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Autore: KRoad    25/02/2009    1 recensioni
La carrozza si arrestò. Sbirciò il vecchio palazzo dal piccolo finestrino. Il solito ghigno riapparve sul viso innaturalmente bello. Era arrivato. Scivolò silenzioso sul marciapiede, i cavalli si allontanavano nel buio. Restò fermo nella notte fredda. Non aveva fretta, il tempo non era mai stato un suo problema.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Silenzio

Silenzio. Come un pesante drappo scese tra i due.

Si appoggiò allo stipite della porta mentre placidamente lo osservava. Il suo Louis. Aveva ripreso a leggere come se lui non ci fosse. Era una delle poche persone, l'unica, che riuscisse ad ignorarlo.

Lo aveva totalmente escluso dalla sua vita, non si era mai voltato indietro per vedere se fosse ancora lì per lui. Se ne era andato e lo aveva lasciato alle spalle. Solo. Ma lui era tornato a reclamare ciò che era suo. A reclamare ciò che sarebbe stato suo per sempre.

Strinse i pugni per la rabbia finché le unghie traslucide non gli penetrarono nella carne. Nessuno lo aveva mai reso così solo.

Che cosa vuoi?” lo fissò con quegli occhi neri che come pugnali gli penetravano dentro e lo ferivano. Cosa voleva? C'era solo una risposta a quella domanda, voleva lui.

Sono venuto a vedere come stavi....sono passati tanti anni”

Una risatina roca, beffarda uscì da quelle labbra così perfette. Doveva sentire di nuovo quelle labbra contro le sue. Lui che abbandonava il suo corpo contro il suo, il suo cuore che accelerava i battiti inebriandolo con quel rumore assordante.

Che cosa vuoi veramente?” Attese una risposta anche se la conosceva benissimo. Lo aveva sempre saputo, dal primo loro incontro, cosa l'altro volesse veramente. Voleva lui. Voleva averlo con sé per il resto dei millenni. Louis era l'unico in grado di strapparlo alla dolorosa solitudine da cui era circondato.

Alzò lo sguardo dal libro e lo posò sull'altro. La figura slanciata era appoggiata incurante allo stipite della porta. Come se nulla fosse successo e loro non si fossero mai detti addio. Ciocche bionde gli incorniciavano il viso dai lineamenti regolari, la pelle esangue, liscia e perfetta. Gli occhi ipnotici di un azzurro intenso non lasciavano trasparire nessuna emozione, freddi e distaccati, celavano gelosi il loro segreto. Le labbra mortali e sottili si incresparono in un lieve sorriso mentre ricambiava il suo sguardo. L'azzurro si perdé nel buio degli occhi dell'altro.

Abbiamo già affrontato questa conversazione....e sai la mia risposta...se sei qui per questo puoi anche andartene”

Louis...” penetrò maggiormente nella stanza. Voleva avvicinarsi a lui. Voleva sentire il suo calore. Quelle labbra. Il suo cuore ed il rumore assordante del suo sangue.

Louis....non capisci”

No!....sei tu che non capisci” la sedia cadde con un tonfo a terra.

Erano in piedi. Uno di fronte all'altro. Pochi passi che però rappresentavano una distanza infinita.

Non capisci. Non vuoi capire. Non è la risposta che volevi, mi dispiace, ma è la mia decisione e non puoi costringermi. Se lo farai ti odierò per sempre, ti odierò per tutta l'eternità. E mi avrai perso veramente”

Perché era così cocciuto? Perché non capiva? Perché non vedeva la grandiosità del dono che gli aveva offerto e che gli stava offrendo di nuovo? Le unghie riaffondarono in quelle mani d'alabastro. Non poteva perdere la calma. Si avvicinò ancora di un passo. Aveva bisogno di averlo vicino, sentirlo, ma lui indietreggiò.

Non ti avvicinare....Vattene!”

A sì? Devo andare via?”

Continuò lento ad avvicinarsi, come un predatore che studia la sua vittima prima di attaccarla. Lento, sinuoso non distoglieva mai lo sguardo dall'altro, azzurro contro nero. Louis continuò ad indietreggiare finché non si accorse che non aveva più scampo: alle sue spalle c'era una parete.

Gli occhi neri si sbarrarono, un ghigno, tanto familiare ad entrambi, attraversò il viso perlaceo ed in un secondo gli fu addosso. Il suo corpo che premeva contro quello più gracile dell'altro. Inspirò il suo odore e sentì il suo sangue che scorreva furioso nelle vene. Aveva paura.

Gli accarezzo il viso. Era caldo e morbido come sempre. Vivo. Sfiorò quelle labbra perfette e morbide con un dito, sostituito poi dalle sue stesse labbra. Gli circondò la vita con le braccia e lo strinse contro il suo corpo. Voleva sentirlo piccolo e fragile contro di sé.

Riluttante abbandonò quella bocca morbida e carnosa che sembrava implorale di essere baciata e con piccoli baci, lievi come il tocco di una farfalla, scese verso la mandibola e poi il collo. Sentiva la vena pulsare contro le sue labbra. Il rumore, l'odore del sangue lo inebriava. Doveva essere suo. Schiuse leggermente le labbra lasciando che i canini sfiorassero, graffiandola, la pelle. Sentì Louis irrigidirsi contro il suo corpo e cercare di divincolarsi dal suo abbraccio. Sorrise beffardo, era troppo debole per opporgli resistenza. Misero umano, sarebbe diventato potente ed immortale come lui. Lo strinse più forte a sé mentre i canini iniziarono a lacerare la pelle.

Un'ondata di calore lo investì. I suoi vestiti stavano andando a fuoco.

Louis!” ruggì. Come aveva potuto fargli questo?

Louis” un lieve sussurro.

Fisso quegli occhi neri di solito così dolci amorevoli che lo guardavano freddi. Era la prima volta che riusciva a penetrare dietro quegli occhi, vedere cosa celavano, e l'unica cosa che scorse fu rabbia, forse pari a quella che sentiva lui, e delusione. Uscì dalla stanza più in fretta che poté cercando di spegnere le fiamme che sempre più lo stavano avviluppando.

Appoggiò la fronte contro il vetro freddo mentre lo guardava correre nella notte circondato dal fuoco.

Lacrime gli rigarono le guance.

Addio” sussurrò alla figura che si era già persa nella notte nera.

 

  
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