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Autore: Elenami55    08/11/2015    4 recensioni
Avete presente uno di quegli incontri che avvengono per puro caso? Provate ad immaginare che il comandante della prima flotta di Barbabianca, Marco la Fenice e quello della seconda, Portgas D Ace, incontrino e costringano ad entrare nella loro ciurma due sorelle di nome Emi ed Umi, entrambe piratesse. Ipotizzate ora che Marshall D Teach alias Barbanera consegni la minore delle due, Umi, alla Marina per poter entrare nella Flotta dei Sette. Come reagirà Barbabianca? Ed il nostro caro Pugno di Fuoco riuscirà a non farsi catturare da Barbanera nonostante sia andato alla sua ricerca?
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Trafalgar Law, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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32. Umi e la teoria dei tarli del deserto



Spesso mi domando quale sia il mio scopo nella vita. Far soffrire le persone forse? Molto probabilmente sì; anche se Barbabianca ha acceso un barlume di speranza nel mio cuore, facendomi sentire accettata, io so che infondo sarebbe molto meglio se io non fossi mai nata. Mia madre non si sarebbe dovuta sposare, Umi sarebbe avrebbe un padre ed una madre, Akainu si godrebbe la sua carica di ammiraglio senza spine nel fianco ed Ace non sarebbe nel bel mezzo di una crisi esistenziale.
Certo, chi mai avrebbe pensato che lui fosse incasinato quanto me  nei rapporti familiari? Da come mi ha spiegato Marco, la mia confessione ha risvegliato nel moro un ricordo doloroso sui suoi genitori, solo il fatto che io odiassi mio padre ha causato in lui un déjà-vu. Non so cosa abbia vissuto quel ragazzo prima di entrare in questa ciurma e sinceramente non mi interessa più di tanto, vorrei solo capire perché debba rinchiudersi in camera sua e sparire dalla circolazione per tutto questo tempo: quattro giorni; quattro giorni dico io! Se davvero è così simile a me, dovrebbe fingere di star bene ed andare avanti, non nascondersi. Non fosse stato per la Fenice, che ha avuto la buona idea di aiutarmi a distrarmi, avrei passato tutta la giornata a crogiolarmi nei miei pensieri -cosa che faccio da quando Pugno di Fuoco si è rintanato nella sua camera- e ad incolparmi di essere una buona a nulla degna della gogna.
Prendo un bel respiro, scacciando la voglia di irrompere nella camera di Ace e pestarlo a sangue. A causa sua mi sta salendo il pessimismo e non faccio altro che rimuginare su Akainu.
Ripenso alla pistola che porto in vita. Ho detto ha Rayan che il proiettile non è per lui, infatti è destinato alla testa di Cane Rosso. Me lo sono ripromessa più volte: se mai mi capitasse a tiro non esiterei, non ne sarei in grado dopo tutto ciò che ho dovuto passare a causa sua. Su questo punto di vista sono simile a lui: non permetto a nessuno di cavarsela se il danno che mi ha imposto è grande, deve pagarmela con la vita. Non importa dove andrà e dove si nasconderà, perché prima o poi lo troverò ed a quel punto darò tutto quello che ho pur di riuscire ad ammazzarlo. Sì, non è nel mio stile uccidere, ma per lui ho deciso di fare un’eccezione: lui con me farebbe lo stesso.
- Allora, Miss!-
Un boccale di legno colmo di birra viene posato sotto i miei occhi, ridestandomi dalle mie riflessioni.
Mi ero completamente scordata di trovarmi nel grande salone per la cena, cosa alquanto impossibile dato il grande baccano creato da questa marmaglia di incivili, ma accaduta. Solo per fare il punto della situazione, i tavoli sono stati interamente ricoperti di briciole, vino, salse scappate dai loro contenitori, birra e acqua; nove persone su dieci sono ubriache fradice; Barbabianca ride come un matto, alcuni cantano, altri dormono, altri blaterano frasi senza senso e Satch mi osserva divertito. Mi sono persa qualcosa?
- Vuoi farmi ubriacare? L’ultima volta non era andata tanto bene…- afferro il manico del boccale di legno.
- Stasera andrà meglio, voglio solo festeggiare la mia fortuna, sorella!- si passa la mano sul buffo ciuffo di capelli, per poi lasciarsi ricadere sulla sedia vicino alla mia.
Tra le mani il frutto del diavolo, appena tirato fuori dalle tasche interne della camicia azzurra che spesso indossa.
I molteplici segni a spirale, caratteristici dei frutti, sembrano girare sulla buccia viola, così liscia da risplendere sotto la luce dei lampadari. Nessuno di noi sa di che specie sia e l’intera giornata  di ricerca passata in compagnia di Marco in biblioteca non è servita a molto; quel frutto è sconosciuto a qualunque mente umana, motivo per il quale Satch è ancora indeciso sul come utilizzarlo. Sono più che sicura che però non voglia mangiarlo: più volte mi ha accennato al fatto di non voler perdere la capacità di nuotare. Probabilmente lo darà come ricompensa a qualche sottoufficiale o lo regalerà ad un comandante. Spero solamente che decida in fretta: non è per niente sicuro girare per una nave così grande con un simile tesoro tra le mani; non che non mi fidi dei miei compagni, ma la prudenza non è mai troppa.
- Quel frutto. Sbarazzatene- lo metto in guardia.
Ride fragorosamente.
- Ti vedo troppo tesa, dev’essere l’astinenza- mi osserva con un ghigno pestifero sul volto.
- Satch, ti consiglio vivamente di non sparare tante scemenze o sarò costretta a romperti tutte le ossa che hai in corpo. Sai che mi arrabbio facilmente- mi porto il boccale alle labbra, bevendo un sorso di birra.
- Ok, sto serio- nasconde il frutto dentro la camicia –Ma sei vergine?-
Noto che alcuni curiosi hanno teso l’orecchio per sentire meglio il discorso, i maschi sono proprio degli imbecilli.
- Saranno ben affari miei, no? Rompiballe.-
- Beccata-
- Ma vaffan… quel paese-










 
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Passeggiando per i corridoi della nave si possono imparare tante cose, ad esempio si possono memorizzare gli orari in cui i comandanti vanno in bagno. Ora sono le 21 e 16, quindi il mio Marco si sta facendo la doccia nel bagno comune; tra undici minuti esatti passerà Izo con una borsa di trucchi in mano e tra poco dovrebbero svoltare l’angolo i…
- Ah, quel ciarlatano vince sempre!-
- Vero, fratello, secondo me, bara!-
- Domani sera vinceremo noi, fratellino!-
- ‘Sera!- mi faccio notare.
…i Decalvan, per l’appunto. Sempre a criticare questo o quello ed a lamentarsi quei due!
- Heilà, sorella tigrotta! Nuovamente ad aspettare La Fenice?- mi saluta con la sua voce stridula il minore.
Abbasso lo sguardo per non tradire il rossore che probabilmente è comparso sulle mie gote. Ogni sera a questa parte vengo qui e mi siedo sul davanzale della finestra ad aspettare che il biondo esca dal bagno e passi di qua, di solito con solo un misero asciugamano a coprirgli i gioielli di famiglia. Sono forse una pervertita? Io non credo, solamente mi piace vedere i suoi pettorali scolpiti, il suo bel tatuaggio, i suoi buffi capelli ancora umidi e… beh, mi piace vederlo. Per noi è ormai un’abitudine incontrarci alle 21:32 ogni sera e già quando ci svegliamo alla mattina abbiamo la certezza che la sera ci rivedremo qui, in questo corridoio. Spero soltanto che non abbia capito che vengo apposta per lui…
- Sì, aspetto lui- confesso.
Ormai non servirebbe a niente negarlo se non a passare per bugiarda; come Marco sa del nostro “appuntamento” serale, anche il resto della ciurma ne è a conoscenza, non perché qualcuno abbia spiattellato qualcosa, ma per il semplice fatto che la maggioranza delle persone di questa nave deve passare di qui per poter andare in bagno ed io non sono invisibile.
- Come ogni volta. Ci si vede!- dicono all’unisono i due, andandosene.
Li guardo andar via con un po’ di tristezza, consapevole che per altri interminabili minuti dovrò stare qui ad annoiarmi in attesa che arrivi il mio amore. Avevo sentito dire da qualcuno che l’attesa del piacere è essa stessa il piacere, ma posso decisamente affermare che aspettare l’arrivo di Marco non è per niente piacevole, anzi molto barboso. Certo che però vederlo giungere qui in tutto il suo splendore, con la pelle ancora umida dalla doccia, l’ampio petto in bella mostra a volte bagnato da alcune goccioline scivolate dai capelli oro e un panno in vita è uno spettacolo impagabile. Sinceramente mi chiedo come faccia un ragazzo simile a non avere una fidanzata, è lui a non volerla o sono le ragazze che hanno gli occhi foderati di salsiccia per non sbavarci dietro? Spero vivamente che la prima ipotesi sia errata, altrimenti ciò starebbe a significare che nemmeno io avrei speranze tra qualche anno.
Dei passi provenienti dal fondo del corridoio e dalle mie orecchie ormai conosciuti fanno voltare di scatto la mia testa, permettendo così ai miei occhi di assaporare finalmente la visione che hanno tanto atteso per tutta la giornata.
- Ciao! C-come va?- sfoggio il miglior sorriso a mia disposizione.
- Bene, grazie. Stai diventando peggio di una guardia del corpo, sai?-mi sorride il mio Marcuccio.
- In verità stavo aspettando Emi, eheheh…- i miei occhi scivolano lentamente verso i suoi addominali per poi scendere.
- Credo sia ancora in sala da pranzo, ho sentito che lei e Satch stanno facendo una gara di bevute- sbuffa –Ho la netta sensazione che ne combineranno una delle loro¬-
E chi glielo va a dire adesso che sono stata proprio io ad infilare nella testaccia del comandante della quarta flotta l’idea di sfidare la Tigre del Mare Orientale? Di certo non io.
Annuisco alla deduzione del mio interlocutore che, dopo un nuovo sorriso ed il consecutivo saluto, si congeda.
Fisso per alcuni attimi la direzione in cui è andato, per poi scendere dal davanzale su cui mi ero appostata e stiracchiarmi, facendo scrocchiare alcune vertebre. Ormai il corridoio è vuoto e, secondo le mie stime, nessuno dovrebbe più passare di qui per i prossimi cinque minuti, giusto il tempo di dileguarmi.
Silenziosamente mi incammino nel dedalo di vie, giungendo poco dopo alle scale portanti al piano superiore. Le salgo con leggera ansia di essere notata da qualcuno: devo agire con la massima prudenza, un solo errore potrebbe mandare a rotoli giorni di lavoro.
La localizzazione del frutto è stato il primo passo: ho seguito Satch ovunque, ridendo, scherzando, parlandoci e osservando ogni sua minima azione, riuscendo finalmente a sapere dove tiene nascosto quell’oggetto tanto prezioso che presto mi donerà dei poteri, rendendomi forte e popolare sulla Moby Dick. In seguito ho dovuto procurarmi del fil di ferro con il quale scassinerò la serratura della stanza del castano e trovare un modo per tenere occupato quest’ultimo ed Emi, la quale non vedendomi in camera sarebbe di certo venuta a cercarmi. Quale miglior modo di farli ubriacare?
Sghignazzo tra me e me constatando di essere un piccolo genio.
Arrivata al piano delle stanze dei comandanti -nel quale oltretutto si trova anche quella che condivido con mia sorella- mi inoltro nel lungo corridoio e proseguo per alcuni metri, fermandomi poi davanti alla porta della camera della mia vittima. Abbasso la maniglia, ma come pensavo essa non si apre, essendo stata chiusa a chiave. A questo punto, ricorro al mio asso nella manica e prendo dalla tasca della felpa che indosso i due fili di ferro che mi sono procacciata; li inserisco entrambi nella serratura e appoggio l’orecchio all’uscio. Muovendo i ferri sento tramite il legno le varie reazioni del serramento, le quali mi aiutano a capire se sono vicina al punto che mi permetterà di aprirlo. Per essere una buona ladra, questi trucchetti bisogna conoscerli a memoria.
Un ultimo cozzo metallico mi fa capire che il mio lavoro è andato a buon fine, infatti appena abbasso la maniglia, la porta si spalanca.
Entro senza troppe cerimonie e la richiudo velocemente. Appena voltata verso la camera, la osservo attentamente. È una cabina piuttosto ordinata per essere di proprietà di un maschio. Il letto matrimoniale, posizionato accanto alla finestra, è affiancato da un comò di un marrone molto scuro sul quale fanno bella mostra un lampada blu ed un giornalino. Su quest’ultimo si può notare una ragazza non propriamente vestita che cammina su una spiaggia. Sono disgustata. Mi avvicino alla scrivania e salgo su una sedia, iniziando a perlustrare nei cofanetti posti qua e l’ha sui ripiani. Non trovando niente, passo al setaccio i cassetti, strapieni di fogli e carte. Delusa dal secondo fallimento trascino la sedia sino al guardaroba e, dopo aver curiosato tra gli abiti, risalgo su di essa per poter controllare negli scaffali più alti. Sposto le varie cianfrusaglie e trovo altri giornalini, ma del frutto del diavolo nemmeno l’ombra. Eppure ero certa lo tenesse in camera: avevo notato più volte la sua tendenza a lasciarlo poggiato sulla scrivania. Per sicurezza corro ancora a controllare nel tiretti del comodino e sotto il letto, ma niente.
Mi addentro allora nel bagno della cabina e cerco tra i vari prodotti per capelli disposti accuratamente su alcuni ripiani, anche qui senza ottenere alcun risultato. Sconsolata, rimetto in ordine i locali appartenenti al comandante della quarta flotta ed esco. Con l’ausilio dei ferri usati per l’entrata, richiudo a chiave la porta facendo girare l’ingranaggio della serratura in senso orario. Probabilmente Satch avrà dei problemi ad aprirla quando tornerà: la scassinatura rovina gli ingranaggi.
- Strano modo per chiudere una porta, non credi?-
Perdo un battito, forse due. Nella mia mente si fa largo la consapevolezza della mia immensa sfiga: perché, perché tutto quello che faccio finisce sempre male?
Stringo i fili di ferro nella mano, cercando di nasconderli alla vista.
- Infatti non stavo chiudendo, stavo controllando la serratura perché…- bofonchio, voltandomi lentamente.
Mi ritrovo davanti uno strano individuo, mai visto prima sulla Moby Dick. Che sia un nuovo acquisto della ciurma? È strano che io non ne sia stata informata, anzi è strano che io non l’abbia mai visto. È davvero molto alto, di certo più di Marco ed Ace e sinceramente mi incute un po’ di timore. Indossa dei pantaloni blu tenuti su dalle bretelle ed una camicia bianca con delle croci gialle che lascia scoperta la parte superiore del suo ampio petto; la sua carnagione è bianchissima e mette in risalto i suoi capelli neri lunghi sino alle spalle e gli orecchini d’oro. Gli sfugge una risata mentre posa a terra il suo bastone da passeggio e vi si appoggia.
- …un tarlo ci si è nascosto dentro! Sai, la nave ne è infestata!- esclamo, cercando di sembrare il più convincente possibile –Bisogna disinfestare la zona. Questi insetti non sono da sottovalutare; vengono dal paese di… Alabasta e portano  la malaria. Si chiamano… tarli del deserto-
- Tarli del deserto. Sei una disinfestatrice, signorina?- sorride divertito.
Dalla sua espressione posso intuire che non abbia creduto ad una sola parola della mia fandonia e che per giunta stia al gioco, quasi per prendermi per i fondelli.
- Sì, disinfestatrice…- confermo, leggermente alterata.
Lo vedo sorridere ancora di più e portarsi la mano libera sulla guancia. Apre la bocca per parlare, ma non riesce nemmeno a dire una parola che dal fondo del corridoio spuntano un Satch ed una Emi ubriachi che, affiancandosi a vicenda e barcollando qua e là, cantano una versione storpia de “Il liquore di Binks”.
- Devo andare, è stato un piacere conoscerti- l’uomo si tocca la visiera del cappello a cilindro in segno di saluto, per poi andar via a grandi passi.
Quel tizio ha qualcosa di sospetto…
- Quiando la tempessta poi d’improvviso arriverà, se ci spaventiamoo, ahimè, la nave affonderià!- se la ridono invece i due idioti, accasciandosi a terra.
Osservo la mia sorellona con disapprovazione mista a pietà: come ci si può ridurre in quello stato?
- Umi, sorellina pia… ahahah… pia, no, mia!- sghignazza lei, avendomi vista.
- È la mia sforellina, Miss!- afferma con decisione il suo compagno, anche lui ormai incapace di parlare correttamente.
- Mia!- urla la ragazza.
- Sì, mia!- ribatte il castano.
- Tua!-
- No, tua!-
Mi sbatto la mano in faccia e decido di andarmene, lasciandoli al loro destino: è una situazione troppo vergognosa ed io ho di meglio da fare, tra cui trovare il frutto del diavolo lasciato da qualche parte da Satch. Credo proprio che potrebbe essere in biblioteca…










Nota dell’autrice
Salve a tutti! Da quanto tempo che non aggiorno, vero? Vi chiedo infinitamente scusa, ma l’inizio della scuola mi ha scombussolata più del previsto, prosciugandomi tutta la sanità mentale necessaria per scrivere. Spero di riuscire ad aggiornare almeno un paio di volte nel mese di novembre, ma non assicuro niente per il motivo sopra citato. Mi dispiace! Ringrazio tutti coloro che mi hanno sopportata fin qui e confido che continueranno a farlo!
Alla prossima!



 
   
 
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