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Autore: Vika_I_Love    15/11/2015    1 recensioni
La vita di Molly Sue è una lotta continua, ha lottato nel Bronx, ha lottato in carcere, ha lottato per ricevere amore ed ora lotta per farsi spazio nella WTA.
Le sue convinzioni vacillano quando il suo percorso incrocia quello di una ragazza, Molly ha paura di Emily, ha paura di diventare “umana”, Emily è l’unica a non avere paura di Molly, l’unica che riuscirà a cambiarla.
Molly non sa che Emily per lei sarà un tornado.
Il tornado passa violentemente e prende tutto, tutto ciò che vuole.
“Lo sguardo della più piccola era perso nel vuoto, il cuore le batteva a mille, le faceva male, le bruciava dentro al petto come se da un momento all’altro dovesse scoppiare.
Emily invece era decisa, la guardava dritta negli occhi, cercava di captare qualcosa che andasse oltre le apparenze, cercava di capire realmente chi fosse Molly Sue.
Molly non poteva essere la ragazza viziata e senza sentimenti, non poteva essere come la descrivevano i giornali, lei non aveva il cuore di pietra.
Portò le mani sul viso della bionda, riuscì a catturare il suo sguardo, l’accarezzò delicatamente.
-Sei troppo bella per non farti male
Storia rivisitata
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Sei troppo bella per non farti male

02: Era passata, aveva spazzato via tutto, ed era andata via


Vera come ogni mattina, andò a svegliare Molly, ben sapendo che dormisse ancora.
Prima di svegliare la ragazzina, scese al piano terra per gustarsi un caffè. 
Dietro il bancone come la maggior parte delle volte c’era Emily, faceva dei turni assurdi, era riuscita ad ottenere quel posto di lavoro tanto desiderato grazie a tanto studio, curava le bevande per gli atleti lei stessa, grazie alla sua gentilezza era riuscita a far parte dello staff che seguiva gli atleti nelle competizioni più importanti.
La barista sorrise a Vera gentilmente, la donna ordinò il suo caffè mentre sfogliava un giornale di gossip.
Come immaginava, 4 pagine del giornale erano dedicate a Molly, scosse il capo ormai rassegnata, aveva visto delle foto con la sua atleta e AJ, erano state scattate di recente, riconosceva l’albergo alle loro spalle.
Emily le porse il caffè, Vera ringraziò e pagò, aveva cambiato espressione, qualche secondo prima era sorridente e gentile, dopo aver sfogliato il giornale, era nervosa e altezzosa, quella ragazzina le faceva perdere la pazienza.

Emily richiamò la donna, le andò incontro e le porse dei soldi –Ecco a lei il resto-, Vera scosse il capo fece un cenno con la mano –e’ per te, è la mancia, oggi c’è la finale quindi ne ho approfittato per ringraziarti del servizio di queste settimane-. Emily arrossì per l’imbarazzo erano davvero tanti soldi per una mancia, sorrise per ringraziare, ma poi prima di andar via decise di farle una domanda, voleva capire anche se non fossero affari suoi –ti seguivo quando ero piccola, avevo 8 anni, eri bravissima, come mai non alleni qualcuno di più gestibile? –
Vera sorrise si prese qualche secondo per rispondere –io alleno il talento per eccellenza, Molly non è la ragazzina viziata che voi … - si fermò un attimo, fece un sospiro, non voleva alterarsi, non voleva urlare contro quella ragazza, si calmò e poi proseguì –che tutti voi, siete abituati a vedere sui giornali, lei non è la ragazza arrogante delle conferenze stampa, lei è tutt’altra persona, lei riuscirà a fare quello che nessuno è riuscito nel tennis-
Emily sorrise, lei non credeva che Molly potesse fare tanto, credeva che AJ ed altre distrazioni l’avrebbero fatta ricordare in campo tennistico solo per la sua bellezza, lei si sarebbe limitata ad essere la tennista più bella della storia, non avrebbe potuto fare di meglio. Avrebbe giocato la finale di Wimbledon tra qualche ora, ma Molly non era costante, non aveva una vita regolare, beveva alcolici e fumava troppo per essere una atleta professionista, la sua vita irregolare si sarebbe fatta sentire se la finale si sarebbe dilungata troppo, ma Molly era un’incosciente.


Vera entrò in camera di Molly. Era buio, le finestre chiuse evitavano che la luce potesse riflettere nella stanza.
Vera aprì la finestra, si fece accecare dal sole, si voltò verso il letto, era pietrificata.
Le regole erano chiare, prima di una partita soprattutto prima di una finale si dovevano evitare certe cose
-Non si dovevano bere alcolici
-Non si dovevano fumare sigarette
-Non si doveva fare tardi
-Non si doveva andare in discoteca
Ma soprattutto non si doveva fare sesso. 
L’immagine di Molly nuda distesa sul letto tre le braccia di AJ anche lui senza vestiti, bottiglie di rum vuote ai piedi del letto, pacchetti di sigarette anche questi vuoti sul comodino, e i vestiti da party che probabilmente i due avevano indossato la sera prima a terra, era esattamente l’immagine che Vera non voleva assolutamente vedere.
Andò in bagno e riempì un secchio con l’acqua, mentre si malediva, forse Emily aveva ragione, Molly era senza dubbio un talento puro ma solo con il talento non si va molto avanti, si recò nuovamente di fronte il letto, e gettò l’acqua gelata sul corpo della sua atleta.
-Porca puttana, ma cosa cazzo stai facendo?- Molly si alzò di colpo dal letto, portò una mano alla testa, le faceva malissimo, si girò intorno e si rese conto della cazzata che aveva fatto la notte prima, guardò Vera anche se non ne aveva il coraggio, la donna aveva le braccia incrociate era davvero nervosa, AJ si trovò tra l’incudine e il martello. Vera non lo degnò di uno sguardo –Non so cosa cazzo ci fai qui, ma devi andare via ora, e quando dico ora significa immediatamente-.
AJ si alzò dal letto, si infilò i box e i pantaloni velocemente, si avvicinò alla ragazza, la baciò per salutarla e poi andò via salutando Vera, ma senza ricevere risposta.
Molly era ferma, immobile, cercava di capire come non rendere la situazione peggiore, ma ogni cosa che le passava per la testa avrebbe peggiorato la situazione.

Vera guardò la ragazza, le indicò il bagno e con estrema calma decise di dirle qualcosa –fatti una doccia ghiacciata- Molly con lentezza si recò verso il bagno, la sua coach però le urlò contro –Muoviti- la ragazza velocizzò il passò ed entrò nella doccia.

Vera chiamò il servizio in camera, Molly non sarebbe uscita da lì per nessun motivo al mondo, troppe malelingue avrebbero impedito alla ragazzina di concentrarsi per la finale, il compito di Vera in quel momento era
-Far riprendere Molly
-Farle passare il mal di testa
-Riuscire a farla ragionare
-Farla sembrare una ragazza perfetta per la finale
Aveva poche ore per riuscire nell’impresa e lei ci sarebbe riuscita.
Aveva bisogno di un aiuto però, e lei sapeva chi potesse aiutarla.
Il ricevente della telefonata rispose, e alla sua domanda Vera decisa fece la sua richiesta –Emily Vivaldi- 



Emily aveva appena finito il suo turno, finalmente poteva godersi il pomeriggio con le amiche, era il ultimo giorno di lavoro, tra due giorni avrebbe preso l’aereo per ritornare a casa, le mancava casa, le mancava la sua famiglia, le mancava la Sicilia. 
Ripose gli indumenti di lavoro nell’armadietto destinato al personale, il suo responsabile arrivò sorridendo, le porse una busta, -Questo è un mio regalo, sei una brava ragazza Emily- la ragazza sorrise, abbracciò il signore poco distante da lei e lo ringraziò.
Prese la borsa e la portò sulla spalla. –Emily- la voce del suo capo la fece voltare, era quasi preoccupata nel sapere cose avesse da dirle, -Devi correre, chiedono urgentemente di te nella 358-
-no, no, no, no – Emily sapeva chi ci fosse nella 358, non voleva avere nulla a che fare con quella ragazzina, continuava a ripetere “no”, ma il suo responsabile cercò di farla ragionare, portò le mani sulle spalle della ragazza –Hai aiutato Molly Sue dal primo giorno che sei arrivata qui, spesso sei rimasta qualche ora in più per non lasciarla sola e ubriaca in un bar pieno di ragazzi vogliosi di lei, correggevi il rum con l’acqua quando era troppo ubriaca per rendersi conto di cosa stesse bevendo, l’hai accompagnata nella sua stanza più di una volta in queste due settimane, tu ti sei presa cura di Molly Sue non volendo, ed ora lei ha bisogno di te, tra poche ore ci sarà la finale, se lei sarà ancora in uno pessimo stato, tu ti darai le colpe, ti conosco-
Emily rassegnata sospirò, andò verso l’ascensore, quella ragazza iniziava davvero a darle sui nervi.
Vera era riuscita ad eliminare le prove che dimostravano della serata poco cauta che aveva vissuto Molly, aveva cambiato le lenzuola del letto, aveva buttato bottiglie e pacchetti di sigarette, erano in un albergo a 5 stelle e le toccava anche pulire la camera per colpa di quella incosciente.
La porta della stanza si aprì, Emily entrò e chiuse la porta alle sue spalle velocemente.  Guardò la donna armata di straccio e detersivo e capì cosa stesse succedendo. Innervosita dalla situazione allargò le braccia
-Perché io? Cosa ha fatto questa volta?-
Vera guardò il letto appena risistemato –Spero che non abbia concepito, non ho trovato una traccia di preservati, l’unica cosa che mi avrebbe fatto stare meglio sarebbe stato un preservativo usato, ti rendi conto di cosa mi stia facendo passare? Da venti minuti sto mettendo a soqquadro la stanza per trovare un preservativo-
Emily si intenerì, la sue espressione divenne più docile.
Dal bagno uscì Molly, aveva un paio di tanga che le coprivano ben poco, la sua faccia non dava spazio all’immaginazione, solo vedendola si capiva cosa avesse fatto la sera prima. Vide Emily e sorrise beffarda, sapeva che la sua coach l’avrebbe chiamata, non era sorpresa di vederla lì, era una delle poche persone che conosceva gli ingredienti per guarire il post sbronza –Ciao Emily, possibile che ogni volta che entri nella mia stanza mi vedi nuda?-
La ragazza alzò le spalle, aveva una busta e sfilò le bottiglie dalla stessa, -Non è colpa mia se sei sempre nuda, evidentemente hai una vita sessuale molto attiva-
Vera guardò le due ragazze , scosse il capo e alzò la voce per farsi sentire –Basta voi due- le due ragazze si guardarono con aria di sfida entrambe, Vera prese le sue cose non riusciva a stare lì dentro, avrebbe voluto ammazzare Molly in quel momento, Emily iniziò a preparare la bevanda magica per post sbronza, guardò nuovamente l’altra ragazza –Stavo per dimenticarmene, hai usato il preservativo in questi giorni?-
Molly si limitò ad alzare il dito medio, Vera capì che dovesse andare via in quel momento o avrebbe fatto del male alla sua atleta, -vado a fare la tua conferenza stampa-. 


Molly ed Emily si trovarono nella stessa stanza, la bruna lanciò una felpa verso la tennista, -Vestiti cortesemente, mi sono stancata di vedere le tue tette -. 
Molly indossò la felpa e si sdraiò sul divano –Io ho ancora sonno- aveva assunto l’espressione di una bambina, Emily sorrise, in quel momento la bionda sembrava quasi umana, si avvicinò a lei e le porse la bevanda, Molly le fece spazio sul divano per farla sedere, Emily si accomodò e guardò la ragazza,
-Perché lo hai fatto? Cazzo è una finale, parliamo di Wimbledon, hai 17 anni e giochi una finale, e tu rovini tutto con queste cazzate? La Stewart avrà riposato tutto il giorno, sai che punta al grande slam-
Molly bevve tutto d’un sorso la bevanda, scosse la testa divertita e quasi ovvia rispose –La Stewart non potrà mai vincere il grande slam, non ha le capacità per farlo, io oggi le ho reso le cose più facili, ma ci saranno gli US Open- posò il bicchiere sul tavolino senza muoversi dal divano, -Parlando di te, che ci fa una ragazza come te a servire sportivi arroganti e ad aiutare una come me?-
Emily sorrise, si alzò dal divano e prese il completo che avrebbe indossato la ragazza per la finale –E’ il mio lavoro, sono pagata per farlo- le porse il completo e si risedette sul divano –Vestiti, hai una finale-
Molly arrossì, oltre Vera nessuno si era mai preso cura di lei, Emily la metteva in soggezione, quando la guardava con quei occhi grandi nocciola si sentiva spaesata, e quando le sorrideva una morsa allo stomaco prendeva vita, scosse la testa per non pensare a determinate cose e iniziò a vestirsi, mentre Emily sfogliava la rivista di gossip.
Molly era pronta, caricò il borsone sulle spalle, Emily le aprì la porta –Fai il possibile-, la bionda sorrise e abbozzò un si –Comunque non uso preservativi perché sono sterile-. Emily si bloccò alla porta mentre l’altra ragazza sparì una volta preso l’ascensore.
Molly Sue era la ragazza più presuntuosa ed arrogante che conosceva, diceva cose di un certo spessore come se fossero cose di poca importanza, era un mistero, Molly Sue era un mistero, è stata chiusa in un carcere per oltre 4 anni, doveva ringraziare il suo talento e l’amore che gli inglesi provavano per lei per essere riuscita ad uscire prima, ma nessuno sapeva come mai lei fosse finita dietro le sbarre, delle volte la sua espressione incuteva terrore, era apatica, era diretta, era glaciale, Molly era tutto ciò che un genitore non vorrebbe, ma di questo non bisognava preoccuparsi, Molly era orfana, non aveva nessun genitore.


Un paio d’ore dopo Molly era negli spogliatoi, cercava di controllarsi, camminava avanti e indietro, passava una pallina tra una mano e un’altra. Lo stomaco le faceva malissimo, la testa le girava, si sentiva debole, la bevanda post sbronza era stata di grande aiuto, ma le sue condizioni non erano ottimali, aveva fumato parecchio, e il suo gioco si concentrava sulla corsa, non aveva il fiato per correre in quel momento.
Vera entrò negli spogliatoi, Molly sentì la sua presenza, si voltò, aveva un espressione impaurita, sapeva che da lì a poco avrebbe giocato una finale e sapeva di aversela giocata prima di scendere in campo, sarebbe stato un miracolo finire la partita.
-Coach mi dispiace, non so cosa sia successo- Molly si avvicinò a Vera per abbracciarla, e la donna non le negò l’abbraccio, la strinse a se capendo che Molly avesse bisogno di lei in quel momento, così cercò di darle forza, sapevano entrambe che Molly non avrebbe vinto
-Cosa fai quando sei ad un passo dall’impresa? E cosa fai quando ti rendi conto di aver fallito? Cosa fai l’attimo dopo averlo compreso?-
Molly strinse i pugni, guardo la sua allenatrice e con gli occhi quasi bagnati dalle lacrime scosse il capo
-ti alzi da terra, rigetti le lacrime, fai un passo dopo l’altro, fai finta di non sentire dolore, ti complimenti con la tua avversaria stringendole la mano, ora potrai abbandonare il campo, se avrai la forza firma qualche autografo, non fermarti con i giornalisti potrai dire cose per poi pentirti di averle dette, vieni negli spogliatoi io sarò qui, io sono qui, ti aspetterò perché io sono qui e sarò sempre qui per te-

La partita iniziò, gli spalti erano pienissimi, non c’era un posto libero, i fotografi erano ovunque, Molly però fissava solo la sua coach, doveva pensare che ci fossero solo lei e la sua avversaria.
Dopo 3\4 d’ora la partita era in perfetto equilibro 4-4, alcuni game erano andati ai vantaggi, Molly non aveva fiato, riusciva a fare alcuni punti grazie al servizio sul corpo dell’avversaria per poi battere facilmente a rete, ma sapeva benissimo di non poter reggere ancora a lungo.
Arrivarono al tiebreak, dopo 1 ora e venti di gioco, fino a quel momento non era stata una bellissima partita, avevano imposto entrambe un gioco molto tattico, la Stewart aveva paura della corsa e della resistenza di Molly ignara delle condizioni fisiche dell’avversaria che sapeva nascondere le sue lacune della giornata.
La Stewart era al servizio, aveva la palla del set point, cambiò tattica, con una serie di diagonali fece correre l’avversaria da una parte all’altra del campo, un dritto lungo linea riuscì a mettere in difficoltà Molly che riuscì ad arrivare sulla palla, preparò un rovescio diagonale in corsa, nonostante la grande tecnica del colpo, nonostante lo spettacolo che Molly era riuscita a mettere in campo correndo come una furia da una parte all’altra del campo, la pallina uscì per questioni millimetriche fuori dal campo.
La Stewart esultò energeticamente, mentre Molly era rimasta a terra, si alzò con l’aiuto della racchetta, andò a sedersi , capì che quello appena giocato era lo scambio decisivo, aveva capito che orami la partita era finita, non poteva resistere per altri due set. Il primo set era durato un ora e 35 minuti, era stato lunghissimo. 

Il secondo set durò quasi la metà del tempo, ma la consapevolezza di Molly di aver perso la finale la fece giocare più liberamente, era riuscita a portare a case degli scambi spettacolari, il secondo set era stato un monologo a favore della giovane tennista inglese, che in 49 minuti era riuscita a portare il match in parità.
7-6; 1-6. 
Molly guardò Vera, entrambe sapevano che Molly nel secondo set aveva dato tutto, lo aveva fatto per essere ricordata almeno per un gioco divertente da vedere.
Il terzo set diventò più divertente e più falloso, gli errori dovuti alla stanchezza si erano triplicati, le due giocatrici avevano due modi di giocare completamente diversi, la Stewart giocava dal fondo del campo, Molly preferiva giocare a rete e adottare un gioco più aggressivo e più  vario di colpi, sapeva di non avere molta potenza per questo puntava sulla tecnica.


Anche il terzo set finì al tiebreak.
Ed anche questa volta fu la Stewart ad avere la palla del set point, ed anche questa volta decise di far correre l’avversaria, Molly era stanca, non aveva fiato e non aveva forze, riuscì ad arrivare ad ogni palla con la forza della disperazione, la Stewart colpì la palla, e disegnò una diagonale stretta e veloce, Molly corse velocemente riuscì ad arrivarci ma non riuscì a mettere forza nel colpo, la pallina si fermò in rete.
La Stewart festeggiò, mentre Molly era rimasta a terra, aveva la testa tra le mani, non poteva crederci, aveva perso una finale, sapeva che non avrebbe mai vinto, ma perdere così faceva male, era riuscita a fare una bella partita, se solo non avesse fatto baldoria il giorno prima, molto probabilmente avrebbe portato a casa il trofeo, era inglese, giocava in casa, il pubblico era tutto in piedi per applaudire la sua impresa anche se aveva perso al terzo set dopo 3 ore e 23 minuti di gioco.
Molly si ricordò delle parole della sua allenatrice
-Alzati da terra, e così fece
-Rigetta le lacrime, e così fece
-Fai un passo dopo l’altro, e così fece
-Fai finta di non sentire dolore, e così fece
-Stringi la mano alla tua avversaria per complimentarti, e così fece
-Firma gli autografi se ne hai le forze, ma lei non lo fece
-Ignora i giornalisti, ma lei ne spinse qualcuno cosa che fu fotografata
Arrivò negli spogliatoi, si gettò a terra, Vera era lì –Sono orgogliosa di te, sei stata una leonessa, sai di aver fatto un impresa-
Molly si buttò tra le braccia di Vera, solo in quel momento scoppiò a piangere.



La giornata non era ancora finita, l’hotel aveva organizzato un party elegante per festeggiare la vincitrice dl torneo, la Stewart era la protagonista indiscussa per quanto riguardasse arredamento del locale, c’erano sue foto ovunque, ma tutti i giornalisti cercavano Molly tra la folla, non aveva detto molte parole dopo la sconfitta in finale.
La ragazza aveva optato per un miniabito, dei sandali alti e i capelli li aveva raccolti in modo classico, dopo essere stata convinta dalla sua coach a partecipare al party.
Aveva ricevuto i complimenti di molte delle sue colleghe, nessuna si sarebbe immaginata che la Sue avesse un gioco tanto divertente ed efficace.
Dopo le chiacchiere di cortesia aveva deciso di mettersi in disparte, era seduta su una poltrona godendosi l’aria aperta che le permetteva il terrazzo. 
Non riusciva a perdonarsi, era solo colpa sua, non era una professionista era una ragazzina che si divertiva a giocare a tennis, un anno prima era dietro le sbarre, il cambiamento era stato troppo veloce per riuscire a capire cosa fosse giusto fare.
Una voce familiare la distrasse dai suoi pensieri –Ti ho portato un cocktail analcolico-, Molly sorrise, guardò Emily e il suo primo pensiero nel vederla era che fosse bellissima.
-Grazie- la mora indicò uno scalino di fronte alla poltrona dove era seduta Molly –Posso?-, la bionda spostò le sue cose dallo scalino ed Emily capì che poteva sedersi.
Sorseggiava del vino rosso, dalla sua borsa sfilò una sigaretta, Molly le porse l’accendino, Emily accese la sigaretta facendo un lungo tiro per accenderla alla perfezione.
La più giovane interruppe il silenzio –Non dovresti essere in aeroporto?- 
La mora fece un altro sorso di vino, -Volevo assicurarmi delle tue condizioni, sono stata pessima oggi, non sono nessuno per giudicarti, sono stata una delle tante persone che ti giudicano senza sapere nulla di te-
Molly sorrise –Invece sei stata grande, se non ci fossi stata tu, non avrei neanche avuto la possibilità di giocare oggi- prese il calice di vino tra le mani di Emily e assaggiò il liquido scuro quasi porpora –Stai benissimo stasera, non sono abituata nel vederti così, ti ho sempre vista con la divisa da lavoro-
La mora sorrise – Fortunatamente ho anche altri vestiti oltre la maglietta blu dello staff- Molly rise divertita dal tono di voce di Emily, ma la mora la spiazzò poco dopo –Vorresti dire che non mi consideravi bella dietro il bancone mentre mi pregavi di servirti altri alcolici?- aveva assunto un tono di voce sensuale, la bionda arrossì,iniziava ad avere caldo, era la prima volta che si trovasse in difficoltà, aveva sempre lei la pallina del gioco, ed ora aveva la netta sensazione che Emily la stesse provocando, era spaesata, le dolorose fitte allo stomaco dopo la finale continuavano a farle male.

Lo sguardo della più piccola era perso nel vuoto, il cuore le batteva a mille, le faceva male, le bruciava dentro al petto come se da un momento all’altro dovesse scoppiare.
Emily invece era decisa, la guardava dritta negli occhi, cercava di captare qualcosa che andasse oltre le apparenze, cercava di capire realmente chi fosse Molly Sue.
Molly  non poteva essere la ragazza viziata e senza sentimenti, non poteva essere come la descrivevano i giornali, lei non aveva il cuore di pietra.
Portò le mani sul viso della bionda, riuscì a catturare il suo sguardo, l’accarezzò delicatamente.
-Sei troppo bella per non farti male-

Molly la guardò quasi sorpresa –Credi davvero che io sia così bella?-
Emily sorrise, portò la sigaretta tra le labbra e fece un lungo tiro, non rispose alla domanda si limitava a fissarla.
La bionda si sentiva studiata, le sembrava di essere un esperimento scientifico quando Emily la guardava, gli occhi della mora sembravano fossero dei raggi x, Molly era in netta difficoltà, quella situazione la stava mandando fuori di testa. 
Doveva essere lei quella che comandava, doveva essere lei quella con il coltello dalla parte del manico, doveva essere lei a mettere in difficoltà.
Eppure Emily era talmente sensuale ai suoi occhi da farle attorcigliare lo stomaco e solo in quel momento capì cosa si provasse con la frase “le farfalle allo stomaco” e desiderava un insetticida per prendere in mano la situazione.
Molly cercava di distogliere lo sguardo dalle labbra della mora, ma non riusciva a farlo, era seduta più in alto dell’altra, portò le mani sulle ginocchia di Emily, -A che gioco stai giocando?-, la mora sorrise strinse una mano di Molly –Io non gioco mai-.
La bionda fece un lungo respiro, aveva il viso rosso dall’imbarazzo, lo stomaco attorcigliato, e aveva molto caldo, doveva riprendersi, ma la ragazza di fronte a lei era una calamita.
Molly si porse in avanti, le mani abbandonarono le ginocchia di Emily per posizionarsi sul viso della ragazza, chiuse gli occhi e fece quello che desiderava, quello che in quel momento desiderava più di aver vinto la finale di Wimbledon, portò le sue labbra su quelle della mora.
Le socchiuse e catturò il labbro inferiore di Emily, la sentiva sorridere, la barista portò una mano sul collo della bionda e l’altra sullo schienale della poltrona, e senza staccare le labbra da quelle dell’altra ragazza si alzò dallo scalino per sovrastare Molly e non lasciarla agire a modo suo, lei non era AJ, non era una delle tante persone che le sbavava dietro che pur di avere una sua attenzione avrebbe fatto di tutto, lei era diversa e Molly doveva saperlo.
Emily socchiuse le labbra e passò la lingua sul labbro superiore di Molly, che senza esitazioni le diede il via libera per fare ciò che volesse, la mora approfondì il bacio, ma lo fece dolcemente, assaporò il baciò con desiderio, si staccò leggermente e sorrise, -Sei molto calda- portò le labbra nuovamente su quelle di Molly, ma questa volta non approfondì il bacio, si distanziò dalla più piccola, prese la borsa sullo scalino e andò via.

Molly era rimasta sulla poltrona, non aveva mai ricevuto un bacio con la stessa carica di passione, non era mai stata sottomessa da nessuno, ed ora era arrivata Emily, aveva sconvolto la sua vita, aveva fatto vacillare le sue convinzioni, era passata, aveva spazzato via tutto, ed era andata via. 
Emily era un tornado.



Angolo autrice:
Questa storia sarà aggiornata ogni Domenica, lavoro e studio mi impediscano di farlo durante la settimana.
Mi spiace per chi non segue il tennis, ho usato termini meno tecnici possibili per far capire l’andamento della partita, ma dal mio nickname si intuisce la mia passione per il tennis (Vika è la mia tennista preferita, ovvero l’Azarenka).
Non capire al 100% le partite durante la storia non sarà un problema.
Le cose iniziano a prendere una piega interessante.
Molly da carnefice a vittima, ed Emily da brava ragazza a seduttrice .
Dal secondo capitolo inizia il principio della storia principale della storia.
  
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