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Autore: Heart_break    15/11/2015    1 recensioni
Rieccomiiii!
Ed ecco a voi il seguito della mia ff (sul finale variato di Naruto), che non siete obbligati a leggere per capire questa perché bene o male leggendo lo si intuisce; se, invece, volete comprenderlo al meglio leggetelo.
Dal brano: “... e dopo essersi messa a letto, si rannicchiò abbracciandolo stretto stretto. Stette per un po' ad osservare la luna dalla finestra e nonostante i pensieri fossero molti e tormentosi, la stanchezza ebbe il sopravvento su di lei tanto che chiuse gli occhi senza accorgersene.
Sakura da quando Sasuke se n'era andato non aveva più versato una lacrima...”
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Konohamaru, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache dell'uragano'
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“Tutto cosa?” 
“Se avessi sbagliato a prendermi cura di Sasuke? Se avessi fatto meglio a lasciarlo a qualcun altro? A una famiglia per esempio. Se avessi fatto a meno di innamorarmi di una persona che ora non c'è più... cosa gli sto offrendo io?!” strinse di più le mani sui capelli.
“Sakura... perché dici questo ora?” rispose Ino appoggiando una mano su quelle che reggevano così aspramente quei ciuffi rosa “Hai fatto una cosa bellissima, non so in quante avrebbero fatto lo stesso! Se è di un uomo che hai bisogno non devi sentirti in colpa o avere paura che possa disturbare la serenità di tuo figlio prima di provare!” 
Al piccolo Sasuke bastarono le parole “Se avessi sbagliato a prendermi cura di Sasuke? Se avessi fatto meglio a lasciarlo a qualcun altro?” per indietreggiare di un passo. Il bambino infatti, era uscito dalla propria cameretta per andare a salutare, come gli era stato insegnato, l'ospite, ma arrivò solo sulla soglia della porta che dal corridoio dà alla cucina e li si fermò. Ecco perché gli sembrava triste la madre, ecco perché sentiva quell'aura così amareggiata di recente: era il responsabile dell' angoscia della madre, così pensò. Scappò di corsa sul piano superiore, dove aveva la stanza, prese la tracollina della scuola e la riempì con un po' di tutto quello che gli sembrò utile per sopravvivere da solo fuori casa. Poiché era ancora un bambino nonostante l'acutezza precoce per quell'età, prese come oggetti utili da portare con sé l'astuccio, un quaderno, una mappa di Konoha e dintorni di quelle per bimbi e un paio di kunai. In fine scappò in lacrime dalla finestra senza farsi vedere o sentire. 
Le due ragazze erano sempre in cucina: Ino cercava di tirar su il morale a Sakura che comunque non piangeva, ma era il ritratto della disperazione, anzi, forse era proprio così disperata che non riusciva nemmeno ad esternare tutto quello che portava dentro. 
Ormai si era fatto tardi e Ino doveva rientrare a casa; Sakura, invece, stupita che il figlio non si fosse fatto ancora vedere “Quanti compiti aveva da fare?” andò a chiamarlo, aprì la porta della sua camera e non lo trovò. 
La stanza era un po' in disordine, ma non così tanto da far destare dei sospetti.
“Sasuke?” “E' in bagno?” si convinse. Aprì la porta dei servizi: niente. La stessa scena si ripeté in tutte le stanze rimaste al piano di sopra. Sakura accumulava ansia. 
Si scagliò al piano terra. 
“Non riesco a trovare Sasuke, ho guardato dappertutto, non c'è!” 
“Sakura, calmati magari è fuori a giocare e non l'abbiamo visto.” rispose Ino non convinta di quello che aveva detto: anche lei  provava uno strano sentore. 
Le due uscirono fuori, ma il bambino non era neanche lì. La rosa perse per un attimo le forze finendo a terra. “Cosa ho fatto?!” bisbigliò, ma Ino non le diede il tempo di abbattersi e la tirò in piedi a forza.
“Probabilmente ha trovato degli amici e si sono allontanati a giocare, sai come sono i bambini... non gli avranno dato l'opportunità di avvisarti!”
“No, Sasuke non è così mi avrebbe detto che usciva, mi avrebbe avvisata...” 
“Sakura, basta! Vado a chiamare Naruto e lo cerchiamo insieme. Tu intanto prova a fare un salto al parco e se lo trovi avvisaci!” 
“Naruto? No ti prego, non chiamarlo come posso dirgli di averlo perso di nuovo, ti prego non farl..” 
 Sbam  uno schiaffo da parte della bionda “Io vado a chiamare Naruto e tu cerchi tuo figlio al parco, ok?”  L'altra si riprese da quel vortice di tormenti e annuì all'amica.
Si separarono e con un paio di scatti arrivarono entrambe alla propria destinazione: Ino entrò senza preavviso nell'ufficio dell'Hokage.
“Naruto! Sasuke è scomparso!” 
Il ragazzo colto alla sprovvista esitò prima di parlare “Come scomparso?” La Yamanaka sbattè un pugno sulla scrivania e gli urlò contro “Si è scomparso, non si trova più, Sakura è in giro per il villaggio, magari l'ha trovato però ho un brutto presentimento.” 
Il giovane kage non esitò un istante di più e chiamò i suoi segretari, Moegi e Udon. 
“Assicuratevi che non ci siano disguidi nel tempo che sarò via.” Richiamò due cloni e li lasciò nell'ufficio dando a questi e agli altri due le ultime disposizioni prima di lasciare la stanza con Ino. Per la strada si separarono un attimo.
“Vado ad avvisare Hinata, cerca Sakura!” “Maledizione, ho mandato i ninja ricercatori in missione l'altro giorno. Doveva accadere una cosa simile proprio adesso?! Non penso che sia stato rapito, ma...” “D'accordo!” 
Sakura, invece, quando arrivò al parco non trovò nessuno. Non ne era sorpresa perché conosceva bene il figlio: questi non avrebbe mai lasciato casa senza un minimo preavviso e i suoi amichetti erano come lui abbastanza piccoli da non stare troppo in giro con il buio. Ma cosa, cosa le sfuggiva? Dov'era Sasuke? Era stato rapito? Possibile? Infondo era l'ultimo Uchiha, ma chi l'avrebbe rapito? E se non fosse stato così allora dov'era? E perché se n'era andato? 
Senza accorgersene la ragazza era di nuovo entrata in quella spirale di tormenti e preoccupazioni dalla quale non ne sarebbe uscita da sola. 
“S-” 
“Sakura, Ino mi ha spiegato tutto!” disse Naruto precipitandosi dall'amica insieme a Hinata, anticipando sul tempo e sul posto Konohamaru, che osservò la scena da un po' più lontano. Da quella prospettiva allungando la mano verso la rosa, gli sembrò di afferrarla, voleva avvicinarsi, ma rimase a guardare nell'ombra.
“Naruto! Hinata anche tu? Dovresti riposare e te, invece, non starai boicottando il lavoro?!” la ragazza cercò di mascherare quello che stava provando, soprattutto la responsabilità di aver perso ancora una volta Sasuke, risultando però, troppo fredda e quasi antipatica con quella frase.
“Sakura, ma che dici?! Siamo venuti a ritrovare Sasuke” rispose il biondo un po' arrabbiato e la moglie che se ne accorse cercò subito di calmare le acque: la situazione era molto delicata, infatti c'erano in gioco troppe emozioni risalenti il passato. 
“G-già, siamo venuti ad aiutarti e non solo noi. Si è mobilitato mezzo villaggio!” proseguì a spiegare Hinata facendo sì che l'altra fosse sul punto di commuoversi. Prima di lasciare casa, infatti,  due anziani vicini si accorsero dell'insolita presenza di Naruto a quell'ora e lo costrinsero a parlare, alla fine lasciarono intendere che se qualcuno avesse avuto bisogno di aiuto l'avrebbero aiutato.
“Davvero?” 
L'hokage guardò la moglie con un sorriso che lasciava intendere di averla colta nel suo intento di riappacificazione e rese la propria comprensione ancora più chiara rispondendo a una Sakura ancora incredula “Sì, lasciaci aiutarti, lo ritroveremo in un lampo vedrai!” 
Naruto usò la tecnica superiore della moltiplicazione del corpo, lasciò due copie libere di cercare da sole e ne affiancò una a Hinata. Infine tutti si separarono. 
Konohamaru che aveva assistito alla scena aveva capito la situazione, anche perché alle sue spalle sentiva l'eco di tutti i partecipanti alla ricerca chiamare il nome di 'Sasuke'. Restò tutto il tempo con gli occhi addosso alla rosa finché questa scomparve all'orizzonte. 
Quand'è che se n'era innamorato? Iniziò a pensare e ripensare. Spesso era capitato nell'ultimo periodo che si incrociassero per la strada però al di là di un semplice saluto non erano mai andati: lui la considerava una ragazza molto seria e dall'animo altruista. Gli unici momenti in cui sarebbe potuta sembrare il contrario erano quelli che la vedevano spesso in passato impaziente e violenta nei confronti di Naruto. Allora il giovane Sarutobi non l'aveva mai vista come una 'donna', anzi all'epoca era l'amata del senpai! Anche in questo caso il ragazzo pensò di essere inesperto  riguardo alle situazioni sentimentali: lei piaceva a Naruto, ma alla fine lui era amato da Hinata e ora formavano una famiglia... che strana cosa l'amore. Continuando a pensare, Konohamaru si soffermò sulla prima cosa che gli venne in mente, ovvero quando vedeva passare Sakura, che aveva iniziato a lavorare all'ospedale e a prendersi cura di Sasuke, avanti e indietro da casa a lavoro: gli sembrava una persona davvero straordinaria e degna di ammirazione. Ma quand'è che l'ammirazione divenne altro? È vero che quando si incrociavano per la strada lui si sentiva a disagio nel farsi trovare accerchiato da fila di ammiratrici, ma poteva essere questo l'inizio di tutto? Konohamaru non lo sapeva, sapeva però, di essersi accorto di quello che provava una volta entratoci dentro. 
Una sera.
Quella sera si festeggiava come ogni anno l'occasione più attesa al Villaggio della Foglia da tutti i ragazzi 'in': il compleanno di Konohamaru per il quale la famiglia del ragazzo non badava a spese in fatto di esibizionismo. Tra gli invitati c'erano anche persone più grandi, coetanei di Naruto e tra questi la stessa Sakura. Lei era persa tra la folla, indossava un abito elegante, ma che rispetto a quello delle ragazze tutte in tiro e alla moda sembrava molto sobrio, quando il giovane Sarutobi si accorse della sua presenza. In un attimo si ritrovò intrappolato da quei capelli color fiori di ciliegio che cadevano morbidi sul petto e dall'ingenuità di lei che non si atteggiava come avrebbe dovuto fare una ragazza così affascinante, come a lui sembrava. Cercò di staccarle gli occhi di dosso, ma niente: era troppo tardi per tornare indietro, ormai l'incantesimo aveva fatto effetto! 
Quello fu probabilmente il momento in cui Konohamaru si rese conto di amare Sakura. 
Le andò vicino e lei si accorse della sua presenza. 
“Konohamaru, Kiba ti cerca..”
“Mi concede un ballo?”
la interruppe lui prima di dimenticare le parole che si era ripetuto in testa mentre la raggiungeva. 
“C-certo.” Sakura si ritrovò a rispondere spiazzata. 
“Allora il prossimo lento è il nostro.” 
“Va bene, ma l'ultimo che è passato risale a ore fa non so se ...”
ancora una volta venne interrotta, questa volta però, non da delle parole: il ragazzo infatti, aveva fatto cenno verso la zona musica e in un istante il chiasso dei pezzi moderni lasciava posto a delle note più dolci. 
“Che fortuna...” disse poi lui, rimproverato da una strana smorfia serena della ragazza. 
“Eh già!” 
Cominciarono a ballare impacciati inizialmente, poi imbarazzati sempre di più fino al punto di non riuscire a guardarsi in faccia. Quando quella canzone finì, si separarono con finta disinvoltura e il cuore che batteva a mille. 
“M-mi cercava Kiba, vero?” 
“Sì... sì ...  sei il festeggiato giustamente... ah guarda è lì, allora ci vediamo?” 
“Certo! Ora vado. Ci vediamo!”

Due colpi sulle guance con le mani aperte e ritornò al presente, non era quella l'ora di perdersi nei pensieri, doveva agire. Voleva riportare la serenità alla ragazza di cui si era innamorato.

Arrivò la notte e di Sasuke non c'erano tracce. 
Tutto il villaggio si era mobilitato, ma niente. Sakura interruppe la sua forsennata ricerca per guardare l'orario “Sono le undici passate... avrà fame, freddo... sicuramente si sentirà solo..”
“SASUKE! DOVE SEI?” 
Il bambino scomparso, in realtà, si era nascosto dentro un tronco enorme, tagliato a metà e scoperto sulla cima, di un vecchio albero che stava nel bosco alle spalle (per così dire) di Konoha. 
Era tutto rannicchiato su sé stesso avvolto in un camuffamento. Aveva pianto per la maggior parte del tempo e sarebbe voluto tornare a casa, ma non voleva dare altri dispiaceri alla propria mamma così pensò ingenuamente che non farsi più vedere sarebbe stata la cosa più giusta da fare. 
Cercò di restare sveglio perché i rumori della notte lo terrorizzavano: una volta era un gufo, un'altra il vento, un'altra ancora qualche lupo o cane vagabondo. Alla fine però, cedette e cadde tra le braccia di Morfeo. Era passata la mezza notte, iniziava un nuovo giorno. 
Sasuke si ritrovò in un posto strano, nei meandri della propria mente circondato dalle tenebre. D'un tratto sentì dei passi venirgli incontro, qualcuno lo prese per mano. Il bambino si sentì pervaso come da un'aura familiare. Mentre camminava trascinato non a forza da questo personaggio sconosciuto l'oscurità andava man mano scemando per lasciare spazio a dei luoghi, a delle persone, a delle voci... finché giratosi per la curiosità non vide il volto di chi lo guidava: era un ragazzo che gli assomigliava in modo spaventoso.
“Chi sei? Sei il mio papà?” 
L'altro gli sorrise “Non proprio... se verrai con me, capirai tutto” 
Camminavano uno a fianco all'altro, ma non si muovevano da nessuna parte, erano in un luogo in cui spazio e tempo non esistono: camminavano, infatti, tra i ricordi, i ricordi della vita precedente di Sasuke e il ragazzo che l'aveva preso per mano era proprio lui.
Partirono dai primi ricordi, quelli più reconditi per poi arrivare alla strage di Itachi, al team sette, alla rivalità con Naruto, alle battaglie con lui, a Orochimaru, alla guerra, alla riappacificazione con il fratello e con il proprio migliore amico, alla dichiarazione a Sakura, l'ultima cosa che videro. 
Tutto questo era stato Sasuke. 
Alla fine del 'viaggio' il più grande mise un ginocchio a terra e piegò l'altra gamba per parlare faccia a faccia con il più piccolo.
“Certo che sei davvero giovane... è successo qualcosa di grave? Pensavo che ci saremmo incontrati più avanti...”  Il bambino, questa volta non c'entravano le sue promettenti capacità, era riuscito a cogliere la situazione, quasi per empatia, come se l'avesse sempre saputo. 
“Quello che ho visto eri tu o io?” 
“Sì, quello ero io o se preferisci, sei stato tu in un'altra vita, dove hai commesso un po' di sbagli e dove hai subito dei torti, ma hai avuto un'altra possibilità e per questo ora ci sei tu.”

Il piccolo Sasuke abbassò lo sguardo come per riflettere e disse con tono di autorimprovero “Ah... però anche adesso ho sbagliato.”
“Cosa è successo?” 

“Ho reso triste la mamma, lei non mi vuole così sono scappato...” iniziò a piangere, ma il più grande non si smosse e gli rispose “Sei sicuro che la tua mamma non ti voglia? Secondo me, ora è molto triste visto che sei scappato... sarà davvero preoccupata.” 
Dall'altra parte non venne nessuna risposta, ma solo altri lacrimoni.
“Ascolta, perché non torni a casa e chiedi a Sakura se l'hai resa triste? ... vedrai, ti risponderà che è il contrario.” poggiò l'indice e il medio sulla fronte del bambino “E poi su, smettila di piangere, sei un ninja in fondo!” Quelle parole e quel gesto diedero al piccolo Sasuke del coraggio mai provato prima e lo rincuorarono tanto che si asciugò gli occhi in un secondo, dopo di che rispose di 'sì' a quello grande con un cenno deciso della testa. 
“Bene, per me ora è tempo di andare, ma quando sarà il momento ci rivedremo. Sai io sono l'unica parte di te che ha coscienza della tua vita passata, ma non ti condizionerò mai; tu sei un altro Sasuke. Questo è inequivocabile, ricordatelo.” 
“Aspetta! Io... no ... Sasuke nell'altra vita è stato una persona straordinaria!” urlò il bambino mentre tutto ritornava buio come prima di quell'incontro particolare. L'ultima cosa ad andarsene fu il sorriso del più grande a quell'affermazione spontanea e genuina che riecheggiava ancora nella testa del piccolo. 



Nota dell'autrice: i genitori di Konohamaru a quanto pare esistono... se non avessi cercato qualche informazione l'avrei dato per orfano. lol 
   
 
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