Storie originali > Comico
Segui la storia  |       
Autore: Veni Vidi Jackie    09/11/2015    1 recensioni
Matilde, amica (o qualcosa di più?) da più di un anno di Jack, ha da tempo dimostrato con lui atteggiamenti aggressivi. Quando lei troverà l'amore in Frank, Jack verrà prima relegato in secondo piano e poi abbandonato dalla ragazza. Ormai libero, la fine del "regime tirannico" di Matilde dovrebbe farlo stare meglio, ma la gelosia lo dilanierà e ben presto lo farà arrivare sull'orlo della pazzia.
In questa situazione, saranno personaggi assai strani a farlo tornare su di morale!
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Indosso il mio amato cappellino bianco ed esco dagli spogliatoi.

Mi trovo al mio circolo di tennis, subito prima di fare una partita di allenamento con Tom. Negli ultimi mesi ho giocato poco e male, quindi non nutro molte speranze per oggi. D'altra parte, è anche vero che Tom non mi ha mai battuto.
- Accidenti, ora sì che mi sono svuotato – dice Tom, sbucando dal bagno – mi sembra quasi di aver partorito. -
Il mio amico finisce di sistemarsi i pantaloni e poi usciamo. Sul Campo Centrale (quello più importante) vedo il mio maestro Gabriele giocare la finale di un torneo. E' un torneo a cui io e Tom non possiamo giocare, ma tra un mese il circolo ne organizza un altro in cui invece possiamo competere. Tom non fa che ricordarmelo: il suo obiettivo è vincerlo. Io voglio fare un buon torneo, ma vincerlo mi sembra molto difficile. Nella mia “carriera” tennistica ho perso tre finali su tre: il mio rimpianto più grande è quello di non essermi mai aggiudicato una competizione, ormai il mio treno è passato. Non è che io non ci creda: quando scendo in campo lo faccio per vincere, ma la possibilità di vincere un torneo mi sembra molto remota.

Tom si sofferma ad osservare Gabriele incitare il pubblico: ancora quattro punti e il titolo è suo. Gli spettatori applaudono e gridano il suo nome, percependo il momento importante.
- Quanto vorrei essere al suo posto...- dice Tom con una punta di tristezza – ma devo stare tranquillo, tra un mese il torneo lo giochiamo noi e io voglio affrontarti in finale, Jack! -

Mi giro verso di lui: una finale tra me e lui? Sarebbe bellissimo, ma solo un'utopia. Non siamo così forti da poter giungere in finale, anche se sarebbe stupendo. Vedo Gabriele correre verso le tribune dopo un punto fantastico, mostrare il pugno e spingere il bacino in avanti, tutto questo mentre urla un forte “come on!”, reso quasi inudibile dalle grida del pubblico.

Matchpoint, questo significa che manca un solo punto al mio maestro per vincere il torneo. Osservo il suo avversario alla battuta: è tesissimo, gli tremano le gambe e c'è un lago di sudore ai suoi piedi. Batte il primo servizio, che muore in rete. Guardo Tom, che non fa che sussurrare: “fai un doppio fallo, fai un doppio fallo”, poi riporto gli occhi sul giocatore.

Gabriele è prontissimo a ricevere, mentre il suo avversario batte la seconda palla. Non fa doppio fallo, ma poco importa: Gabriele si avventa sulla spalla e spara un diritto sulla linea, imprendibile. L'avversario non può che guardare la palla, mentre Gabriele si getta a terra e viene circondato dal pubblico del suo circolo. Tom getta le sue racchette in aria e corre ad abbracciare il maestro, che per festeggiare lancia la sua maglietta sudata sul pubblico. Una bambina la raccoglie da terra, la annusa e sviene immediatamente.

Mi chiedo se potrò mai vivere una sensazione del genere...Non intendo quella di svenire dopo aver annusato una maglietta sudata, ma di vincere un torneo. Per tre volte sono arrivato all'ultimo atto, in finale...e per tre volte me ne sono tornato a casa con il trofeo del finalista. No, non ne vincerò mai uno. Sono passati sei anni dalla mia ultima finale e non ricordo neppure il mio ultimo quarto di finale.

Tom torna da me e insieme ci dirigiamo sul campo numero quattro, quello meno importante di tutto il circolo perché siamo i meno importanti di tutto il circolo. Il sole batte forte sulle nostre teste, quindi mi metto il mio amato cappellino ed iniziamo a giocare. Nessuno ci fa da spettatore: tutti sono impegnati a congratularsi con Gabriele, che probabilmente in questo momento starà ricevendo il suo trofeo. Mi chiedo che cosa provi, quali sensazioni susciti vincere un torneo. Per di più, vincere un torneo in casa, nel tuo circolo. Sei anni fa ho giocato la mia penultima finale, a livello under, proprio qui. Ero partito molto bene, ma poi mi feci sopraffare dall'emozione e persi malamente. Nell'ultimo anno sono migliorato molto, ma da quando Matilde mi ha abbandonato il mio livello di gioco è calato drasticamente.

Non a caso il tennis è il mio termometro: se sto bene con me stesso gioco bene, se sto male il mio gioco ne risente.

Tom, dopo diversi minuti che giochiamo, mi chiede di fare una partita. Accetto, perché ho voglia di rimettermi in gioco. Durante il match ho molte occasioni per metterlo in difficoltà, ma per motivi che non conosco oggi non riesco a capitalizzare le mie chances. Tom, invece, fa esattamente quello che deve fare: attacca quando ne ha possibilità, difende quando si trova in difficoltà.

Dopo sessantotto minuti è tutto finito: Tom mi sconfigge per la prima volta, il mio morale scende ancora di più. Non appena il mio ultimo diritto finisce fuori, il mio amico si getta per terra, come se abbia appena vinto Wimbledon. Poi corre per tutto il campo, sventolando la sua maglietta.
- L'ho battuto! L'ho battuto! - urla – tra un mese vincerò il torneo! -

Accidenti, non pensavo che perdere con lui mi bruciasse così tanto. Come ho fatto a perdere oggi? Semplicemente non ha funzionato nulla, i miei colpi non rispondevano alla mia volontà. Tom invece ha giocato bene, ha fatto il suo gioco e giustamente ha vinto. Per fortuna che era solo una partita di allenamento, perché perdere con lui in un torneo ufficiale sarebbe stato un colpo ancor più duro.

Vado alla panchina e ripongo tutta la mia roba nel mio borsone. Voglio pagare l'ora di gioco e andarmene subito via, come se non fosse successo nulla. Voglio dimenticare la brutta prestazione di oggi, me ne voglio tornare a casa a fare una bella doccia. Tom, ovviamente, non fa che parlare della sua vittoria.
- Finalmente ce l'ho fatta, Jack! Hai visto? Te lo avevo detto che prima o poi ti avrei battuto! -
- Sì...complimenti, Tom. -

Non voglio essere insensibile, sono sinceramente contento per lui. Siamo ottimi amici, mi fa piacere che sia così felice. E' che semplicemente non voglio starci a pensare troppo. E' da codardi, lo so, ma è ciò che provo in questo momento. Tom ha giocato bene e devo riconoscerlo.

Andiamo al bar, dove trovo Gabriele con la sua coppa. E' seduto ad un tavolino, la sta baciando e intanto si sta facendo delle foto.
- Gabriele, vorremmo pagare l'ora di gioco – gli dico.

Lui, che non ci aveva visto, sobbalza sulla sedia e fa cascare il trofeo, che per poco non va in mille pezzi.
- Ah, certo...sono otto euro a testa. Chi ha vinto? -
- Io! Dovevi vedere che partita, Gabriele! La mia prima vittoria contro Jack! Che emozione! - risponde prontamente Tom
- Bravo, Tom, ma ti assicuro che non accadrà più. E poi questa non era una competizione...- obietto, con una punta di arroganza che non sapevo di avere
- Ma certo che lo è! - esclama Gabriele, andando a prendere qualcosa in una stanza. Quando torna ha una grossa coppa sfavillante tra le mani. - Tieni, Tom. Questa è per te! -

Gabriele consegna il trofeo al mio amico, che se lo culla tra le braccia. I suoi occhi brillano di lacrime di gioia, mentre si allontana da noi con il suo prezioso riconoscimento.

Ma come? Questa era solo una partita di allenamento! Esco dal bar, andando incontro a Tom.
- Ma cosa pensi...-

Degli scoppi mi interrompono, mentre vedo in cielo dei fuochi d'artificio.
- Facciamo i complimenti a Tom! - irrompe da non so dove una voce altisonante e misteriosa – che oggi ha sconfitto Jack in un match favoloso! -

Tom piange per la gioia, poi alza il trofeo in alto, mentre i fuochi d'artificio si fanno più forti e rumorosi. Ad un certo punto scendono anche dei coriandoli, mentre Tom è sempre più emozionato e non fa che baciare il suo trofeo.

Questo è davvero il colmo, sto morendo di invidia. Era solo una partita di allenamento, non di torneo.

Prendo le chiavi della mia auto e mi avvio al parcheggio. Mi sono sbagliato in tutti questi mesi, c'è ancora qualcosa che devo fare. Forse la mia vita è davvero inutile, ma io devo ancora fare delle cose. Innanzitutto, devo vendicarmi con Tom: la prossima volta vincerò, me lo prometto mentalmente.

Secondo: devo vincere un torneo.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Comico / Vai alla pagina dell'autore: Veni Vidi Jackie