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Autore: Prinzesschen    26/02/2009    4 recensioni
Era più di un’ora che stavo li seduta su quella dannata sedia! Avevo persino preso in considerazione che tutta quella storia potesse essere stata solo uno scherzo di pessimo gusto del mio manager. Ero agli inizi di quella che a detta di molti sarebbe stata una brillante carriera. Beh, c’era solo un piccolo e per nulla trascurabile particolare da prendere in considerazione: eravamo solo la mia chitarra ed io…coppia inscindibile, senza dubbio, ma ciò non toglieva che non si poteva diventare artisti famosi se non si avevano quantomeno soddisfacenti capacità canore e senza una band. Ero li, sola, in un paese a me sconosciuto e di cui conoscevo a malapena la lingua. Sola in Germania, l’unico posto in cui non avrei mai pensato di finire.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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terzultimo

12

Quel giorno gli altri si svegliarono tardi ed io e Tom potemmo restare da soli,  seduti in giardino, a scambiarci tenerezze. Non credevo che Tom potesse essere così dolce e glielo dissi.

-Nemmeno io credevo che lo sarei mai stato…ma ha ragione chi dice che l’amore rincitrullisce!

Ridacchiai.

-Sei felice di esserti rincitrullito allora?

Mi strinse a se, liberando il mio posto sulla panchina.

-Mai stato così felice…mai stato così…non so descrivere come mi sento, è una sensazione talmente strana e nuove per me che…non so descriverla…

-Anch’io sono felice…

Ma la mia felicità non sarebbe durata ancora a lungo.

Qualcuno si schiarì la voce, avvicinandosi.

Georg!

-Interrompo qualcosa?- chiese acido.

-Come sempre, Moritz!- rispose sorridente Tom avvicinandosi al compagno.

Gli porse la mano.

-Scusa per ieri….abbiamo esagerato entrambi…

Georg la strinse ma non disse nulla.

Mi scoccò un’occhiata triste, malinconica. Non ci aveva visti fare nulla di compromettente, ma evidentemente aveva capito tutto.

-Gustav? Di solito è in piedi all’alba, come mai stamattina fa il ghiro?- chiese Tom pensieroso sprizzando felicità da tutti i pori.

-Ieri sera abbiamo giocato a carte fino a tardi…- spiegò senza lasciar trapelare alcuna emozione il bassista.

Mi sentii in colpa. Non sono una che gioca con i sentimenti dei ragazzi, ma avevo ferito Georg. Il mio stomaco si contorse sotto la dura morsa del senso di colpa e abbassai lo sguardo.

-Vado a svegliarlo…- annunciò Georg per poi rientrare.

Tom mi si avvicinò e mi prese il mento tra le dita.

-Hey…che ti succede?

-Nulla…è tutto apposto…- mi sforzai di sorridere.

Tom non insistette.

Era fatto così. Non voleva che la gente invadesse la sua privacy e non invadeva quella degli altri.

-Piccola, nel pomeriggio ho un’intervista con Bill per un giornale locale. Dobbiamo incontrarci con il giornalista in una città qui vicino e quindi dobbiamo partire tra poco, tempo che Bill si alza e chiamiamo Saki per venirci a prendere…- mi spiegò.

-Ok…ma come mai solo voi due?

-Bah…non me lo chiedere…sempre a noi toccano le grane…ehy!- mi richiamò quando mi vide gongolare. Sapeva che odiavo le interviste. -Non cantare vittoria che dopodomani ne hai una qui con il direttore di un giornale importante. Da sola!

Mi imbronciai.

-Ma non vale!- mi lamentai.

-Oh si che vale!- rise lui dandomi un buffetto sulla guancia.

-Ma io non voglio!- protestai come una bambina piccola.

-Su, tesoro…-avvicinò le sue labbra alle mie provocandomi e poi allontanandosi per poi riavvicinarsi e baciarmi.-Fa’ la brava…

-Ci proverò…- dissi degludendo rumorosamente. Sapeva che con quei giochetti mi mandava in tilt! Che schifoso approfittatore delle altrui debolezze!

In quel momento arrivò Bill. Per fortuna c’eravamo già allontanati l’uno dall’altra.

-‘Giorno Bill!- esclamai vedendolo arrivare per poi saltargli al collo. Volevo punire Tom. Diabolica!

-Vedo che ti sei ripresa!- commentò allegramente il moro.

Era già bello e sistemato.

-Da quanto sei sveglio, fratellino?- chiese dubbioso Tom vedendolo tutto agghindato.

-Da 2 ore…-ammise il moro grattandosi la nuca.

Tom scosse la testa.

-E scendi solo adesso! Guarda Bill che se arriviamo tardi all’intervista sarà solo colpa tua!

-Ehy ehy, calmino!-si difese Bill sventolando e mani davanti a sé.

Dopo nemmeno mezz’ora arrivò Saki e i gemelli andarono via; Tom mi salutò normalmente, in presenza degli altri, ma mi fece l’occhiolino.

Rimasti in casa solo Gustav, che avevamo intanto scoperto essere uscito di buon mattino senza dire niente a nessuno per andare a correre, Georg ed io, mi rilassai.

Ma la calma, si sa, dura poco.

-Ragazzi vado a fare un giro, ho visto un posto dove noleggiano bici in centro e ne approfitto per visitare la città…- annunciò Gustav dopo pranzo alzandosi da tavola.

Pochi minuti dopo uscì di casa lasciando me e Georg da soli. Pessima, pessima, davvero pessima cosa.

 -Vado a riposarmi…-avvertii Georg salendo al piano di sopra. Nonostante fossi già a mezza scala potei sentirlo sussurrare uno svogliato ok.

Mi buttai sul letto.

Troppe emozioni una volta.

Tom mi amava! Quel pensiero volteggiava sereno nella mia mente. Fantasticavo sul nostro futuro, ci vedevo insieme, per mano, su un palco a suonare ancora a ottant’anni. Insieme. Per sempre.

Improvvisamente l’immagine di un Georg triste e sofferente, sconfitto e deluso, mi si stagliò nella mente.

Perché in amore c’era sempre qualcuno che doveva soffrire?

Strinsi le ginocchia al petto abbracciandole.

Non volevo che Georg soffrisse per me. Gli volevo bene.

Ero stata egoista, maledettamente egoista.

Con quel pensiero malinconico mi addormentai.

Mi svegliai quando sentii bussare alla porta. Non mi alzai, non ne avevo voglia.

-Avanti!

Georg entrò nella stanza con stampata in volto ancora quell’espressione ferita.

Si sedette sul letto, ai miei piedi e restammo a fissarci a lungo, senza sapere cosa dire.

-Stai con Tom?- chiese infine con gli occhi lucidi, velati da lacrime che il suo orgoglio maschile ricacciava determinatamente indietro.

-Si…- dissi solo quella semplice parola.

-Lo sapevo…lo ami?

Annuii.

Abbassò il capo. Sconfitto.

-Non ho speranze vero?

Non risposi, incapace di dire anche solo la verità. No, non ne aveva.

Una lacrima gli rigò il bel voltò cadendo giù da uno di quei due splendidi smeraldi.

Lo abbracciai. Non riuscii a controllarmi e gli scoppiai a piangere addosso, ancora stringendolo.

-Non credevo che saremmo arrivati a questo punto…- piansi amaramente stringendo la sua maglietta tra le dita.

Lui non singhiozzava, non sussultava per il pianto. Soltanto lacrime silenziose gli solcavano il volto,poggiato sulla mia spalla.

-Ti prego, fingi di amarmi, solo per qualche ora e poi ti lascerò libera, accetterò la tua storia con Tom, mi farò da parte. Ma ti prego. Amami. Facciamo l’amore. Per l’ultima volta. E mi farò da parte.

Spalancai gli occhi.

Avevo paura della mia decisione. Mi stava supplicando. Era per l’ultima volta. Mi chiedeva solo questa piccola bugia, questa piccola farsa. E sarebbe tornato tutto come prima. O quasi.

-Non posso…-singhiozzai scostandomi da lui.

-Un bacio…almeno…-mi supplicò.

Posai le mie labbra sulle sue prendendogli il viso tra le mani.

Lui approfondì il contatto. Le lacrime di entrambi andavano ad intromettersi fra le nostre labbra unite, prepotentemente, per ricordarci il nostro errore. Il mio errore.

Lo baciai con trasporto, con passione, lasciandomi andare. Era solo un bacio d’altronde. L’ultimo bacio.

Sentii un rumore e mi voltai verso la porta staccandomi da Georg.

Tom stava ritto sulla soglia. Il viso contorto in una smorfia di rabbia e orrore.

Mi mancò un battito. Ma stavolta per la paura.

Ci aveva visti.

I miei occhi si fecero di nuovo lucidi.

-Ero solo passato a dirti che siamo tornati prima e che Bill è fuori con Gustav.- disse acido per poi girare sui tacchi e dirigersi verso la sua stanza dal lato opposto.

-TOM!- urlai con quanto fiato avevo in gola.

Mi alzi e gli corsi dietro.

Lo abbracciai alle spalle stringendolo forte.

-Lascia che ti spieghi.

Lui mi allontanò malamente guardandomi con rancore.

-COSA C’E’ DA SPIEGARE? MI VUOI DIRE COSA CAZZO C’E’ DA SPIEGARE? E TU ERI QUELLA CHE MI “AMAVA”! NON SO COME HO POTUTO INNAMORARMI DI UNA COME TE!- rise istericamente.-Ed ero io quello che non sapeva amare vero? Se per te amare vuol dire questo…beh allora stiamo freschi.

E’ paradossale quanto l’amore, quello che tutti innalzano come il valore più grande, come la GIOIA più grande, possa ferire e distruggere in questo modo…Non l’avrei mai creduto…

Rimasi immobile, fulminata dall’odio e dall’amarezza sprigionati da quelle parole.

Si rinchiuse in camera senza dire altro. Senza volgere più lo sguardo verso di me.

Caddi sulle ginocchia e piansi tutto il mio dolore. Georg si chinò accanto a me.

-E’ tutta colpa mia…scusami…- si scusò sinceramente dispiaciuto.- Avrei dovuto mettere da parte i miei sentimenti sin da subito…ti ho solo creato problemi…

-Smettila!- sbottai.-E’ solo colpa mia…- singhiozzai più forte.-Solo…-non riuscivo quasi più a parlare a causa dei singhiozzi- …colpa…- sentivo il cuore trafitto da mille pugnali.-…MIA..!

BUM!! Oh yes!! E qui casca l'asino! Bel macello no? Mi odio per i casini che combino ma non riesco a farne a meno! Muahahahah bene bene gente, volevo ringraziare Ladysimple, marty sweet princess, angeli neri e DarkViolet92 per le recensioni...vi adoro!! E anche tutti coloro che hanno messo la storia tra i preferiti o anche solo la seguono. 

Scappo bella gente che il latino e il greco mi chiamano! Al prossimo capitolo (ovvero il penultimo U.U)

  
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