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Autore: vittoriaM20    11/11/2015    6 recensioni
Dal testo:
"Vedrai, quando tutto questo sarà finito, ti sposerò e saremo una vera famiglia." mi sussurrò.
"Ma lo siamo già, Felpato."
Selene Brandon è una ragazza studiosa, orgogliosa e insicura. Sirius Black.. Beh, sappiamo tutti chi è Sirius Black.
I due si incontreranno ad Hogwarts e, tra intrecci e triangoli amorosi, si innamoreranno. Ma troveranno qualche ostacolo: la loro testardaggine e il loro orgoglio non saranno gli unici impedimenti.
Questa non è solo una storia d'amore, ma è anche una storia di coraggio e di amicizia. Una storia in cui la vita dei protagonisti non sarà tutta rose e fiori, anzi: dovranno affrontare parecchie difficoltà e le supereranno insieme. Inganni e bugie tormenteranno le loro vite, ma alla fine scopriranno la verità.
{Questa storia parte dall'epoca dei Malandrini e non ho ancora deciso quando finirà. Sicuramente arriverò alla Seconda Guerra Magica.}
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio, Regulus Black | Coppie: James/Lily, Lucius/Narcissa, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Come prima cosa mi sembra doveroso, dopo il capitolo precedente, mettervi una Gif di Sirius, così a caso, per distrarvi da miei eventuali errori.

Buona lettura. 

Estate 1979
Selene's POV
Passeggiavo a braccetto con Sirius per le vie della Londra babbana, sembravamo davvero una coppia normale. Ci eravamo messi in testa di prendere una casa a Londra e di affittare quella dei miei genitori. Era davvero troppo grande per sole due persone e vivere lì non faceva altro che aumentare la mia malinconia.
Eravamo al quartiere di Notting Hill, dove lì avremmo incontrato un'agente immobiliare per fare un giro delle case.
"Dici che è lei?" disse Sirius indicando una signora sulla quarantina.
La signora ci vide e ci salutò con la mano, mentre nell'altra teneva la sua valigetta da lavoro.
"I signori Black?" chiese la donna pimpante mentre ci veniva incontro.
Aveva dei capelli corti e biondissimi, quasi bianchi, piccoli occhi scuri incorniciati da una spessa linea di eyeliner, labbra sottili evidenziate da un acceso rossetto rosso. Era avvolta in un tubino viola nel quale sembrava sentirsi assolutamente sexy.
"Sì, siamo noi." rispose Sirius titubante.
"Che piacere conoscervi, piacere Vivianne!" disse l'agente porgendo la mano a Sirius e lanciandogli uno sguardo ammiccante.
Non mi piaceva quella donna. Per niente.
Felpato le strinse la mano presentandosi.
"Piacere Sirius e lei è la mia compagna Selene."
"Oh, quindi non siete sposati??" chiese curiosa.
"No, per il momento. - risposi secca mostrando un sorriso falso a Vivianne -Ma abbiamo intenzione di sposarci al più presto."
Mi strinsi ancora di più attorno al braccio di Sirius e appoggiai la testa sulla sua spalla.
"Mi fa piacere.. - ghignò l'agente - Allora partiamo col vedere la prima casa.."
Iniziò a dire un'infintà di cose inutili riguardo al quartiere, alle scuole, alle fermate della metropolitana, bla bla bla bla..
"Mi piace quando sei gelosa.." mi sussurrò Sirius in un orecchio mentre seguivamo Vivianne.
"E a me non piace quando le donne ti guardano in quel modo.." gli risposi.
Ci guardammo e ridemmo insieme mentre quella strana donna camminava davanti a noi gesticolando e sculettando.
Visitammo parecchie case, quel quartiere era davvero bello.
Alla fine dopo aver riflettuto a lungo decidemmo di comprare una casa in Lansdowne Road n° 76. La casa era provvista di un ampio soggiorno con una sala da pranzo adiacente ed una grande cucina al pian terreno; salendo le scale c'erano una stanza padronale con il bagno in camera, due camere singole ed un altro bagno grande e spazioso; salendo ancora c'era una piccola ed accogliente mansarda con un piccolo cucinino e munita di un salotto.
Io e Sirius ci divertimmo ad arredare quella casa insieme come due sposini novelli, che in realtà non eravamo.
Ci andammo a vivere da subito; rimaneva solo una questione in sospeso: Elmo non ne voleva sapere di servire la famiglia che ora abitava nella tenuta dei miei genitori. Io non avevo bisogno del suo aiuto, la casa non era poi così grande, volevo diventare autonoma. Così chiesi al professor Silente se gli serviva un elfo nelle cucine e con mio grande dispiacere fui costretta ad ordinare ad Elmo di andare a lavorare ad Hogwarts, promettendogli che l'avrei chiamato in ogni momento in caso di bisogno.
 
-
 
A settembre iniziai il corso al San Mungo per diventare Curatrice; ebbi subito a che fare con i pazienti reduci da attacchi dei Mangiamorte. Ogni volta che i pazienti mi raccontavano ciò che era accaduto, non potevo fare a meno di chiedermi se fosse stato proprio Regulus a fare del male a quelle persone. La persona con cui avevo passato la maggior parte del mio tempo durante i primi anni ad Hogwarts non avrebbe fatto del male a nessuno senza una vera giustificazione; era passato tanto tempo ed ancora non mi capacitavo del cambiamento così drastico di Regulus. Un ragazzo così brillante, dal futuro promettente, sarebbe stato segnato per sempre dal marchio nero e dalla fama di Mangiamorte. Che idiozia.
 
Una sera ero a casa a preparare la cena, aspettavo che Sirius tornasse dal Ministero. Di solito rientrava sempre per le 21, ma quella sera tardò più del solito; alle 22 ero ancora lì ad aspettarlo, mentre sfogliavo la Gazzetta del Profeta, - come al solito piena di brutte notizie - iniziavo a preoccuparmi e la mia mente si affollò di pensieri terribili. Gli era forse successo qualcosa?!
Poi sentii bussare alla porta quattro volte con un ritmo ben definito: ci eravamo messi d'accordo su come bussare alla porta senza quegli inutili interrogatori. Aprii la porta e Sirius entrò in casa, e senza nemmeno degnarmi di uno sguardo si buttò sul divano del salotto. Aspettai per un po' che mi rivolgesse la parola, ma rimase a fissare la libreria di fronte a lui senza dirmi nulla.
"Buonasera, anche a te, Sirius." dissi io andando in cucina a riscaldare la minestra che gli avevo preparato con tanto amore.
Sirius sbuffò e senza proferire parola, salì al piano di sopra. Si fece una doccia, si cambiò e solo dopo aver fatto tutti i suoi comodi scesce e mi raggiunse in sala da pranzo.
Si sedette di fronte a me ed iniziò a mangiare di malavoglia; aveva una faccia disgustata e affranta allo stesso tempo. Assaggiai la minestra e pensai che non faceva poi così schifo come poteva sembrare dall'espressione di Sirius.
"Guarda che se ti fa schifo posso darla ad Ingo, lui apprezza la mia cucina." gli dissi cercando di stemperare l'aria tesa.
Scosse la testa e mi guardò negli occhi, ritornando alla realtà; poi abbassò il capo nuovamente.
Mi nascondeva qualcosa, era successo qualcosa.
"Scusami Selene, è stata una giornataccia.." mi disse allungando la mano sul tavolo per afferrare la mia.
Gli strinsi la mano per incoraggiarlo a parlare.
"Mio padre è morto." sussurrò sempre con il viso chino sulla minestra.
Col cucchiaio girava e rigirava la pietanza, nel vano tentativo di cercare chissà che cosa.
Mi diede quella notizia con un tono privo di espressioni e di emozioni, non riuscii a capire come si sentisse in quel momento. Probabilmente non lo sapeva nemmeno lui.
"Mi dispiace.." fu l'unica, stupida, cosa che riuscii a dire.
Sul volto di Sirius comparve un sorriso amaro, poi alzò il capo e mi guardò negli occhi serio.
"A me no." affermò glaciale.
Nei suoi occhi, a volte così espressivi, quella sera non riuscii a percepire nessuna emozione, nemmeno un po' di commozione, rabbia, risentimento. Nulla.
Conoscevo davvero poco di Orion Black, sapevo che era stata una figura paterna molto debole, a confronto con la figura matriarcale di Walburga Black. Sirius odiava davvero sua madre e me l'aveva confermato più di una volta, invece di suo padre mi aveva raccontato poco, mi aveva solo detto che era un povero succube di sua madre.
"Chi te l'ha detto?"
"Andromeda, non so come è venuta a saperlo, però."
Annuii e mi alzai per mettere a posto le cose. Sirius salii in camera da letto: evidentemente voleva stare da solo a pensare a quello che era successo. Quando ebbi finito di sistemare la cucina, raggiunsi Sirius nella nostra stanza:  aveva preso il mio album e lo stava sfogliando. Quando mi misi affianco a lui e gli poggiai la testa sulla spalla, comparve un sorriso sul suo viso. Si mise alla ricerca di una pagina e poi indicò una foto. Ritraeva me, Sirius e James con Charlus e Dorea Potter. Accarezzò con i polpastrelli le immagini sorridenti dei genitori di James.
"Loro sono i miei genitori - mi disse Sirius in un tono quasi confidenziale, poi indicò Charlus - Lui, soltanto lui è mio padre. Charlus mi ha trattato sempre come un figlio, mi ha insegnato ad amare; per Orion ero solo un ragazzino che doveva portare alto il nome della casata dei Black."
I suoi grandi occhi grigi erano diventati lucidi e solo in quel momento riuscii a capire come si sentiva Sirius: si vedeva che era fortemente combattuto, non sapeva se essere più dispiaciuto per la morte di Orion o più arrabbiato per il fatto che aveva avuto un padre totalmente assente.
Fino a quel momento non avevo capito quanto Sirius avesse sofferto per la sua famiglia: doveva essere stato terribile avere dei genitori che ti odiavano e preferivano ripudiarti anzichè accettare la tua diversità; era scappato dai suoi genitori quando aveva solo sedici anni e mai i suoi genitori lo avevano cercato, mai avevano provato a ricostruire i rapporti con lui.
Chiuse l'album appoggiandolo sul comodino e si sdraiò appoggiando la testa sul mio ventre, mentre io gli accarezzavo i lucidi capelli neri.
 
La mattina dopo quando mi svegliai trovai il letto vuoto accanto a me. Era domenica, come mai Sirius si era già svegliato?
Erano solo le otto. Indossai la vestaglia e scesi giù in salotto dove trovai un enorme cane nero con un guinzaglio in bocca. Felpato mi venne incontro scondinzolando, lasciò ai miei piedi ciò che aveva fra le fauci ed abbaiò.
"Ma che problema hai?" dissi ridendo con le mani appoggiate sui fianchi.
Felpato afferrò con la bocca la mia vestaglia e cercò di trascinarmi vicino alla porta.
"Okay, va bene. Ho capito - dissi arrendendomi, mentre mi lasciava andare - Vado a cambiarmi! Dopo però mi racconterai dell'incidente. Non puoi essere nato così!"
Il cane emise uno strano grugnito che sembrava una specie di risata.
Quando uscii di casa con Felpato al guinzaglio trovai una bellissima giornata di fine Settembre. Gli alberi iniziavano a colorarsi di giallo e arancione, l'aria era più frizzantina e il cielo di un azzurro limpido e sorprendente.
"Allora dove vuoi andare, Felpato?" chiesi al grosso cane nero che scodinzolava felice.
"Buongiorno." disse una voce dietro di me.
Mi voltai e trovai di fronte a me un alto uomo nerboruto; i suoi occhi scuri come la pece passarono da me a Sirius; aveva i capelli castani ed era in tenuta sportiva. Saltellava sul posto, esibendo un enorme tatuaggio tribale sul braccio destro.
"Oh, buongiorno!" risposi un po' stupita.
"Piacere Duncan! Lei deve essere la nuova vicina! - disse stringendomi vigorosamente la mano - Mi avevano detto che era sposata! Cosa ci fa una così bella ragazza tutta sola con questa bella giornata?"
"Piacere Selene - risposi presentandomi mentre Sirius ringhiava all'uomo - e lui è Felpato! In realtà stavamo andando al parco..."
"Oh anche io, possiamo andarci insieme!"
"Perchè no?! Che dici Felpato, ti va?" 
Sirius si sdraiò sul marciapiede, facendomi capire che non aveva alcuna intenzione di muoversi da lì. Oh, se l'era cercata: questa era la degna punizione per avermi buttata fuori di casa alle otto del mattino di domenica.
"Sembra che il tuo cane non abbia voglia di muoversi - constatò Duncan mentre cercava di accarezzare Felpato che di tutta risposta gli ringhiò contro - E sembra anche che non gli sia molto simpatico. Non vorrei che mi mordesse un polpaccio, e siccome mi servono entrambe le gambe, possiamo uscire insieme un'altra volta, magari senza il cane. Io abito al n°75!"
Così dicendo, dopo avermi fatto un occhiolino, Duncan se ne andò.
Felpato si alzò e iniziò a tirarmi verso casa.
Una volta entrati riassunse le sembianze di Sirius.
"Prova a rivolgere la parola un'altra volta a quel pallone gonfiato e non risponderò delle mie azioni!"
Mi morsi un labbro nel vano tentativo di soffocare le risate. Ma Sirius si accorse che ero parecchio divertita.
"Non ridere!" continuò cercando di fingersi serio, ma poi scoppiò a ridere con me, con quella risata così simile ad un latrato.
Scimmiottò Duncan per tutta la mattina.
"Ma chi si crede di essere quel pallone gonfiato? Ha più muscoli che cervello. Sai che ti dico, stasera andiamo a salutarlo, insieme. Così capisce che sei impegnata e ti lascia in pace."
"Non mi dire che sei geloso del nostro adorabile vicino di casa, Felpato!" dissi provocandolo.
"Sì sono geloso, va bene?"
Mi piaceva quando era geloso. Mi faceva impazzire.
"Dai, seriamente. Usciamo stasera? Da quando siamo a Londra non siamo usciti nemmeno una sera!" mi disse Sirius supplicandomi.
"Dove mi vuoi portare?"
"Dove mi porta il cuore."
 
"Non mi ero mai accorta di quanto fosse bella Londra di sera.." sospirò Sirius mentre guardava il Big Ben illuminato.
Passeggiavamo tranquilli sulla riva del Tamigi, come non lo eravamo mai stati. Non ci eravamo mai comportati da veri fidanzatini. Eravamo sempre rimasti nei confini di Hogwarts e tutto questo era nuovo per me. Non mi dispiaceva affatto passeggiare a braccetto con Sirius, vedere le ragazze che mi lanciavano sguardi invidiosi per il ragazzo bellissimo che avevo affianco. Con lui vicino mi sentivo davvero speciale.
Cenammo in un ristorante italiano; il cameriere non era tra i più amabili: odiava gli italiani. Ci disse che la cucina italiana in fondo non era chissà quanto migliore rispetto a quella inglese, e che il nostro cibo era il migliore del mondo. Non ne ero poi così sicura...
Ordinai una porzione di lasagna, mentre Sirius scelse la parmigiana. L'anziano cameriere per poco non ci lanciò i piatti, quasi offeso per il fatto che fossimo entrati in quel ristorante.
"Sai, qualcuno dovrebbe ricordare al vecchio che il ristorante italiano è il suo." disse Sirius mentre fagocitava letteralmente quella parmigiana.
"E' strano il suo modo di comportarsi.. - constatai mentre osservavo il mio ragazzo mangiare con gusto e con voracità - Forse ha avuto una delusione d'amore."
"Sarà sicuramente così: qualche bella italiana gli avrà dato un bel due di picche."
Ci guardammo negli occhi e ridemmo spensierati, come se non ci fosse una guerra in corso.
Dopo cena Sirius insistette per andare a vedere Buckingam Palace. Quel palazzo, così sfarzoso ed imponente, illuminato era ancora più bello di notte. Le guardie erano sempre lì, come al solito, che camminavano nervosamente da una gabbietta all'altra, sgambettando in modo insolito. Felpato non riuscì a resistere alla tentazione di scimmiottarli davanti a tutti, scatenando l'ilarità di tutti i turisti presenti.
"Proprio non riesci a non stare al centro dell'attenzione, eh?!"
Sirius scrollò le spalle, si scompigliò i capelli e mi abbracciò forte. Uno di quegli abbracci che potrebbero sostituire mille parole d'amore.
 
Tornammo a casa molto tardi quella notte. Ci eravamo divertiti a visitare Londra come degli sposini novelli in luna di miele.
Trovammo una civetta nera appollaiata sulla nostra cassetta della posta.
"Mi sembra di riconoscerla quella civetta..." disse Sirius con fare sospetto.
Si avvicinò all'animale, il quale gli porse una lettera in cambio di qualche zellino. Squadrò la lettera e la sua espressione serena cambiò nel momento in cui lesse il destinatario di quella lettera.
"E' per te." disse porgendomela.
Entrammo in casa mentre continuavo a girare e rigirare la lettera nel vano tentativo di cercare un mittente. Ma niente.
Sirius, seduto sulla sua poltrona, mi guardava preoccupato. Che lui sapesse qualcosa?
L'aprii e subito riconobbi di chi era quella grafia. La conoscevo troppo bene per sbagliarmi: era elegante ed ordinata, riccioluta ed inclinata a sinistra. Quante volte avevo dovuto decifrare quella scrittura per recuperare gli appunti di Pozioni, e quante volte l'avevo analizzata per correggere i compiti di Trasfigurazione. Quella era la scrittura di Regulus.
Le mani mi tremavano, guardai Sirius negli occhi: mi stava osservando con attenzione, mi rivolse uno sguardo amareggiato, mentre accendeva una sigaretta, e mi fece segno di leggere.
 
Cara Selene,
Ti starai sicuramente chiedendo perchè ti ho scritto questa lettera.
Ho aspettato per molto tempo questo momento, ed in cuor mio sapevo che prima o poi sarebbe arrivato. Non così presto, certo, ma prima o poi avrei dovuto dirti tutta la verità.
La verità è che io non ho mai smesso di amarti, mai. La vita mi ha messo davanti a scelte difficili ed io ho sbagliato tutto; ho preferito lasciarti per compiacere i miei genitori e le loro folli ambizioni sul mio futuro. Sirius ha sempre avuto ragione, su tutto: sono un perfetto idiota. Come ho potuto rinunciare a te?!
Mi sento profondamente in colpa per le parole che ti ho detto, parole prive di fondamento e di verità: ero io a non meritare te. Tu sei la persona più bella e genuina che io abbia mai conosciuto, e ti ho lasciata andare via. Per sempre. Non riuscirò mai a perdonarmi per questo. Ho cercato in tutti i modi di provare un po' d'odio nei tuoi confronti...
Come avrei mai potuto odiarti?! Come avrei mai potuto resistere al tuo sorriso radioso, ai tuoi occhi sinceri?!
Dopo quel brutto periodo che hai passato per colpa mia, finalmente ti vedevo sorridere, grazie a mio fratello.
Dopo tutto sono contento che tu abbia trovato Sirius, in fondo noi non eravamo fatti per stare insieme, era scritto nel destino.
Ora ti scrivo per dirti per l'ultima volta quanto ti ho amato. Sei sempre stata l'unica per me.
Ho realizzato, troppo tardi, quanto abbia sbagliato prendendo quella maledetta decisione qualche anno fa. Il Signore Oscuro ha un'arma potentissima e troppo pericolosa. Ho scoperto tutto e conto di riuscire a distruggerla, a costo della mia stessa vita. Lo faccio per te e per mio fratello Sirius, per assicurarvi una vita migliore e sicura, per farmi perdonare per tutto il male che vi ho fatto.
 
Perdonatemi se potete.
Con affetto
Tuo per sempre
R.A.B
 
Non ero stupita di leggere quelle parole: in fondo sapevo che Regulus non aveva mai smesso di amarmi. L'ultima parte della lettera mi commosse: i miei occhi si riempirono di lacrime, e feci di tutto per trattenerle. Regulus che moriva da erore, il Serpeverde Regulus Arcturus Black, Mangiamorte e seguace di Voldemort, moriva da Grifondoro. Aveva fatto tante scelte sbagliate, era cresciuto troppo in fretta, plagiato dai genitori.. ma alla fine si era ricreduto. In fondo non è mai troppo tardi per fare la cosa giusta.
Alzai gli occhi da quella lettera e vidi Sirius che mi guardava preoccupato. Gli passai il pezzo di carta e lui lo lesse tutto d'un fiato; man mano che leggeva ed arrivava alla fine della lettera le sue mani tremavano sempre di più. Non riuscii a capire se tremassero per la rabbia o per la commozione. Quando la terminò mi abbracciò.
"Non possiamo fare nulla per aiutarlo, vero?" gli chiesi oramai priva di speranze.
"Temo di no." sospirò Sirius.
Provai un'immensa rabbia, avrei tanto voluto andare da Walburga Black e ucciderla con le mie stesse mani: aveva rovinato la vita dei suoi figli e aveva condannato a morte Regulus. L'unica giustificazione per questa mancanza di istinto materno doveva essere il gene della pazzia, così comune fra i Black.
Ma Sirius e Regulus non avevano ereditato la sua pazzia deleteria.
 
E così mi abituai anche all'idea di non poter vedere più Regulus, di non poter sperare più in una sua 'redenzione'. Era tornato sui suoi passi, ma quando ormai era troppo tardi. Aveva deciso di sacrificarsi per il mondo magico: ma come?! Avevamo fatto molte ipotesi, ma nessuna di queste sembrò andarci bene.
 
-
 
Una sera di Ottobre eravamo tutti riuniti a Godric's Hollows, c'erano anche Remus, Peter, Alice e Frank. Sembrava di essere tornati ad Hogwarts. Insieme ricordavamo tutti i guai che James e Sirius avevano combinato insieme, e loro si guardavano con uno sguardo d'intesa che ormai io e Lily conoscevamo troppo bene. Probabilmente stavano combinando una delle loro 'marachelle'. Non sarebbero mai cresciuti.
All'improvviso un'aquila argentea entrò nel salotto ed una voce familiare risuonò nella stanza "Raggiungeteci ora al quartier generale".
Quella voce apparteneva a Malocchio. Cosa poteva essere successo?!
Subito ci materializzammo al quartier generale dell'Ordine.
Malocchio camminava avanti e indietro, trascinando la sua gamba di legno per la stanza di quella vecchia casa.
"Finalmente siete arrivati!" esclamò con il suo solito modo di parlare severo.
Gli altri membri dell'ordine erano riuniti in cucina e stavano facendo parecchi nomi.
"Cosa succede?" chiese James.
"Sedetevi, ragazzi." disse con tono preoccupato la professoressa McGrannit.
Da un angolo della cucina spuntò Silente con la sua solita barba lunga ed argentea.
"Scusatemi se ho rovinato la vostra serata - disse rivolgendosi ad ogni membro dell'Ordine - Ma c'è una cosa di vitale importanza di cui vorrei informarvi."
Era più serio che mai, pacato come al solito.
"Ebbene?" dissero James e Sirius in coro.
"C'è una spia nell'Ordine. C'è qualcuno che riferisce informazioni importanti al lato oscuro. Non abbiamo idea di chi sia..." iniziò a dire Silente.
Ma fu interrotto da Malocchio che intervenne.
".. Silente è troppo legato ai suoi ideali di fiducia e di amore per dirvelo. Non fidatevi di nessuno, nemmeno dei vostri maritini e delle vostre mogliettine. - disse ciò indicando vagamente con la mano James e Lily, Frank e Alice e me e Sirius - VIGILANZA COSTANTE!"
In quel momento sembrò quasi che le mie budella si fossero annodate saldamente tra loro. Tutto ciò che avevo mangiato quella sera mi risalì in gola. Mi misi una mano sulla bocca e mi feci spazio per andare in bagno.
Tutta la squisita cena di Liy... Che schifo.
Pulii tutto con un colpo di bacchetta e mi bagnai la faccia e i polsi. Ero pallida come un lenzuolo. Che mi prendeva?!
Qualcuno bussò.
"Tutto okay?" mi chiese Alice da dietro alla porta.
"Sì, sto uscendo..."
Mi asciugai il viso e le mani, mi sistemai i capelli ed uscii dal bagno.
Tutti i miei amici mi aspettavano lì fuori con aria preoccupata, il più preoccupato di tutti era Sirius, che mi guardava dispiaciuto con i suoi occhioni grigi.
"Ehi, ragazzi tutto bene! Ho solo mangiato troppo.." dissi un po' imbarazzata, cercando di sdrammatizzare.
Continuavano ancora a guardarmi interdetti ed io cercai aiuto da James, lo guardai con fare implorante.
"E' tutta colpa tua, Lily! Io l'ho sempre detto che la tua cucina è parecchio pesante." intervenne il signor Potter.
Lily diede una gomitata a suo marito.
"Cucina tu allora visto che hai sempre da ridire! - disse fingendosi offesa - Voglio proprio vedere ciò di cui sei capace.."
Il gruppo scoppiò in fragorose risate. Ringraziai con un occhiolino James e andai verso Sirius.
"Sei pallida.. Sicura di stare bene?" mi chiese ancora preoccupato.
"Davvero Felpato. Mai stata meglio, sono solo stanca. Possiamo tornare a casa?"
"Certo - intervenne la McGrannit posandomi una mano sulla spalla - Black, ti rubo un attimo Selene..."
La professoressa mi prese a braccetto allontanandomi dagli altri e mi guardò complice.
"Sai, se fossi in te, domani, quando andrai al San Mungo per il tuo corso da curatrice, chiederei una specifica pozione per..."
"Lei dice che sono incinta? - dissi spalancando gli occhi, impaurita - Non è possibile, non può essere... non adesso!"
La McGrannit mi diede un colpetto sulla spalla con la sua affusolata mano e mi lasciò con quell'enorme dubbio.
Avevo sempre desiderato avere una famiglia con Sirius, ma non ora. Non era il momento giusto per avere un bambino, nel bel mezzo della guerra. Se ci fosse successo qualcosa? E poi... ero davvero pronta a diventare madre a diciannove anni? Sirius? Lui come l'avrebbe presa?
In più c'era questa storia della spia, del traditore. Come potevo dare alla luce un bambino in un mondo così cattivo e corrotto?!
Okay, Selene. Calmati. E' solo una supposizione...
 
Quella notte riuscii a dormire ben poco. Il mio cervello non si sforzò nemmeno di provare a dormire. Pensavo e ripensavo ad un'eventuale gravidanza...
Accanto a me Sirius dormiva tranquillo, sereno, con i boccoli neri sul viso ed un'espressione da bambino imbronciato.
Alle cinque del mattino, dopo essermi appisolata per qualche ora, mi svegliai con una forte nausea. Proprio come era successo la sera prima, mi diressi in bagno. Mi sentivo uno schifo.
Mi feci una doccia rigenerante e poi scesi giù in cucina per preparare la colazione a Sirius. Quella mattina non doveva andare al Ministero perciò gli lasciai un biglietto ed uscii di casa di buon mattino. Dalla finestra del primo piano, Duncan, a torso nudo, mi salutava entusiasta, sfoggiando i suoi muscoli.
Ricambiai il saluto non con lo stesso entusiasmo mostrato dall'ameno vicino di casa.
Era ancora presto per andare al San Mungo e iniziai a passeggiare senza meta per Londra. Mi ritrovai di fronte ad una farmacia babbana e poichè ormai il dubbio mi stava logorando vi entrai decisa a compare un test di gravidanza.
"Buongiorno posso aiutarla?" mi disse un alto uomo con il camice bianco da dietro il bancone.
"Vorrei un test di gravidanza.." chiesi un po' intimorita.
Non ero mai entrata in una farmacia babbana e tanto meno avevo mai chiesto un test di gravidanza..
Pagai ed uscii dalla farmacia di fretta. Pensai di andare a farlo nel bagno di un bar, ma mi sembrò  una cosa decisamente squallida. Dovevo trovare un posto tranquillo. Così mi rassegnai all'idea di non poter sapere subito la verità ed andai al San Mungo.
Quel giorno ci riempirono di informazioni e di incarichi e a stento riuscii a portare tutto a termine. Mi sentivo stranamente stanca, vuota e avrei tanto voluto passare il resto della giornata sdraiata sul letto.
Il mio turno finì ed ascoltai il consiglio della McGrannit. Chiesi alla mia compagna di corso, Adele, di andare a prendere per me quella famosa pozione.
"Pensi davvero di essere incinta?" mi chiese allegra.
"Non lo so Adele... ho paura!" le confessai.
"In ogni caso, te la caverai alla grande. Sei una in gamba!" mi consolò la mia nuova amica Tassorosso.
"Grazie, e per favore... Non dire nulla a nessuno!"
"Puoi contare su di me!"
Misi in tasca la pozione ed uscii dall'ospedale.
Non volevo tornare a casa. Sirius era a lavoro. Non volevo stare da sola... Cosa avrei potuto fare? 
Mi venne in mente di andare a salutare Andromeda. Lei era uno dei pochi riferimenti che mi erano rimasti; era amica di mia madre di vecchia data e mi conosceva da quando ero molto piccola.
Mi materializzai davanti al portone di casa sua e suonai il campanello.
Ad aprirmi la porta fu una bella bambina con i capelli rosa e gli occhi azzurri.
"Ciao, Selene!" mi salutò allegra Dora.
"Ciao, Dora tutto bene?"
"NINFADORA! Quante volte devo dirti che non devi aprire la porta senza chiedere prima chi è?! - disse Andromeda su tutte le furie, poi si accorse di me - Oh, Selene! Che bello vederti! Entra pure.. e mio cugino?"
Mi fecero accomodare nel loro famigliare salone, il famoso salone in cui avevo conosciuto Sirius.
"E' a lavoro, io sono appena uscita dal San Mungo e ho pensato sarebbe stato bello vedervi."
"Hai fatto benissimo!" mi rispose Andromeda con un enorme sorriso.
Per tutto il pomeriggio ricordammo dei bei momenti passati: Andromeda mi parlò di Sirius e di quanto fosse stato terribile da bambino; Dora mi mostrò orgogliosa la sua abilità nel cambiare aspetto a suo piacimento. Io e sua madre ci ricordammo di quel Natale in cui la piccola streghetta era stata attaccata a Remus per tutto il tempo.
"Oh, Ninfadora, eri buffissima. - disse Andromeda piangendo per le risate - Hai letteralmente rapito quel povero ragazzo!"
"NON. CHIAMARMI. NINFADORA. - urlò la bambina i cui capelli ora erano diventati di un rosso acceso - E poi non è vero. Io non ho fatto nulla di simile!"
La madre scoppiò a ridere ancora più forte.
"Selene, dimmi che la mamma scherza.." mi chiese la bambina.
Io feci spallucce, confermandole che era tutto vero.
Dora sbattè i piedi per terra e scappò in camera sua.
"Le passerà.. - disse Andromeda asciugandosi le lacrime - Ma.. Hai qualcosa in particolare da dirmi per caso?"
"Oh, io... Insomma come hai fatto a capirlo?!"
"Istinto da mamma.. - disse orgogliosa Andromeda portando indietro i suoi ricci capelli castani - Allora, avanti, sputa il rospo!"
"Andromeda... io... Ecco. Non so come dirlo.."
"..Sei incinta!" disse trionfante.
"Si, cioè... non lo so! Penso di esserlo.." dissi confusa ed uscii fuori dal mantello la pozione e il test di gravidanza babbano.
"Beh, vediamo, no?!"
Andromeda mi tagliò una piccola ciocca di capelli, e li immerse nella boccetta. La agitò per bene e la appoggiò sul tavolo.
"Ci vorrà qualche minuto.. se diventerà rossa vuol dire che sei incinta. Se rimarrà blu vuol dire che non c'è nessun piccolo Black in viaggio. Almeno per il momento."
Quei minuti furono i più lunghi della mia vita. Fissai la boccetta per tutto il tempo sperando in cuor mio che rimanesse blu. Anche se una parte di me avrebbe tanto voluto che diventasse rossa...
Beh come al solito.. Poche idee ma ben confuse, Selene!
La pozione rimase blu per parecchi minuti. Andromeda mi fissava ridacchiando sotto i baffi; poi ad un certo punto quel blu intenso iniziò a schiarirsi, si trasformò in viola, poi in fucsia ed infine in rosso.
L'amica di mia madre prese in mano la boccetta e la scrutò.
"Beh è decisamente rossa." constatò agitando ancora la pozione.
Sospirai. Non sapevo se essere felice o triste...
"Non sei contenta?" mi chiese Andromeda un po' delusa dalla mia reazione.
"Andromeda, io non so se è giusto... Siamo in piena guerra, potrebbe succedere qualsiasi cosa.. I miei genitori non ci sono... io..."
Non riuscii a finire la frase, ero troppo orgogliosa.
"Hai paura. - Andromeda finì la frase per me e mi poggiò una mano sulla spalla per rassicurarmi - E' normale, cara. Anche io avevo paura.. E non avevo una mamma al mio fianco per sostenermi, proprio come te. Ci sarò io, se ti può consolare; lo so, non sono Margareth, ma sappi che per me sei come una figlia."
"Grazie Andromeda".
La abbracciai così forte che temetti di toglierle il fiato.
"Ah, e butta quella diavoleria babbana. La pozione funziona perfettamente, fidati." disse indicando il test di gravidanza.
Sorrisi. In fondo era pur sempre una Black.
 
Verso le sette del pomeriggio Ted rincasò e decisi che quello era il momento più giusto per andare via. Salutai Dora e promisi ad Andromeda di farmi sentire nel caso avessi bisogno di qualcosa.
Era ancora presto per tornare a casa, Sirius sarebbe tornato tardi quella sera, così decisi di vagabondare un altro po' per il centro di Londra.
Guardai un po' le vetrine dei negozi, mentre mi chiedevo quale sarebbe stato il modo migliore per dirgli che ero in dolce attesa e che presto sarebbe diventato papà. Senza neanche farlo apposta, mi ritrovai davanti alla vetrina di un negozio di articoli per neonati: piccole scarpette, bavaglini, tutine e vari accessori. Una tutina rossa richiamò la mia attenzione: su di essa c'era scritto My daddy is a superhero. Pensai a Sirius e alla risata che avrebbe fatto tenendo tra le mani quella piccola tutina. Entrai nel negozio e la comprai senza indugi.
Era arrivato il momento di affrontare le mie paure.
 
Sirius' POV
Sentii la porta dell'ingresso aprirsi e subito mi alzai di scatto dalla poltrona.
Selene entrò nel salotto e mi guardò con aria smarrita.
"Ma insomma, si può sapere che fine hai fatto?" le chiesi arrabbiato.
"Tu che ci fai qui, non dovresti essere a lavoro?"
Odiavo quando rispondevano alle mie domande con altre domande.
"Selene che ti prende?! Ti sei scordata che il mercoledì è la mia giornata libera?" 
Lei strabuzzò gli occhi e si affrettò a controllare il calendario.
"Oggi è mercoledì?!" domandò stupita.
Aveva sempre avuto il controllo su tutto e tutti, raramente si scordava qualcosa. Era tutto molto strano.
"Okay, fermi tutti. Chi sei tu e cosa ne hai fatto della mia Selene?" dissi prendendola per le spalle.
"Idiota, sono io!" rispose annoiata.
"Quali sono state le prime parole che ti ho detto durante il nostro primo incontro?" le chiesi fingendomi sospettoso.
" Frequenterò il secondo anno. Sono nella casa di Grifondoro, l'unico nella mia famiglia di Serpeverde. Tu in quale casa pensi di essere smistata?" rispose Selene imitando la mia voce ed i miei modi di fare.
Scoppiai a ridere e lei con me.
Notai che aveva in mano una busta.
"Cosa hai lì dentro? Un regalino per me?" chiesi con l'entusiasmo di un bambino.
"Diciamo che non so se sarà proprio un regalo.. E' il motivo per cui ti sembro un po' strana." mi rispose porgendomi la busta.
Nel frattempo che io scartavo il pacchetto, lei salì su in camera. Non voleva vedere la mia reazione forse?! Cosa diavolo aveva in mente?!
Mi ritrovai tra le mani un pezzo di stoffa rossa piegato, lo girai da ogni lato e poi finalmente riuscii a capire cos'era: una tutina da neonato. La girai di nuovo e lessi My daddy is a superhero.
Sbarrai gli occhi. Questo voleva dire solo una cosa: Selene era incinta ed io sarei diventato padre fra nove mesi.
Corsi su in camera con quella tutina minuscola fra le mani.
"Cosa vorrebbe significare?" urlai sventolando la tutina.
Ma non trovai nessuno nella stanza. Selene era in bagno.
Quando uscì, in accappatoio e con i capelli tutti bagnati, aveva in mano una barretta di plastica e cercava di leggere qualcosa su di essa.
"Beh, di funzionare funz.. - disse Selene, poi alzò lo sguardo e mi notò - Oh, sei qui! Ti ho dato la possibilità di scappare di nascosto se avessi voluto farlo..."
"Sei.. incinta!" esclamai.
"A quanto pare sì, anche questo coso babbano lo conf.."
Ma non ebbe il tempo di finire la frase perchè la presi in braccio ed iniziai a baciarla ovunque. Lei rideva più felice che mai.
"Smettilaaa! - disse agitando le gambe e colpendomi con un pugno sulla spalla - Fai piano.. ora dobbiamo stare attenti. Mettimi giù!"
Era contentissima, ma mai come lo ero io. Finalmente avrei avuto una famiglia tutta mia.
"Scusami hai ragione, ma sonno troppo felice! - dissi mettendola giù e sfilando dalla tasca del pantalone una sigaretta - C'è un piccolo Black in viaggio!"
"Un piccolo Black?! - mi chiese stupita - Cosa ti fa pensare che sia un bambino e non una bambina?"
"Me lo sento... sono un sensitivo!" le dissi mandando gli occhi all'indietro facendo finta di avere una premonizione.
"Sì, certo. Ed io sono un unicorno." mi rispose sarcastica.
Uscii la bacchetta dalla giacca per accendere la sigaretta. Ma Selene prontamente la carbonizzò proprio mentre stavo per portarmela alla bocca.
"Cosa diamine..?" dissi irritato.
"Questa - disse lei accarezzandosi il ventre - è una buona scusa per perdere quella cattiva abitudine che hai preso. Fa male al bambino."
Per un primo momento sbuffai, pensando a tutte le cose a cui avrei dovuto rinunciare per quella bella novità, ma poi uscii il pacchetto di sigarette e lo distrussi con un colpo di bacchetta. La mia donna alzò in alto un pollice in segno di approvazione, mentre io già mi pentivo di aver incenerito un pacchetto intero.
Mi sdraiai sul letto ed iniziai a pensare a dei nomi per mio figlio.
"Niente nomi di stelle per nostro figlio, per favore!" misi subito in chiaro.
"E niente nomi mitologici anche!" aggiunse Selene.
"Potremmo chiamarlo.... Connor, che dici?"
Selene mi guardò e fece una faccia schifata.
"Non suona bene Connor Black.." mi disse sincera.
"William!" esclamai.
"Già va meglio... Suona bene William Black. Ma ti ricordo che potrebbe essere anche una lei. Non vorrei che rimanessi troppo deluso." rispose leggermente offesa.
"Hai ragione.. penseremo a dei nomi anche per una piccola Black. - dissi portandomi le mani dietro alla nuca - Se sarà una bambina spero che sia bionda, con gli occhi azzurri, bella ed intelligente come la mamma."
"Io spero solo che se sarà un maschio non sia folle come te!" mi disse prendendomi in giro.
La realtà era che non mi importava in fondo del sesso o dell'aspetto di mio figlio. Sapevo solo che lo avrei amato e protetto incondizionatamente.
Quella fu una delle sere più belle della mia vita, provai una felicità che non avevo mai provato, che probabilmente solo un futuro padre poteva provare..
Finalmente la vera vita, per me una nuova vita aveva inizio.

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NdA: Carissimi eccomi qui con un altro capitolo, un po' in ritardo, ma finalmente eccomi qui. L'ho scritto tutto d'un fiato in mezza giornata e ho passato il resto del tempo a leggerlo e rileggerlo, spero non ci siano troppi orrori. Sono troppo sbadata, l'avrò già detto, forse. 
Passiamo al capitolo! Tante notizie, belle e brutte per la coppia, dalla prossima volta renderò più partecipi anche gli altri personaggi, questo mi serviva per far capire la vita di Selene e Sirius insieme. 
Un ippogrifo è in arrivo a casa Black! (mi piace pensare che sia un ippogrifo a portare un bambino e non una cicogna nel mondo dei maghi. LOL) 
Il test di gravidanza per le streghe è una cosa che mi sono inventata, non credo sia una delle mie idee più brillanti, scientificamente non funziona molto. Però magari i maghi sono più avanti e rendono le cose moolto più semplici. 
Niente, io vi saluto, come al solito recensite in tanti.
Ringrazio come al solito tuti quelli che hanno recensito in particolare Moonys, Lady Holmes, Insgumor e C
laude aka piccolo_uragano_.
A proposito di Claude, oltre a leggere la sua meravigliosa long su Sirius e Martha, andate a leggere Girasoli in tempesta, una bellissima storia su quel bel tocco di manzo di Ben Barnes. Insomma merita davvero, se siete in fissa con il Principe Caspian andatela a leggere. E' stupenda, parola di Malandrina.
Un saluto ed un bacio a tutti. (Qui sotto anche Gary vi saluta!) 

Vittoria o Aranel, vedete voi.
   
 
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