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Autore: CassandraLeben    25/02/2009    13 recensioni
Questa storia è ambientata dopo Eclipse ed è stata elaborata prima dell’uscita di BD.
HO AGGIORNATO!!!!!!!
In breve: un racconto alternativo, avventuroso e romantico, nonché triste, di ciò che avevo immaginato potesse accadere dopo il fatidico “Sì” tra Edward e Bella.
Il ritorno dei Volturi, di Jack, Alec e Jane sconvolgeranno la vita dei novelli sposi
ATTENZIONE, PUò CREARE ASSUEFAZIONE E PROBLEMI CARDIACI! XD
< Isabella. > Una voce familiare risuonò nella camera. Sobbalzai. Non mi ero accorta della presenza di qualcuno nella stanza.
< Bella! Quanto tempo, desideravo con ansia rivederti. > Aro mi si avvicinò e mi prese la mano. Con gentilezza, me la baciò. Notai i suoi occhi guizzare sulla mia fede e poi incontrare i miei. Mi sorrise tranquillo e mi fece accomodare sul divano.
< Prego cara, siediti. Non avere paura. Non devi preoccuparti. > Sapevo che non potevo rifiutare. Tanto valeva stare al gioco. Magari sarei riuscita a sopravvivere un po’ più a lungo.
Genere: Romantico, Dark, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In questi giorni ho dovuto leggere moltissimi libri per scuola e studiare come non mai... non oso pensare cosa sarà a Maggio, e a Febbraio siamo già messi così male...
COmunque, tra tutti i libri orrendi che ci hanno fatto leggere, mi sono letta per affari miei i due libri di Khaled Hosseini.
Splendidi.
terribili.
favolosi.
alla fine de "mille splendidi soli" sono scoppiata a piangere (quando Mariam...) e io non piango mai per i romanzi o per i film. Consiglio a tutte coloro che non lo avessero ancora fatto, di leggere questi due meravigliosi romanzi... ne rimarrete incantate...
Ciao a tutte e a presto!
Prossimo aggiornamento, o venerdì o sabato! (portatevi una bomboletta d'ossigeno! Blood!!!)
Grazie alle 350 persone che hanno inserito la mia storia (a cui sono affezionatissima) tra i preferiti e a tutte coloro che commentano! Un abbraccio e un grazie di cuore a tutte le mie lettrici!!!

Edward's POV

< Liz, per piacere, lasciami in pace. >
< Mammi! >
< Liz, ti ho detto di andare di là. Vai a vedere la tv. >
< Ma io mi annoio. Voglio giocare. >
< Gioca con Mel e Alec. >
< No, voglio giocare con te! >
< Non ho tempo. Per favore. Lascia la mamma in pace… >
< Mamma, per favore! >
< Edward, vieni a prendertela. >
Misi Mel nella sua culla e le carezzai la testa, prima di andare da Bella. Le baciai la fronte e lei, un po’ scocciata, mi respinse. Sorrisi.
< Dai Liz, vieni dal papà. Lascia in pace la mamma. Sta studiando. >
< Edward, piantala di prendermi in giro. Devo dare un esame settimana prossima! E non ho capito niente! Non sono riuscita a studiare niente! Liz continua a rompere e Mel e Alec hanno sempre fame! Non mi lasciano un secondo libero! >
Mi sedetti al suo fianco tenendo la bambina tra le braccia. < Vuoi una mano? >
Mi guardò un po’ triste, un po’ in imbarazzo. < Edward, non perdere tempo con me…  insomma, possibile che sia tanto incapace da non riuscire a preparare un esame? >

Le sistemai una ciocca ribelle dietro l’orecchio e poi le presi la mano, baciandogliela.
< Non dire così. >
< Soraya, che frequenta il mio stesso corso, ha già dato tutti gli esami di questo corso mentre io sto ancora preparando il secondo. E il primo l’ho passato con 26, lei con 30. voglio
migliorare. >
< Non essere troppo severa con te stessa. Sei stata bravissima! È un ottimo risultato. >
Mi guardò molto male poi abbassò lo sguardo, torturandosi le mani.
< Non riuscirò ad essere alla tua altezza. Mai. >
< Bella, tu devi fare tutto da sola. Avrai frequentato sì e no tre lezioni… >
< Anche Soraya non può frequentare molto. Tutti i martedì e giovedì il corso si sovrappone al suo lavoro part-time… e sua madre è invalida. Suo padre è vecchio e non può curarla più di tanto e sua sorella maggiore vive a Montreal, con suo marito. suo fratello è con gli zii in Pakistan. Lei deve badare ai suoi genitori… >
< Lo so, ma lei non ha tre figli, due dei quali neonati. E non deve neanche andare in giro con una parrucca. La nostra situazione è complessa, e tu la stai gestendo benissimo. >
Si appoggiò alla mia spalla e poi chiuse il libro. < Non saprei… mi sento un po’ un fallimento. Mi piace l’università, per quel poco che ci vado. Soraya è gentile a passarmi gli appunti via fax. >
< Sono contento che siate diventate amiche. È una ragazza molto gentile e buona. >
< sì, è molto cara e gentile. Peccato che alla fine ci si senta solo al telefono praticamente. >
Mi chinai per baciarle la guancia e Liz, che era rimasta in silenzio fino a quel momento, si intromise nella conversazione. < Mammi, adesso vieni a giocare? >
Le presi la manina calda e morbida e me la poggiai sulle guance. < Liz, andiamo di là. Perché non vai ad esercitarti al pianoforte? Lasciamo la mamma studiare da sola. > 
< Ma papà! Io voglio stare con la mamma. Non voglio suonare. Mi annoio a stare da sola! Voglio stare con mamma. E poi, senza lo zio, mi sento tanto sola. Lui mi fa divertire quando giochiamo. Tu papà vuoi sempre suonare. A me piace, ma mi piace anche giocare come con lo zio! >
Ecco, ogni volta riusciva a smontarmi con una semplicità disarmante. Bella trattenne un risolino e mi accarezzò il viso. < Non prendertela. Ti vuole bene. Però, con te non si diverte come con Emmett. E la colpa non è tua, ma di tuo fratello. È un bambino formato orso. Sembra che abbia tre anni quando gioca con lei…  > facendo finta di essere disperata, esclamò: < Come farò quando Alec e Mel saranno grandi? Qui sarà un manicomio! > poi, abbassando la voce ed avvicinandosi a me, mi guardò in modo sensuale e mi sussurrò: < Credo che dovremo prenderci dei lunghi periodi di vacanza… lontano dagli altri. Tutti soli, noi due e basta… >

Il suo respiro caldo e avvolgente mi sfiorò il collo. Sentivo la mia pelle fremere. L’odore del suo sangue, dolcissimo e tentatore, mi bruciava la gola. Le sue vene pulsavano sotto la pelle sottile e candida. Nonostante il tono spavaldo, le sue guance si erano infiammate dalla vergogna, proprio come quando facevamo l’amore. Era sempre così timida. Provava ad essere audace ma la sua purezza emergeva con il sangue che le colorava le sue guance bianche come la neve.
Il suo profumo mi sconvolgeva ogni volta. Riuscire a trattenermi era sempre una sfida. Ogni momento avrei voluto trarla a me. Abbracciarla, baciarla. Farla mia. Avrei voluto sentire il mio nome tra i suoi ansiti. Avrei voluto che mi chiamasse con il respiro affannato mentre si aggrappava al mio corpo. La sua pelle bollente contro la mia mi dava letteralmente alla testa. Sentire il suo sangue pulsare sotto i miei polpastrelli mi risvegliava la sete. Ma più di quella, era la voglia di essere parte di lei, di unirmi a lei, a vincere. Ed ogni volta ogni bacio, ogni carezza che lei mi riservava, mi faceva ringraziare il mondo di averla trovata, di resistere alla tentazione proibita di sentire la dolcezza della sua vita fluire nel mio corpo.
Lasciai scivolare Liz, il nostro primo adorato miracolo, giù dalle ginocchia.
Lei si aggrappò alla mia manica e disse: < Potremmo giocare tutti insieme! Allora mammi? ti prego, ti prego! >
< Magari più tardi. > Le disse accarezzandole i capelli, poi si chinò verso di me e i nostri occhi furono tanto vicini che mi parve di annegarvici dentro. Mi baciò con dolcezza, timida.
Senza riuscire a controllare i miei istinti, le poggiai le mani sul capo e assaporai a lungo il gusto delle sue labbra. Il bacio si fece sempre più coinvolgente. La feci scivolare sulle mie ginocchia e lei vi si mise a cavalcioni. Le sue braccia mi cinsero la schiena e sentivo il suo cuore battere sempre più veloce. Desideravo essere solo con lei, poter essere me stesso… ma c’era Liz che ci guardava. Fu Bella ad interrompere tutto. Con il respiro affannoso appoggiò le sue mani sul mio petto e si allontanò, quel tanto che il mio abbraccio le consentisse. Sottovoce, mi sussurrò: < Dopo, quando Carlisle porta i gemelli dal pediatra. Esme ha detto che durante la visita porterà Liz al parco… Alice e Jasper sono a caccia e staranno via fino a domani. Rose ed Emmett sono in Europa… un’occasione simile non possiamo lasciarcela sfuggire. Un pomeriggio solo per noi, senza i bambini… e nessuno nel giro di miglia. Potremo lasciarci un po’ andare, che ne dici? Senza nemmeno preoccuparci di svegliare i mocciosi… > Mi sorrise maliziosa e poi scese dalla sedia.
Liz le prese subito la gonna. < Mamma, ora vieni a giocare con me e con papà? > Lei le si inginocchiò davanti e la fissò negli occhi. < Liz, tesoro mio. Ti prego, lasciami studiare… ti prometto che quando avrò dato l’esame, giocherò con te tutto il giorno. Il papà ci porterà a fare una passeggiata e saremo solo noi. Senza i nonni o gli zii. Sei contenta? > Lei annuì poi aggiunse: < Saremo solo noi tre? > Il suo tono tradiva la speranza che serbava. < Beh, portiamo anche i tuoi fratellini. Non vuoi bene ai tuoi fratellini? > < Sì… però vorrei stare un po’ con te e papà. Come una volta. > < Sei gelosa? > Spudoratamente, Liz disse: < Un pochino… io voglio bene ai gemelli. Tanto bene. Però, tu sei la mamma. E adesso non sei più solo mia. > Mi intromisi nella conversazione afferrando Bella per il bacino e, tra le sue finte grida, poggiandomela sulla spalla. Batteva i pugni sulla mia schiena mentre io le tenevo le gambe che lei agitava, colpendo con le ginocchia il mio petto. Speravo non si facesse male. < Liz, la mamma è solo mia. Al massimo te la posso prestare, qualche volta… > < Lasciami! Lasciami Edward! Oddio, Carlisle! Aiuto! Edward mi vuole rapire! > I suoi copelli castani si muovevano velocissimi mentre lei agitava la testa e sforzava gli addominali per cercare di tenersi dritta.

Liz rideva mentre la voce di Bella si mescolava alle sue risate. La adagiai velocemente sul divano e cominciai a farle il solletico, sedendomi a cavalcioni su di lei. Entrò Esme che ci guardòsconsolata.
“ Edward… non fare il ragazzino… capisco che tu voglia assolvere ai tuoi doveri coniugali, ma abbi almeno la pazienza di aspettare che usciamo… e poi, Bella deve studiare. Non distrarla. ”
Non ascoltai i suoi pensieri. Mi limitai a bisbigliare: < non preoccuparti. Non faremo niente di sconveniente, non ancora. > Esme mi sentì. Bella invece no. Il tono di voce era troppo basso. “ In certe cose sei proprio un ragazzino. Però, sono felice che siate contenti. ”
< Liz, vuoi venire con la nonna? Ti preparo il pranzo. Devi mangiare presto. Alle tre dobbiamo uscire. > < Va bene nonna. > Disse nostra figlia prendendole la mano.
Ad un suo colpo di tosse però, sia io che Bella smettemmo di fare i cretini e ci voltammo verso di lei. Lei tossì ancora e ancora. In un secondo fui davanti a lei. 
< Liz, piccola, stai male? >
< No. Non preoccuparti papà. > minimizzava tutto, proprio come sua madre… Le poggiai la mano sulla fronte e storsi il labbro. Bella, che lo aveva notato, mi venne subito vicina. < Sta male? > < Direi che ha un po’ di febbre, appena qualche linea. > all’incirca 37 e 3. volevo però misuragliela, prima di dirglielo. Non volevo allarmare Bella inutilmente. Le sentii le ghiandole sotto la gola ed effettivamente erano leggermente ingrossate. < Fai aaahhh > < AAHHAHH > < Brava così… sì, la gola è un po’ arrossata. Da quanto ti fa male? > < da ieri… ma poco poco. Anche qui, un pochino. > e si toccò il petto, all’altezza dei polmoni. La presi in braccio e, stringendola a me, andai nello studio di Carlsile, al piano superiore. Bella mi seguiva mentre Esme già era in cucina, intenta a preparare una tisana calda. < Carlisle, non è che daresti un’occhiata a Liz? Ha un po’ di tosse e un filo di febbre… > Carlsile alzò immediatamente lo sguardo e poggiò il libro sulla scrivania.
“qualcosa di grave?” Pensò agitato. Scossi impercettibilmente il capo e Bella non se ne accorse, intenta com’era a coccolare Liz. Le lasciai la bambina e Carlisle disse: < Bella, falla sedere sul divano. La visito subito. > E così dicendo prese la sua valigetta. Bella si sedette accanto a Liz e non si perse un solo gesto di Carlisle. lui le auscultò i polmoni facendole sollevare la maglietta. Le controllò la gola e le orecchie. Dopo averle misurato la febbre, ripose gli strumenti.

< Non preoccupatevi. Ha solo preso freddo. questo pomeriggio andrò a prenderle lo sciroppo per la specifico per la sua tosse. Per intanto, le do questo. Poi, le daremo il propoli e qualcosa per il mal di gola e il male ai polmoni. In tre-quattro giorni sarà di nuovo sana come un pesce. Oggi però dovrà restare a casa. >
< No!!! Voglio venire con voi! > < Liz, devi restare qui, al caldo. Non vorrai ammalarti per davvero? Devi obbedire, se si tratta di salute. Lo sai che noi vogliamo solo che tu stia bene e sia felice. Per favore, non fare i capricci. E poi, potrai stare con la mamma e il papà. Saranno solo per te… > A queste parole, Liz si illuminò e si voltò per abbracciare Bella.
“ mi spiace per i vostri progetti, ma temo che dovrete rimandare a questa sera. Magari, le medicine le provocheranno sonnolenza e lei si addormenterà. Potreste approfittare di quell’oretta di pace. Certo, dovrete trattenere i rumori… ” Lo guardai storto e mi limitai a scuotere il capo. Ecco come il nostro pomeriggio di divertimento andava a farsi benedire. Se conoscevo bene Bella, e la conoscevo bene, sarebbe restata accanto a Liz finché non fosse guarita completamente. Le carezzò la guancia e le disse a mo’ di rimprovero: < Liz, ti avevo detto di non giocare in giardino di sera. A Marzo fa freddo senza giacca. Adesso dovrai restare in casa per un po’. Ma non preoccuparti, la mamma starà con te tutto il tempo. > e poi le baciò le guance, prendendola in braccio. Ringraziammo Carlisle e poi andammo da Esme. Liz bevve la tisana al miele mentre Bella allattava i gemellini. Erano all’ottavo mese ma, proprio come la sorella prima di loro, non volevano saperne degli omogeneizzati. Quando Bella ed io eravamo in intimità, non potevo sfiorarle il seno. Le doleva sempre… due bambini che vi si aggrappavano con tutta la loro forza non erano uno scherzo…
Bella però li adorava. Se li tenne vicino a lungo. Li carezzava, li coccolava, li baciava con dolcezza, sfiorando la loro pelle di seta.
Sembrava malinconica. Le andai vicino e le cinsi il bacino mentre lei cullava Melanie.
< Cosa c’è, amore? >
< Edward, non voglio separarmi da loro. >
< Sarà solo per poche ore. Non fare così… >
< Lo so… è solo che mi sento così… ansiosa. Vorrei andare con loro, ma Liz non si sente bene. Non voglio farla uscire di casa, altrimenti avremmo potuto andare tutti insieme… >
< Vedrai, la visita andrà benissimo. In fondo, bisogna solo vedere a cosa sono allergici. E comunque, non è un’allergia grave. Solo sfoghi cutanei. Non fare così. > Lei annuì e si appoggiò con la schiena al mio petto. Coccolò i bambini finché Carlsile non venne dirci che erano pronti. Liz si era appisolata sul divano.
< Bella, abbiamo già messo i seggiolini in auto. Li vuoi portare tu in auto? >
< Sì… grazie. Mi raccomando, chiamami quando sai qualcosa. E se fanno i capricci, chiamami e passameli. Riconoscono la mia voce… >
< Va bene, non preoccuparti. Guarda che torniamo presto. > E soffocò una risata, mentre l’accompagnava in giardino. Io li seguii e, tenendo Bella per mano, salutai Esme e Carlsile
mentre mettevano in moto. Il tutto dopo aver dato un bacio ai gemellino che se ne stavano comodamente seduti nel loro seggiolino, uno alla destra e l’altro alla sinistra di Esme che, apposta per loro, si era messa di dietro. Alec dormiva placidamente mentre Mel giocava con un pupazzetto che le aveva regalato Liz.

< Edward, torniamo dentro? Ho un po’ freddo. > Mi sussurrò Bella quando l’auto fu sparita nel fitto del bosco. >

La presi in braccio e, dopo averla baciata appassionatamente, le sussurrai: < Spero che tu non abbia troppo freddo… al massimo, possiamo accendere la stufetta in camera nostra… o magari, potremmo prima fare un bel bagno caldo. Sempre che tu sia dell’umore giusto per… > e lasciando la frase in sospeso, le percorsi con le dita la pelle del suo collo candido. Arrivai alla scapola e le baciai ancora le labbra rosse. Sentivo in me crescere a dismisura il desiderio di farla mia…
Lei pareva essere d’accordo, dal momento che si aggrappò ai miei capelli e cominciò a mescolare piccoli ansiti a risatine… < Sì… un bel bagno caldo… insieme… anche se per me, possiamo passare direttamente alla camera da letto. Ho davvero tanta voglia di stare un po’ con te… come donna. Liz è ancora addormentata? >
Sforzandomi di parlare, e quindi di mantenere la lucidità ancora un po’, la rassicurai: < Sì. Sta dormendo. La sento russare. > La baciai con ardore e poi, con voce maliziosa e un po’ roca a causa dell’eccitazione,  le bisbigliai all’orecchio: < Sopra o sotto? >
Staccando appena le labbra dalle mie, mi rispose: < io sotto… >
Annuii, prima di correre in camera mia. Lasciai Bella sul letto e lei spalancò le braccia. Lasciandosi affondare tra i cuscini. I capelli disordinatamente sciolti. < Bella, vado a mettere Liz nel suo lettino e poi arrivo. > Mi sorrise maliziosa e mi disse: < Edward, ti aspetto. Non metterci troppo. > Prima di andarmene, accesi lo stereo e partì una delle mie canzoni. Bella chiuse gli occhi e con un mugolio di piacere si mise su un lato e intrecciò braccia e gambe intorno a un cuscino. Desiderai essere quel cuscino…
non mi era mai capitato… mi sentii un po’ stupido. Mentre mettevo Liz a dormire, lei sussurrò qualcosa. Stava facendo un incubo. Qualcosa collegato ad un bosco, foglie, vento… e sua madre.
 Le bisbigliai: < Liz, tesoro, non preoccuparti. Il papà è qui con te. > E le baciai la fronte. Lei sorrise nel sonno e si rannicchiò sotto le coperte. Un attimo dopo fui in camera mia. Chiusi la porta a chiave e raggiunsi Bella sul letto.
Tra i baci, le carezze, i contatti, i nostri corpi fremevano e noi, scossi da tremori involontari, ci abbandonammo a noi stessi e ai nostri desideri cercando di farci felici l’uno con l’altra. Per noi era sempre come la prima volta. Una continua scoperta, una dolcezza racchiusa in ogni abbraccio, in ogni bacio, dal più casto al più peccaminoso…

Quando, esausta, Bella lasciò scivolare le sue braccia dalla mia schiena alle lenzuola, mi sorrise soddisfatta e beata. Io avrei continuato per ore ma Bella non aveva la mia stessa resistenza. Senza dirle niente, mi sdraiai al suo fianco e la trassi a me, facendola sdraiare sul mio petto. Le baciai i capelli godendomi le sue carezze e i suoi sospiri che facevano fremere la mia pelle. Dopo circa dieci minuti, quando il suo respiro e il battito del suo cuore si fu normalizzato, mi disse: < Edward, ci facciamo una doccia calda? > < Certo. > E la presi in braccio, portandola in bagno.

Nella doccia restammo abbracciati sotto l’acqua calda che scorreva sui nostri corpi nudi, vicinissimi. La voglia di unirmi a lei era ancora forte, potente… ma lei era così tranquilla che non volli dirle niente. Era bello vedere quanto fosse felice e serena dopo aver “giocato” a marito e moglie. Alla fine uscimmo e ci asciugammo a vicenda. La avvolsi in un gigantesco asciugamano che avevo messo a scaldare sul calorifero.
Circa un’ora dopo, Carlisle telefonò: < Edward, siamo appena arrivati in ospedale. Alec ha rimesso il latte e ci siamo dovuti fermare. Ora siamo in ambulatorio. Entreremo fra una ventina di minuti. Ti chiamo quando usciamo… ci vorranno un paio d’ore. Tutto a posto a casa? > Forse gli risposi in maniera troppo elusiva visto che, con il tono di chi la sa lunga, mi disse: < Vedo che alla fine siete riusciti ad attenervi ai piani originali. > e rise. Ci salutammo e poi riattaccò.
< Chi era? > mi chiese Bella poggiando il libro sulle ginocchia. Il suo vestito bianco le ricadeva morbidamente sul corpo e le metteva in risalto il seno. Sentii l’impulso di andare da lei e di abbracciarla, sentirla il più vicino possibile a me. Andai vicino a lei e lei cinsi il capo con un braccio, accompagnandolo sul mio ventre. < Era Carlisle. stanno per entrare in ambulatorio. Ci chiameranno quando avranno finito. >
< Mh, speriamo facciano in fretta. Mi mancano i bambini. >
< A proposito, Liz si sta svegliando. Le preparo lo sciroppo. Peccato che si sia ammalata proprio oggi. C’è un bel sole. Potevamo giocare in giardino se no. E pensare che non si ammalava da quando aveva poche settimane… > < Già, hai ragione. Sembra quasi che l’abbia fatto apposta. Proprio oggi poi. Quasi a voler metterci i bastoni fra le ruote. Non ci è riuscita. > E piegò le labbra in un sorriso ammaliante.
< Edward, forse dovremmo iscrivere Liz all’asilo. Non va bene che non abbia contatti al di fuori di quelli familiari. E senza Emmett, si annoia. Se frequentasse altri bambini, crescerebbe in modo più sano. > < Sì, ci stavamo pensando anche noi. Pensavamo che potremmo sorvegliarla a turno. Da qui a Gibson ci vuole circa un’ora. Ma con le nostre auto, e il nostro stile di guida, in mezz’ora ci arriviamo tranquillamente. Potremmo iscriverla in un asilo privato, per evitare troppi documenti. E poi, potrebbe andare alle elementari, quando sarà più grande.
In realtà, potremmo darle noi lezioni e poi farle dare gli esami ma secondo me hai ragione tu.
Ha bisogno di stare con altri bambini. E come lei, anche i gemellini quando saranno più grandi. Anche la casa che Esme sta preparando è relativamente vicina ad una cittadina. Quando ci trasferiremo, potremo iscriverli lì… >
Sorrise, pensando alla casetta solo per noi, a poche centinaia di metri dalla casa nuova, che Esme  stava ristrutturando. Le nostre nuove case si trovavano in un’altra regione del Canada. Ci saremmo trasferiti lì quando fossero state pronte. Forse addirittura entro tre anni. Sarebbe stato bellissimo. Io e Bella, insieme con i bambini… gli altri abbastanza lontani da lasciarci la nostra privacy, abbastanza vicini per ogni problema.
Bella sussurrò un po’ trasognata: < Sì, mi sembra giusto. Avranno bisogno di fare amicizia… > E poi risprofondò nel libro. Era così cocciuta che non voleva dare gli esami in appello ma le risultava difficile prepararli tutti in tempo. Per questo si faceva sempre venire il mal di stomaco. Era  proprio incorreggibile... mi sedetti accanto a lei e mi offrii di aiutarla. Dopo i primi rifiuti, cedette. Le spiegai i passaggi più complessi, soffermandomi nei punti in cui vedevo che aveva più difficoltà. Era un argomento difficile, non facilmente assimilabile se studiato unicamente sui libri. Dopo una quarantina di minuti, Bella mi ripeté quello che le avevo appena spiegato e si illuminò osservando il mio sorriso. < Allora, secondo te come vado? > 
< Splendidamente. > Le risposi cercando di baciarla. Fece finta di ritrarsi. < Non sei obbiettivo. > Disse prima di gettarmi le braccia al collo e baciarmi dolcemente, lasciando cadere il libro a terra con un tonfo. Liz però apparve presto a romperci le uova del paniere. < Mamma, ho fame. > Si stropicciò gli occhi con i pugnetti e ci venne vicino. Lei la prese in braccio e strinse le spalle. Le baciai la guancia e poi la fornte di nostra figlia. < Edward, ce ne è ancora un po’ di torta? Se no le faccio un panino. Fra poco è ora di merenda… > < Mh, credo che ne sia rimasta una fetta. Vado a tirarla fuori dal frigo, così non la mangiate fredda. >

Mentre dicevo questo, il cellulare che avevo appoggiato sul tavolino in salotto cominciò a squillare. Bella lo afferrò e vide il numero. Rispose. < Pronto Carlsile? >

Dall’altro capo del telefono, la voce di Carlisle era tesa, agitata, sebbene cercasse di non farlo notare. Bella si accorse che qualcosa non andava ma prima che potesse dire altro, con le dita che mi tremavano impercettibilmente, le sfilai il telefonino di mano. < Carlsile? >

< Edward, per favore, devi raggiungermi subito. > Stavo per chiedere se fosse successo qualcosa ai bambini ma mi trattenni. Bella, vicino a me, stringeva Liz al petto e si era fatta pallidissima.La bimba tossì due volte e si rannicchiò contro il petto della madre. Per fortuna che fu Carlislie a continuare. < Edward, i bambini stanno bene ma non  riesco a trovare Esme. È uscita dopo che ti ho chiamato, prima. Ha detto che voleva comprare una cosa per Bella. Il cellulare è spento. Avrebbe dovuto essere qui venti minuti fa ma non è tornata. Devi assolutamente venire qui e aiutarmi a cercarla. Magari riesci a sentirla… Alice non riesce a vedere niente. L’ho già chiamata… sta venendo qui. Lascia Bella a casa. Jasper sta tornando da voi. > Il tono della sua voce era troppo basso perché Bella potesse sentirlo. era agitatissimo. Bella mi guardò ansiosa. Le dissi: < Non preoccuparti, i bimbi stanno bene. Devo però andare a Gibson. Sarà una cosa veloce. Tornerò presto. >
< Cos’è successo ? > < Niente amore. Hanno bisogno della mia firma su alcuni documenti… Prima vado, prima torno. > Mi infilai il cappotto e poi le sussurrai: < Aspettami in casa. Ti chiamo tra un po’… fra poco tanto ritorneranno Alice e Jasper. Non starete sole a lungo. > Le baciai la guancia e lei mi prese la mano. < Sicuro? Non mi stai nascondendo qualcosa sui gemelli? Se aspetti un secondo, metto la giacca a Liz e veniamo con te. >
Avrei voluto portarla con me ma se avessi dovuto cercare Esme in giro per Gibson, non potevo portarmele dietro… e poi, Liz doveva restare in casa. Si stava già addormentando in braccio a Bella.
< Ma no tesoro, non preoccuparti. Devo solo andare a riempire dei moduli. Carlisle pensava di compilarli lui ma deve riempirli davanti a loro e l’infermiera si ricorda di noi… > sfoderai il mio tono rassicurante e lei si tranquillizzò. Sorrise serena e si strinse nelle spalle. < Va bene, a dopo amore… > Sorrisi ma non mi sentivo tranquillo.
Era la prima volta che lasciavo Bella del tutto sola, senza nessuno di noi a proteggerla e mi sentii lo stomaco contrarsi. A quanto diceva Carlisle però, Jaz era già di ritorno. Sarebbe stato a casa presto. Liz sbadigliò e Bella le carezzò i capelli.
Le baciai entrambe sulla fronte prima di uscire. < Ti chiamo ogni mezz’ora? > < Va bene… > mi disse scettica. La strinsi a me per un istante e poi salii in auto, cercando di non spingere al massimo l’acceleratore almeno fino a quando fossi stato nel suo campo visivo.

Guardai nello specchietto retrovisore e vidi Bella, con Liz in braccio, sotto il portico. Teneva la manina di Liz nella sua e le faceva scuotere il braccino a mo’ di saluto. Poi se la issò meglio sul fianco e, prima di tornare dentro, le baciò la fronte. Appena svoltai e la casa svanì tra gli alberi, spinsi al massimo l’acceleratore.

  
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