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Autore: Frheya    13/11/2015    2 recensioni
-Nessun sistema amministrativo è perfetto e per quanto funzionante non può durare per sempre. Qui è successa più o meno la stessa cosa. Da un giorno all’altro questo reparto è stato cambiato e abbiamo cercato di riorganizzare tutto il personale e ricatalogare tutti i soggetti nelle liste a noi disponibili. Lei è una di queste-.
La guardo confusa, stranita. –Sta cercando di dirmi che sono in un centro psichiatrico?-
La ragazza continua a sorridere, inclinando leggermente la testa. –Mi scusi?-
-Non c’è bisogno di spiegarmi cose riguardanti l’amministrazione o cose che non mi interessano minimamente. So che ho qualcosa che non va. Io…- deglutii a disagio. –Prima mi era sembrato come se mi fossi svegliata qui, nell’altra stanza. E non ricordo come ci sono arrivata, forse perché ho problemi di memoria o non so cos’altro. Non c’è bisogno che giri intorno al fatto che potrei essere mentalmente disturbata e che mi volete mettere chissà dove-.
Accade qualcosa di strano. La ragazza scoppia a ridere.
-Signore Rife! Oh, signora Rife. E’ la cosa più esilarante che abbia mai sentito da uno di voi-.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo I

 
Il cartoncino plastificato che ho in mano é rovinato ai bordi.
Non ricordo però quando me lo hanno consegnato. E’ come se ce lo avessi da un sacco di tempo.
Vi sono scritti sopra una serie di lettere e numeri sbiaditi, non so cosa significhino. Sinceramente non so nemmeno perché sono qui. Io ero… a casa, giusto? Sì, ero a casa con Mark. Stavo cucinando.
Poi non ricordo cosa sia successo. Sono confusa.
Alzo lo sguardo e osservo ciò che mi circonda. O meglio, chi. Siamo seduti su delle poltrone che non bastano per accomodare tutti, alcuni sono in piedi ma qualcosa li accomuna: hanno lo sguardo vuoto e fisso, non parlano, non si muovono. Tutti hanno un cartoncino in mano come me ma non sembrano accorgersene. Anzi, non sembrano accorgersi nemmeno di essere qui.
Qui…
Qui dove? Dov’è che sono esattamente? E dov’è Mark?
Di fianco a me c’è una signora e sto quasi per riscuoterla per chiederle dove siamo –a costo di sembrare una psicopatica- quando la porta in fondo alla stanza (porta? E’ sempre stata lì?) si apre rivelando una ragazza tutta sorridente ed elegante. Però nessuno la guarda.
Ha in mano una cartella blu che sembra vuota e non posso fare a meno di osservare come le sue unghie siano curate, a differenza delle mie, e di come nel suo modo di vestire e nella sua acconciatura sia tutto curato nel minimo dettaglio. Abbasso lo sguardo, arrossendo leggermente.
Anche io una volta avrei potuto vantare quella bellezza e sicurezza. Quand’è che ho smesso di farlo?
La ragazza volge lo sguardo verso di me. Indossa un camice bianco, mi accorgo.
Una cartella, un camice bianco…
Sono forse in una clinica? In uno studio privato?
Probabilmente ho dei disturbi di memoria e probabilmente non ricordo nemmeno di averli, o di avere dei black out. Probabilmente stamattina sono uscita di casa e sono venuta qui ma non me lo ricordo. Qualunque cosa sia, il medico me lo dirà ora. Sarà lei il medico, o solo un’assistente?
La ragazza mi sorride e guarda un post-it fissato in alto sulla cartella.
-Soggetto numero 000475-42a/375F. Amanda Rife-. Mi guarda di nuovo e sorride.
Amanda Rife. Amanda… Ma sono io.
-Mi segua, prego-.
Mi alzo automaticamente e mi accorgo che non ho niente da portarmi dietro tranne che per il cartoncino, sul quale vi è scritta tutta quella strana sequenza che la ragazza ha recitato prima del mio nome.
Cammino lentamente ma la ragazza non sembra avere fretta, mi da tutto il tempo che mi serve. Avvicinandomi mi fa segno di entrare e io obbedisco. La stanza non ha finestre e contiene una scrivania, una poltrona e due sedie di pelle, una lampada e una sfilza infinita di armadi e cassetti.
Non mi piace, neanche un po’. La ragazza continua a sorridere e mi accorgo di volerle prendere a schiaffi.
-Si accomodi pure, signora Rife- disse mentre prendeva posto sulla poltrona dall’altra parte della scrivania. Io mi siedo in silenzio posando il cartoncino sul mobile. Nessuna delle due parla per un bel po’. L’unico suono é quello della cartellina che viene aperta e sfogliata.
Mi schiarisco la voce, devo chiederle delle cose, un sacco di cose. Ma non riesco a parlare.
Perché non riesco a parlare? Oltre ai problemi di memoria ho anche problemi di comunicazione?
La ragazza smette di osservare il fascicolo e mi osserva tentare di dare voce ai miei pensieri.
-Oh, signora Rife non si agiti. Le spiegherò tutto tra un momento. Devo solo…- prende il cartoncino che ho posato poco fa e lo attacca al fascicolo scrivendoci qualcosa. Poi chiude tutto e mette la cartella da parte.
-Può parlare ora-.
La guardo e adesso non so davvero cosa dire. La situazione è assurda, lo so, ma ho bisogno di risposte.
-Io…-  comincio ma mi blocco. E’ faticoso. –Dov’è che sono, esattamente?-
La ragazza sorride comprensiva. Probabilmente è davvero il mio medico e io ho davvero dei disturbi di memoria. Chissà quante volte le avrò fatto questa domanda e chissà quante volte mi avrà già risposto.
-Capisco i suoi dubbi signora Rife. Ma non si preoccupi, sono qui proprio per rispondere a tutte le sue domande. Ma prima devo accertarmi di una cosa, se non le dispiace-.
-Oh. Certamente-.
Si sistema un ciuffo praticamente già perfettamente in ordine e congiunge le dita lunghe con le unghie perfettamente laccate di smalto.
-Nessun sistema amministrativo è perfetto e per quanto funzionante non può durare per sempre. Qui è successa più o meno la stessa cosa. Da un giorno all’altro questo reparto è stato cambiato e abbiamo cercato di riorganizzare tutto il personale e ricatalogare tutti i soggetti nelle liste a noi disponibili. Lei è una di queste-.
La guardo confusa, stranita. –Sta cercando di dirmi che sono in un centro psichiatrico?-
La ragazza continua a sorridere, inclinando leggermente la testa. –Mi scusi?-
-Non c’è bisogno di spiegarmi cose riguardanti l’amministrazione o cose che non mi interessano minimamente. So che ho qualcosa che non va. Io…- deglutii a disagio. –Prima mi era sembrato come se mi fossi svegliata qui, nell’altra stanza.  E non ricordo come ci sono arrivata, forse perché ho problemi di memoria o non so cos’altro. Non c’è bisogno che giri intorno al fatto che potrei essere mentalmente disturbata e che mi volete mettere chissà dove-.
Accade qualcosa di strano. La ragazza scoppia a ridere.
-Signore Rife! Oh, signora Rife. E’ la cosa più esilarante che abbia mai sentito da uno di voi-.
-Come prego?-
La ragazza smette di ridere e il suo sorriso prende una strana piega, quasi… Cattivo.
-E’ un vero peccato signora Rife. Lei è fin troppo intelligente per essere finita qui. Ma suppongo che proprio perché lei è qui, ora, forse non lo è stata abbastanza-.
Mi alzo in piedi furiosa, pronta ad andarmene. –Mi ascolti bene. Non sono qui per farmi prendere in giro da lei. Diamine!- alzo le braccia al cielo. –Io non so minimamente perché sono qui! Quindi ora vorrei che mi facesse il favore di dirmelo, se non le dispiace-.
Il suo sorriso si allarga. –Lei sarà un soggetto interessante- mormora sognante. -Però sì. Ha perfettamente ragione, perdoni la mia maleducazione e mi faccia finire di spiegare. Vede, questo reparto è cambiato e fino a qualche tempo fa io mi occupavo di un’altra sezione. Poi beh, voi siete esplosi. Gli esseri umani sono diventati così numerosi da doverci far aumentare le sezioni post-mortem veramente in fretta-.
Cosa? –Sezioni post-mortem?-
-Precisamente- Mi guarda dritto negli occhi e mi sorride gioiosa. –Lo sa, fino a qualche tempo fa mi occupavo di suicidi-.
-Che diavolo sta dicendo?- mormoro mentre scivolo di nuovo sulla sedia.
-Una particolare sezione di suicidi. Quelli che non riescono a completare l’atto del tutto, ad un passo dalla morte ma ancora in vita. Ora- continua come se non mi avesse sentito –mi occupo della sezione delle morti violente-.
E’ pazza. E’ completamente pazza. Non sono io che devo essere rinchiusa in un ospedale psichiatrico ma lei.
-E qui torniamo al punto di prima. Per evitare di non avere fatto errori nel trasferimento delle liste dei soggetti dalla sezione suicidi alla sezione delle morti violente, ho il dovere di chiederle una cosa. Signora Rife, questa è la prima volta che muore?-

 
   
 
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