Serie TV > White Collar
Segui la storia  |       
Autore: Ledy Leggy    14/11/2015    1 recensioni
"Non è che posso aiutarvi? Cioè adoro lavorare all'FBI, ma sono più in stile criminale." Si intromise Neal.
"Lo faresti davvero?" Chiese Elsa sedendosi accanto a lui.
"Perché no?" Chiese lui con un sorriso.
"Ad esempio perché ti ho preso in ostaggio e rapito." Osservò Elsa sorridendo a sua volta.
"Con una pistola scarica: hai tutto il mio rispetto."
Genere: Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mozzie-Dante Haversham, Neal Caffrey, Nuovo Personaggio, Peter Burke
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 10

Bird Watching

 



 

 

"Finalmente l'ho capito!" Esclamò Mozzie per la strada, mentre camminavano.

"Che cosa?" Chiese Peter, l'espressione stanca.

"Perché a Neal piace lavorare con voi! Nel corso di un indagine può pensare a come commettere un crimine, prova il brivido dell'inventiva senza rischiare di finire in carcere!" Mozzie sembrava esaltato dalla scoperta.

"Forse metterò una cavigliera anche a te." Osservò Peter sorridendo.

"E io mi staccherò la gamba a morsi!" Ribatté Mozzie piccato.

Elsa guardò Peter sorridendo. In quei momenti era sicuro che ringraziasse il cielo di aver catturato Neal e non Mozzie.

 

"Ah Ascolta." Disse Mozzie fermandosi di fronte a una porta. "Fat Charlie non è un personaggio facile da trattare. Quindi ti consiglio di lasciar parlare me, d'accordo?"

Peter alzò le mani come a dare piena fiducia.

"Non aprirò bocca." Disse infine.

Mozzie bussò alla porta.

"Mozzie, che cosa vuoi?" Disse il tipo dopo aver aperto una lunga serie di serrature.

"Sei Fat Charlie?" Chiese Peter intromettendosi subito.

"Sì." Rispose quello con un grugnito.

"Sul serio?" Chiese squadrando la sua corporatura per niente grassa.

"Certo, tu chi diavolo sei?"

"Senti Fat." Disse Peter alzando il distintivo, mentre Mozzie chiudeva gli occhi sospirando e Elsa si passava una mano sulla faccia. "Sparisci per ventiquattro ore, non dirlo a nessuno e io dimentico di aver visto questo posto."

Fat Charlie guardò male Mozzie e se ne andò di corsa.

"Si può sapere perché l'hai fatto?" Chiese Mozzie allargando le braccia.

"Non ho tempo di curare le tue pubbliche relazioni." Rispose Peter.

"Ah, non è solo questo. Lui era Fat Charlie! Che succederà quando Boothe e Neal verranno a parlarci?" Chiese Mozzie.

Peter sorrise.

"Ho un piano." Disse poi entrando nella casa.

"Devi ammettere che sa trattare con i criminali." Disse Elsa a Moz, mentre lo seguiva.

"Cosa gli servirà?" Chiese Peter guardando le centinaia di attrezzi nella baracca.

"Questo posto è il mio paradiso." Sorrise Elsa girando tra gli scaffali.

Peter sembrava vagamente disorientato.

"Ma serve tutta questa roba per dei furti?" Chiese ai due ladri.

Mozzie ed Elsa lo fissarono per qualche secondo, poi sembrarono tornare alla realtà.

"Mozzie, passami quella carrucola. Poi gli servirà una fune, una balestra laser di precisione..."

Peter restò a guardare i due che si procuravano oggetti di tutti i tipi.

Elsa si mise a calcolare la lunghezza della corda, la distanza tra gli edifici.

"Guarda che i calcoli li fanno loro." Osservò Mozzie passandole accanto con delle micce.

"Pensa se li hanno fatti male e cascano di sotto!" Disse Elsa continuando a misurare. "Non voglio mio padre sulla coscienza."

"No, questo lo voglio assolutamente." Disse Mozzie intascandosi un filo colorato.

"Mi cerchi un cavo sottile e resistente?" Chiese Elsa senza alzare gli occhi. "Già che siamo a scroccare..."

"Ehi, non potete rubarli!" Protestò Peter.

"Tanto Fat Charlie non vorrà vedermi mai più, tanto vale..." Spiegò Mozzie porgendo il cavo a Elsa.

 

Il giorno del grande furto la squadra di Peter era posizionata tutto intorno al grattacielo, pronti ad ogni evenienza.

"Che ci fai qui?" Chiese Peter vedendo Elsa avvicinarsi.

"Secondo te?" Chiese quella prendendo dei binocoli e puntandoli verso l'alto.

"Dovresti andartene." Le disse lui preoccupato. "Sei troppo coinvolta, non voglio che tu faccia qualche stupidaggine."

"Guarda che sei più coinvolto te di me. Lo conosci da più tempo e passate più tempo insieme." Fece notare Elsa. "Ah ecco la fune. Ora parte." Aggiunse poi, sempre guardando in alto.

"Da qua." Disse Peter prendendo i binocoli e puntandoli verso il cielo. Neal si lanciò, Elsa poté solo vedere un puntino nero che scivolava veloce lungo la fune.

"Ho i brividi per lui." Disse Elsa con empatia improvvisa.

"Cosa state guardando?" Chiese una nonnina che passava di lì e che li aveva visti col binocolo in mano.

"Facciamo bird watching. Dice che su quel grattacielo ci sia il nido di un uccello molto raro, ma ancora non abbiamo visto nulla." Recitò Elsa con una faccia innocente.

La nonnina annuì soddisfatta e continuò per la sua strada, mentre Elsa ridacchiava e Peter la guardava male.

"È dentro." Si limitò a dire Peter, senza commentare l'avvenimento.

"Hai il controllo delle telecamere?" Chiese Elsa riprendendo i binocoli e puntandoli contro le finestre.

"Nel furgone." Rispose Peter indicando con un cenno della mano un furgone bianco all'angolo.

"Quindi che sapete voi federali delle Pink Panthers?" Chiese Elsa dopo poco.

"Te come sai che sono loro? Non ti ho fatto vedere il biglietto di Neal." Chiese Peter guardandola storto.

"Era ovvio, e ho i miei informatori anche io." Sorrise Elsa.

Dopo pochi minuti salirono sul furgone e trovarono Diana e Jones attaccati agli schermi dei loro computer. Mozzie invece era tra di loro, ammanettato a un palo che sporgeva dal tavolo.

"Metteva le mani su tutto." Disse Diana non appena entrarono nel furgone.

"Non volete che questa attrezzatura venga modificata per un maggiore..." Iniziò Mozzie agitando il braccio ammanettato.

"Non ci interessa." Lo interruppe Jones.

"Boothe deve aver fatto da palo dall'edificio che Neal ha colpito con la freccia." Intervenne Diana. "Abbiamo chiuso le uscite."

"Chiamate una squadra e fate controllare ogni piano con vista sul tetto del Kessman Building." Ordinò Peter. "Andiamo ad arrestare Boothe."

"Ci penso io." Disse Jones alzandosi. "Non gli togliete le manette." Aggiunse prima di uscire indicando Mozzie. "Farà di tutto per convincervi."

"Sicuri che Neal voglia che interveniate?" Chiese Mozzie a Diana, che cercava di concentrarsi sulle immagini delle telecamere.

"Il fatto che ci abbia indicato questo posto ne è la prova." Rispose Diana

"Potremmo avere un altro problema adesso." Intervenne Peter guardando lo schermo.

La telecamera che dava sulla strada mostrava il capo dei Pink Panthers, di cui Elsa non ricordava il nome.

"Woodford." Disse Diana, rispondendo inconsciamente al suo dubbio.

Mentre tutti parlavano Elsa sentì un silenzio improvviso dietro di lei, dove si trovava Mozzie.

Poi sentì la sua mano che le sfilava una forcina dalla tasca dei pantaloni, dove teneva la sua solita scorta.

Di sicuro era Mozzie che cercava di liberarsi e di rendersi utile.

"Se entra nel suo ufficio, Neal è in trappola." Osservò Peter.

In silenzio Elsa tirò un calcio all'indietro, facendo sbuffare Mozzie, poi quando sentì che dietro di lei non c'era più nessuno indietreggiò fino a uscire dal furgone e gli corse dietro.

"Cosa hai in mente?" Gli chiese vedendolo fermare un ciclista.

"Ti do venti dollari se mi dai il tuo casco." Disse Mozzie al ciclista, che dopo averlo guardato storto per un po', gli lasciò il suo casco.

"Mozzie, odio improvvisare. Che vuoi fare?" Chiese Elsa affiancandolo mentre osservava l'auto rossa che il boss delle Pink Panthers aveva lasciato parcheggiata davanti all'edificio.

"Quanto sei nervosa adesso?" Le chiese Moz di rimando.

"Molto." Sibilò Elsa guardandolo male.

"Spacca lo specchietto retrovisore di quest'auto, vedrai che ti sentirai meglio." Le disse in fretta Mozzie.

Elsa lo guardò sconcertata.

"Forza!" La incitò poi mettendole il caso della bici in mano.

Elsa lo prese con un sorriso e lo schiantò con violenza contro lo specchietto dell'auto, staccandolo di colpo.

Sorrise soddisfatta mentre Mozzie prendeva lo specchietto e il casco e correva dentro l'edificio per trattenere l'uomo.

Dopo pochi minuti Elsa vide Peter che correva fuori dal furgone.

"Trova Neal e Boothe!" Le gridò dietro.

Lei aggrottò le sopracciglia senza capire.

"Boothe ha ciò che vuole, ora Neal è sacrificabile!" Le spiegò Diana, anche lei correndo.

Elsa iniziò a corrergli dietro a sua volta, finché non trovarono Neal e Boothe, che gli puntava una pistola contro.

Mentre gli agenti si occupavano dell'arresto, Elsa rimase un po' in disparte.

"Ottimo lavoro." Disse Peter raggiungendola dopo aver ammanettato Boothe. "Dovrei arrestarti per vandalismo." Aggiunse sorridendo e mostrando le manette.

Elsa vide Neal che camminava tranquillamente. Vide che Mozzie lo raggiungeva e lo salutava con una pacca sulla spalla.

Incrociò lo sguardo del padre e gli sorrise da lontano, mentre lui la guardava un po' stupito.

Poi si girò verso Peter, anche lui che sorrideva verso Neal.

"Forse un giorno mi arresterai, spero per qualcosa di più interessante del vandalismo. Per ora... prova a prendermi!" Elsa sorrise e, mentre si girava dando le spalle all'agente si nascose dietro a un passante, sparendo così nel nulla.

Peter sorrise guardando nella direzione in cui era svanita, poi scosse la testa e raggiunse Neal.









Angolo dell'autrice:
Scusate l'immenso ritardo nel pubblicare questo capitolo!!
Un po' per i troppi impegni, un po' per colpa del computer e un po' per pigrizia mia, non ho trovato il tempo per pubblicare prima.
Vorrei invitare i lettori e le lettrici che arrivano fino a qui a riflettere sugli attentati terroristici, e non mi riferisco solo a quelli a Parigi, ma anche a quelli che alla fine non si sentono mai nominare perché più lontani dalla nostra realtà e dalle nostre case.
Detto questo, grazie per essere arrivati fino a qui e a presto.
Ledy Leggy

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > White Collar / Vai alla pagina dell'autore: Ledy Leggy