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Autore: marauder11    10/11/2015    4 recensioni
"Il giorno dopo, al termine delle lezioni, il professore di Pozioni ritornò esausto nel suo studio.
Scorse sulla sua scrivania una boccia di vetro dalla forma sferica; si avvicinò cauto ad essa, sembrava che qualcosa galleggiasse (...)
Un petalo, un petalo di un giglio bianco candido galleggiava in acqua, (...)Iniziò a sprofondare e, poco prima di toccare il fondo, si trasformò in un meraviglioso pesciolino rosso, che adesso guizzava qua e là..."
**
«Noi pensiamo che questo Mago Oscuro e i suoi seguaci si siano infiltrati ad Hogwarts. Pensiamo che si stiano servendo di alcuni studenti di questa scuola, non sappiamo se sotto maledizione Imperius...»
Sirius si alzò di scatto, ma l'insegnante afferrò il suo braccio. Si avvicinò al viso di Sirius e piantò le sue iridi verdi sulle grigie di Sirius, con forza e tenacia.
«So perfettamente cos'ha in mente. Voglio avvertirla: non deve assolutamente cercare vendetta per ciò che è successo al signor Potter e alla signorina Evans. Gli esiti potrebbero non essere tra i migliori... E io difficilmente mi sbaglio, signor Black. Deve fare molta attenzione, la prego. C'è qualcosa di molto più grande in ballo»
Genere: Avventura, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Paciock, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Ciao bellezze! 
Eccomi qui, con questo nuovo capitolo. Il numero 50 della storia! Wow... Non pensavo saremmo arrivati a così tanti capitoli *-*
Ci tenevo a ringraziare ancora tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo, pubblicato mesi e mesi fa, e a tutti coloro che mi hanno contattata per spingermi a scrivere ancora... Non ce l'avrei fatta senza di voi, davvero! Grazie anche alle 800 persone che hanno letto il chap 49, per aver speso un po' del vostro tempo tra le parole di LILIUM. Perdonate tutti gli errori che ho commesso scrivendo, grammaticalmente parlando e non. Sappiate però che qui dentro ho messo un po' del mio cuore, quel cuore che voi avete saputo custodire e apprezzare con le vostre parole sempre così gentili. Siete TROPPO per me, davvero. 
GRAZIE A TUTTI!
Adesso vi lascio con questo nuovo capitolo, non so dirvi quando aggiornerò ma posso dirvi di certo che non dovrete aspettare MAI PIU' così tanto tempo per un aggiornamento.
Adesso?
BUONA LETTURA.
Marauder11



Capitolo Cinquantesimo - Questione di tempo



«Tra gli animali più innocui esistenti in Gran Bretagna, abbiamo L'Horklump, originario della Scandinavia...»
Ripete Lily, tra sé e sé, mentre scosta continuamente la ciocca di capelli vermigli che ricade sul foglio e la infastidisce, ostacolandola nel tentativo di continuare ad intingere la piuma nella boccetta del suo inchiostro.
«Hey, Evans!»
Lily sbuffa, infastidita dalla voce di Potter che continua a chiamarla.
Perché non posso mai completare i miei temi in santa pace?
Decide di ignorarlo fortemente, quando lo vede avvicinarsi al suo tavolo con la coda dell'occhio.
Continua a scrivere, Lily.
Potter non esiste, è solo un'illusione.
 
«...L'Horklump ha l'aspetto di un fungo, dalla tonalità rosea; è coperto di rade, ispide setole nere...»
La punta della piuma continua a sfregare contro il foglio di pergamena, ormai quasi pieno di inchiostro nero intriso dalla rossa, ancora non pienamente soddisfatta dal suo lavoro quasi concluso.
Lily inizia ad avvertire il fiato di James sul suo collo; sussurra qualche parola di sconforto, mentre continua ad ignorare i richiami del ragazzo riferiti proprio a lei.
«Ma, Lily!»
James, stanco di essere ignorato, batte lievemente la mano sul tavolo su cui sta seduta Lily, facendola sobbalzare notevolmente. La ragazza inizia a tremare di rabbia, quando si accorge che il tentativo "innocuo" di Potter di attirare la sua attenzione ha fatto traboccare un po' di inchiostro nero sul bordo della pergamena, priva adesso di quell'ordine che Lily cercava sempre di dare ad ogni cosa che la riguardasse, evitando accuratamente, per la sua natura precisa e ordinata, ogni sbavatura.
Potter deglutisce, mentre Lily alza lentamente e quasi in maniera meccanica il capo verso il ragazzo, gli occhi socchiusi.
«Mi dispiace, io non volevo...»
James ha gli occhi sbarrati, mentre si scusa sussurrando sincero delle parole in direzione della ragazza, il cui viso si intinge sempre più di rosso, rosso di rabbia.
«Che cosa diavolo vuoi, idiota?» urla Lily all'improvviso, attirando l'attenzione di tutti i presenti in Sala. Remus, dalla poltrona, assottiglia gli occhi e segue il nuovo litigio da lontano, la vena alla tempia inizia a pulsare indica il suo essere infastidito, oltremodo stanco di quei battibecchi interminabili.
«Ci risiamo...» sussurra stancamente Sirius, seduto poco distante da lui, decisamente però più rilassato e divertito dell'amico, che è stato interrotto durante la sua consueta lettura pomeridiana.
«Dobbiamo andare da Lumacorno! Hai dimenticato?» dice James, con un tono piatto ma leggermente contrariato, snervato dei rimproveri di Lily, delle sue occhiate continuamente sprezzanti.
Diamine, fino alla sera prima si stringevano, abbracciati l'uno all'altra, e adesso stavano litigando, dinuovo, lei stava urlando contro di lui, dinuovo!
Beh, si, d’accordo! Non si stavano proprio  stringendo, anzi.
Era James che tentava di stringere Lily nel suo abbraccio, che tra l'altro coinvolgeva anche Remus.
E il loro, dopo tutto, non era nemmeno stato un abbraccio voluto – non da Lily – dato che era stato Remus ad abbracciare i due insieme.
Però, per Merlino, perché lei doveva urlare così?
Si riscosse dai suoi pensieri, e focalizzò il viso di Lily, davanti al suo; l'espressione era fortemente imbarazzata, le guance tinte di rosso e gli occhi cercavano accuratamente di evitare lo sguardo di James, un po' dilatati per lo stupore.
«Me ne sono completamente dimenticata...» sussurrò Lily, quasi impercebile.
«Succede anche a me… Sei pronta?»
James fece una lieve alzata di spalle, subito un sorriso gentile si fece spazio sul suo viso. La rabbia di prima nei confronti di Lily sembrava quasi svanita, ora che lei aveva smesso di urlare.
«Posso anche andare da sola» disse Lily, alzandosi e ponendo il suo tema e i suoi libri nella tracolla di cuoio, evitando accuratamente lo sguardo del ragazzo per l’imbarazzo.
James sbuffò sonoramente, incrociando le braccia al petto.
«Devo prendere la mia pozione, quindi tanto vale che venga con te. Luma mi ha chiesto di accompagnarti, ricordi?»
«Il professor Lumacorno, Potter, Il professor Lumacorno»
James roteò leggermente gli occhi, possibile che quella ragazza avesse sempre qualcosa da ridire nei suoi confronti?
Lily nascose il suo sorriso provocato dallo sbuffo di James, intuendo probabilmente i pensieri del ragazzo; poi afferrò il suo braccio in un riflesso involontario, per poi staccarsi come se fosse stata colpita da una scossa; gli occhi verdi sbarrati, in testa un unico pensiero ingarbugliato.
Perché l'aveva avvicinato a quel modo?
Perché, per un attimo, le era sembrato così naturale farlo?
 
«Evans, tutto bene?» Potter chinò la testa verso la ragazza, ancora l'espressione del viso indicava che fosse in un mondo impenetrabile, tutto suo, a cui lui non poteva accedere.
«Benissimo» disse lei, ritornando in sé. Si recò, con movimenti quasi meccanici, verso l'ingresso della Torre di Grifondoro, James alle calcagna, le mani in tasca e l'espressione pensierosa.
Prima di uscire, lanciò la pergamena estratta dalla tasca dei pantaloni a Sirius, che la afferrò prontamente tra le mani, grazie ai suoi riflessi.
«Occhio» sussurrò James, e Sirius annuì.
Uscirono dal varco, e subito entrambi poterono avvertire il freddo pungente che aleggiava nei corridoi quasi bui, dato che era appena il crepuscolo. Lily si strinse in un gesto involontario nelle spalle, e James se ne accorse.
«Hai freddo?» chiese, togliendosi immediatamente la giacca della sua divisa. Lily scosse la testa, sicura, così sicura che James fu costretto a rindossarla.
Lily iniziò a camminare verso le scale centrali.
Dove diavolo sta andando? Si fa prima se si va per il corridoio destro e si scende per la scala a chiocciola che porta agli uffici.
Mentre i due camminavano, Lily in testa e James qualche passo indietro, la ragazza si girava di tanto in tanto e sembrava di continuo sul punto di parlare, ma non pronunciava mai una sillaba.
«Evans, ma dove stai andando? Stai facendo il giro più lungo...»
Lily sorrise vittoriosa all'esclamazione di James, come se per una vita intera avesse aspettato esattamente quella frase pronunciata da James.
«Beh, puoi sempre prendere dalla scala a chiocciola...»
«Ma che diavolo...» sussurrò James, corrucciando le sopracciglia.
Lily non voleva assolutamente la sua compagnia.
Possibile che la sua sola presenza la infastidisse a tal punto da cercare di "manipolarlo", in un certo senso, per restare da sola?
«Attento, Potter. Non usare quel tono con me» esclamò Lily, puntando minacciosa un dito in faccia al ragazzo, che sospirò e si volse a guardare verso un quadro alla sua sinistra.
«Non devi per forza accompagnarmi, puoi anche prendere la strada più breve» continuò Lily con un'incredibile semplicità, la voce incredibilmente calma, quasi irriconoscibile per James che non era abituato a quel tono così persuasivo.
«Perché?» chiese James, con una schiettezza disarmante. Lily si soffermò un po' a scrutare gli occhi nocciola di lui, che continuavano a fissarsi nel verde delle iridi di lei, senza tentare di scostare lo sguardo altrove.
«Perché... Non ho bisogno di guardie del corpo, so badare a me stessa»
Una risata amara, priva di quella gioia e spensieratezza che facevano sempre parte di essa, si diffuse nel corridoio.
James aveva incrociato le braccia, Lily sembrava voler confermare le sue parole sfidandolo con il suo sguardo fiero e sicuro.
«Lo so. So che sai badare a te stessa, e io non sono la tua guardia del corpo, so anche questo. Ma se posso evitarti di camminare da sola per i corridoi deserti, dato che andiamo nello stesso posto, sono felice di prendere il percorso più lungo»
James aveva sputato quelle parole con convinzione, come se si fosse servito della determinazione degli occhi di Lily che, mentre James parlava, andava disperdendosi, lasciando posto alla confusione.
«Senti, io non ricordo cosa è successo quella volta, va bene? Ma so che ero nel mio turno di ronda e che tu sei arrivato e... Hai rischiato la tua vita per salvarla a me... Anche se io non ricordo assolutamente niente»
Lily aveva un'espressione indecifrabile dipinta in viso. I capelli rossi ondeggiavano leggermente, per il fil di vento che da sempre attraversava i corridoi, colpa delle diverse correnti che lo attraversavano. I suoi occhi erano nitidi, splendidamente verdi, e accesi di determinazione. Le sue labbra erano quasi raggrinzite, costrette in una morsa così innaturale sul suo viso, che James pensò che se si fossero rilassate, probabilmente si sarebbero incurvate in un sorriso, o sarebbero scoppiate in un pianto liberatorio. James si avvicinò lentamente a Lily, la testa piena di parole, pensieri e sentimenti che avrebbe dovuto liberare a lei, ma che ancora una volta tenne per sé, stretti in lui così forzatamente che aveva paura potesse scoppiare, prima o poi.
«Vorrei non ricordare anch'io, sai?» disse James, la voce improvvisamente tremante e rauca, mentre gli occhi percorrevano avidamente il viso di Lily. Nel momento in cui batteva le palpebre, gli sembrava quasi di rivedere quel candido viso ricoperto di quel sangue così spaventosamente rosso, gli occhi quasi vitrei, come quelli di una bambola priva di vita, la fronte corrugata in una smorfia di puro orrore e dolore...
«Ricordare ti aiuta ad andare avanti» disse la rossa, con uno strano tono di rimprovero.
«Vorrei però poter chiudere fuori, certe immagini... Aver dimenticato» disse James, quasi sorridendo. Il viso di Lily divenne gelido, i suoi occhi lucidi, quasi come se le parole di James l'avessero ferita.
«Tu non lo sai come ci si sente, a guardare un viso che non conosci per poi scoprire che quella davanti ai tuoi occhi è la tua migliore amica! Non lo sai, come ci si sente a vedersi stesa su un letto d'ospedale e non sapere perché... Non lo sai, come ci si sente...» La voce di Lily era incredibilmente incrinata, quasi gridava, quando pose una mano sulla bocca per frenare un singhiozzo, mentre le lacrime iniziano ad affacciarsi sul suo viso.
James, incapace di ribattere si avvicinò a lei nel tentativo di calmarla, mentre Lily fa un passo indietro e ricomincia a parlare, senza aver abbandonato la freddezza del suo tono ma con un tremolio della voce, adesso bassa, quasi ridotta ad un sussurro.
«Non lo sai, come ci si sente a guardarti, steso su quel letto quasi morto, mentre tutti dicono che è grazie a te, che io sono viva, quando io ricordo solo di averti odiato, odiato e odiato... »
Parla senza guardare James negli occhi, il cui cuore sembra scoppiare all'interno del suo petto, mentre il suo istinto gli dice che dovrebbe fare qualcosa per tentare di calmarla – e ci sarebbero milioni di cose che farebbe – i suoi muscoli lo tengono immobile, lì, in quel punto, mentre gli occhi verdi di Lily lentamente si alzano, allacciandosi ai suoi.
«Perché lo hai fatto? Perché ti sei frapposto tra me e loro?»
James spalancò la bocca, mentre una mano raggiungeva i suoi capelli, arruffandoli leggermente.
Come faceva a spiegarle che l'aveva fatto perché l'amava, e che avrebbe rischiato la sua vita nuovamente, pur di proteggerla?
Che si era buttato davanti a lei senza nemmeno pensarci un attimo, come se fosse normale dare la sua vita per quella di lei?
Lily continuava a scrutarlo, non capendo perché sembrasse così scosso. Adesso era lui, ad evitare accuratamente di incrociare il suo sguardo.
Lei doveva sapere, lei voleva sapere.
Era l'unico pensiero fisso che aveva avuto, sin da quando si era svegliata in quel letto dell'infermeria. Aveva sperato che lui si riprendesse, per togliersi il peso di quella vita dalla coscienza, perché per lungo tempo si era sentita così in colpa, di aver privato quella persona, a tutte le persone di quel castello, ai suoi genitori, che bramavano la sua guarigione.
Per causa sua, avrebbe potuto lasciar scivolare la sua vita, solo per tenere più salda la sua. Perché?
Avrebbe voluto chiederglielo da quando l'aveva visto con quella veste bianca in corridoio, quella mattina del risveglio, ma non si era da allora creata l'occasione giusta; adesso avrebbe scoperto la verità, forse avrebbe saputo, e avrebbe potuto rimettere insieme i pezzi di quel castello di sabbia che era crollato sotto ai suoi occhi.
Avrebbe saputo perché, ogni volta che lo guardava, gli sembrava come se ci fosse qualcosa, legata a quel ragazzo, che le impedisse di vedere aldilà delle cose, che le permettesse di rimettere insieme ogni pezzo della sua vita prima di quella maledetta sera. Le sue braccia, quelle braccia che l'avevano avvolta, la sera prima, l'avevano quasi spaventata, tanto sembravano familiari; la sensazione di pace che aveva avvertito, ribadiva in uno strano modo che era proprio lì, che doveva stare, e lì soltanto.
Perché?
«Perdinci! Evans, Potter... Per fortuna siete qui, sono venuto a cercarvi perché ho notato che era già passata l'ora... Va tutto bene?»
Il professor Lumacorno aveva rotto il flusso di pensieri di James e quello parallelo ad esso di Lily.
James si era voltato verso l'insegnante, indossando la maschera di quel sorriso cordiale di sempre, mentre Lily tentava di ridestarsi, nonostante gli occhi dell'insegnante si fossero già posati su di lei, inquieti.
«Si, signore. Ci scusi per il ritardo»
Lily si avvicinò al professore, con il suo passo certo, senza degnare di uno sguardo James, che adesso camminava dietro i due, verso lo studio dell'insegnante di Pozioni.
Varcata la soglia, James cominciò a guardarsi intorno con stupore. La stanza era molto ampia e confortevole, un caminetto scoppiettava allegro al centro della stanza, piena ai lati di scaffali in cui vi erano riposte ampolle di ogni dimensione e forma, piene di ingredienti di pozioni di ogni colore e consistenza. L’attenzione di James fu attirata da un’ampolla contenente una massa deforme di colore marrone. L’espressione di James divenne schifata quando lesse la targhetta attaccata all’ampolla.
“Milza di pipistrello”.
«Signor Potter? Mi sta ascoltando?»
James sobbalzò, poi si volse di scatto verso la voce che lo aveva richiamato. Il professore lo guardava stranito, mentre l’espressione di Lily sembrava quasi preoccupata. Si era completamente estraniato da loro.
«Professore?»
Il professor Lumacorno gli porse una fiala, piena dello stesso liquido violaceo del giorno prima.
L'insegnante lo invitò a sedersi sulla poltrona accanto al fuoco, vicino ad un’altra su cui la ragazza si era già seduta, apparendo al contrario di lui perfettamente a suo agio in quell'ambiente sconosciuto per James, dato che non aveva mai visitato l'ufficio del professore di Pozioni.
«Hey, Francis»
Lily continuava quasi ad accarezzare il piccolo acquario di vetro, posto sullo scrittoio tra le due poltrone, che accoglieva al suo interno un pesciolino rosso dalla coda lunga che guizzava, felice di ricevere le attenzioni della ragazza – secondo il professore.
«Ha visto quant'è cresciuto?» chiese l'insegnante, avvicinandosi alla boccia e a Lily, in piedi davanti ad essa, mentre James stava comodamente seduto ad osservarli. Per quanto l’ufficio potesse sembrare a primo impatto ospitale e familiare, era poco spazioso, anche se non eccessivamente piccolo. Sicuramente, l'ufficio della McGranitt era molto più spazioso e luminoso, e risultava ai suoi occhi molto più accogliente.
«Ti piace?» chiese l'insegnante, notando lo sguardo attento di James che scrutava minuziosamente la stanza da quando aveva fatto il suo ingresso.
James sorrise leggermente, poi annuì.
«Beh, in effetti non è malaccio… Anche se ho chiesto più volte a Silente di spostarmi da questo sgabuzzino, ma sembra essere del parere che questo ufficio faccia apposta per me... Preferirei un posto più ampio e luminoso...»
«Professore, qualcosa di ampio e luminoso potrebbe far insinuare che lei aspiri ad uno studio da perfetto Grifondoro, come la nostra torre... Qui si respira aria verde argento, invece, data l'oscurità che sembra quasi incombere… Non è che si è per caso pentito di rappresentare le Serpi?» chiese James con tono divertito e provocatorio, insolente, il ghigno soddisfatto stampato in faccia.
Il viso del professore panciuto si fece paonazzo, mentre Lily ammoniva con lo sguardo il suo compagno di casa.
«Smettila, Potter. Non tutti i Grifondoro amano gli spazi aperti, ampi e luminosi, così come non tutti i Serpeverde navigano nelle tenebre... Oltretutto, anche i Corvonero hanno una Sala Comune molto ampia e luminosa, forse più di quella dei Grifondoro»
Il professore guardò Lily con sguardo d'ammirazione, mentre James la fissava con il suo solito ghigno di sfida, quasi come se volesse spingerla a dire di più. Adorava quel suo modo di ribattere ad ogni sua provocazione.
 
«Incredibilmente brillante, vivace e astuta. Lei, signorina Evans, sarebbe potuta stare bene tra i Serpeverde... »
Il viso di James divenne schifato, dopo che il professore ebbe pronunciato quella frase, mentre sul viso di Lily si distinse un lieve sorriso.
«Ahh, professore, non dica ball...»
«Forse Grifondoro è la vostra via,
culla dei coraggiosi di cuore:
audacia, fegato, cavalleria – Lily pronunciò queste parole con solennità, poi fece una breve pausa, fissando i suoi occhi sulle iridi ammirate del professore, poi fece un lieve sorriso – sono una fiera Grifondoro, e non c'è niente che possa invidiare dai Serpeverde»
La rossa pronunciò la frase ad alta voce tanto da distrarre il professore da James, che la guardava ammirato; Lily, a testa alta, si volse orgogliosa verso James, fissandolo con sguardo d'ammonizione.
Lui non replicò in alcun modo; d’altro canto, per ciò che stava dicendo e per il tono che stava usando, si sarebbe di certo beccato una punizione dal professore.
Lei gli aveva praticamente salvato le chiappe.
James si riscosse, ricambiò lo sguardo di lei mostrando ammirazione, il suo sorriso sincero adesso affiorava per la prima volta quel giorno nel suo viso, mentre il professore, affranto e sconfitto, incassava il colpo come ogni volta che provava a dire a Lily che l'avrebbe preferita in cravatta verde e argento.
«Adoro le sue rispostacce, signorina Evans. Ahimè, mi sa che dovrò arrendermi, non è vero?»
Il professor Lumacorno porse due bicchieri di Acquaviola ai suoi ospiti, e ne sorseggiò un po' assieme a loro.
 Il professore, tra una chiacchiera e l’altra, aveva tirato fuori diverse pergamene riguardanti il suo club quando James aveva deciso, annoiato dall’argomento, di andarsene, così si alzò.
«Può restare, se vuole...» propose gentile il professore, dimentico quasi del battibecco di poco prima.
«Ah, le questioni burocratiche non fanno per me, la ringrazio, professore. Buon pomeriggio» disse James, sorridendo al professore.
Poi spostò lo sguardo verso Lily, che lo fissava già da qualche istante, curiosa.
«E buon pomeriggio anche a te, fiera e impavida Grifondoro»
Lily non poté trattenere un sorriso, mentre James le rivolgeva un cenno del capo e chiudeva la porta dietro di sé, lasciandola ancora una volta con un mucchio di perché in testa da spiegare, per tutto quel cumulo di sensazioni che lui muoveva in lei.
 
***
 
Quella polvere la faceva sempre starnutire, di continuo.
Per questo non andava mai in Biblioteca, e dato che non ci andava mai, si dimenticava ogni volta che si fermava lì sempre di non recarvisi proprio appena arrivava il primo starnuto.
«Secondo me sarai intollerante a qualcosa...» sussurrò con semplicità Emmeline, sul naso i suoi occhiali rossi che usava solo per studiare.
Alice arricciò il naso, infastidita da tutti quei libri che sembravano urlarle ordini. Doveva mettersi a studiare, e seriamente, ma non ne aveva per niente voglia.
Pensava di continuo a Frank, che due ore prima era sceso con la sua scopa al campo di Quidditch per allenarsi con Mary, dato che, come gli aveva fatto notare James, non si allenava da un po'.
Frank era entrato in squadra proprio quell'anno, senza fare alcun provino. Robert King, noto battitore della squadra dei Rosso oro, nonché campione in carica della Coppa di Quidditch assieme a James Potter, Mary Macdonald e Sirius Black, quell'anno aveva rinunciato al posto in squadra per via dei MAGO che lo tenevano fin troppo impegnato; a fare da ciliegina sulla torta, era stato l'incarico di Caposcuola ricevuto quasi a metà dell'anno, che lo stava letteralmente facendo sbarellare.
La sua scelta era stata molto meditata, e alla fine aveva convocato James per dargli la notizia, decisamente poco gradita. James si era mostrato molto restio alle sue dimissioni, aveva minacciato di costringerlo a giocare ed era diventato quasi assillante con il povero Robert, finché proprio lei, Alice, aveva portato James a vedere il suo Frank che aiutava, come di consueto, Mary ad allenarsi.
James, non appena aveva visto volare l'amico, si era sorpreso della sua bravura, e l'aveva ammesso immediatamente in squadra, senza sottoporlo ad alcun provino. Frank era troppo insicuro delle sue capacità; per questo non aveva mai provato ad entrare in squadra.
Quel pomeriggio Alice sarebbe volentieri andata a fargli compagnia, dato che fuori c'era anche una bella giornata, ma non poteva, dato che la settimana successiva ci sarebbero stati i primi compiti in classe prima delle vacanze pasquali.
Marlene al suo fianco leggeva con impazienza il suo libro di Cura delle Creature Magiche, senza scostare per un attimo i suoi occhi dalla pagina, mentre lei non sapeva da dove avrebbe dovuto cominciare.
Era indietro con Trasfigurazione, Pozioni, Cura delle Creature Magiche...
Un movimento d'aria e un lieve tonfo le fecero capire presto che qualcuno si era seduto accanto a lei.
«Dorcas Meadowes! Ciao!» sussurrò Alice, con tono piacevolmente sorpreso, mentre la Corvonero le sorrideva e la stringeva lievemente per le spalle, Emmeline e Marlene le rivolgevano un cenno di saluto.
«Non ricordo di averti mai vista qui, Prewett...» disse la ragazza a bassa voce, aprendo il librone che aveva portato sottobraccio.
«Non ci vengo spesso, in effetti... Etciù»
Dorcas ridacchiò all'espressione infastidita di Alice, che sbuffò notevolmente dopo aver starnutito per l'ennesima volta.
«Allergica ai libri?»
«Decisamente...»
Dorcas le sorrise dolcemente, prima di abbassare la testa verso il suo libro, nell'intento di ricominciare a studiare. Alice avrebbe iniziato volentieri una conversazione con la sua nuova amica, ma non volle disturbarla, dato che sembrava così concentrata e dedita allo studio. Così dovette arrendersi, e rivolse nuovamente il suo sguardo verso il suo mucchio di libri.
«Trasfigurazione, mettiamoci sotto...» mormorò tra sé e sè, fissando gli occhi acquosi e nocciola sul libro aperto sotto al suo naso.
«Se finiamo prima che tramonti, andiamo a fare una passeggiata... Ti va?» chiese Dorcas, avvicinandosi all'orecchio di Alice che si voltò e le sorrise radiosa, annuendo.
Un motivo in più per mettere fine in fretta a quella tortura.
 
***
 
«Avanti così, Macdonald! Dai, riprova!»
Frank e Mary erano nel campo da Quidditch da un tempo indefinito, ormai; si erano allenati dapprima individualmente, ognuno per il suo ruolo. Poi avevano volato fianco a fianco, facendo gare di velocità. L'agilità di Mary e la sua esperienza le permettevano di avere sempre una marcia in più rispetto a Frank, anche se, a detta della sua compagna di squadra, il ragazzo stava migliorando notevolmente.
I due erano molto in sintonia nel campo da Quidditch, ma come tutto il resto della squadra dei Grifondoro. Uno dei loro vantaggi, probabilmente, rispetto agli avversari, era proprio la loro sintonia, complice il fatto che molti di loro fossero amici da anni.
Mary era tra le migliori Cacciatrici della scuola, escluso James ovviamente, che era assolutamente il migliore, mentre Frank era il nuovo battitore dei Grifondoro, sottovalutato dall'avversario perché da poco in squadra. E questo, secondo Mary, era il loro punto di forza.
Frank, infatti, era un portento nel suo ruolo, riusciva a schivare in fretta ogni ostacolo ai suoi compagni di squadra e allo stesso tempo riusciva a canalizzare l'ostacolo direttamente all'avversario.
Dopo qualche ora di duro allenamento, dato il bel tempo, Frank e Mary avevano deciso di approfittare del sole, che si tratteneva sempre più in alto nel cielo – causa l'arrivo della primavera –  per rilassarsi un po', provando ad allenarsi in altri ruoli.
Mary stava provando il ruolo da battitrice; nonostante il suo continuo ripetere "non fa per me" aveva continuato a schivare, seppur con qualche difficoltà, quasi ogni bolide.
«Un ultimo lancio, poi provi a fare il Cacciatore... Va bene, Frankie?» urlò Mary dall'altra parte del campo, a mezz'aria, la mazza retta in mano. Frank alzò un pollice in sua direzione, poi si sistemò meglio con la mazza in mano, pronto a ribattere il colpo di Mary.
Nel frattempo, Mary e Frank non erano più gli unici due giocatori di Quidditch a volersi allenare, quel giorno. Mary, attirata da un lieve vociare a poca distanza, abbassò gli occhi, e vide un paio di persone dirigersi con la scopa alla mano verso il campo, la divisa Blu con le strisce bronzo.
«Hey, andiamo a vedere chi c'è» urlò Frank, e Mary annuì. Entrambi scesero in picchiata, Frank rideva a squarciagola perché Mary era quasi scivolata in maniera buffa dalla scopa, al suo atterraggio, per ciò non aveva potuto fare a meno di ridere.
«Jones! Sei tu?» urlò Frank ad uno dei tre giocatori che aveva i capelli lunghissimi e neri, legati in una coda alta. Questa si girò e sorrise immediatamente ai due, sorpresa di vederli lì.
«Mary, Frank! Stavate volando?» chiese Hestia, avvicinandosi ai due sorridendo, i suoi compagni di squadra alle calcagna. Uno dei due era un ragazzo dai tratti orientali, dinoccolato e dall'aria timida. La ragazza, aveva i capelli molto scuri e arruffati, dei grandissimi e attenti occhi blu.
«Loro sono Sean Chang e Helena Edgecombe, cercatore e battitrice della mia casa, ma li conoscete già...»
«Non di persona. Piacere Sean, Helena...» disse Mary porgendo loro la mano, sorridendo cordiale. Frank replicò, seppur in maniera più timida e decisamente meno vivace.
«Vi stavate allenando?» chiese Hestia, mentre trascinava il baule contenente la pluffa, boccino e mazze dei Corvonero.
«Si, beh... Più che altro ci stavamo rilassando dopo l'allenamento... Ce ne andiamo adesso...» disse Mary, ma Hestia le sorrise scuotendo la testa.
«Beh, potete restare, se volete. Dopo tutto il campo è di tutti, e poi noi dobbiamo allenarci per i Serpeverde, voi per i Tassorosso, quindi...»
«Mi sa che ci ripenserai, al prossimo allenamento, quando dovremo prepararci per voi, vero?» chiese Mary con un ghigno in faccia, punzecchiando l'amica, che ridacchiò divertita.
«Ovviamente, MacDonald. Su, tornate in volo, noi cerchiamo di non disturbarvi...»
Mary si avvicinò all'amica, e la strinse in un lieve abbraccio di ringraziamento. Loro non avevano prenotato il campo per quel pomeriggio, al contrario dei Corvonero, quindi un ringraziamento, seppur silenzioso, lo doveva a quella ragazza.
«Grazie Jones, buon lavoro!» urlò Frank, prima di spiccare il volo a bordo della sua scopa, seguito a ruota da Mary.
 
**
«Ti va di passare dal campo di Quidditch?» chiese Alice, dopo aver salutato Marlene e Emmeline che si dirigevano verso la Torre.
Dorcas e lei, dopo lo studio, avevano insistito dicendo di voler fare una passeggiata, invitando anche Marlene ed Emmeline, che avevano però con dispiacere declinato, dato che Remus stava aspettando la prima ed Emmeline si diceva molto stanca, quindi avrebbe preferito riposare un po' e aspettare il ritorno di Lily dalla riunione con Lumacorno.
Il corridoio era illuminato dagli ultimi timidi raggi del sole, che risaltavano le lentiggini spruzzate sul viso di Dorcas, che annuì all'amica.
«Come mai vuoi passare dal campo?» chiese la bionda.
Alice sorrise imbarazzata, poi ridacchiò leggermente.
«Frank e Mary si stanno allenando, volevo passare da lì per salutarli, sai... Magari hanno finito» disse la mora, facendo un'alzata di spalle. Dorcas sembrò riflettere un po' su sulle sue parole, poi corrugò la fronte.
«Strano, mi pare che dovessero esserci Hestia e gli altri Corvonero pomeriggio in campo... Magari mi sbaglio»
Alice alzò le spalle; lei non ne sapeva niente di allenamenti dei bronzoblù. Camminavano ridendo tra loro, quando entrambe furono fuori nel parco. Scoprirono di non essere le uniche, ad aver avuto l'idea di stare all'aria aperta, dopo che arrivarono vicino alla riva del lago; ovunque vi erano studenti che leggevano, facevano picnic o si rincorrevano, giocando a spruzzarsi l'acqua o a scherzare.
«Oh, guarda! Qualcuno sta volando!»
Alice indicò felice il campo da Quidditch, verso cui si diresse a passo spedito con Dorcas alle calcagna, che la pregava di rallentare dato che la sua borsa era piena zeppa di libri e faceva fatica a starle dietro.
«Alice, mamma mia, ma hai provato ad entrare in squadra tra i Grifoni? Sei un razzo!» chiese Dorcas, stremata, una volta arrivata sugli spalti, la lingua quasi sfiorava il suolo tanto era stanca. Alice rise di quell'affermazione, la sua risata contagiò anche Dorcas che rise accanto a lei, mentre entrambe cercavano di indovinare chi fossero quei tizi in volo. Grazie al sole che splendeva, non era facile distinguere le casacche da Quidditch, anche perché loro erano sedute nelle Tribune più in basso, e i ragazzi in volo, oltre ad essere molto veloci, erano molto più in alto rispetto a loro.
«Hey, quella è Alice! Chi è quella accanto a lei?»
«Mmm... Forse Marlene?» chiese Mary, scendendo di quota al fianco di Frank, gli occhi assottigliati nel tentativo di riconoscere quella figura; i suoi occhi, così azzurri quanto delicati, facevano fatica a mettere al fuoco con quella luce a fare da padrone all'ambiente aperto.
Il ragazzo era raggiante, felice di aver riconosciuto la sua ragazza da così lontano.
«No, Marlene non è così bionda, e non porta la divisa dei Corvi...» disse Frank con aria di ovvietà e Mary sorrise.
«E' Dorcas Meadowes...» convenne infine la bionda, e Frank annuì.
«State facendo amicizia, eh? Tu, Alice, Dorcas, Hestia... E le altre»
Frank osservava Mary che sfrecciava ancora al suo fianco. La ragazza fece un'alzata di spalle, poi si volse a guardarlo.
«Ho sempre conosciuto Hestia, siamo imparentate. La Meadowes in realtà è amica di Lily, ma sembra che entrambe le Bronzoblu siano entrate nelle grazie della tua ragazza...» esclamò Mary, divertita, mentre saliva di quota.
Sentì Frank ridere, poi la raggiunse.
«Marlene sembra essere un po' più diffidente, vero?» chiese il ragazzo, curioso da sempre di conoscere l'ambiente femminile. Faceva spesso domande su di loro a Mary che, oltre ad essere sua amica, era una ragazza sincera e solare, con cui si poteva parlare. Avrebbe volentieri rivolto quelle domande alla sua ragazza, ma se le chiedeva di qualunque persona di sesso femminile, questa si ingelosiva e diventava paranoica, quasi ossessiva, credendo che il suo ragazzo fosse interessato a qualcun'altra.
«Lene è fatta così, ha bisogno di tempo prima di aprirsi a gente nuova, ma sappiamo bene quanto possa essere allegra e divertente, anche se chi non la conosce non la direbbe una ragazza così solare... Mentre Emmeline, pur essendo più timida e apparentemente snob per la sua aria raffinata, è in realtà molto meno diffidente, lei, beh... -  allargò le braccia e scosse la testa, il suo viso si illuminò e si aprì in un sorriso raggiante, mentre parlava delle sue amiche - vede il buono delle persone, come Lily, che però è molto più estroversa»
Frank  più volte annuì durante il discorso di Mary, perfettamente d'accordo con lei su ciò che diceva.
Uno dei più grandi pregi di Mary, era quello di essere una buona osservatrice; ci si poteva fidare, del suo parere, e la maggior parte delle volte non si sbagliava su ciò che pensava o diceva.
«Scendiamo? Il sole comincia a calare...» disse Frank, e Mary iniziò la picchiata.
«A chi arriva prima?» chiese urlando Mary, ferma a mezz'aria; subito Frank la seguì, raggiungendola abilmente e superandola, accettando immediatamente la sfida proposta dall'amica.
Un coro di risate formate dai due investirono le due ragazze che erano sedute negli spalti, che quasi sussultarono vedendo davanti a loro materializzarsi Frank e Mary.
«Mary, Frankie!» trillò Alice, alzandosi in piedi e sporgendosi verso il suo ragazzo.
«Vuoi fare un giro?» chiese Frank, e subito la ragazza annuì, sistemandosi dietro sulla scopa. Frank spiccò il volo in fretta, e subito Alice urlò chiedendogli di farla scendere. Mentre Frank si sganasciava dalle risate, Alice lo minacciava di lasciarlo perché non voleva saperne di rallentare, troppo spaventata dalle altezze e dalla velocità del suo ragazzo.
«Sono proprio carini insieme!» disse Dorcas, tra le risate. Mary annuì e rise di gusto, mentre prendeva posto accanto alla ragazza sugli spalti.
«Chi sono quegli altri laggiù?» chiese Dorcas, indicando un punto in lontananza.
«Hestia, Chang e Edgecombe. Si stanno allenando...»
Mary sorrise lievemente a Dorcas, che ricambiò, seppur sorpresa.
«Non sapevo poteste allenarvi insieme...» chiese, a bassa voce.
Mary annuì, trovandosi d'accordo.
«Beh, non si dovrebbe... Ma Hestia ci ha permesso di farlo, nonostante avesse prenotato il campo e noi no» disse Mary, una nota d'affetto poteva distinguersi nella sua voce. Dorcas le sorrise radiosa, per niente sorpresa di quella rivelazione. Poggiò il mento sulle sue ginocchia, mentre guardava davanti a sé, un lieve sorriso sulle labbra rosee, i capelli biondi domati dal leggero vento.
«Mi ha sempre parlato di te con grande rispetto, sai? Ti ammira molto, e ti vuole bene»
Mary si sorprese di quella rivelazione, e si volse a guardare Dorcas, al suo fianco, con mezzo sorriso ad incurvarle le labbra, gli occhi azzurri spalancati per la sorpresa. Le due erano molto simili per colori, difatti anche Dorcas aveva gli occhi azzurri, seppur i suoi fossero un po' più scuri e profondi rispetto a quelli di Mary, cristallini e limpidi. I capelli biondi di Dorcas, poi, sfioravano quasi il biondo platino, mentre quelli di Mary erano più luminosi, seppur fossero di un biondo altrettanto chiaro.
«Oh... Davvero?» chiese, in un fil di voce. Dorcas ridacchiò per la reazione di Mary; sembrava una bambina a cui era appena stata fatta un'importante rivelazione.
Annuì vivacemente, e Mary sbuffò in un sorriso.
«Gliene voglio così tanto anch'io... Non volevo ci allontanassimo, sai? E' stato il caso, poi ho conosciuto Lily, e... »
«Beh, potete sempre recuperare... »
La naturalezza con cui Dorcas esprimeva il suo parere spiazzava Mary, a cui ogni cosa appariva più semplice grazie a quella ragazza. Le sorrise, poi fece passare un braccio sopra la sua spalla, sorridendo e stringendola in un abbraccio pieno di gratitudine, sovrastandola con la sua statura e il suo fisico atletico. Dorcas era minuta e molto magra, anche se non faceva esercizio fisico come Mary, che era molto soda e formosa al punto giusto. Una folata di vento annunciò, poco dopo, l'arrivo di Hestia.
«Hey, voi due!» disse la ragazza, mentre scendeva raggiante dalla scopa.
«Ciao, Hestia!» disse Dorcas all'amica, sorridendo. Chang e Edgecombe scesero sul prato, guardando in direzione di Hestia che si accorse di loro.
«Ragazzi, ben fatto! Potete andare. Buona serata!»
Sventolò una mano in direzione dei suoi compagni di squadra, che ricambiarono allo stesso modo, mentre si allontanavano dal campo.
«Sei venuta qui da sola, Dorc?» chiese Hestia all'amica, che scosse la testa. Hestia prese posto accanto a Mary, scoccandole un bacio sulla guancia, mentre Dorcas fissava le nuvole.
«Sono venuta con Alice Prewett, che in questo momento sta volando con Paciock, il suo ragazzo»
Hestia annuì capendo, e tutte e tre iniziarono a volgere lo sguardo verso l'unica scopa rimasta in volo, mentre il tramonto cresceva davanti a loro. Mary si alzò d'improvviso, e iniziò ad urlare.
«Hey piccioncini, è ora di rientrare!» Frank e Alice la udirono, così iniziarono a volare verso gli spalti, mentre Dorcas e Hestia, dopo aver sussultato per la voce così squillante di Mary, ridacchiarono divertite.
**
 
«Dove sei stata?»
Lily sobbalzò visibilmente al buio dei dormitori, quando rientrò dopo la riunione con il professore Lumacorno.
«Emmeline, cosa ci fai qui da sola?» chiese Lily, dirigendosi verso il letto dell'amica.
«Oh, non credo di sentirmi molto bene» rispose la mora, e subito Lily poggiò una mano sulla fronte dell'amica. Scottava terribilmente.
«Mel, sei bollente! Vado a prenderti una pozione, va bene?»
«Preferirei che ci andassimo insieme... Così eviti poi di riscendere per portare il bicchiere a Madama Chips» disse Emmeline, tirandosi su. Lily la guardò con sguardo di disapprovazione, poi la aiutò a tirarsi su, avvolgendola con una calda coperta. La porta del dormitorio si spalancò, rivelando due raggianti Mary e Alice.
«Riusciremo a convincere Marlene, vedrai...»
«Non capisco perché si isoli»
«E' solo un po' più diffidente, che poi di questi tempi non fa male... Mel, Lily... Che succede?» chiese Mary, mentre Alice, vedendo il colorito pallido di Emmeline avvolta in una coperta e Lily che la osservava preoccupata, iniziava a trasformarsi in versione "mamma-chioccia".
«Stai male?» chiese Alice, avvicinandosi all'amica.
Emmeline tossì, mentre Lily si alzava per reggere l'amica.
«Ha una febbre da cavallo... La stavo aiutando ad andare da Madama Chips...»
Mary affiancò Emmeline dall'altro lato.
«Veniamo con te... Vero 'Lice?»
Alice annuì, così, tutte e quattro, uscirono dai dormitori, aiutando Emmeline a scendere cautamente le scale, dato che aveva accusato un giramento di testa.
Il suo viso, di solito candido, adesso era rosso come un pomodoro, e i suoi occhi, grigi come il cielo di Londra, erano molto lucidi.
Sirius, scravaccato su una poltrona con il Settimanale del Quidditch in mano alzò gli occhi, attirato dalle voci delle quattro.
«Dovresti andarci, sai? Non conosco Hestia, ma Dorcas è una brava ragazza...» diceva Remus a Lene, che annuiva poco convinta.
«Hey! Dove andate?» disse Sirius quasi urlando, attirando l'attenzione di Remus e Marlene che parlavano fitto fitto tra loro e quella di James, che giocava a scacchi con Peter poco più in là, sul solito tappeto rosso.
«Portiamo Emmeline in infermeria...» rispose Alice per le altre, e Sirius si alzò con un balzo.
«Che ha?»
Emmeline continuava a tossire, mentre adesso Marlene raggiungeva il gruppo di amiche, allarmata.
«Allora non eri stanca prima, stavi male...» disse la McKinnon, tastando con la sua soffice mano la fronte bollente dell'amica.
«E brava Vance, adesso non sarò più al centro dell'attenzione per i miei malanni!»
James si avvicinò allegro alle ragazze, cercando di tirare su il morale alla malata, che gli sorrise debolmente. Poi Potter volse il suo sguardo a Mary, che la reggeva da un lato.
«La porto giù io?» chiese, gentilmente.
«Io posso farcela, ma Lily è ancora pallida... Guardala...» sussurrò Mary all'amico, attenta a non farsi sentire dalla rossa. James constatò che Lily avesse già il fiato pesante per aver portato giù dai dormitori Emmeline, così si avvicinò.
«Evans, dalla a me. La porto giù io, ok?» chiese, sorridendo. Lily lo guardò contrariata, poi si intromise Mary.
«Scenderemo con te» disse Mary, annuendo in direzione della rossa che sembrò un po' più convinta. James prese in braccio Emmeline, con una cura e una calma disarmante, ed iniziò ad avviarsi verso l'uscita della Sala Comune dei Grifondoro.
Dietro di loro, una scia di Grifoni formata da Lily, Mary, Sirius, Alice e Marlene parlottavano tra loro.
«Non ha molto spesso la febbre»
«Vero Alice, solitamente sei tu quella cagionevole...»
«Ma non è vero!» disse la mora, protestando.
«Ah, dai, 'Lice! Non è mica un'offesa...» si intromise Lily, avvolgendo con un braccio l'amica.
Emmeline, intanto stava sussurrando qualcosa a James, che fece incuriosire la rossa. James ridacchiava, mentre reggeva con delicatezza la testa mora della ragazza.
«Chiudi gli occhi, allora» disse, e Sirius, accanto a loro, disse qualcosa che Lily non percepì, ma che fece ridere James.
«Lils, tutto bene?» chiese Mary, accortasi dell'espressione pensierosa di Lily mentre osservava Sirius, James ed Emmeline. La rossa sorrise e annuì, poi si avvicinò al trio, affiancando Sirius.
«Carotina!» disse Sirius, avvolgendo con un braccio la schiena di Lily, che gli fece una linguaccia.
«Mel, siamo quasi arrivati, sta tranquilla... »
Poco dopo, difatti, Madama Chips accolse il gruppetto in infermeria e, dopo aver somministrato una pozione contro l'influenza ad Emmeline, le ordinò di restare in infermeria per tutta la notte.
«Domattina sarai sana come un pesce, Vance!»
Emmeline supplicava con gli occhi i suoi amici di non lasciarla lì, da sola.
«Vuoi che resti qui a farti compagnia?» chiese Alice, sorridendo, mentre le accarezzava la testa e lasciava scorrere le dita tra i capelli corvini.
«Oh no, signorina! Potrebbe contagiarla. Domattina potrete venirla a prendere ma adesso tutti fuori, su!»
L'infermiera spinse fuori dall'infermeria il gruppo, tra le proteste di Lily e di Alice e le risate di Sirius e James.
«Adoro quando si infuria con qualcun altro!» disse Sirius, sognante, e James annuì divertito.
Mary affiancò James, che la abbracciò calorosamente, mentre Sirius continuava a parlare a bassa voce – quasi bisbigliando – con Lily, quando...
«Lily, mi sono scordata di dirti una cosa!» emerse Alice. Lily e Mary si voltarono verso lei e Marlene, alle loro spalle. Lily corrugò la fronte, mentre il viso di Mary si distese in un sorriso. Nel frattempo avevano già raggiunto la Sala Comune dei Grifondoro.
«Dorcas e Hestia hanno invitato me, Mary, Marlene, te ed Emmeline a fare un picnic al parco, domani! Ci stai?»
Lily sorrise, poi fece un'alzata di spalle.
«Beh, Perché no?!»
«Evvivaa! Marlene, adesso sei proprio costretta a venirci!»
Marlene sorrise e roteò gli occhi, così un nuovo coro di risate investì il gruppo, mentre Sirius e James facevano ritorno da Remus e Peter, seduti accanto al camino con Frank.
 
  
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