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Autore: Fraywood_Granger    09/11/2015    3 recensioni
Ricordate la scena del Malfoy Manor de "I Doni della Morte", quando Draco finge di non riconoscere i nostri eroi? Cosa gli sarà passato per la testa in quei momenti? Nata come one-shot, penso che la dividerò in due-tre capitoli. Non sono del tutto convinta del titolo, in caso lo cambierò in seguito. L'ho scritta ascoltando "Writing's on the Wall" di Sam Smith, quindi se vi va provate ad ascoltarla mentre leggete. Mi farebbe piacere conoscere la vostra opinione, quindi se avete voglia e siete registrati recensite, ne sarei molto contenta! Baci a tutti!
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Pensieri di un Mangiamorte

Quinta e ultima Parte

Molto bene. Cioè, niente affatto bene, in realtà. Ho buoni motivi per credere che Potter e Lenticchia abbiano ammazzato Codaliscia. Da di sotto si sono sentiti strani rumori, e poi, quando mio padre, reso languido dalla splendida scena che gli si parava di fronte – cosa c'è di meglio che guardare tua cognata Cruciare fino a far svenire di dolore una ragazza e un folletto, dopotutto? Poche cose, direi – ha chiesto: “Cosa succede, Codaliscia?”, la voce di Weasley ha risposto: “Niente! Tutto a posto!”.

Ora, non so se sono io quello che riconosce al volo le voci o sono gli altri troppo concentrati sulla Granger, ma non ho passato sei anni a prendere in giro largamente tutti i Grifondoro per nulla. Forse anche Bellatrix e i miei avrebbero avuto qualche dubbio, se non fossero tutti troppo impegnati a giocare al segugio che caccia la volpe. In ogni caso, se quella povera volpe non è ancora morta, beh, credo ci manchi poco. C'è una pozza di sangue sotto di lei che si allarga sempre di più, un rivolo sta colando anche sul viso, macchiandolo come farebbero lacrime carminie.

Ho poche speranze, ormai. Cioè, potrebbe anche salvarsi, se qualcuno le facesse un incantesimo di guarigione, ma non ne ho l'occasione, la stanno guardando tutti; anzi, per essere precisi, ora stanno guardando e torturando il folletto, nuova volpe, nuova preda gentilmente portatagli dal sottoscritto.

La sento scivolare via da me. La vedo sempre più pallida e lontana, e so che non ci riuscirò mai, non farò mai in tempo, no...

“Sei sicuro?” sta chiedendo Bella intanto. “Sicurissimo?”
“Sì!” risponde il folletto. A proposito di cosa, poi, non lo so. Mi sono perso la seconda parte della tortura, pardon, dell'interrogatorio.
Sarà ancora quella spada maledetta.

“Bene!” dice allora mia zia. Come ho già detto, la conosco abbastanza, e vedo che ora è sollevata. Per cosa, poi? Che cos'ha quella spada di tanto importante?

“E ora, chiamiamo il Signore Oscuro!”

Prima che possa prendere in considerazione l'idea di Pietrificarla con un incantesimo non verbale, prima che possa supplicare qualche ignoto e indifferente dio di fare qualcosa, prima che mio padre possa fare un solo passo verso di lei... È andata.

Si alza la manica sinistra e preme l'indice sul Marchio Nero.

E io sento un dolore lancinante sul mio, in contemporanea. Devo faticare molto per non piegarmi su me stesso implorando pietà al bianco Nulla.

È finita.

“E ora” continua quasi allegramente la voce di Bella, “credo che possiamo sbarazzarci della Mezzosangue. Greyback, prendila, se la vuoi.”

Stringo la bacchetta talmente forte da sentire dolore anche alle nocche, adesso. Non m'importa. Non m'importa più di nulla, solo di quella belva, e di quella figurina esile in mezzo al sangue.

Cru...

“NOOOOOOOOOOOO!”

Mi volto, incredulo.

Lenticchia.

Dio santo!

Expelliarmus!” urla Weasley, precipitandosi nella sala. Lo Sfregiato segue a ruota. La bacchetta di Bellatrix vola via.

Stupeficium!

Nel caos che segue, mi avvicino un po' ad Hermione, puntando la bacchetta su di lei. “Vulnera Sanentur” bisbiglio. Vorrei fare dell'altro, ma la situazione non me lo consente, Bella si sta avvicinando e io devo fare finta di niente. Stupeficium! penso allora, mandando un lampo rosso verso i due Grifondoro. Devo pur sempre continuare a recitare la mia parte, dopotutto.

“FERMI O LEI MUORE!”

Mi volto, raggelato. Bellatrix regge in grembo la Granger, svenuta, quasi con fare materno, una sorta di terribile Pietà – solo che, a rovinare il quadretto, c'è quel pugnale d'argento, che lei sta puntando alla gola di Hermione.

“Giù le bacchette!” grida. “A terra, o scopriremo quanto è sporco il suo sangue!”

Loro rimangono fermi. Idioti. Idioti, idioti, idioti...

“Ho detto giù!” urla lei. Preme più forte la lama, già sporcatasi in precedenza di sangue oramai secco; ora, l'argento si sta bagnando di nuovo.

“Va bene!” risponde alla fine Potter. Getta la bacchetta. Lo fa anche Lenticchia. Alzano le mani.

Bellatrix è trionfante. E Voldemort sta arrivando, me lo sento nelle ossa. Bella parla, parla, mi ordina di raccogliere le bacchette, io la ascolto, obbedisco meccanicamente, ma in realtà sto pensando ad una via d'uscita, ad un modo per fuggire...

All'improvviso si sente un rumore strano, un rumore simile ad una vite gigante che viene girata. Un tintinnio di cristalli.

Il lampadario.

Ho il tempo per guardare in alto allarmato, prima che, avvitandosi su se stessa, la lumiera cada in un fragore assordante di vetri.

Nel caos tremendo che segue, avverto un dolore lancinante al viso, mi piego in due, sento qualcuno strapparmi le bacchette di mano, qualcun altro trascinarmi via per un braccio, mentre l'aria è pregna di grida e formule di incantesimi.

“Dobby!” sento poi gridare mia madre. E io mi immobilizzo.

Vi prego, ditemi che sto sognando. Ditemi che non è che un incubo tremendo e che fra poco mi risveglierò in camera mia.

Mi raddrizzo, guardandomi attorno, anche se ho la vista offuscata di rosso. La sala è un disastro. Cristalli infranti ovunque, poltrone rovesciate, sangue che impregna il tappeto.

E una piccola figura sulla soglia, una figura con occhioni verde erba e orecchie da pipistrello.

“Non deve fare del male a Harry Potter” squittisce.

Se non fossi così incredibilmente stanco e scioccato per questa assurda situazione che si è venuta a creare, sentirei la solita delusione. Dobby è stato il mio elfo domestico fino a cinque anni fa, è stato quello che mi ascoltava e che mi rimboccava le coperte la sera, l'unico che avesse sempre qualche parola gentile, quello che mi faceva sentire amato, amato da qualcuno, senza secondi fini... e, anche adesso, persino lui, la prima cosa di cui parla... Potter. Sempre lui, sempre lui. Persino il mio elfo domestico lo preferisce a me, tutti lo preferiscono a me!

“Uccidilo, Cissy!” grida Bella, ma immediatamente si sente un forte crac e mia madre viene Disarmata.

Continuano a discutere. È illuminante e stupefacente il fatto che un elfo domestico sia capace di tenere testa tanto bene a due Purosangue. Provo quasi dell'ammirazione nei suoi confronti.

Il Marchio continua a bruciare, sempre di più... È vicino, ormai...

Che si sbrighino! Non hanno proprio la minima idea di quel che sta per succedere?

Finalmente, vengo esaudito.

“Ron, prendi... e VAI!” Potter lancia una bacchetta a Lenticchia; aggrappato al folletto e alla spada, afferra la mano di Dobby.

E gira su se stesso.

Sento un crac. La Granger è salva; Weasley si è appena Smaterializzato con lei, ancora svenuta.

Spero solo che il mio incantesimo sia stato abbastanza potente...

Vedo il pugnale in volo, verso Dobby e lo Sfregiato. È questione di millisecondi, guardo Potter scomparire lentamente...

E un altro crac.

Guardo per terra, attendendo, sperando di vedere il coltello ricadere sul tappeto macchiato e rovinato.

Uno. Due. Tre...

Non c'è più nessun pugnale.

Prima che possa elucubrare su quel che è appena successo, prima che possa elaborare l'accaduto, il fortissimo dolore al braccio decide repentinamente di reclamare la mia attenzione nei confronti di un punto dietro di me.

Mi volto e vedo, raggelato, la figura di Lord Voldemort stagliarsi scura su di noi. Vedo i suoi occhi serpentini. E ho paura.

Incredibilmente rapido, mi giro di nuovo, come a voler occultare la realtà, ma, nel farlo, lo sguardo mi cade sul tappeto, sul sangue di Hermione: lei non sarebbe spaventata, adesso.

Lei non lo è mai stata.

Voglio davvero essere diverso da mio padre? Voglio davvero essere una persona degna di lei?

Mi volto nuovamente, respirando a fondo, osservando quegli occhi rossi già ricolmi d'ira.

Sono pronto.

Fine
  
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