Libri > Il Labirinto - The Maze Runner
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Autore: Stillintoyou    15/11/2015    2 recensioni
{Sequel di Benvenuta nella radura}
Non sapevo nulla di tutto quello, e non sapevo come poteva essermi utile.. Ma erano informazioni interessanti. E, in un certo senso, non mi erano nemmeno nuove.
Che pensiero stupido... era ovvio che non potevano essermi poi del tutto nuove!
‹‹ Spero solo che nessuno dei soggetti si ammali gravemente durante la fase due ›› mormorò, riportando la sua attenzione sul fascicolo che gli avevo passato poco fa.
Prima che potessi aprire bocca per chiedere qualche informazione riguardante questa fantomatica “fase due”, entrò qualcuno in stanza. La solita dannata assistente di mio padre, quella che portava gli occhialoni ed aveva un naso più lungo di un becco d'anatra.
‹‹ Signor Richard... sono qui. Sono arrivati ››
Mio padre annuì, tornando a sedersi sulla sua sedia e schioccando la lingua ‹‹ Bene. Cominciamo, allora ››
Genere: Avventura, Fluff, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Continuai a guardarmi attorno, nella speranza di riconoscere delle forme o qualsiasi cosa potesse dirmi che non stavo ancora dormendo.
Sentii Newt muoversi alle mie spalle, si stava alzando. Gli afferrai la mano quando lo sentii spostarsi, ma la lasciò quasi subito e si mise seduto.
Sbadigliò, poi riprese la mia mano e ne accarezzò il dorso, come per rassicurarmi.
‹‹ Che succede? ›› domandò con la voce impastata ‹‹ dove caspio siamo? ››
‹‹ Credo che siamo ancora nella stessa stanza, ma a luci spente ›› sospirai e mi misi seduta anche io. Mi strinsi le ginocchia contro il petto, tenendo stretta la sua mano. Era ancora dietro di me, attualmente questa era l'unica cosa di cui ero sicura. Mi poggiai contro di lui. Sperai solo di non infastidirlo.
‹‹ Se questo è uno scherzo, non è dannatamente divertente! ›› sbuffò.
La luce si accese all'improvviso in modo accecante. Mi coprii gli occhi con una mano, fino a quando non mi abituai, poi la spostai.
La stanza era completamente vuota, non aveva nemmeno più i mobili. Non c'era nessuno dei radurai. Sembravamo essere completamente isolati. Ero sicura che fosse la stessa stanza dove ci avevano lasciati prima, ma... vuota. Perché caspio era vuota?
‹‹ È uno scherzo? Deve essere uno scherzo!›› mi grattai la fronte con fare confuso.
Se quella era una variabile, ora non ero in grado di capirne l'utilità.
Ma in ogni caso, non prometteva nulla di buono.... come al solito, d'altronde.
Mi girai a guardare Newt, che sembrava sorpreso quanto me di vedere la stanza così spoglia.
Non sapevo cosa dire. L'unica cosa che mi veniva da fare era ridere per quanto fosse ridicola la situazione.
La porta si aprii con un cigolio sinistro, e Brytan entrò nella stanza.
Sembrava felice, il suo passo era quasi saltellato. Una parte di me si stava chiedendo come mai prima mi stava così simpatico, quando ora avrei solo voluto prenderlo a pugni in faccia fino a spaccargli il naso.
‹‹ Brytan ha un bel naso ›› pensai ‹‹ magari a Rose avrebbe fatto piacere averlo nella sua collezione... Oh, caspio, l'ho pensato davvero? ›› sollevai un sopracciglio, poi ridacchiai tra me e me, trovando stupida la mia stessa affermazione.
‹‹ Bensvegliati. Era ora, direi ›› disse Brytan, rivolgendoci un finto sorriso degno di un oscar.
Si schioccò le dita delle mani, poi si chinò sulle ginocchia, proprio davanti a me.
Aveva ancora quel sorriso stampato sulla faccia, poggiò una mano tra i miei capelli e me li scompigliò ‹‹ abbiamo deciso di lasciarvi dormire ancora un pochino ››
‹‹ Grazie ›› schioccai la lingua, lasciai la mano di Newt per spostare quella di Brytan.
Il suo comportamento mi inquietava sempre di più. E dire che ultimamente ho avuto a che fare con qualche pazzo, ma trovavo il loro comportamento decisamente migliore del suo. Almeno ammettevano di essere completamente andati... o quasi.
‹‹ Dove sono tutti? ›› domandò Newt, piuttosto spazientito. Lo guardai con la coda dell'occhio, notando un aria veramente, seriamente, tesa e nervosa.
Era come se si stesse trattenendo dal gettare fuori tutto il nervoso che aveva accumulato solo nell'ultimo periodo.
Brytan sbuffò e si girò verso di lui, sollevando gli occhi al soffitto ‹‹ Soggetto A5, i tuoi compagni sono t- ››
‹‹ Newt. Il mio caspio di nome è Newt, non “soggetto A5” ››
‹‹ Come vuoi tu. I tuoi compagni sono tutti già dentro la base. Sei pregato di alzarti e raggiungerli ››
‹‹ Bene così ›› sbuffò Newt, alzandosi in piedi e porgendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi.
La presi e mi alzai, ma appena lasciai andare la sua mano mi guardò come per dirmi di non allontanarmi troppo.
Probabilmente aveva la mia stessa pessima sensazione. Qualcosa non andava in tutta quella situazione fin troppo ambigua.

Brytan ci accompagnò fuori dalla berga, poi ci condusse dentro un lungo corridoio vuoto e luminoso.
Non ero mai stata in quella parte della base. Era come un immenso parcheggio pieno di berghe e piccoli elicotteri.
Ero incollata a Newt, stringevo il bordo della sua maglietta, anche lui aveva legato un braccio attorno alla mia vita e fissava Brytan, che era dritto davanti a noi, come se volesse bruciarlo vivo.
‹‹ Allora, come avete dormito? ›› domandò Brytan, tanto per rompere quel silenzio.
‹‹ Bene ›› rispose Newt ancor prima che potessi aprire bocca ‹‹ zitto e cammina ›› concluse.
Brytan rise in modo sonoro. Per qualche secondo la sua risata sembrava anche reale ‹‹ non credo che sei nelle condizioni per darmi ordini, sai, biondino? ››
‹‹ Sono per- ››
‹‹ Newt... ›› lo ripresi sottovoce. Abbassò lo sguardo verso il mio, sospirando rumorosamente ‹‹ lascialo perdere ››
‹‹ Ecco, ascolta la ragazza ››
Fortunatamente, Newt mi diede retta.
Capiva quanto me che quello in effetti era l'unica cosa intelligente da fare. Non era il caso di mettersi a discutere, non finché non eravamo certi che i nostri compagni stavano bene.
Se voleva prendere a calci Brytan, l'avrebbe fatto dopo. Non doveva dargli di certo la soddisfazione di fargli vedere quando la cosa gli desse fastidio.
Non sapevo cosa aspettarmi da quel momento in poi, questo era sicuro.
Durante il tragitto verso la stanza dove si trovavano gli altri, tra di noi c'era un silenzio tombale.
L'unica cosa che faceva Newt era tenermi saldamente stretta a lui. Ero quasi capace di sentire i battiti del suo cuore. Veloci e tesi, come lo eravamo noi durante quel cammino verso l'ignoto.
Perché sì, era un cammino alla cieca, considerando che non eravamo effettivamente sicuri che stessimo andando dai nostri compagni.
Nel frattempo, nella mia testa passavano tutte le cose che non avevo detto a Newt riguardanti il mio passato... ed il suo.
Sperai vivamente che nessuno gliene parlasse, ed ero abbastanza sicura che avere segreti del genere con una persona così importante per me non fosse esattamente corretta.
Pensai vivamente che in quel momento un bel colpo improvviso di amnesia non mi avrebbe fatto male.
‹‹ Siamo arrivati ›› disse Brytan, girandosi verso di noi una volta raggiunto una grossa porta dal colore argenteo. La indicò con un cenno della testa ‹‹ puoi entrare, A5 ››
‹‹ Ti ho già detto che mi chiamo Newt ›› sbuffò quest'ultimo, sollevando gli occhi al cielo ‹‹ e di certo, Liz entra con me. Col caspio che la lascio qui da sola con te! ››
‹‹ Oh, certo, come se non lo fosse già stata, no? ›› sollevò un sopracciglio, accennando un sorrisetto come se volesse far capire tutt'altra cosa.
Newt contrasse la mascella, prese un grosso respiro e fissò il ragazzo davanti a sé, poi si girò per lasciarmi un bacio sulla fronte, provocandomi un sorrisetto spontaneo.
‹‹ Ma ora sono qui, per cui, non vedo il motivo di lasciarla con un rincaspiato del genere anche se è questione di qualche secondo prima che lei mi raggiunga lì dentro ››
‹‹ No, aspetta. Non hai capito ›› Brytan aprì la porta con forza, afferrò di colpo il braccio di Newt e lo spinse dentro. Sussultai, non mi aspettavo una mossa simile. ‹‹ Ho detto “soggetto A5”, non A6. Lei non entra con voi qui dentro! ››
‹‹ Ehi! ›› sentii la voce di Minho, ma non lo vidi.
Non feci in tempo. Brytan richiuse alla svelta la porta, e poco dopo due di quelle caspio di guardie armate della C.A.T.T.I.V.O. si piazzarono davanti alla porta, caricando le armi in modo che fossero pronte all'uso.
‹‹ Okay, e questo che significa adesso?! ›› sbottai io, fissando Brytan in cagnesco.
‹‹ Significa che non ci saranno più giochetti per te, Elizabeth ›› sbuffò lui ‹‹ mi sono già cacciato abbastanza nei casini per colpa tua! Ora vieni. Tuo padre vuole vederti. ›› fece per prendermi il braccio, ma mi tirai indietro. Non volevo essere toccata da lui.
‹‹ No! ››
‹‹ Elizabeth, non fare storie ››
‹‹ Le faccio! Eccome se le faccio! ››
‹‹ Tuo padre è preoccupato, cazzo! Vuoi capire che ha bisogno di te? ››
‹‹ Non me ne frega un caspio di mio padre, Brytan! ›› mi portai le mani tra i capelli ‹‹ mettetevi in testa che per me è come un estraneo! Non ricordo nulla di lui! Nulla! ››
‹‹ Bene. Allora non mi lasci altra scelta ›› scrollò le spalle, come se stesse dicendo una cosa che si aspettava già dall'inizio del discorso.
Due uomini mi afferrarono per le braccia e mi bloccarono, impedendomi di fare qualsiasi movimento, poi cominciarono a trascinarmi. Non sapevo dove, ma non potevo nemmeno chiederlo, visto che uno di loro in pochi attimi e con una semplicità incredibile mi imbavagliò velocemente.
Avrei preferito essere addormentata di colpo.

Alla fine assecondai i miei “rapitori” (per così dire) e cominciai a camminare con le mie gambe. Feci attenzione ad ogni dettaglio che mi circondava, così avrei fatto la strada inversa per tornare dai miei compagni radurai poco dopo.
Da un certo punto in poi ricordai bene le strade della base. Non eravamo diretti nello studio di mio padre, ma in uno dei laboratori dove io, tecnicamente, non avevo mai avuto accesso. Almeno, da quando io avevo memoria.
Mio padre si girò immediatamente a guardarmi, tirando un grosso sospiro di sollievo. Notai lui un grosso cambiamento a livello fisico:
Era molto sciupato, sembrava che avesse perso minimo dieci chili. Aveva più capelli bianchi e la pelle.... Caspio, sembrava super disigratato.
‹‹ Elizabeth! Grazie al cielo stai bene! ›› disse. La sua voce era rauca. Mi sentii quasi in colpa. Era in quello stato per via della mia sparizione? ‹‹ potete uscire tutti? Vorrei rimanere solo con lei ›› concluse, improvvisamente con un tono freddo come non mai.
Era giunto per caso il momento della ramanzina padre – figlia? Speravo che la mia perdita di memoria mi potesse evitare cose del genere, non erano esattamente ben gradite.
Incrociai le braccia al petto e seguii tutti gli scienziati (Brytan compreso) con lo sguardo mentre uscivano dalla stanza.
Mio padre si alzò dalla sedia sulla quale era seduto e si avvicinò a me con un passo lento e tirato. Ora che era in piedi sembrava anche più magro.
‹‹ Hai idea di quanto mi sia spaventato a saperti lì fuori? ›› domandò, passandosi le mani tra i capelli ‹‹ sei stata una pazza! ››
‹‹ Dovevo andare dai miei amici ›› risposi con un tono freddo ‹‹ dalla mia famiglia. ››
‹‹ Loro non sono la tua famiglia. La tua famiglia è qui, Elizabeth. ››
‹‹ Oh, parli della stupenda equipe di scienziati pazzi che rinchiudono ragazzini all'interno di un buco circondato da un labirinto che brulica di mostri, poi li illude di averli salvati per successivamente buttarli in una zona deserta e piena zeppa di pazzi che vorrebbero semplicemente strapparti il naso e possibilmente una coscia per riempirsi il pancino? Oh, bell'esempio di famiglia direi! E chi non vorrebbe una famiglia simile? ››
‹‹ Ha tutto un suo scopo ››
‹‹ Ah, quasi dimenticavo. Il bene più grande. ›› schioccai la lingua, incrociando le braccia al petto.
‹‹ Sei proprio come tua madre ›› feci ruotare gli occhi verso il soffitto. Volevo solo che quel discorso finisse il più presto possibile ‹‹ sono stato in ansia per te per tutto il tempo. È stato Brytan a farti uscire, vero? ››
‹‹ Sì ›› risposi secca. Non m'interessava più nemmeno dell'altro genio.
‹‹ Lo immaginavo. Per colpa sua hai rischiato di crepare lì fuori ››
‹‹ In un certo senso, probabilmente quella sarà la mia fine ›› sollevai lo sguardo verso il suo ‹‹ ho l'eruzione, papà ››
Ci fu qualcosa come cinque secondi di totale silenzio, prima che lui si grattasse la fronte e rivolgesse un attimo lo sguardo agli schermi del computer ‹‹ devi sapere una cosa Elizabeth ›› incrociò le braccia al petto ‹‹ tu sei entrata a far parte della cianografia dal momento in cui hai messo piede nella radura. In realtà, era scontato ed era stato messo in conto come variabile che tu raggiungessi quelli del gruppo A. Ecco perché anche tu, come loro, possiedi un tatuaggio sul collo.
Noi ti abbiamo seguita durante tutto il test, così come abbiamo seguito loro. Era tutto calcolato, tranne lo sparo a Thomas ›› papà toccò la tastiera. Cominciò a digitare delle lettere. Comparve una schermata sullo schermo davanti a lui. Richiedeva una password per poter accedere ai file di videosorveglianza. La digitò e comparvero diversi video di diverse telecamere.
Cliccò sulla telecamera AB2- 57 e, una volta ingrandita l'immagine, vidi che era come una cella in vetro. Al suo interno c'erano Gervaso e Rose, stretti l'uno contro l'altra. Si abbracciavano e si coccolavano.
‹‹ Anche loro erano stati messi in conto. Sapevamo che mollandoti in quella zona avresti attirato la loro attenzione. Siamo riusciti a catturarli poco dopo e rinchiuderli in una cella di controllo. Vogliamo studiarli e capire com'è possibile a distanza di tempo loro siano ancora così stabili fisicamente e, tutto sommato, anche mentalmente non sono messi così male. ›› sorrise ‹‹ magari loro sono l'anello mancante per qualche sviluppo veramente importante ››
sentivo un senso di nervoso crescere dentro di me. Lo guardavo, ma cercavo di capire a cosa volesse arrivare con tutto quel discorso che mi stava facendo.
‹‹ Se era tutto calcolato, allora perché non mi avete fatto andare sin da subito? Volevate vedere cosa mi sarei inventata? ››
‹‹ Più o meno. Dovevamo fare in modo che tu di fidassi di almeno due di noi. Quindi di me e di Brytan ›› mi guardò con la coda dell'occhio ‹‹ c'è un'altra cosa che non sai ››
fantastico. Non sapevo proprio nulla, a dire il vero, quindi, cosa mai potevo aspettarmi di peggio?
‹‹ Ossia? ››
‹‹ Non è vero niente di quello che ti ho detto sul tuo passato. ›› corrugai la fronte ‹‹ Quando siamo arrivati qui, tu e tuo cugino siete stati subito allontanati da noi adulti, diciamo così.
Vi hanno fatto fare dei test, poi hanno separato anche voi due.
Eravate molto attaccati, sicuramente ne avrete risentito tantissimo. Né io né tua madre abbiamo mai avuto del tempo per te, così tu hai passato la stragrande del tuo tempo ad occuparti dei vari schermi e progetti assieme a Justin... e così via, insomma.
Cose che comunque puoi perfettamente immaginare da sola e da quello che ti ha già detto Justin.
Fai due più due ››
Dove stava la parte che effettivamente doveva sconvolgermi?
Non mi stava dicendo nulla di nuovo. Insomma... non era la cosa peggiore che potesse dirmi.
D'altronde, che i miei genitori mi avessero sempre ignorata, non mi toccava poi tanto.
Era triste piuttosto il fatto che non avessi nessun appiglio nemmeno in precedenza, ma non era poi così grave in quel momento.
Decisi comunque di dargli il contentino e farmi vedere visibilmente scossa dalla cosa.
Chiusi gli occhi e sospirai pesantemente, deglutendo visibilmente, come se stessi cercando di ingoiare un groppo in gola.
‹‹ Poi? ›› lo incitai a continuare.
Lui prese un breve respiro, poi fu come se fosse improvvisamente assorto dai ricordi ‹‹ poi tua madre si ammalò. Quella parte è vera. Ma non ti ho detto che è peggiorata quando ha scoperto che eri finita nella radura. Ha dato giù di matto. Eravamo riusciti a tenere a bada il virus attraverso il nirvana fino al giorno in cui tu ti sei svegliata all'interno della scatola, poi lei di punto in bianco cominciò a pensare che l'intero piano per completare la cianografia facesse pena e ha tentato di liberare di quei mostri che avete affrontato nella zona bruciata, per scagliarceli contro.
Voleva distruggere l'intera struttura. Così l'abbiamo addormentata e portata via ››
Okay, questo mi aveva effettivamente stupita.
E se mia madre non fosse stata malata completamente? Magari era stata presa solo da un lapsus di rabbia, dovuto anche ad un attimo di lucidità completa che riuscì a mostrarle quanto tutto questo fosse assurdo ‹‹ Vuoi sapere un'altra cosa che ti farà sicuramente infuriare? ››
ero ancora immersa su quelle riflessioni, così annuii senza neanche pensare ‹‹ Sai perché eri così attaccata a quel bambino di nome Chuck? ››
corrugai la fronte nel sentire solo quelle parole. Sentii subito i brividi lungo la schiena.
Realizzai subito ciò che stava per dirmi ancor prima che iniziasse a dire la frase, ma decisi di sentirlo uscire dalle sue labbra ‹‹ lui era tuo cugino ››.
Fu come sentire gli squarci sul mio petto riaprirsi e sanguinare a fiotti.
Chiusi gli occhi, spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Quello aveva effettivamente fatto male.
Lui era veramente un membro della mia famiglia, quella vera, quella di sangue. E poteva essere l'unico di cui potevo veramente preoccuparmi, a cui potevo effettivamente essere attaccata.
‹‹ e vuoi anche la ciliegina sulla torta? ›› stavo odiando quelle domande del caspio. Non era meglio dirmi tutto in una volta, a questo punto?
Digrignai i denti, annuendo una seconda volta. Era meglio che non provassi nemmeno ad aprire la bocca o avrei cercando di ribaltare l'intera stanza e sfasciare tutti gli schermi. Mi sentivo schiacciata dalla realtà delle cose. Fissai lo schermo davanti a me. Rose e Gervaso si coccolavano come una coppia normalissima. Lei era accoccolata a lui, quasi in cerca di protezione. Forse piangeva, forse singhiozzava. Non era stupida, anche se un po' andata. Sicuramente si sentiva totalmente in trappola... e la cosa peggiore, e che lo era. Lo eravamo tutti.
‹‹ Tu non hai l'eruzione. Siamo stati noi a farti credere di averla ›› sentii qualcosa crescere dentro di me in quel momento. Mi vennero i brividi lungo la spina dorsale. I brividi di disgusto. Schiusi lievemente le labbra, ma dalla mia bocca non uscii una sola parola ‹‹ hai presente che Marie ti ha punta una volta salita sulla berga? Ecco, attrarso la puntura ti ha passato un microchip che è salito indisturbato fino al cervello. Come un piccolo robottino. Si è piantato lìe ha agito indisturbato.
Noi, da qui, mandavamo al tuo cervello impulsi elettrici che agivano a livello celebrale.
Tu sei perfettamente immune all'eruzione, quindi farti avere gli stessi istinti e stimoli non è stato per niente facile. Abbiamo rischiato di alterare anche troppo le tue capacità, ma hai resistito in maniera a dir poco eccellente! Non hai avuto nessun effetto collaterale, se non una grossissima spossatezza. Poi, proprio alla fine della prova, quando eri dentro la capsula il chip ha smesso di funzionare. Che fosse una coincidenza o un malfunzionamento non si sa, ma l'ho fatto definitivamente rimuovere mentre ti curavano ed eri senza coscienza. Sei svenuta probabilmente per la debolezza causata da tutta quella pressione celebrale che ti abbiamo causato. Scusaci, piccola ››
‹‹ Sono stata fottutamente presa in giro da mio padre. Ma vogliamo scherzare? Ma che razza di mostro sei?! ›› risi istericamente, passandomi le mani tra i capelli. Mi sentivo usata. Ero stata usata da mio padre. Quale razza di mostro poteva essere? Non potevo credere alle mie orecchie.
Lui mi guardava come se quella fosse la cosa peggiore che potessi dirgli. Ma c'erano ben altri termini per definirlo ed erano ben peggiore di quello.
‹‹ Elizabeth... ››
‹‹ No, per favore, chiudi quella caspio di bocca o sto andando in cerca di ago e filo per cucirtela io stessa con le mie favolose mani da spaccata. Ah, no, aspetta! Io sono immune, ma mio padre ha ben deciso di farmi pensare di essere una spaccata. Che burlone che sei, paparino mio! ›› finsi un espressione intenerita, poi tornai immediatamente seria, squadrandolo dalla testa ai piedi ‹‹ mi fai ribrezzo. ››
‹‹ Tra un po' di tempo avremo la certezza che le cose non sono cambiate. Ora vi terremo sott'occhio e p-››
‹‹ Fate con comodo. Sai com'è, non avete fatto altro che tenerci sott'occhio giorno e notte negli ultimi tempi... ››
‹‹ … dicevo, vi terremo sott'occhio e poi tra un po' di tempo diremo i nomi degli immuni e dei non immuni ››
‹‹ Bene così ››
‹‹ Alcuni di voi potrebbero essere peggiorati, in quel posto ››
‹‹ Date la colpa a voi stessi ›› sibilai, come se volessi sputare veleno. Lui mi guardò come se l'avessi ferito.
‹‹ Elizabeth... ascoltami ››
‹‹ Non ho fatto altro per tutto il tempo, e sei stato solo capace di dirmi cose veramente poco piacevoli da sentire, papà ››
‹‹ Io ho l'eruzione ›› disse tutto d'un fiato.
Lo guardai con uno sguardo di fuoco. Dovevo essere dispiaciuta, ma in quel momento provai solo rabbia. Eppure lui mi guardava quasi come se volesse chiedermi di abbracciarlo. Non ero capace in quel momento di provare qualcosa di positivo per lui, ma mi impegnai per sembrare almeno un minimo dispiaciuta. Qualcosa nel suo sguardo mi diceva che non ero per niente una buona attrice in quei casi.
‹‹ Mi dispiace ›› provai a dire. Allora sforzò un sorriso ‹‹ ora torno dai miei compagni ››
‹‹ Non puoi farlo! Quest- ››
‹‹ Guardami! ›› mi indicai la faccia con la mano, accennando un sorrisetto sarcastico ‹‹ questa è l'espressione che ti fa capire quando caspio me ne frega del tuo divieto ›› e, detto questo, uscii dalla stanza. Mio padre non disse una sola parola. Non a me, almeno.



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