Di appena due settimane e con lo stress degli ultimi tempi è un miracolo che tu non abbia partorito prima».
Steve arrivò come una furia, con Kayla in braccio. Tony tese le braccia e lei si tese verso di lui. Non c’era femmina, di nessuna età, che potesse resistergli.
«Vieni qui, bambolina. Dalla faccia direi che tuo padre è un po’ agitato».
«Come ti senti?» chiese a Beth, ignorando completamente Tony.
«Esattamente come due minuti fa quando me l’hai chiesto» replicò Beth.
«Santo cielo, Steve!» esclamò Victoria. L’uomo era un fascio di nervi e non c’era bisogno dei suoi poteri per capirlo. «Sta tranquillo, non è il vostro primo rodeo, no?»
Lui agitò le mani in aria.
«È prematura» sbottò.
«Non è prematura» commentò Victoria. «È già in posizione da tempo e nascere un paio di settimane prima non è essere prematura». Poi si volse verso Beth e le sfiorò la mano: «Se può farti star meglio, sappi che io la sento. È perfetta e sta benissimo».
Beth la ringraziò con un sorriso che si spense quando arrivò un’altra contrazione.
«Va’ a prendere la macchina, Capitano. Non vorrei che tua moglie partorisse sul divano» gli suggerì Tony.
Finalmente Steve si riscosse. Afferrò la borsa vicino alla porta e corse fuori. Due minuti dopo, l’auto era davanti all’ingresso e Victoria aiutò Beth a salire a bordo.
«Aspettiamo la vostra chiamata, poi arriveremo con Kayla» le disse attraverso il finestrino aperto.
«Ciao, mamma» disse la bambina.
«A presto, amore mio» replicò, mentre Steve si avviava in direzione del cancello della tenuta.
Quando l’auto sparì in lontananza, Tony si rivolse alla piccola Kayla: «Tra poco avrai una sorellina. Sei felice?»
«Moltissimo felice. Non vedo l’ora di conoscerla».
«Nel frattempo, se Phoebe ti mette il costume, possiamo fare un po’ di tuffi. Che ne pensi?»
Tony dovette accompagnarla di sopra per rassicurarla che non sarebbe andato senza di lei e Victoria rimase sola. Si avvicinò alle vetrate che davano sull’oceano.
In poco tempo erano cambiate così tante cose, proprio a partire da lei. La scoperta dei suoi poteri apriva tutta una serie di interrogativi e anche se Fury non le dava il tormento, sapeva che avrebbe voluto studiarla.
Su tutto c’era la preoccupazione che quella mole di potere che stava gestendo potesse sfuggirle di mano o che qualcuno potesse costringerla a fare cose che non voleva, come usare i suoi poteri per la distruzione, magari proprio contro gli Avengers. Dovevano trovare un modo per proteggersi da quell’eventualità, ed era sicura che ce l’avrebbero fatta.
C’era un altro pensiero che le frullava in testa e sapeva che, da quando ne avevano parlato, era diventato motivo di preoccupazione anche per Tony. In quanto mutante, lei portava in sé il cosiddetto gene-X e non era improbabile che l’avesse passato ai bambini. Elizabeth era la più grande e la più vicina alla pubertà, momento in cui solitamente i poteri si rendevano manifesti. Prese un appunto mentale di farle fare un prelievo di sangue e farlo analizzare dalla dottoressa Courtney per capire se davvero c’era la possibilità che sviluppasse capacità insolite. Con Zachary e Serenity aveva un po’ più di tempo ma anche loro, un domani, avrebbero dovuto fare i conti con quella realtà.
Vedremo di affrontare la cosa quando e se si presenterà, disse a se stessa. La frase era diventata un po’ il motto in quei lunghi giorni di incertezza.
Kayla attraversò il salotto come un piccolo fulmine biondo, diretta verso la portafinestra che dava sul prato, seguita a passo di corsa da Phoebe.
«Penso che anche Quicksilver avrebbe difficoltà a starle dietro» esclamò Tony, raggiungendo la moglie.
«Novità su di lui?» chiese Victoria e Tony scosse la testa.
«Ancora no».
Il dolore per la perdita di Pietro aveva quasi annientato Wanda. Se c’era una cosa che Victoria sapeva con certezza era che un mutante di classe omega aveva una componente di instabilità propria. La mancanza del fratello poteva generare una reazione tale da innescare un’esplosione d’energia che si sarebbe rivelata letale.
«L’abbiamo ibernato e attendiamo di avere la tecnologia adatta per riportarlo indietro. Anche se non so quanto possa essere etico». Si mise di fronte a lei e le circondò la vita con le braccia, attirandola verso di sé.
«Va tutto bene?» le chiese.
«Sì, tutto ok» rispose un po’ troppo in fretta. Poi, dato che lui la guardava con insistenza con un sopracciglio alzato, aggiunse: «Stavo solo pensando che la nostra vita non è mai noiosa».
«È una domenica troppo bella per rovinarla con certi pensieri» replicò, ripetendo le parole che lei stessa aveva pronunciato poco prima.
«Hai ragione» confermò con un sorriso. «In fondo, per il momento sono solo sussurri nel buio».
E, mano nella mano, tornarono dai bambini, a godersi gli ultimi raggi di sole di quella splendida domenica, in attesa che Steve chiamasse per comunicare che Madeleine Rogers era entrata ufficialmente a far parte della loro strana famiglia.

 
CURIOSITÀ
Mi sento in dovere di chiarire cosa mi ha spinto a scegliere i titoli del racconto e dei vari capitoli.
Il significato di Whispers in the Dark, Sussurri nel Buio, è duplice.
Indica innanzitutto il modo in cui tutto inizia la sera dell’attacco di Ultron alla Avengers Tower, con Victoria che percepisce un sussurro nella sua testa, cosa che la spinge a chiedere alla dottoressa Cho di indagare più a fondo. Da lì inizia tutta la vicenda che la porterà a scoprire di essere un mutante ed è per questo che lei sceglie Whisper, sussurro appunto, come nome di battaglia.
Il titolo ritorna anche nel finale. Victoria percepisce che c’è altro che la attende e che i poteri che le sono stati donati dovranno essere messi a servizio di un bene più grande. Inoltre, ci sono altre minacce che incombono, ma sono ancora lontane perché lei riesca a percepirle con chiarezza. Di nuovo, sussurri nel buio.
Per quanto riguarda le intestazioni dei singoli capitoli, sono tutti in inglese, contrariamente a quanto faccio di solito. Questo per un semplice motivo: sono alcuni dei titoli dei brani che compongono la colonna sonora del film Avengers: Age of Ultron, a cui questa storia s’ispira. La splendida musica composta da Brian Tyler è stata anche la colonna sonora che mi ha tenuta sveglia e concentrata nelle notti che sono servite per terminare questo lavoro.
Spero che mi abbia anche ispirata, ma questo lo dovrai stabilire tu che hai letto!
 
  
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