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Autore: Heart_break    09/11/2015    1 recensioni
Rieccomiiii!
Ed ecco a voi il seguito della mia ff (sul finale variato di Naruto), che non siete obbligati a leggere per capire questa perché bene o male leggendo lo si intuisce; se, invece, volete comprenderlo al meglio leggetelo.
Dal brano: “... e dopo essersi messa a letto, si rannicchiò abbracciandolo stretto stretto. Stette per un po' ad osservare la luna dalla finestra e nonostante i pensieri fossero molti e tormentosi, la stanchezza ebbe il sopravvento su di lei tanto che chiuse gli occhi senza accorgersene.
Sakura da quando Sasuke se n'era andato non aveva più versato una lacrima...”
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Konohamaru, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache dell'uragano'
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Prima di lasciarvi in pace, vorrei ringraziare tutti quelli che hanno letto il prequel di questa storia e in particolare Spring Dania che ha l'ha anche recensito. Ringrazio anche maryantony1406   e selenagomezlover99 che l'hanno aggiunto rispettivamente nelle storie da ricordare e in quelle seguite.


1:43
Era un tiepido martedì mattina, l'epilogo di una faticosa giornata di lavoro per Sakura. L'atmosfera dalla finestra, dalla quale osservava il vuoto in attesa della fine del proprio turno, pareva immobile, anche dai corridoi dell'ospedale non arrivava alcun cenno di vita. 
D'un tratto la porta alle sue spalle si apre.
“Sakura...” 
“Ah Konohamaru, sei tu. Mi hai fatto prendere uno spavento” 
“Scusa non volevo, ehm..”
“Dimmi, cosa è successo questa volta?” 
“Niente di che” mostrò la mano destra “ho un po' esagerato con gli allenamenti insieme a fratello-Naruto eheh” 
“Ancora?! Domani parlerò con quella testa quadra e gli dirò di non esagerare o finirete per farvi male inutilmente!” 
“Non c'è bisogno di prendersela così tanto...” Sakura gli afferrò la mano poco garbatamente e la curò. Mentre ultimava le medicazioni, i due si trovarono faccia a faccia senza accorgersene. Il giovane aveva gli occhi lucidi ed era in viso più rosso di un pomodoro. La voce gli tremava, ma sapeva che non avrebbe resistito un istante di più; Sakura, invece, abituata con il proprio mestiere a trovarsi spesso in situazioni che possono sembrare normalmente imbarazzanti, non gli diede peso finché non incrociò quello sguardo. Quei due occhioni scuri la stavano fissando quasi morbosamente e la bocca cercava di dire qualcosa.
Il ragazzo deglutì “S-sakura, devo dirti una cosa!” 
“Konoh...” si distanziò lievemente indietreggiando: di cosa aveva paura? 
“Aspetta!” questa volta fu lui ad afferrarle la mano “Sakura, io... io TI AMO!” 
Per un istante non si sentì più nulla. Ma questo silenzio durò poco perché la ragazza, dopo essersi staccata dalla presa, si voltò dando le spalle al povero Konohamaru, che aspettava una risposta. Smosse in modo confusionale dei medicinali sopra al bancone, poi si girò verso di lui senza guardarlo.
“Prendi questa pomata, domani mattina togliti le bende e passala sulla mano delicatamente, mi raccomando.” 
“Aspetta...  non ti importa di quello che ti ho detto?” 
“Sakura, eccomi” un uomo col camice si presentò sulla soglia della porta, era il dottore del turno successivo.
“Ah Benkei, vieni pure. Io ho finito e anche il mio paziente qui... se ne stava giusto andando.”  
Il ragazzo si guardò attorno spaesato: si sentì ferito nell'animo, ma non voleva controbattere a quelle parole così se ne andò senza battere ciglio e a testa bassa.
Una volta a casa, nella propria camera, Sakura sedutasi sul letto sentì come un groppo alla gola, non riusciva a fermarlo, era sul punto di piangere, ma non ne ebbe il tempo perché proprio in quell'istante udì dei passi venire verso di lei. Si strofinò gli occhi con la mano. 
“Mamma” disse Sasuke vedendola: era sul letto con un'espressione indecifrabile, ma per un bambino sveglio come lui non fu difficile percepire della pesantezza nella stanza.
“Cosa ci fai qui?! Fila di corsa a letto!” 
“... posso dormire con te?” 
“Avevo detto alla nonna di metterti a letto” sbuffò la ragazza “comunque certo che puoi, vieni.”
Il bambino si avvicinò e salì sul lettone intrufolandosi sotto le coperte 
“La nonna mi ha messo a letto, però io ti ho sentita arrivare e volevo stare con te.” 
“Ho capito” sorrise soavemente mentre gli rimboccava le coperte “mi faccio il bagno, metto il pigiama e poi anche la mamma si riposa un po'...” 
“Si!” rispose convinto il bambino; Sakura fece in ordine ciò che aveva elencato impiegandoci il tempo che le serviva. 
Infilò la maglia del pigiama e quando si mise sotto le coperte Sasuke stava già dormendo come un ghiro, tutto su di un lato: aveva l'aspetto di un angioletto, pensò lei e dopo essersi messa a letto, si  rannicchiò abbracciandolo stretto stretto. Stette per un po' ad osservare la luna dalla finestra e nonostante i pensieri fossero molti e tormentosi, la stanchezza ebbe il sopravvento su di lei tanto che chiuse gli occhi senza accorgersene. 
Sakura da quando Sasuke se n'era andato non aveva più versato una lacrima, nemmeno al suo funerale, nemmeno a casa, mai una volta. Da allora prese la decisione di allevare la sua reincarnazione, decise di chiamarlo Sasuke e lo allevò come un figlio. L'amore passionale che aveva avuto per lo stesso divenne amore materno. Ma essere una ragazza madre non era affatto semplice: aveva sacrificato la propria vita sociale e si era dedicata alla carriera di medico ninja per poter non far mancare nulla al bambino, certo a volte con i turni di lavoro rientrava tardi, ma tutti dai genitori agli amici più cari non l'avevano abbandonata e le davano spesso una mano quando potevano senza che lei chiedesse nulla. 

La sera del giorno seguente Sakura era a casa Uzumaki.
“Bene... dunque Hinata, tutto a posto. Ricordati di riposare, non usare il byakugan per nessuna ragione almeno fino al prossimo mese.” 
“D'accordo” annuì l'interessata rivestendosi “grazie di essere passata.” 
“Figurati...” sorrise la rosa. In quel momento Naruto rientrò da lavoro – eh sì, ora era l'Hokage di Konoha- e si diresse nel salotto dove la moglie era stata visitata. 
“Eccomi!” 
Un rapido bacio a stampo prima che si scatenasse una bufera.
Dalla culla lasciata lì vicino scoppiò un pianto urlato tipico dei neonati: Himawari, la secondogenita Uzumaki, si dimenava, forse aveva fatto un brutto sogno o doveva cambiare il pannolino. La mamma si fiondò subito sulla pargoletta, la prese imbraccio e provò a cullarla. Da una porta adiacente apparve un bambino biondo con due occhioni azzurri che tutto ricordava suo padre, fece di corsa due giri della stanza e si gettò sulle gambe di Naruto. 
“Papà!” e l'altro “Boruto! Allora cosa mi racconti?” il biondino indicò un bambino più grande che gli aveva lasciato alle spalle e sbraitando a braccia allargate “Sasuke-pai, mi sta insegnando a disegnare una tecnica di fuoco fortissima e grandissima!” 
“Ah si?!” e guardando verso il moretto “Ehi campione, come va?” “Bene...” tra i due si intromise Boruto “Papà vuoi vedere il disegno?” che venne seguito nel discorso dall'altro bambino “Sì sì guardalo...”
“Sasuke, farai vedere i tuoi disegni un altro giorno allo zio Naruto, ora dobbiamo tornare a casa.” 
“Ma mamma...” 
“Dai su non fare storie.” 
Naruto guardò la scena un po' divertito, in fondo i toni di Sakura erano premurosi e non di rimprovero vero e proprio così “Susu, un disegno puoi farmelo vedere poi torni a casa, ok?” la rosa lo guardò storto, però si arrese “D'accordo ... io intanto sistemo le mie cose. Ah Naruto...” 
“Dimmi” rispose sorridente lui.
“No niente, non importa”
In realtà Sakura voleva avvisarlo come aveva detto a Konohamaru di non esagerare con gli allenamenti, ma non se la sentiva proprio di pronunciare a voce alta quel nome. Hinata, invece, nel frattempo, aveva rimesso a dormire la neonata. 
“Scusami” fece questa, ma la rosa mentre prendeva la borsa e una giacchettina, le spiegò tranquillamente di non preoccuparsi.  
Camminavano a pochi centimetri di distanza, Sasuke e Sakura: lei lo teneva sott'occhio con un'aria vigile sempre pronta però, a sorridere ogni qual volta ne incontrava lo sguardo; lui invece chiacchierava senza sosta di tutto quello che aveva fatto durante la giornata. Per le strade i lampioni si erano accesi da poco, ormai il sole era calato e solo dal tetto sul quale meditava un giovane Sarutobi se ne vedeva la scia rossa tinteggiare le nuvole in lontananza. 

Sabato pomeriggio Sakura era a casa, stava finendo di spolverare quando suonarono al campanello: era Ino, l'ospite che la rosa aspettava. Si affrettò a togliere di mezzo ogni residuo che potesse far pensare che stesse ancora pulendo a quell'ora e infine aprì la porta. 
“Ciao!” disse la bionda salutandola anche con la mano.
“Ino!” 
“Come promesso sono passata a salutarti. Sarà da due settimane che non ti vedo, da quando mi hanno cambiato i turni in ospedale, allora come va?” disse la bionda mentre si faceva strada in casa fino alla cucina, seguita da Sakura che la invitò a sedersi. 
“Bene bene, te? Come stanno Sai e Inojin?” 
“Stanno bene, oggi Sai aveva la giornata libera così l'ho lasciato a casa a fare un po' di conversazione padre-figlio” 
Dapprima la rosa rise immaginando la scena, in effetti Sai non era mai stato proprio un tipo da chiacchiere, lei lo sapeva meglio di altri.
“Hai fatto bene. Ti preparo un the?” 
L'amica rispose annuendo e continuò a conversare mentre l'altra metteva sul fuoco la teiera “Sasuke?” 
“E' in camera, stava finendo di fare i compiti. Se vuoi te lo chiamo così lo saluti...”
“No no tranquilla, semmai mi affaccio io più tardi a salutarlo” 
“Ah, d'accordo” e si sedette anche lei mentre aspettava l'acqua bollire.
“Comunque, non dire che non ci sono novità!” controbatté all'improvviso Ino alla rosa “ho saputo che hai uno spasimante...” 
“Come fai a saperlo? Chi te l'ha detto? ... e poi non è uno spasimante!” 
A quelle parole la curiosità dell'ospite salì vertiginosamente “Allora è vero, è successo qualcosa...” 
Da Sakura uscì un “ah” di rassegnazione e fu costretta a confessare.
“L'altro notte, mentre aspettavo il cambio turno, Konohamaru si è presentato e ...” esitò un attimo così da spingere Ino ormai presa da quella storia a voler conoscere assolutamente il resto “E...?” 
“E mi ha confessato di amarmi credo!” 
“Come credi?!” 
“... si è giovane, magari tra qualche giorno cambia idea.” 
“Non penserai mica di essere vecchia?! Guarda che io e te abbiamo la stessa età e possiamo benissimo considerarci giovani sai?!” sembrava che dovesse esplodere da un momento all'altro, ma alla fine si calmò da sola e proseguì “Comunque lo sapevo! Ho notato come ti guardava ultimamente, soprattutto alla sua festa... ma come fai ad attirare sempre i pezzi grossi?” 
“Pezzi grossi?” 
“Sì, insomma, voglio dire ... Konohamaru è pur sempre un Sarutobi!”
Sakura cacciò un sorriso nostalgico pensando al chiaro riferimento a Sasuke “... hai ragione, ma resta comunque Konohamaru.” 
“Aspetta, non mi dire che lo consideri ancora un ragazzino? È più che maggiorenne lo sai? Ormai è cresciuto anche lui... che c'è che non va?”
La faccia di Sakura divenne scura, ci fu un istante di silenzio, neanche il suono acuto e persistente della teiera lo soppresse. 
La ragazza si alzò, versò il the fumante nelle due tazze e si risedette cercando di riprendere il discorso. Dall'altra parte Ino guardò preoccupata la sua migliore amica, perché si comportava così? Non voleva essere mai più felice? 
“Sakura, che succede?” chiese ancora con un tono serissimo dopo aver sorseggiato con cautela la bevanda bollente dalla tazza e anticipando la rosa su quello aveva da dire.
Quest'ultima portò la testa sulle mani, alzando i capelli in prossimità della fronte. 
“E se avessi sbagliato tutto?” 




Nota dell'autrice: la vicenda si sviluppa tra Naruto the last e Naruto Gaiden, in pratica i personaggi hanno, dai più piccoli, 0 (Himawari), 3 (Boruto), 8,5 (Sasuke), 22 (Konohamaru), 26 (Sakura, Naruto ecc.) anni e così via. Se ho sbagliato qualche conto, non prendetevela :')
Ma la vera domanda è "perchè Konohamaru?" ... lo scoprirete nelle note dell'ultimo capitolo, ma è comprensibile anche leggendo in realtà. 
   
 
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