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Autore: Hi Im a Kupo    10/11/2015    4 recensioni
Sbadiglio, mi stiro facendo scrocchiare tutte le ossa della schiena, e butto giù i piedi dal letto richiamando tutta la buona volontà nel abbandonare quel morbido, anche se un po' troppo caldo, giaciglio.
"Finalmente ti sei svegliata!" non realizzo neanche chi sia il proprietario della voce mentre un urlo mi si soffoca in gola e sollevo i piedi dal pavimento come se mi fossi scottata, per riportarli sul materasso.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nuovo personaggio, Roronoa Zoro, Trafalgar Law
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lascio lampare un piccolo ghigno sulle mie labbra dopo aver sentito le sue parole, godendo del momento e delle sue braccia intorno a me, ancora con l'adrenalina a mille che mi scorre sotto la pelle.
"E chi l'ha deciso che sono tua?" sbuffo leggermente canzonatoria, senza riuscire a spostare i miei occhi dai suoi, incollati dal magnetismo del suo sguardo.
"Io." risponde con decisione, senza entusiasmo particolare, con la stessa ovvietà con cui avrebbe potuto confermare che 2+2 fa 4.
Rido, di una risata leggera che mi libera di un po' di quella agitazione eccitata che ho accumulato in questi ultimi momenti.
Lo vedo scostarsi un po da me, sollevando un sopracciglio in un cenno di lieve confusione. Non un emozione in più di quella che esprime di solito, se non quella discreta disapprovazione nei confronti del mio riso.
"Vedremo.." sollevo un angolo della bocca in modo furbo, prima di sollevarmi con uno scatto dal letto e girargli le spalle, andandomene, lasciandolo lì da solo con una espressione sorpresa sul volto.
Ghigna Law, mentre io cammino diretta verso la sala, facendo scorrere lo sguardo sul mio corpo e inclinandosi indietro appoggiandosi ai gomiti piegati, con fare rilassato.
E sorrido io, assaporandomi l'emozione della mia prima vittoria nei confronti del chirurgo.

"Rufy! Mi è appena venuta un idea! Vuoi provare una cosa?" 
Mi blocco con le braccia sui fianchi davanti a cappello di paglia, provando a scacciare l'assillante vocina all interno della mia testa che continua a ripetermi di starmi per cacciare in un pessimo guaio.
Vedo gli occhi del ragazzo brillare di una gioia esagitata, prima di scendere agilmente dal tavolino che Zoro sta sollevando, rovinando malamente l'allenamento dello spadaccino.
"Cosa?" 
Azzittisco brutalmente la coscienza che mi morde lo stomaco, riprendendomi per la cazzata colossale appena fatta, mentre sollevo un sopracciglio con fare furbo.
"Ti ricordi i waver di Skypiea?"
Aspetto la sua risposta che non tarda ad arrivare, cominciando a sentire sempre un po più viva e reale la prospettiva di essermi cacciata in un abominevole pasticcio.
"Certo!"
Prendo un sospiro profondo, soffocando per l'ennesima volta la sensazione di pericolo imminente, ed espongo un sorriso confidenziale.
"Ho deciso che ti insegnerò a usare una cosa simile, ma di terra.. se ti va..?"
Non faccio in tempo a finire la frase che il ragazzo ha già cominciato a esultare estasiato agganciandomi le spalle con le mani e scrollandomi come una pianta di pere.
"Rufy." 
La nausea che sale come le onde del mare durante una tempesta, la vena sulla tempia che comincia a pulsare pericolosamente, e un moto di nervosismo che si fa strada lungo le viscere.
"RUFY!"
Alzo il tono e il ragazzo si ferma con una espressione preoccupata, che mi scioglie, lasciandomi liberare una risata leggera.
"Su, andiamo!"
Ancora col sorriso sul volto mi giro, e mi avvicino al mobile della sala per prendere le chiavi del mio vecchio scooter dal cassetto, guardandole amorevolmente con un che di dispiacere, come se già mi stessi pentendo del male che potrei causare a quel motorino.
Agguanto il piccolo portachiavi a forma di gufo e voltandomi con uno scatto le faccio tintinnare davanti alla faccia affascinata del ragazzo.
Sorrido davanti all entusiasmo del ragazzo, e il mio sorriso si allarga ancora di più dopo le parole che sento provenire da oltre la mia schiena.
"Dove andate?"
Il chirurgo della morte deve essersi deciso ad uscire, finalmente, dalla sua tana e a raggiungere gli altri comuni mortali in sala. E negare l'evidente piacere che lampeggia nei miei occhi all idea di avere quel poco di potere necessario a far scomodare Trafalgar Law dalla sua posizione, e addirittura riuscire a causargli un leggero fastidio che trapela quasi impercettibilmente dai lineamenti del suo viso, sarebbe ipocrita.
Il mio fin troppo rumoroso orgoglio pone ostacoli tra me e l'idea di una convivenza pacifica e di una relazioni «baci e carezze», detestando infatti che qualcuno pensi di potermi mettere delle catene al collo, faccio il possibile per sottolineare la mia assoluta indipendenza dalle persone, chiunque esse siano, mettendo ben in chiaro che non accetto regole, e che qualsiasi sia il mio legame, rimango pur sempre libera di fare ciò che voglio.
Mi volto mettendo in mostra un sorriso innocente lasciandomi scrutare dai suoi occhi severi.
"Andiamo ad imparare ad andare in moto!"
Lo vedo accigliarsi un poco, nel tentativo di afferrare il significato delle mie parole, mentre si infila le mani nelle tasche dei jeans.
"Bene." 
A quanto pare ha deciso di evitare ulteriori domande e informazioni a riguardo del mezzo citato, mi regala un ultima occhiata, quasi di avvertimento, abbinata al tono gelido precedentemente usato, prima di voltarsi e scendere le scale verso la taverna.
Mi lascio andare in un sospiro liberatorio, in un modo uguale a quello che si fa dopo una interrogazione, quando ti senti la pancia più leggera visto che ora lo sguardo del prof non sta più fisso ed indagatorio su di te, ma vaga alla ricerca di qualche altra vittima sacrificale.
Mi giro verso i due ragazzi in sala, Zoro ghigna spudoratamente mentre Rufy pare essere assolutamente indifferente all improvvisa curiosità di Law, unicamente interessato alla nuova avventura che lo attende.
Mi mordo un labbro sollevando le spalle in direzione di Zoro, con sguardo d'intesa, ricevendo in cambio un'occhiata furba, per poi rivolgermi a cappello di paglia.
"Adesso ti porto io, e andiamo in un posto tranquillo, un po isolato, e poi lascio provare te.. va bene?"
Il ragazzo annuisce scrollando la testa in modo esagerato, con una strana scintilla negli occhi. Sbuffo leggermente, in un falso moto di fastidio, sensazione che attualmente mi pare di non essere assolutamente in grado di provare grazie all adrenalina ancora in circolo nel mio corpo a causa del chirurgo della morte e delle sue idee strane e improvvise.
Ruoto su me stessa dirigendomi poi verso il garage, facendo tintinnare le chiavi ad ogni passo, che fungono da una sorta di richiamo per cappello di paglia che mi segue esagitatamente.
Arrivati di fronte al mezzo, quel povero ed innocente motorino rosso che mi ha accompagnato in così tanti pomeriggi di noia, mi prende una piccola strizza al cuore all idea di lasciarlo nelle mani del ragazzo, che scaccio rapidamente, tentando di rassicurarmi da sola mentre recupero i due caschi appoggiati su di esso.
Ficco il primo in testa a me, allacciandomelo con cura, per poi incastrare brutalmente l'altro su Rufy, rischiando di strozzarlo stringendo eccessivamente il suo laccetto.
Salgo in sella, inserendo delicatamente le chiavi nella fessura prima di stringere il freno e dare gas con l'acceleratore, mettendola così in moto. Mi volto verso di lui, sorridendogli dolcemente dopo il tentato omicidio, picchiettando con la mano sulla parte vuota del sedile in pelle, per fargli capire che è il momento di salire.
Il ragazzo salta, letteralmente, su senza farselo ripetere due volte, cominciando a molleggiare freneticamente, comportando il mio sballottamento.
"Partiamo? Quando partiamo?"
"Un secondo, signore mio!" 
Ridacchio sistemandomi meglio al mio posto, e portando le mani al manubrio, prima di inclinare leggermente la testa nella direzione di Rufy.
"Mettimi le mani sui fianchi e stringi, che non voglio problemi nè tue cadute."
Il ragazzo esegue, stringendomi senza la minima delicatezza.
Sgaso un po', giusto per fare scena, prima di mollare il freno e partire dirigendomi finalmente alla nostra destinazione, un comodo spiazzo di cemento nascosto dietro una vecchia fabbrica.

Accelero lungo la strada, e il ragazzo si lascia andare in sospiri entusiastici, mentre sente l'aria accarezzargli il viso da sotto al casco. 
Una volta arrivati freno delicatamente, incitando il ragazzo a scendere prima di farlo io stessa e mettere il cavalletto alla moto.
"Allora.. RUFY!" 
Naturalmente richiedere 5 minuti di attenzione è esagerato, lui deve subito fare di testa sua senza ascoltare nessuno. Sbraito, mentre lo recupero strattonandolo per un braccio dal suo selvaggio tentativo di saltare sul mezzo e guidare, distruggendolo in breve tempo e lasciandomi lì da sola a piangere sui miei errori.
"O mi ascolti o ti porto a casa e non se ne fa niente, ok?"
Regolo la voce, riportandola a un tono normale ma lasciando comunque intravedere una certa secchezza e serietà nelle mie parole.
Incrocia lo sguardo col mio, prima di abbassarlo con fare innocente.
"Ok.."
Sospiro profondamente, recuperando la calma e schiarendomi la voce, per addentrarmi nella più ardua spiegazione della mia vita.
"Adesso sali e togli il cavalletto, poi ne parliamo"
Mi sorride felicemente lui, prima di eseguire quello che gli ho detto alla lettera.
"Ok.. ora premi il freno con una mano, quello di sinistra e accelera con il manubrio destro, dopo aver girato la chiave."
"Ok.."
Sembra quasi concentrato lui, mentre si acciglia per compiere correttamente tutti i movimenti. Sento il motore della moto accendersi e liberarsi in un'ampia sgasata.
Mi sento quasi sollevata dal fatto che tutto stia procedendo bene.
"Ora molla l'acceleratore Rufy, molla il freno, e poi accelera piano.. piano eh!"
"Ok, ok!" 
Il ragazzo si concentra nuovamente, per poi fare la cosa sbagliata.
Sbianco.
Molla il freno prima dell acceleratore, e la moto parte con un colpo secco a una velocità indecente.
Urlo, traumatizzata prima di cominciare a strillare istericamente contro al ragazzo.
"Frena Rufy! CAZZO FRENA!" 
Gesticolo accompagnando le mie parole, spostando le braccia con ampi movimenti quasi a voler attirare la sua attenzione.
Presumibilmente mi sente, poiché dopo il suo primo urlo di eccitazione e le mia di terrore, vedo la moto bloccarsi d'improvviso sbalzando il ragazzo tutto in avanti prima di farlo ritornare indietro col contraccolpo. 
Miracolosamente, grazie ai riflessi allenati del ragazzo che riesce ad appoggiare tempestivamente i piedi a terra, la moto non cade.
Mi porto una mano al cuore, dopo un attimo di cedimento, regolarizzando il respiro e il battito cardiaco che erano andati a farsi friggere.
"Gin! Ho capito come funziona!"
Lo vedo entusiasta muovere un braccio in segno di vittoria verso di me, con un sorriso rassicurante dipinto sul viso.
"Ah.. menomale che hai capito.." sussurro con quel poco di voce che ho ancora in corpo, mentre sento le gambe ancora tremolare dopo la sua bravata.
Credo avrò bisogno di una terapia dopo questo pomeriggio.

   
 
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