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Autore: darkcloud    18/08/2003    1 recensioni
Due maghi italiani vincono una borsa di studio e vengono trasferiti ad Hogwarts ... Cosa succederà?
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo Ifrid si alzò verso le 10 di mattina. Si stiracchiò e ripensò al fatto che dal quel giorno tutto sarebbe cambiato nella sua vita: sarebbe partito per l’Inghilterra per frequentare una nuova scuola. Non vedeva l’ora. Si avviò verso la cucina e fece colazione. Dopo ritornò in camera e iniziò a fare un elenco mentale su cosa portare con sé.
Prese dal garage il suo baule magico e lo lasciò aperto nel mezzo della sua stanza.
Iniziò mettendo i libri dentro insieme all’uniforme scolastica. 
*Poi cosa mi serve?*
Si sforzò di pensare, poiché quest’anno non voleva ripetere le dimenticanze degli anni prima. Infatti ogni anno si dimenticava qualcosa a casa e sua madre era costretta a mandarglielo via gufo, una volta si era addirittura dimenticato il calderone _ e l’indomani si era visto arrivare tre gufi che trasportavano quel peso enorme e ciò aveva scatenato le risa di tutta la scuola: non voleva ripetere questa esperienza.
Mise dentro il calderone, ripensando al fatto che era accaduto qualche anno prima, poi aprì l’armadio. Era un armadio molto spazioso, incavato nel muro, era composto da alcuni cassetti nella parte inferiore mentre più in alto vi era un appendi abiti. Prese da lì l’uniforme della sua squadra preferita di Quidditch: Le pantere rossonere, la squadra lucchese famosa in tutta l’Italia e più volte campione a livello internazionale. La poggiò con delicatezza all’interno del baule. 
Si guardò un po’ intorno, ogni anno era una fatica fare le valigie. Invidiava Shiva perché lei riusciva a farle in un attimo... Già, Shiva... Questo pensiero gli ritornò alla mente. Quest’anno scolastico aveva le carte giuste per iniziare bene: aveva cambiato scuola, il suo sentimento nascosto era affiorato in superficie e, per sua fortuna, era stato ricambiato. 
Prese il cellulare e scrisse un messaggio a Shiva per augurargli un buon risveglio, ma non ebbe nessuna risposta. Probabilmente, pensò, quella dormigliona dorme sempre, starà ancora dormendo come sempre.
Nel frattempo gli era passata la voglia di fare le valigie, uscì fuori dalla casa e si mise a passeggiare lungo la via. 
Dopo alcuni minuti arrivò al parco dove aveva passato tutte le sere di quell’ultima settimana, sicuramente quel posto sarebbe stato un ricordo indimenticabile di una vacanza altrettanto indimenticabile, anche se a molti chilometri di lontananza.
Nel parco vi erano alcuni ragazzi, all’incirca della sua età, che stavano giocando a calcio.
Il calcio per lui era lo sport preferito, naturalmente dopo il quidditch. Gli piaceva così tanto giocarlo che non resistette alla tentazione e si avvicinò ai suoi coetanei.
“Ragazzi, posso giocare anche io?”
Gli altri gli risposero di sì e lo misero in una squadra... Continuò a giocare fino all’ora di pranzo quando dovette rincasare. Era mezzo sudato, ma era contento: era tanto che non si divertiva così.
Rientrò in casa, corse a farsi una doccia, per poi precipitarsi in cucina per il pranzo. 
I suoi genitori erano di già a tavola e avevano incominciato a mangiare.
“Ah, Ifrid, quest’anno le valigie te le ho preparate io, almeno non ti dimentichi niente” 
Gli disse sua madre sorridendogli.
“Grazie mamma.”
Gli aveva levato un peso enorme dalle spalle. Sicuramente quest’anno non avrebbe dimenticato nulla a casa o almeno così sperava.
Come al solito si ingozzò e finì il pranzo in pochi secondi. Appena finito andò in camera e si buttò sul letto, dove si addormentò per un po’.
Si ritrovò in un posto strano, non ne aveva mai visto uno di quel genere. Si trovava in quella che sembrava il resto di un castello o di una reggia abbandonata da anni ormai. Vide una sagoma pronunciare delle parole, aveva uno strano bastone in mano. Il pomo del bastone aveva forma di una fiamma, ma era dipinta con sfumature di blu e azzurro invece che con quelle di una normale fiamma. L’uomo, continuando a pronunciare quelle strane e sconosciute parole, si avvicinò ad un bancone a cui era legato qualcuno, sembrava una donna. Dal bastone scaturì una luce di un blu intenso che colpì in pieno la donna, che iniziò a urlare e a muoversi in uno strano modo. Probabilmente aveva un attacco di convulsioni. Cercava di sfuggire a quella luce, si contorceva in un modo strano e poi, improvvisamente, tutto tacque. Anche la figura aveva smesso di parlare. Un vento iniziò a soffiare nella stanza, man mano la sua potenza aumentava. Cosa stava succedendo? Cos’era quel posto? Chi era quell’uomo e chi era quella donna?
Si sentì una forte esplosione provenire dal bancone dove era legata la ragazza, ma non era possibile vedere nulla poiché una nube di fumo aveva oscurato la visione. Piano piano il fumo si dissolse. Ifrid vide apparire un sorriso ben visibile sul viso dell’uomo. Dal fumo apparve una figura dai capelli lunghi che erano trasportati in ogni direzione da quello strano vento. La donna si avvicinò alla figura che parlò:
“Ben risorta, Shiva”
Ifrid si svegliò di soprassalto. Era sudato. Il viso aveva assunto una strana espressione di terrore. Cos’era quel sogno? E poi aveva sentito chiaramente un nome, un nome che lo fece tremare ancora di più: Shiva. Cosa c’entrava Shiva con quel sogno? 
Tentò di capire, ma niente, non arrivò a nessun risultato. Si convinse, allora, che era stato solamente un sogno senza significato, uno di quei sogni tanto stupidi che mai potrebbero diventare realtà. Si giurò anche di non raccontare niente di ciò a Shiva.
Ormai la stanchezza gli era passata, probabilmente aveva solamente paura di riaddormentarsi e di risognare ancora. Si diresse verso il soggiorno e si mise a guardare la tv, con Tigro in braccio.
Passò tutto il pomeriggio davanti la televisione. Ormai era l’ora di cena e mancavano solo poche ore alla sua partenza. Mangiò velocemente e andò subito a dormire, l’indomani si sarebbe dovuto alzare presto, troppo presto a suo parere.
Driiiiin!!!
Alzo lievemente il busto e sporse il suo braccio per spengere la sveglia. Era stanchissimo e tutte le sue membra erano pesanti. Fece per rimettersi a dormire, ma poi ci ripenso e aprì gli occhi. Guardò fuori dalla finestra: era ancora buio. 
Che ore sono? Si chiese fra sè e guardo la sveglia: 6 e un quarto. 
Alzò le braccia in alto e si stiracchio, alzandosi a sedere.
“Yawnnn!!”
Rimase un po’ lì impalato e seduto sul letto, stava raccogliendo le forze per riuscire ad alzarsi. Dopo qualche minuto fece il grande sforzo e si diresse verso il bagno. Aprì il rubinetto e si bagno un po’ il viso, cercando di svegliarsi da quel torpore che lo avvolgeva. Si lavò i denti e poi tornò in camera per cambiarsi. Naturalmente si mise dei vestiti chiaramente babbani, quelli da mago li avrebbe indossati più tardi per non attirare l’attenzione su di sé.
Scese giù in cucina, dove sua madre gli aveva preparato una leggera colazione. Mangiò tutto velocemente, anche perché a quell’ora niente aveva sapore per lui.
Suo padre intanto li aspettava fuori di casa, aveva già caricato il baule sulla macchina.
Appena finito di mangiare andò a cercare Tigro che sembrava sparito nel nulla, lo ritrovò in un angolo del soggiorno che stava dando la caccia ad un ragno. Lo mise nella sua “gabbietta” e uscì di casa insieme a sua madre.
Fuori era freddo, il sole iniziava a spuntare all’orizzonte. Salì in macchina, adagiò il micetto sul sedile accanto al suo e si sedette.
Passarono a prendere Shiva e si diressero verso l’aeroporto. Alle 7 in punto erano arrivati. I signori Ignis li lasciarono fuori all’entrata, aiutandoli a scaricare i loro bagagli.
“Ragazzi, fate i bravi!” Si raccomandò la signora Ignis.
“Si, mamma” Ormai sapeva a memoria tutte quelle raccomandazioni e non c’era più bisogno di ascoltare, si chiedeva soltanto cosa pensava che avrebbe potuto fare.
“Non fumate, non bevete e non fate sacrifici animali!” Si raccomandò a sua volta il padre di Ifrid. “Accidenti ... Gli ho dato delle idee!” E si tirò una pacca sulla testa e gli sorrise.
La signora Ignis baciò sia Ifrid che Shiva. Ifrid abbracciò suo padre. Li osservarono andarsene via e poi caricarono i loro bauli su dei carrelli ed entrarono all’interno dell’aeroporto.
Shiva prese dalla tasca il suo biglietto e lo osservò.
“Allora, ore 8 all’uscita 3.”
Si guardò in giro un po’ spaesata, era soltanto la seconda volta che andava in quell’aeroporto. 
“Magari bisogna andare in là” Disse Ifrid con un po’ di sarcasmo indicando un cartello con su la scritta: Uscita 3.
“Saputello!” E gli fece una linguaccia.
Allora Ifrid lasciò il suo carrello e le piombò addosso facendogli il solletico alla vita. Poi l’abbracciò e la baciò.
“Non te lo meriteresti” Disse Shiva e si girò dall’altra parte, facendo finta di essere offesa.
Ifrid le fece il verso e poi disse: “Dai, scemotta, andiamo”. E si avviò nella direzione indicata dal segnale. Alla fine del corridoio si trovarono di fronte al portello, lì alla loro sinistra vi erano delle poltroncine. Andarono a imbarcare le loro valigie e tornarono dietro, mettendosi a sedere. Vicino a loro vi era una donna con in braccio un bambino, che guardava incuriosito i due. 
“Che cariiiiiinooo!!” Esclamò Shiva. Amava i bambini, le facevano così tenerezza. 
“Piccolino!” E gli passò un dito vicino al nasino. La donna si girò verso di loro e gli sorrise.
“Quanti mesi ha?” Chiese curiosa Shiva.
Non si poteva dire che Shiva fosse un tipo introverso. Forse a volte era anche troppo estroversa, ma a Ifrid piaceva così.
“8”
Si misero entrambi a parlare con questa signora, poi fu annunciata la partenza dell’aereo e salirono a bordo accomodandosi nei posti assegnati a loro due.
Ifrid guardò il paesaggio che si prospettava fuori dal finestrino al momento della partenza: vide pian piano gli oggetti, gli edifici che diventavano sempre più piccoli, poi vide apparire le nuvole e l’aereo continuò a salire ancora più in su, per poi stabilizzarsi e continuare a vola in linea retta.
Si girò alla sua sinistra per vedere cosa faceva Shiva, in effetti era un po’ strano tutto quel silenzio da parte sua. Stava dormendo, era bellissima anche mentre dormiva. Anche lui decise di riposarsi un po’, si appoggiò al sedile con la schiena e socchiuse gli occhi.
Dopo qualche minuto fu svegliato da alcuni rumori e scossoni. Aprì gli occhi e volse lo sguardo verso Shiva. Si stava muovendo nel sogno, si dibatteva sullo schienale. Le poggiò una mano sulla spalla e gli diede un piccolo scossone per svegliarla. Aprì gli occhi di colpo ed emise un grido acuto di spavento. La paura era impressa sul suo volto, i suoi occhi erano letteralmente sgranati. Cosa mai aveva potuto turbarla tanto?
Nel frattempo, avendo sentito l’urlo, un hostess preoccupata si era avvicinata ai due.
“Tutto bene?” Chiese la ragazza.
“Si... Ci scusi, ho svegliato la mia amica di colpo e lei si è spaventata ... Non è successo nulla, ci scusi ancora”
“Va bene, buon proseguimento” L’ hostess sorrise e si allontanò dai due.
Nel frattempo Shiva aveva riassunto un’espressione del viso normale.
“Cosa hai sognato?”
“Nulla di importante...” Rispose la ragazza sorridendo, ma si vedeva chiaramente che mentiva e che aveva qualcosa da nascondere. Ifrid continuò a guardarla negli occhi, lei abbassò lo sguardo evitando quello del ragazzo e proseguì:
“Davvero, non ho nulla!”
“Ok...” La sua voce era perplessa, sapeva che non diceva la verità, ma si chiedeva cosa turbasse talmente tanto la mente della sua amica, ma decise di non indagare e preferì lasciarla stare.
Dopo un’oretta circa l’aereo atterrò e i due scesero dal veicolo e andarono a prendere le loro valige.
Appena presi i loro bagagli, si diressero verso l’uscita, dove si misero alla ricerca di un taxi libero che li conducesse alla stazione di King’s Cross. Impiegarono alcuni minuti per trovarne uno disponibile e poi partirono per raggiungere la stazione ferroviaria.
Le vie della città a quell’ora erano molto trafficate, fecero molta fatica per arrivare alla stazione. Quarantacinque minuti dopo il taxi si fermò davanti all’entrata, Ifrid pagò il taxista e scesero, aiutati dall’uomo che diede una mano a scendere i loro bagagli. 
Presi due carrelli raggiunsero lo spazio tra il binario 9 e 10.
“Bene! E ora?” Chiese dubbioso a Shiva, che era rimasta silenziosa per tutto il viaggio fino a quel momento.
“Qui c’è scritto” Iniziò a leggere la lettera ricevuta dal Preside della loro ex – scuola. “ Di raggiungere il terzo pilastro, che si trova tra il binario nove e dieci e di attraversarlo... La tua specialità, no?” Shiva sorrise a mo’ di scherno. Aveva ritrovato un po’ di allegria e ciò fece sollevare il morale di Ifrid.
“Simpatica... Sta’ a vedere”
Il ragazzo raggiunse il terzo pilone e correndo si diresse verso di esso. La ragazza era pronta a ridere, si immaginava la scena, ma a suo dispiacere vide Ifrid sparire all’interno della colonna. Lo seguì.
“Ah ah ah! Credevi, eh?”
Non fece in tempo a pronunciare queste parole che fu investito da un carrello. Il ragazzo finì a terra, seguito da un altro con i capelli rossicci e dal suo carrello, che_ si ribaltò insieme a ciò che portava sopra di esso.
Il ragazzo si rialzò, diede qualche colpetto ai suoi vestiti e andò a scusarsi con Ifrid.
Dietro di lui arrivarono subito altri 3 ragazzi, anche loro tutti di capelli rossi, una ragazza e due ragazzi. Poi il portale fu attraversato da un ragazzo moro che portava gli occhiali e una ragazza con folti capelli bruni.
“Scusami ancora!” disse il ragazzo che aveva travolto Ifrid.
“Non ti preoccupare, non è niente... Comunque, se proprio vuoi farti perdonare, visto che siamo nuovi ci potreste fare compagnia durante il viaggio” Ifrid gli sorride e il ragazzo fece altrettanto annuendo con la testa.
“Seguitemi” 
Il ragazzo trascinò il suo baule verso la locomotiva e salì a bordo. Era una vera e proprio locomotiva, come quelle che erano state inventate durante la rivoluzione industriale. Ifrid non ne aveva mai viste, tranne qualche volta in televisione. Era affascinato da quel veicolo, guardò il fumo uscire da essa e poi decise che era ora di salire a bordo.
I ragazzi si accomodarono in due scompartimenti vicini fra loro. In uno si misero Ifrid, Shiva, il ragazzo moro, il ragazzo rossiccio che li aveva aiutati e la ragazza dai capelli bruni.
“Beh ... Non mi sono ancora presentato! Io sono Ron, lei è Hermione e lui ... E’ Harry”
“Io sono Ifrid e lei è Shiva” 
I due strinsero le mani agli altri, ma Ifrid si fermò ad osservare Harry quando gli strinse la mano. Lo scrutò un po’ meglio, vide la cicatrice e gli sorrise.
“Harry Potter, eh?” Chiese il ragazzo continuando a guardarlo. Harry sorrise di rimando, ma non era un sorriso molto gioviale, anzi aveva qualcosa di strano.
“Deve essere dura portarsi dietro un passato come il tuo, non è vero? Tutti che vogliono vedere quella cicatrice, tutti che voglio sapere di Tu – sai – chi...” 
Ifrid ci aveva preso, sapeva che il ragazzo avrebbe creduto che gli facesse delle domande a proposito del suo passato, ma a Ifrid non passò neanche per l’anticamera del cervello.
“Già” Finalmente Harry sorrise veramente.
“Non credo che voi siate di prima o sbaglio?” Domandò Hermione incuriosita.
“Infatti siamo di quinta... Abbiamo vinto una borsa di studio e ci hanno trasferito ad Hogwarts” Rispose Shiva, che ancora non aveva parlato con i nuovi arrivati.
“Che bello!” gioì Ron. “Spero che diventiate Grifondoro come noi!”
“Ehm ... Grinfondoro? Cos’è?” Ifrid era alquanto perplesso, ora che ci pensava non si era informato per nulla sulla storia della nuova scuola.
“Grifondoro è una delle case in cui è divisa la nostra scuola. Le case sono 4: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde, che sono anche dei nomi dei quattro maghi che hanno fondato la scuola” Disse Hermione in tono autoritario.
“Dovete sapere che Hermione è la secchiona della nostra classe” Ron strizzò un occhio agli altri.
“Ma non è vero!!” Replicò la ragazza risentita per tale affermazione.
“Proprio come Shiva!”
Non fece in tempo a chiudere la bocca che la ragazza gli aveva appioppato un cazzotto in una spalla.
“Oltre a essere manesca” Ifrid sorrise, massaggiandosi la spalla che gli doleva un po’.
Gli altri risero, mentre Shiva si girò dall’altra parte offesa.
Continuarono a parlare per tutto il viaggio. Furono interrotti solo qualche volta dalla porta che si apriva e mostrava un nuovo volto dietro di essa. Prima venne a far loro visita Neville Paciock, un ragazzo alquanto goffo e dal viso rotondo, poi apparvero i due fratelli di Ron: Fred e George, entrambi rossi come il resto della famiglia, insieme al loro amico Lee Jordan, un ragazzo dai capelli riccissimi e dopo qualche minuto si presentò anche Ginny, la sorella di Ron, una ragazza molto timida ma anche carina.
Sentirono di nuovo bussare alla porta. Si aprì mostrando il viso quasi cadaverico di un ragazzo seguito da altri due coetanei.
“Oh, guardate chi c’è!” disse Malfoy, fingendo meraviglia.
“Il signor Harry Potter e la sua combriccola... – Proseguì - Vedo che avete dei nuovi compagni di merende... Ragazzi, distaccatevi da questi perdenti finché siete in tempo!”
“Taci Malfoy!” rispose veementemente Ron e si alzò in piedi.
“Non parlarmi così! Uno come te, non può permetterselo!”
Gli scagnozzi del ragazzo sghignazzarono sonoramente. Il volto di Ron diventò rosso in tono ai suoi capelli. Strinse i pugni. Sentì la voce di qualcuno pronunciare una formula magica e vide la porta dello scompartimento chiudersi di colpo. Poi un urlo. Il braccio di Draco era rimasto chiuso nella porta. Ifrid si alzò, aprì la porta e prese il ragazzetto per il colletto.
“Non ti permettere mai più o te la vedrai con me, intesi?” era furioso. I suoi occhi sembravano essere dei fuochi accesi. Guardò il viso dell’altro: era deformato dalla paura, aveva persino iniziato a sudare. Lo lasciò andare. Il ragazzo scappò via insieme agli amici.
Ifrid tornò a sedere. Tutti guardarono un po’ perplessi gli altri due, infatti era stata Shiva a usare l’incantesimo per chiudere la porta.
“Non mi piacciono i tipi come quello...” Esordì, spezzando il silenzio, Ifrid.
“A nessuno di noi a quanto pare” Harry gli sorrise.
Verso mezzogiorno passò il carrello dei dolciumi da cui si rifornirono per bene. Caramelle Tuttigusti+1, Cioccorane, Bacchette magiche di liquirizia e altro ancora. Si abbuffarono fino a quando Ifrid trovò una Caramella Tuttigusti+1 al sapore di vomito e questo fatto fece passare la fame a tutti.
Intanto era diventato buio, i ragazzi si cambiarono di abito nella cabina, mentre le ragazze andarono in bagno. Una voce annunciò il loro imminente arrivo presso la scuola. Si prepararono a scendere. Ifrid e Shiva avevano entrambi lo stomaco chiuso per l’emozione. Le porte si aprirono, gli altri scesero. Ifrid inspirò profondamente e scese finalmente dal treno

  
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