GOODBYE MY LOVER, GOODBYE MY FRIEND.
-Camilla!
La voce di Michele Carpi gelò il
cuore di Gaetano. Quel piccolo passo avanti che aveva fatto con Camilla era
appena stato spazzato via dalla visione dell’uomo, la cui comparsa qualche
settimana prima aveva sconvolto la sua esistenza. Scrutò Camilla, ma la sua
mente annebbiata non riuscì a percepire alcunché sul volto della donna, che
continuava semplicemente ad alternare il suo sguardo da Michele a Gaetano.
Cercò di rimanere impassibile, i muscoli tesi ma sotto controllo per trattenersi
dall’afferrare quel tipo per la maglia (fin troppo da hippie per un uomo di
cinquant’anni suonati) e sbatterlo contro la prima parete disponibile ed
ammazzarlo di botte. In momenti come quello Gaetano malediceva la sua integrità
e rettitudine che gli impedivano di dare libero sfogo ai suoi sentimenti più
bassi. Dio, non era mai stato geloso di una donna in tutta la sua vita, nemmeno
di Roberta e di sua moglie! Perché doveva esserlo dell’unica donna che non
voleva proprio avere nulla a che fare con lui?
-Commissario Berardi. Che piacere
rivederla in circostanze meno formali- disse Michele una volta che si fu
avvicinato a Camilla quanto bastava per passarle un braccio intorno alle
spalle. Braccio che, Gaetano non poté fare a meno di notare, Camilla non
accennava a voler spostare.
-Il seguace di Latouche-
commentò laconico il commissario, guardandosi bene dallo stringere la mano
libera che Michele gli stava porgendo.
-Vedo che ha buona memoria,
commissario.
Gaetano, accecato dalla rabbia e
dalla gelosia, era incapace di decidere se il tono usato da Michele era di una
gentilezza genuina o se lo stava solo prendendo per i fondelli con una maestria
mai vista prima.
-Che ci fai da queste parti,
Michele?- si intromise Camilla, prima che la situazione tra i due potesse
prendere la piega sbagliata, e sciogliendosi dal contatto con Michele. Per
tutto il tempo non aveva smesso di fissare Gaetano e non le era passata
inosservata l’espressione infastidita dell’uomo quando Michele si era stretto a
lei.
-Ho pensato che potevamo cominciare
stamattina la ricerca del mio nuovo appartamento.
-Nuovo appartamento? Niente più
roulotte, libertà, decrescita felice? Attenzione, sig. Carpi, o potrebbe
diventare un uomo come tutti noi- disse Gaetano senza nemmeno tentare di celare
il sarcasmo che trasudava da ogni singola parola.
-Già, è vero. Ma sa com’è,
commissario. A volte nella vita le cose cambiano- rispose Michele lanciando uno
sguardo a Camilla, per cui Gaetano avrebbe anche potuto estrarre la pistola e
sparagli un colpo in mezzo alla fronte. Anzi, no. A pensarci meglio, sarebbe
stato meglio se avesse sparato a se stesso, pur di non dover assistere a quella
scena. -Camilla mi ha aiutato a trovare un nuovo lavoro. Non sono un manager di
successo, ma…è un per sempre un inizio.
Gaetano si sforzò di incrociare gli
occhi di Camilla: -Camilla si farebbe in quattro per chiunque. O quasi-
aggiunse poi con tono più acido che sarcastico e dall’espressione afflitta
della donna comprese che aveva recepito il messaggio sottointeso. A quanto pare
in quelle settimane lei c’era stata per tutti tranne che per lui.
-Gaetano- tentò invano di dire
Camilla, ma l’uomo fu più veloce di lei.
-Beh, visto che voi siete occupati,
io andrei in commissariato. Molti omicidi da risolvere- poi, quando fu
abbastanza vicino a Camilla, le si avvicinò all’orecchio in modo che solo lei
potesse sentire: -Non vorrei commetterne io un altro paio…
Salutò con tutta la cordialità di
cui era capace il seguace di Latouche e si incamminò
rapido verso la macchina, posteggiata lungo la strada oltre il cancello del
condominio, ma prima di andarsene sentì il bisogno di lanciare un’ultima
frecciatina a Camilla. Si era trasformato in un uomo perfido e vendicativo,
cosa che non era mai stato, ma lei lo aveva portato su quella strada e ora lei
era la prima a doverne pagare le conseguenze. Si voltò, sorrise (nella maniera
più finta che gli fosse mai capitata) e aggiunse: -Ah, sig. Carpi. La sua
ricerca di un appartamento potrebbe essere più rapida del previsto. Se ne sta
giusto liberando uno in questo palazzo. Proprio davanti a quello di Camilla.
E lo sguardo perso di Camilla a
quelle parole gli fece assaporare il gusto di una amara vittoria.
***
-Gaetano! Gaetano, aspetta!
Aspettami, ti prego!
Camilla ci aveva messo un paio di
istanti prima di decidersi a rincorrerlo, giusto il tempo di metabolizzare le
ultime parole del commissario.
-Gaetano, aspetta! Non è come
pensi!
Gaetano non poté fare a meno di
fermarsi a quelle parole e di voltarsi con un ghigno infastidito verso la donna
che avanzava ormai senza fiato.
-Ma davvero? Non ti viene in mente
niente di più originale da dirmi, Camilla?
-Io non…Michele ed io non…
-“Non” cosa? Non state insieme? Non
uscite insieme? Non avevate un appuntamento? Non vi siete mai sentiti in queste
settimane? Non volevate essere scoperti?- la rabbia di Gaetano era ormai
incontenibile e nemmeno si sforzava più di celarla, né a Camilla né ai passanti
che stavano assistendo alla scena.
-No! Niente di tutto questo!- disse
Camilla in affanno. -Senti, possiamo parlarne con calma a cena stasera, eh?
-A cena? Stasera?- Gaetano non
riuscì a trattenere una risata sarcastica. -Mi prendi in giro? No, niente più
cene o chiacchierate. Quello che mi dovevi dire, l’hai già detto poco fa,
lasciando che Michele ti abbracciasse davanti a me e che mi raccontasse di
quanto tu abbia fatto per lui in questi giorni. So tutto quello che mi serve!
-Tu non sai niente, invece!-
protestò la donna, indecisa tra il sentirsi arrabbiata per come Gaetano la
stava trattando e la paura di aver peggiorato ancora di più il loro già
precario rapporto. -Michele per me è solo un amico.
-Un amico, eh? Adesso sì che sono
più tranquillo. Del resto sono stato anche io un amico per dieci anni, quindi
so benissimo cosa intendi tu per “amico”.
Camilla si maledisse di nuovo per
aver scelto la parola peggiore dal vocabolario: per essere una professoressa di
lettere in quanto a capacità comunicativa era davvero pessima!
-Non intendevo…ti prego, lasciami
spiegare.
Gli occhi di Gaetano si incupirono
ancora di più: nonostante la giornata soleggiata e calda di inizio estate, sul
volto dell’uomo era calato il gelo più totale.
-Sono stanco di spiegazioni, di
scuse, di cercare di capirti. A me sembra tutto piuttosto evidente, Camilla.
Hai detto di aver bisogno di tempo per te, per sentirti libera e indipendente,
ma in realtà volevi solo allontanare me. Renzo ti gira intorno da mattina a
sera per via di Livia e della nipotina, e questo lo posso anche capire. Ma
Michele Carpi? Per lui hai trovato il tempo per una chiamata, per un messaggio,
per un incontro. Per me no. Per me tu sei letteralmente sparita. Potevo essere
morto o essere stato trasferito dall’altra parte del mondo e tu non lo avresti
mai saputo perché non ti sei mai degnata di farti sentire, nemmeno una volta.
Io mi sono fatto da parte, perché era quello che avevi chiesto, ma non avevo
capito che era solo da me che volevi essere lasciata in pace. Non certo da
Michele a quanto vedo. Per me la questione è molto chiara. Pensavo tu ti fossi
rifiutata di scegliere di nuovo, come hai sempre fatto in questi anni. Invece una
scelta l’hai fatta eccome: hai scelto di non scegliere me, ma un altro.
Camilla scosse il capo, la
battaglia contro le lacrime ormai persa da un pezzo.
-Ti sbagli, non è così! Ho commesso
un errore in quell’ospedale, adesso me ne rendo conto, ma non ti ho allontanato
per stare con un altro. Credevo davvero di fare la scelta migliore per tutti.
-Per tutti? Per te! Tu non eri
pronta a lasciare andare Renzo e nemmeno Michele che non vedevi da trent’anni;
non eri pronta ad impegnarti in qualcosa di serio e chi ne ha fatto le spese
alla fine sono io. L’unico che davvero ha perso tutto quello che aveva in quel
maledettissimo ospedale quel giorno sono io! - urlò Gaetano, con tanta forza
che gli sembrò che tutta l’aria fosse uscita dai suoi polmoni in un colpo solo.
Con gli occhi sgranati fissava Camilla, incapace di frenare tutto il dolore che
chiedeva di trovare una valvola di sfogo. -Tu hai ancora la tua bella famiglia
da cui tornare la sera, hai un ex marito che ancora ti ama e a quanto pare un
nuovo spasimante da cui farti corteggiare. Io avevo solo te, solo noi. Un tempo
avevo almeno la nostra complicità e la nostra amicizia, ma mi hai portato via
anche quella. Sono io quello che è rimasto fregato, ancora una volta, Camilla.
Non tu. Per cui perdonami, ma non me ne faccio niente delle tue scuse e
giustificazioni!
Gaetano non riuscì a sopportare la
vista di Camilla un istante di più; si infilò nell’auto e sfrecciò via il più
velocemente possibile. Doveva mettere spazio tra lui e Camilla, tutto lo spazio
di cui era capace.
***
Uno stronzo! Ecco cos’era Gaetano:
uno stronzo!
L’aveva aggredita senza
lasciarla parlare, spiegare. Quella tirata su lei e Michele, poi, non aveva il
minimo senso!
Ma a chi voleva darla a
bere? Gaetano aveva ragione su tutto…o perlomeno sulla parte in cui l’aveva
accusata di non averlo mai cercato a differenza di Renzo e Michele. E doveva
ammettere almeno con se stessa ora che era sola in mezzo alla strada, dopo aver
visto l’auto del commissario allontanarsi a tutta velocità, che ogni volta che
si trovava con Michele o con Renzo provava un forte senso di colpa nei
confronti di Gaetano, l’unico uomo che effettivamente aveva rispettato le sue
richieste senza più intromettersi nella sua vita. Sentirlo dire da lui, o
meglio sentirglielo urlare nel bel mezzo di Torino era anche peggio.
Non c’era la minima
possibilità di sistemare le cose con Gaetano, ora ne era perfettamente
consapevole. Niente di quello che avrebbe potuto dire o fare, avrebbe ricucito
lo strappo che lei aveva provocato nel cuore del suo commissario.
Tornò a testa bassa verso il
cortile del suo palazzo, dove ad attenderla c’era ancora Michele, che si
avvicinò a lei con quel suo solito sorriso sornione. A Camilla sembrò di
vederlo davvero per la prima volta: quel sorriso non scatenava in lei nessuna
reazione a differenza di quello di Gaetano, che riusciva a scuoterla, farla
sentire in paradiso e all’inferno al tempo stesso. Ma allora perché settimane
prima si era lasciata andare con nostalgia al ricordo dei suoi vent’anni
mettendo in dubbio quello che c’era tra lei e Gaetano? Perché aveva messo al
centro della sua attenzione quell’uomo dal comportamento quanto meno ambiguo
che si era infilato nella sua vita distruggendo ciò che di buono era riuscita a
costruire dopo il tradimento di Renzo?
-Camilla! Tutto bene?- le
chiese poggiandole una mano sulla spalla.
La donna si scansò a quel
contatto, maledicendosi mentalmente per non aver fatto lo stesso sin
dall’inizio. Aveva mentito a Gaetano per quell’uomo! Quell’uomo che di fatto
nemmeno conosceva! Si erano lasciati più di trent’anni prima…lei era una
persona completamente diversa adesso e di certo anche lui. Perché gli aveva
permesso di sconvolgerle la vita? Stupida! Stupida paura di lasciarsi andare e
di credere in quello che sentiva per Gaetano!
-Michele, scusami, ma non
posso.
L’uomo annuì: -D’accordo.
Non preoccuparti. Possiamo fare domani o…
-No! No…non hai capito. Non
posso avere a che fare con te. Non voglio avere a che fare con te.
-Per Gaetano?- il tono di
Michele tradiva la sua irritazione. -Quel poliziotto non fa per te, Camilla. È
un damerino tutto inamidato, pieno di muscoli e ligio alle regole. Tu non sei
così, non ti sono mai piaciuti i tipi come lui.
-Tu non mi conosci,
Michele!- ribatté piccata la donna, offesa più per come Michele aveva dipinto
Gaetano che per la sua insistenza inopportuna.
-Io ti conosco da molto
prima di lui.
-E’ esattamente questo il
punto- disse Camilla. -Mi conoscevi trent’anni fa. Non sai nulla della donna
che sono oggi. Di quello che ho passato per arrivare qui, di quello che ho
costruito e di quello che ho perso. E lo stesso vale per te: non sei più il
ragazzo di cui mi sono innamorata e non puoi tornare ad esserlo, né vorrei che
tu lo fossi.
Michele scosse il capo
spazientito: -E Gaetano? È lui il tipo di uomo di cui potrebbe innamorarsi la
Camilla di oggi?
-Sì- ammise senza nemmeno
doverci pensare. -Sì, lui è l’uomo che voglio amare oggi. E se solo avessi
avuto il coraggio di confessarglielo mesi fa oggi non sarei a questo punto. È
l’uomo più onesto, gentile e rispettoso che io abbia mai conosciuto. Mi ha
amata per dieci anni aspettando che io fossi pronta per lui, per noi, senza mai
pretendere nulla in cambio, solo la mia sincerità. Io invece l’ho illuso, l’ho
ferito. Gli ho mentito, l’ho tenuto lontano, ho lasciato che tu e Renzo mi
offuscaste la mente con le vostre lusinghe. Sono stata una stupida: era l’uomo
perfetto e io l’ho perso.
-Invece vedo che ferire me
non ti crea nessun problema- commentò sarcastico Michele.
In effetti Camilla dovette
ammettere a se stessa che con le sue decisioni delle ultime settimane e le sue
azioni aveva di fatto ferito tutte le persone che la circondavano. Aveva in
qualche modo alimentato le speranze di Renzo arrivando in ritardo all’udienza
per la separazione e accettando le sue attenzioni ben sapendo quanto fossero
inopportune; per non parlare di quello che aveva fatto a Gaetano: le parole che
le aveva rivolto solo pochi minuti prima rimbombavano ancora nella sua testa e
per quanto si sforzasse di dimenticare l’espressione delusa e rassegnata
dipinta sul volto dell’uomo non riusciva a togliersi dalla mente quegli occhi
azzurri spenti e pieni di rancore. Persino con Michele non poteva dire di
esente da critica: di fatto gli aveva lasciato intendere che in qualche modo
anche tra loro il discorso interrotto trent’anni prima poteva essere ripreso.
A distanza di giorni e a
mente fredda non si capacitava proprio di come tutto questo potesse essere
colpa sua. Proprio lei che aveva fatto dell’onestà e del dialogo la sua
bandiera! Aveva smesso di seguire i suoi principi nel momento sbagliato e con
la persona sbagliata.
-Hai ragione, Michele, e mi
dispiace. Ho detto e fatto cose di cui non vado fiera in questi giorni e so che
forse ti ho dato l’impressione che tra noi…- Camilla non riuscì nemmeno a
terminare la frase tanto le appariva ora nella sua assurdità l’ipotesi di
permettere a Michele di farsi avanti.
-Forse? Camilla, perdonami,
ma sei stata tu sin dal primo giorno a venire a cercarmi. Cosa avrei dovuto
pensare?
-Lo so. E ti assicuro che
nemmeno io mi capisco, perciò non posso pretendere che gli altri lo facciano.
-Quindi adesso che dovrei
fare? Sparire? Non farmi più vedere?
-Sì- ammise Camilla, pur
sentendo il morso della colpa attanagliarle lo stomaco. Era stata un’egoista,
aveva fatto del male a chiunque e solo ora se ne rendeva davvero conto, ma non
per questo poteva continuare a mentire a se stessa e agli altri. Con Michele
non c’era nulla, solo dei ricordi chiusi in una scatola e appartenenti ad un
passato che doveva restare tale. -Non volevo essere così brutale, ma non posso
darti quello che cerchi.
-Tu non sai quello che
cerco. Magari ho solo bisogno di una vecchia amica- tentò di nuovo l’uomo che
evidentemente non si capacitava di come Camilla potesse essere cambiata tanto
negli anni.
-Non posso essere nemmeno
quello, allora.
-Perché il tuo commissario
te lo proibisce? Non sei mai stata una a cui si può dire quello che deve fare.
Camilla sorrise sconsolata:
-No, non è per Gaetano. Anzi, con ogni probabilità non credo si farà più vedere
o sentire, non dopo quello che gli ho fatto e che ci siamo detti- ammise con
una punta di amarezza. -Se lo faccio è per me. Tu sei una parte importante del
mio passato ma quello è il tuo posto. Il passato. Se ho imparato una cosa
nell’ultimo anno dal tradimento di Renzo è che non si può resuscitare un morto:
non è come nei film, quando decidi di mettere una pietra sopra quello che è
successo e pretendi di ricominciare da capo come se nulla fosse accaduto. Non è
così che funziona nella vita. Non si torna mai indietro e quando lo si fa, si
sbaglia inevitabilmente. E poi a dirla tutta non è che il nostro rapporto fosse
poi così idilliaco: se sei arrivato al punto di volertene andare per inseguire
il tuo sogno era perché io non ti bastavo.
-O forse ero io a non essere
abbastanza per te. Esattamente come ora.
-Forse- concordò Camilla con
un’alzata di spalle che decretò la fine della conversazione. Michele comprese
che non c’era altro che potesse dire o fare per convincere Camilla a dargli una
seconda occasione, trent’anni dopo. E anche se non condivideva ogni parola del
discorso della donna, ne aveva colto perfettamente il succo: non c’era posto
per lui nella sua vita. Lei amava Gaetano e avrebbe fatto qualunque cosa per
riprenderselo.
Con grande sorpresa di
Camilla, Michele l’abbracciò e le diede un bacio sulla fronte.
-Penso che ti sbagli su di
me, su di noi: penso che se ne avessi avuto l’occasione avrei potuto
dimostrarti che quello che avevamo trent’anni fa è ancora qui. Ma tu ami un
altro e io devo accettarlo. E se posso dirti come la penso, quella di poco
prima non era la reazione di un uomo che non è più interessato a te. Se avesse
potuto spararmi, lo avrebbe fatto- scherzò Michele non sapendo quanto era
andato vicino alla verità.
-E’ possibile, ma non credo
che Gaetano sia disposto a perdonarmi ancora una volta.
-Ti sorprenderebbe sapere
quanto siamo disposti a fare per la donna che amiamo, Camilla. Se ne vale la
pena…e credo che per te chiunque sarebbe disposto a tutto.
Suo malgrado Camilla non
poté evitare di arrossire fino alla punta dei capelli; non era abituata a
ricevere complimenti, o meglio, quando questo succedeva, era di solito Gaetano
l’autore.
-Ti ringrazio, Michele.
L’uomo si limitò ad annuire
con un lento movimento del capo. Aveva provato a riprendersi Camilla, ma in
effetti trent’anni erano una pausa un po’ troppo lunga da superare, soprattutto
se nel frattempo lei aveva incontrato il vero amore, quel commissario dai
profondi occhi azzurri e con un sorriso che avrebbe steso chiunque nel raggio
di chilometri.
-Ti auguro di essere felice
con Gaetano. E sì…sono assolutamente certo che lui tornerà da te. Troverai il
modo di farlo accadere.
“Lo spero” fu l’unico
pensiero di Camilla mentre guardava Michele uscire per sempre dalla sua vita.
***
Stupido! Stupido! Stupido!
Come gli era potuto passare
per la testa di riprovare a riavvicinarsi a Camilla? Come? Ah, lo sapeva…Torre!
Ecco di chi era la colpa: sua e di tutti i suoi discorsi su quanto Camilla lo
amasse e su come fosse difficile a volte lasciarsi andare ai sentimenti. Sì…peccato
che lui continuava a seguirli quei maledetti sentimenti e loro, da bravi
stronzi quali erano, non facevano altro che portarlo verso l’orlo del baratro.
Ma adesso tutto sarebbe
cambiato. Ora che aveva visto Michele abbracciare la sua donna…no, abbracciare
QUELLA donna (doveva restare distaccato dai suoi sentimenti anche durante i
monologhi interiori) gli era tutto perfettamente chiaro. A Camilla non era mai
importato nulla di lui. Era stato un passatempo divertente, un gioco, una bella
iniezione di autostima e stop. Doveva mettere a tacere quella parte del suo
cuore che continuava ad urlare a gran voce di dare un’ultima occasione a
Camilla, perché, lo sapeva bene, quella donna non avrebbe fatto altro che prendere
il suo cuore già a brandelli e ridurlo in cenere. Con ogni probabilità aveva
ormai perso totalmente la capacità di amare grazie a lei, ma se l’amore, quello
vero, comportava tutta quella sofferenza il commissario preferiva di gran lunga
l’apatia.
Sbatté la porta del suo
ufficio, una volta arrivato in commissariato, e buttò la giacca sul divano con
tanta di quella rabbia che non si accorse della presenza di Torre proprio a
pochi passi da lui.
-Dotto’!- esclamò
preoccupato.
Gaetano sobbalzò per lo
spavento ma quando si riprese fissò il suo sottoposto con la stessa durezza che
aveva riservato a Camilla pochi minuti prima.
-Che c’è, Torre?
Più che parlare, il
commissario aveva ringhiato. Non era da lui, lo sapeva Torre e lo sapeva anche
Gaetano stesso, ma non poteva evitare a tutta quella frustrazione di trovare
sfogo ancora per qualche minuto. Poi l’avrebbe messa a tacere, come sempre, l’avrebbe
compressa in un angolo della sua anima e l’avrebbe lasciata lì sperando di dimenticarsi
della sua esistenza.
-Vi ho portato i risultati
dell’autopsia- disse mesto Torre. Aveva capito sin troppo bene a cosa poteva
essere dovuto il pessimo umore del suo superiore e di certo non aveva
intenzione di fare domande. A dire il vero, un poco in colpa si sentiva visto
che il consiglio di tentare di appianare le cose con la prof. era venuto da lui
e non doveva aver dato grandi risultati, ma anzi solo peggiorato le cose. Per cui
consegnata la cartella e sinceratosi che il commissario non avesse bisogno d’altro,
se l’era data a gambe rifugiandosi dalla Lucianona.
Una volta rimasto solo,
Gaetano cominciò a percorrere il suo ufficio per tentare di calmarsi. Levarsi dalla
mente il braccio di Michele Carpi che si avvolgeva attorno alle spalle di
Camilla era praticamente impossibile. Sarebbe mai arrivato il giorno in cui
sarebbe stato insensibile a quelle immagini, a quelle provocazioni? Dio,
sperava proprio di sì. Non era possibile continuare a vivere con quell’angoscia
che lo accompagnava non solo da sveglio ma anche nelle ore notturne. Camilla era
ovunque: nella sua testa, nei suoi sogni, nei suoi incubi…riusciva a vederla
persino ora, appoggiata al pilastro del suo ufficio, in attesa dell’ingresso
del prossimo testimone nel caso che aveva riguardato la sua amica Baby.
Scosse la testa come se
questo potesse cancellare l’immagine che si era creata davanti ai suoi occhi,
così irreale e allo stesso tempo così vivida, come se fossero passati solo
pochi giorni da quel momento. In realtà era passata una vita. Niente gli
sembrava così lontano come il ricordo di quegli attimi felici con Camilla, che
entrava nel suo ufficio e si fiondava sulle sue labbra.
Si passò una mano tra i
capelli scompigliando quel ciuffo con cui Camilla amava giocare dopo aver fatto
l’amore. Dio, qualunque gesto, anche il più quotidiano gli ricordava lei. Non poteva
andare avanti così, avrebbe perso la ragione.
Infilò la mano nella tasca
dei jeans alla ricerca del cellulare: aveva bisogno di sentire una voce che lo
facesse sentire meglio, aveva bisogno di sentire suo figlio, l’unica cosa bella
che gli era rimasta nella vita. Invece le sue dita si scontrarono con il freddo
metallo delle chiavi di casa. Le estrasse come se scottassero e le fissò: con
molta probabilità, entro poche settimane Michele avrebbe occupato il suo
appartamento e avrebbe avuto via libera con Camilla.
Al solo pensiero il cervello
sembrò esplodergli. Anche se ora era furioso con lei non poteva comunque
sopportare che quell’hippie mancato si prendesse la sua Camilla.
Guardò con crescente
attenzione quelle chiavi. No, decisamente non avrebbe reso facili le cose a
Michele Carpi. E aveva già un’idea su come evitare quel maledetto trasloco.
Angolo dell’autrice:
Lo so, adesso mi odiate perché non c’è stata la cena tra i due, ma diciamoci la verità…Camilla ha illuso tutti non solo Gaetano, quindi deve sistemare un bel po’ di cose. E qui dice addio a Michele. Meno uno, quindi.
Inoltre, Gaetano aveva ancora delle cosette da dire, dei sassolini da togliersi dalla scarpa. Mettiamola in questo modo: più in basso di così non si poteva andare…adesso possono ricostruire il rapporto su basi un po’ più sincere.
Già dal prossimo episodio si comincia con la riappacificazione, promesso.
Intanto grazie di cuore a chi ha letto e a chi lascerà un pensiero.
A presto.
L.