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Autore: Fair_Ophelia    15/11/2015    5 recensioni
"La persona che porterà  alla devastazione del pianeta è la più delicata e dolce che esista. È così innocente che provoca senza neanche accorgersene. E io dovrei uccidere una creatura del genere.
Dannazione."

Quando il Male in persona scende a patti col Bene potrebbe esserne travolto senza neanche accorgersene. [Retasu/Deep Blue]
Terza classificata al contest "Cento strade, mille finali" indetto da _Freya Crescent_ sul forum di EFP.
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Kisshu Ikisatashi/Ghish, Pai Ikisatashi, Profondo Blu, Retasu Midorikawa/Lory
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa al contest "Cento strade, mille finali - Tokyo Mew Mew Contest" indetto da _Freya Crescent_ sul forum di EFP.

 

Nick sul forum: NasuadaMuserSable97
Nick su EFP: Fair_Ophelia
Protagonista: Retasu Midorikawa/Lory, Deep Blue/Profondo Blu
Pacchetto scelto (se presente): NEVE
Genere: Azione, Romantico, Triste

Episodio di partenza: 41

 

 

IL PATTO DELLA JACARANDA

 

 

 

«Hai fallito un’altra volta.»

«Le mie scuse. A mia discolpa, però, posso affermare che siamo stati sconfitti solo a causa di forza di gran lunga superiore alle previsioni, una forza che con i nostri mezzi è risultata impossibile da contrastare.»

Silenzio.

«Di cosa parli?»

«Della Mew Aqua, mio signore. E di una ragazza.»

Il resoconto monocorde di un avvenimento di poche ore prima, supportato dalle immagini di una sfera, fu assorbito con avida attenzione.

«Dunque, esiste un potenziale prezioso nascosto in un mezzo nemico e… Apparentemente innocuo.»

«Esatto, mio signore. La Mew Aqua potrebbe anche essere la nostra chiave per la vittoria, se solo sapessimo come sfruttarla.»

«Non mi riferivo ad essa.» L’attenzione dell’interlocutore si spostò di nuovo sulla sfera, concentrandosi su una delicata figura vestita di verde.

«Mi riferivo a lei.»

 

Retasu girò la chiave nella toppa e si precipitò all’interno, beandosi con un sorriso del calore delle mura domestiche e del profumo di spezzatino che proveniva dalla cucina. «Sono a casa!» annunciò. Si tolse il cappotto e le scarpe, infilando le calde ciabatte con cui girava per le stanze e raggiunse la madre che mescolava con vigore carne e verdure in un tegame. «Tesoro, perché hai fatto così tardi? È già sera!»

Il tono e gli occhi pacatamente preoccupati della donna bastarono a far vacillare tutte le scuse che la Mew Mew aveva ripassato con Ichigo per giustificare il mostruoso ritardo.

«C’è… Cioè… Ci sono stati parecchi clienti al Caffè oggi… E… Il locale era molto sporco alla chiusura.» Mi dispiace, mamma... Lei la studiò un attimo, poi le concesse un mezzo sorriso: «Capisco. Porta i piatti in tavola e poi chiama tuo fratello, è pronto.»

Quando la figura sparì dietro la porta, la ragazza si appoggiò al lavandino e sospirò. Non posso andare avanti così. Sono sicura che sa tutto. Chi non sospetterebbe di una quattordicenne che esce di casa la mattina e rientra la sera senza mai farsi sentire?

Fu con un enorme senso di colpa che quella sera si sedette a tavola con la famiglia, incapace di respirare quell’aria di serenità che più le mancava, più percepiva di rado. Cenò in fretta ma non troppo da destare di nuovo apprensione nella madre, corse al piano superiore, si lavò velocemente e si infilò sotto le coperte. Dopo un istante la stanchezza che era riuscita ad arginare fino ad allora straripò tra le tempie, facendole ondeggiare la testa come in preda alle onde.

Sospirò. Le onde… Quelle del mare che aveva setacciato in lungo e in largo quel pomeriggio alla ricerca di Ryou. Affondò il viso nel cuscino.

Ryou. Bacio. Di cui lui non ricordava niente. Bacio mentre Pai, il più temibile degli alieni, la fissava esterrefatto perché si era trasformata… In una sirena. Aveva avuto un po’ di spavento, certo, ma era stata una sensazione rilassante dopotutto. Pai che, tra l’altro, era rimasto per alcuni secondi incredibilmente immobile dopo aver ascoltato le sue suppliche.

E poi, la battaglia con un Chimero che era riuscita a sconfiggere quasi da sola. Ne era felice e anche un po’ orgogliosa.

I pensieri si intrecciarono in maniera caotica nella sua mente mentre il sonno le appesantiva le palpebre.

Bacio. Mare. Dispiacere. Pericolo. Chimero. Fortuna. Alieni. Acqua… Buio.

 

Si trovò inginocchiata in uno spazio indefinito. In tutte le direzioni, anche verso il basso, si estendeva un irreale, vivido blu che sfumava nell’azzurro fino ad arrivare al celeste chiaro in un punto distante davanti a lei, come se l’ambiente fosse stato rischiarato da una luce proveniente da quella direzione. Si alzò tentennante, accorgendosi solo in quel momento di essere nel vestito verde da Mew Mew, e si incamminò istintivamente verso la zona più luminosa. È un sogno, pensò. Cos’avrebbe potuto essere, altrimenti? Quella strana dimensione di certo non esisteva. Ricordando una diceria secondo cui nel mondo onirico i simboli e le lettere cambiavano ad ogni sguardo, gettò più occhiate al tatuaggio sul suo petto, ma questo rimase sempre uguale. Inoltre, non si sentiva stordita come le era sempre capitato in una visione durante il sonno. Se riesco a decidere cosa fare, è un sogno lucido. Potrei riuscire a svegliarmi, rifletté ancora. Eppure, prima di abbandonare quell’ambiente avrebbe voluto scoprire cosa mai ci fosse davanti a lei. Si avvicinò lentamente alla sua meta, portando avanti un passo dopo l’altro su quel solido, silenzioso vuoto, finché riuscì a distinguere una sagoma confusa ritagliata nella pallida luce. La figura era in tutto e per tutto simile ad Ao No Kishi: come lui doveva indossare una sorta di palandrana lunga fino ai piedi e aveva orecchie aliene e capelli lunghi, ma sciolti. Non riuscì tuttavia a distinguere i tratti o i colori per l’evanescenza della creatura.

«Ti saluto, Mew Retasu.»

La ragazza sussultò all’echeggiare di quella voce profonda. «Chi siete?» fu la prima cosa che le venne da chiedere. Non credeva neanche che l’ombra fosse animata.

«Dammi pure del tu. Sono la creatura che porterà pace e serenità al mio popolo e alla Terra. Io sono Deep Blue.» Le parole le rimbombarono nella mente e resero tumultuoso il suo battito. «Vivo qui in attesa che i miei servi mi portino la Mew Aqua che mi permetterà di riacquistare un corpo. Quando lo otterrò, ripulirò questo pianeta da ogni traccia di inquinamento e renderò prospero quello dell’antica razza chiamata Cyniclon. Sono il loro Dio, e li guiderò verso la salvezza.»

«Stai parlando degli alieni? Perché sei nel mio sogno…?»

«Questo non è un sogno, piccola umana, è la mia dimensione. Ti ho portata qui perché ho bisogno di te, e tu mi aiuterai.» Il suo viso sbigottito parlò al posto della voce che era morta in gola.

«Nonostante Kisshu, Pai e Taruto mi siano stati di grande aiuto in questi mesi, trovare la Mew Aqua è diventato impossibile anche per loro. Tu sei l’unica creatura esistente capace di interagire a livello profondo con il cristallo: ti chiedo quindi di procurarmi tutte le gocce che troverai con la tua squadra da qui in avanti.»

Se prima era attonita, in quel momento era diventata incredula.

«Io dovrei procurarti la Mew Aqua?! Non capisco… Perché dovrei aiutarti? Avete sempre cercato di uccidere i terrestri!»

«Certo, ma dopo aver visto quali sono state le tue capacità nell’ultima battaglia non è più necessario: ho trovato un percorso meno cruento per arrivare ugualmente al mio scopo, cioè solo la salvezza del mio popolo. In cambio risanerò il tuo pianeta dalle ferite che il tuo popolo le sta arrecando. Non desideri vederlo puro, incontaminato come era milioni di anni fa?»

«Io… Non so…»

«Aiutami, piccola umana. Sei la prescelta per la salvezza della Terra.»

La proposta improvvisa e totalmente inaspettata le sconvolse l’animo come un sasso buttato in un limpido lago. Rifletté velocemente a capo chino: l’idea di poter risolvere il problema più grave dell’umanità con un piano senza aspetti negativi era davvero troppo allettante, e allo stesso tempo bella per essere vera.

«Come posso sapere che non vuoi semplicemente sfruttarmi per conquistare la Terra?»

«Riflettici: una volta ottenuta l’occasione di poter risanare il mio pianeta, sarebbe per me solo uno spreco di energie impegnarmi a seminare morte qui.» Su questo ha ragione. Potrebbe ancora essere una trappola, ma… Ma… E se fosse vero? Salverei tutto il pianeta… Un patto con Deep Blue, Kami-sama…!

«Non mi basta.» Alzò la testa con uno sguardo inquieto ma deciso. «Potrei aiutarti, ma voglio una garanzia: per ogni goccia trovata, userai subito una parte per curare un’area del globo inquinata.»

Si sentì quella che parve una leggera risata. «Mi avevano detto che eri molto timida, invece le tue richieste mi sembrano alquanto audaci.» Le guance le si imporporarono al pensiero che i suoi nemici passassero il tempo a elencare i suoi difetti. «Sono timida, non stupida» mormorò.

«E sia. Ovviamente non dovrai fare parola di tutto ciò a nessuno, per ovvi motivi.» Retasu deglutì: si era aspettata una richiesta del genere, ma ciò non ne rendeva meno pesanti le implicazioni. Sarò sola. E dovrò mentire di nuovo.

«Queste sono le condizioni, spero tu sia soddisfatta. Facciamo questo patto, Mew Retasu?»

Chiuse gli occhi. Sarebbe stata una pazzia, una stupida pazzia accettare la proposta di Deep Blue. Deep Blue! La creatura che da mesi ordinava agli alieni di far fuori la popolazione terrestre! Ma ci sarebbero stati così tanti vantaggi da entrambe le parti se avesse accettato… Forse… Forse il gioco valeva la candela? Del resto, la situazione attuale non era di certo migliore… Sospirò. Ho deciso. Per una volta, mi farò coraggio.

Per il bene della Terra…

«Patto, Deep Blue.»

Se la creatura avesse potuto sorridere, era sicura che l’avrebbe fatto. «Bene. Ero certo che avresti accettato. A presto, neofocena, e aspetto di rivederti con la prima Goccia la prossima volta.» Una forza misteriosa iniziò ad allontanarla a velocità crescente dall’alieno.

«Aspetta! Come faccio a portartela? Non so neanche come prenderla!»

«Arriverà un aiuto al momento opportuno. Ora è il momento di svegliarsi.»

 

Si alzò a sedere di scatto. Guardò l’orologio: le cinque e tredici. Il cielo aveva iniziato a rischiararsi dietro le tendine. Che sogno strano. Ma per fortuna, è stato solo questo. Un sogno. Si tuffò di nuovo sotto le coperte, ma impiegò parecchio a riaddormentarsi.

 

///

 

Si dovette ricredere il giorno dopo, quando Ryou mandò lei e le sue amiche a scovare una Mew Aqua al porto di Tokyo, dove trovarono già gli alieni alla ricerca. Nella confusione della battaglia che seguì tra le due fazioni Retasu non si chiese nemmeno di chi fosse la mano che la guidò dietro ad un container, almeno finché una voce familiare e allo stesso tempo estranea non sibilò al suo orecchio. «Muoviamoci, dobbiamo prendere la Goccia prima di loro.» La Mew Mew si girò a guardare in faccia il misterioso individuo e sussultò. «Ao No Kishi?!»

«Certo. Ao No Kishi, e Deep Blue. Ti avevo detto che sarebbe arrivato un aiuto» asserì con un leggero sorriso di fronte all’incredulità di lei.

«Tu sei… Allora… Allora è tutto vero! Ho stretto un patto con Deep Blue!»

«Certo che hai stretto un patto con me,» proseguì quello grave. «Seguimi.» Saltò su una delle pesanti strutture in metallo e lei lo seguì ancora scioccata. «Cavaliere! Ma se sei sempre stato Deep Blue, come hai potuto aiutarci per tutto questo tempo?»

«No, non Cavaliere: Ao No Kishi non esiste più. La sua identità è stata creata a suo tempo unicamente per conquistare la vostra fiducia, per poi poter essere distrutta al momento opportuno. Ora che i miei piani sono cambiati la sua esistenza è diventata inutile. Ho sempre…»

«Ragazze, ci siete? Ho rilevato un’informazione interessante!» La voce di Ryou che gracchiò dal ciondolo attrasse l’attenzione di entrambi. «Abbiamo effettuato una scansione della zona: il segnale della Mew Aqua viene dal cielo! L’unica spiegazione è che la goccia sia trasportata da uno degli uccelli che sorvolano quest’area.» Gli occhi di tutti, alieni e umane, si rivolsero verso uno stormo di cigni che stava volando pigramente sulla superficie marina. «Come facciamo a sapere qual è il volatile giusto?» si lamentò Mew Purin dabbasso.

«Forse potrei raggiungerli» ribatté la mew lorichetto tentando di spiccare il volo, ma fu presto bloccata da Taruto.

Retasu, assorbita nell’osservare la scena sotto di sé, trasalì sentendo una mano sulla spalla. «Mew Retasu, tocca a te. Lancia il tuo attacco verso lo stormo. Con i tuoi poteri il cristallo verrà attirato verso di te.»

«Non sono abbastanza forte da far arrivare il getto fino a lì!» ribatté lei scuotendo la testa. Con sua enorme sorpresa, lui le coprì entrambe le spalle con le dita, sfiorandole leggermente la schiena con il busto e guardandola negli occhi. «Ti darò io il potere» mormorò al suo orecchio. «Puoi farcela.» Tremando, la ragazza si girò verso il mare. Deglutì cercando di mandare giù anche la tensione, alzò esitante le nacchere e, dopo qualche istante di teso silenzio in cui si udì solo l’echeggiare vago delle minacce che si stavano scambiando Mew Mew e alieni, urlò: «Ribbon… Lettuce Rush!»

L’energia che le attraversò le membra per poi riversarsi nel flusso liquido fu molto più potente di quanto avesse mai sentito, tanto che l’attacco arrivò senza difficoltà fino in cielo, scandagliando lo stormo finché un globo lucente non si posò sull’estremità della lingua d’acqua. L’attenzione sconcertata di tutti si spostò su di lei.

«Non prenderai la Mew Aqua, umana! Kuu Rai Sen!» urlò Pai scagliando un fulmine nella stessa direzione. I due attacchi si scontrarono violentemente scaturendo una serie di scintille e scariche elettriche che dispersero rapidamente i volatili, lasciando però intatto il cristallo.

«Non riuscirò mai a contrastarlo! È troppo forte!» disse Mew Retasu in preda al panico e con le lacrime agli occhi a Deep Blue. «Resisti» rispose lui, stringendo con più forza le mani sulle sue spalle e trasmettendole nuova energia; ma il fulmine e l’acqua continuarono a contrastarsi senza riuscire a prevalere l’uno sull’altra. Le venne da piangere. Mew Ichigo e le altre erano troppo impegnate a contrastare i Chimeri di Taruto: era da sola contro Pai e con un alieno che la pressava alle spalle. Avrebbe ceduto presto.

Proprio quando pensò che le braccia stessero per scendere, il fulmine si disgregò in tante piccole scariche innocue mentre il cristallo volò leggero verso di lei. Crollò in ginocchio con il fiatone. Ce l’aveva fatta.

La Mew Aqua scese lentamente scivolandole tra le mani e si trasformò in una qualsiasi sfera di vetro. Davanti alla sua espressione stupita, Deep Blue si inginocchiò accanto a lei: «Ho solidificato il cristallo grazie ad un elemento scoperto da Pai nel suo laboratorio. Tieni.» Le pose tra le mani una gemma scintillante, molto simile a quella che aveva appena conquistato. La rimirò affascinata. «Alle tue amiche dirai che avrai trovato questa, e non la Mew Aqua: mi porterai il cristallo vero stanotte, come stabilito.» Gettò un’occhiata verso il basso, dove Purin stava accorrendo verso il container mentre le altre lottavano ancora contro i nemici. «A presto» mormorò, e corse via.

Poco dopo la verde fu raggiunta dalla compagna: «Retasu onee-chan, sei stata fantastica!» esclamò la Mew Scimmia abbracciandola felice. «Grazie, Purin-san» rispose lei mentre rifletteva in fretta. Come poteva fare per non farsi scoprire? Non aveva nessun posto in cui nascondere la vera sfera. A meno che… «Questa è la Mew Aqua» fece porgendo la gemma datale da Deep Blue all’amica.

«Bella! Ma… Non risplende come le altre, na no da» fece notare lei studiandola curiosa. «E non mi fa illuminare! Cos’ha questa Goccia, na no da?» aggiunse a voce più forte, attirando l’attenzione degli altri. Zakuro saltò all’istante sul container e allungò la mano. Studiò l’oggetto per pochi secondi, poi protese il braccio e lo lasciò cadere sul cemento, dove si ruppe con fragore.

«Onee-sama!» proruppe Minto incredula.

«Semplice vetro» sentenziò la Mew Lupo in risposta.

«Dannate vecchiacce, ci avete solo fatto perdere tempo!»

«Andiamo via, Taruto» sibilò un furioso Pai scomparendo assieme al fratello, non prima di aver ucciso Mew Retasu con lo sguardo.

 

///

 

La mew focena si avvicinò fin quasi a toccare Deep Blue. «Ci rivediamo, piccola Mew» esordì lui, afferrando la sfera che lei gli aveva teso. Come dovrei salutarlo?! «…Ciao…»

L’alieno ignorò la parola e accarezzò con delicatezza la superficie dell’oggetto, come assorto nei suoi pensieri. Si sarà arrabbiato…? Allo sguardo interrogativo di lei rispose solo con un: «Osserva.» Dopo qualche secondo la sua sagoma iniziò ad emanare un lieve bagliore. Che sta succedendo?! Sotto gli occhi attoniti della ragazza le ombre vaghe che impedivano di percepire i suoi particolari andarono svanendo, lasciando spazio a tratti definiti e marcati. In pochi istanti davanti a lei non ci fu più un’indistinta figura, ma un uomo -ragazzo? Adulto? Impossibile definirlo- dai lunghi capelli corvini, lo sguardo di ghiaccio e la pelle così chiara da presentare appena una sfumatura rosea. A differenza di Ao No Kishi, il suo sguardo non era saggio e protettivo, ma refrattario a qualsiasi contatto: sembrava impedire a chiunque di scavare all’interno proprio come una patina su un laghetto d’inverno. Retasu ne fu terrorizzata in un primo momento. «Se questo è ciò che riesce a fare una sola Goccia…» bisbigliò tra sé e sé.

Lui rispose con un lento sorriso, provocandole un delicato brivido lungo la schiena: «Grazie per i tuoi servigi.»

Non finisce qui! «La tua promessa» ricordò lei, cercando di non suonare accusatoria -non avrebbe mai voluto trovarsi da sola di fronte ad un Deep Blue veramente arrabbiato.

«Oh, certo» fece lui, porgendole un braccio. «Vieni.» La ragazza si sorprese molto del gesto, ma accettò silenziosamente e iniziò a camminare sottobraccio con lui in quella dimensione dalle mille tonalità del blu. Raggiungendo un punto leggermente più scuro degli altri, l’alieno si fermò e fece sedere la ragazza nel vuoto, la seguì e chiamò: «Pai.» Lei sussultò e per un secondo si fece prendere dal panico. Solo la presenza di Deep Blue l’avrebbe salvata da morte certa: dopo essere stato sconfitto così clamorosamente, l’alieno dai capelli viola avrebbe certamente avuto voglia di disintegrarla. Il ragazzo comparve pochi secondi dopo un paio di metri più in basso, in ginocchio. «Deep Blue-Sama» disse solo, freddo.

«Pai. Devi far comparire una visuale dei Giardini di Hamarikyu e delle aree circostanti.»

«Sarà fatto» rispose, senza nascondere l’odio per la presenza della Mew, cui lanciò un’altra occhiata assassina. Lei istintivamente si strinse di più al suo accompagnatore, che rispose allo strattone con uno sguardo sdegnato che la ragazza neanche notò, assorta com’era nell’osservare le prime immagini che iniziavano a comparire nel vuoto.

La freddezza dei suoi occhi tuttavia lasciò posto ad una pacata curiosità a mano a mano che osservava i particolari della ragazza - le antenne che spuntavano tra i capelli verde brillante; lo strano tatuaggio; i grandi occhioni smeraldo che scrutavano l’ambiente un po’ innocenti e stupiti, un po’ attenti e analitici. Tutto in lei, dalla voce delicata alla struttura corporea morbida e sinuosa, gli dava un’impressione di cremosa dolcezza: tutto il contrario di come avrebbe descritto gli umani. Del resto lei doveva essere molto diversa dal resto della sua razza, anche solo per aver accettato di scendere a patti con una creatura potenzialmente -e a ragione- pericolosa come lui. Si chiese cos’avrebbe fatto di lei una volta distrutta la Terra - perché sì, ovvio che l’avrebbe distrutta. Era il suo Paradiso personale, e l’avrebbe ottenuta a qualsiasi costo. Quella creatura tuttavia lo deliziava parecchio. Forse… Forse potrai assistere alla gloria del mio Impero, se dimostrerai di meritarlo.

Lei si girò a guardarlo e trasalì leggermente sorprendendo lo sguardo di lui fisso su di sé, tingendo velocemente gli zigomi di un delicato rossore che ben si contrapponeva a quel tripudio di verde. «Ho qualcosa di strano, Deep Blue?» chiese innocentemente esaminando il costume alla ricerca di un qualche difetto.

«Ammira» rispose l’altro glissando la domanda e girandosi a guardare le immagini in tempo reale del Giardino e dei suoi dintorni. Se l’area verde era mediamente curata, la periferia circostante e la porzione di baia su cui quel quartiere si affacciava erano colpiti da problemi ambientali di ogni tipo, da riserve idriche acide a scomparsa della fauna. Tra le numerose inquadrature che passarono sotto gli occhi della ragazza una attirò all’istante la sua attenzione. «Scusami, Deep Blue… Sarebbe… Sarebbe possibile ingrandire quell’immagine…? Quella lì sotto… Grazie.»

«Pai» disse solo. L’alieno ubbidì senza proferire parola.

L’inquadratura scelta da Retasu rappresentava un enorme albero al centro di una radura: sovrastava i ciliegi che lo circondavano di parecchi metri ed aveva una larga chioma che copriva per intero la radura coi suoi rami resi spogli dall’inverno. La ragazza lo osservava con triste inquietudine.

«Che albero è?»

«Si chiama Jacaranda1» rispose lei senza staccare gli occhi dall’immagine. «È una pianta tipica dell’America del Sud e dell’Africa, ma l’hanno esportata in varie parti del mondo. Credo sia l’unico albero al mondo i cui fiori si avvicinano come colore al blu.» La sua voce si abbassò, e l’alieno dovette avvicinare il viso a quello di lei per poter ascoltare distintamente, malgrado l’udito fine. «Sai, quando fiorisce passo i pomeriggi a leggere sotto la sua chioma, ed è uno spettacolo meraviglioso. Guardando in alto le foglie quasi scompaiono e sembra di stare sotto un cielo glicine e blu che ogni tanto fa cadere una lacrima.» Mentre parlava, gli occhi di lui non si erano mossi dal viso della Mew: le palpebre socchiuse, il sorriso leggero, l’espressione beata e felice, la voce calda gli avevano trasmesso una miriade di sentimenti da parte della ragazza. Sembrava che morisse dalla voglia di condividere l’amore sconfinato che provava per quella pianta e per i ricordi che le portava e, diamine, c’era riuscita proprio bene. «Purtroppo qui non ha un clima adatto per sopravvivere, e arriverà un anno in cui non fiorirà più e dovranno abbatterla» concluse con voce addolorata. A lui non sembrò una gran perdita, alla fine: c’erano tantissimi altri alberi della stessa specie sul pianeta, che differenza avrebbe fatto uno in meno? Eppure la ragazza sembrava sinceramente triste, così triste da… Fargli provare una stretta nel petto. Non capì il perché. Non gli era mai capitato prima, neanche con la sua stessa gente: forse perché lo avevano sempre visto da lontano, forse perché lo veneravano come un Dio e non gli parlavano come ad un intimo amico come stava facendo quell’umana. Forse era per la dolcezza che non riusciva mai a scomparire dalla sua voce, neanche quando era arrabbiata o triste.

Ad ogni modo, avrebbe potuto fare qualcosa.

Portò la Mew Aqua in avanti sul palmo aperto e da essa si sprigionò una scintilla luminosa che saltò dentro l’inquadratura increspando l’aria. La lucina volò sulla Jacaranda, si soffermò ondeggiando per qualche secondo ed esplose in una marea di minuscole pagliuzze arcobaleno che coprirono l’intera area del parco, posandosi gentilmente su onde, sentieri, prati, piante e animali come rugiada. Nel giro di pochi minuti teneri boccioli comparvero sui rami dei cespugli e i grafici impazziti che affiancavano la visuale segnarono un drastico calo della densità di sostanze tossiche nell’aria e nel mare. Al centro dello schermo rimase il grande albero tropicale che, con crescente meraviglia di Retasu, nel giro di pochi secondi compì una fioritura completa, sfoggiando meravigliose tonalità di violetto che sfumavano nel blu scuro verso la base dei corolle.

Nulla era quello spettacolo però agli occhi di Deep Blue in confronto alla sincera gioia della Mew Mew, che ammirava con le mani al petto il miracolo repentino. «La mia pianta… Credevo che non l’avrei rivista più così…» Si girò rapidamente verso l’alieno con gli occhi lucidi e il più radioso dei sorrisi: «Non è bellissima?» chiese con gioia quasi tangibile. Tornò a rivolgere l’attenzione allo schermo, emozionata come una bambina.

Lui non rispose e guardò di nuovo l’albero in fiore. Non ha nulla di particolare, ripeté tra sé e sé, infastidito dal fatto di non riuscire a comprendere cosa ci fosse di tanto speciale in una vista del genere. Provò a sovrapporre quella figura alla voce dolce che poco prima l’aveva descritta e immaginò di trovarsi sotto la chioma a rimirarla: effettivamente sì, doveva essere rilassante vedere quel bel colore a mo’ di cielo su di sé. Fu strano per lui compiere un’operazione del genere: l’idea che la Terra che tanto voleva per sé potesse soddisfarlo anche in quel modo non l’aveva mai neanche sfiorato.

Fu bruscamente risvegliato dai propri pensieri quando due braccia goffe ma forti lo circondarono: represse l’istinto di scacciarsele di dosso quando realizzò che erano di Mew Retasu che per l’emozione lo aveva stretto a sé, facendogli percepire le forme del suo corpo nonostante la pesante palandrana. «Grazie» mormorò lei al colmo della felicità senza accorgersi dell’evidente disagio sul viso dell’altro, per poi staccarsi imbarazzata e borbottare un “gomen nasai” con le guance rosse.

«Sapevo che accettare il patto sarebbe stata la scelta giusta per entrambi. Anzi, sai cosa? Lo chiameremo “il patto della Jacaranda”, in onore dell’albero sotto cui gli uomini leggeranno e sogneranno in pace grazie a te. Sei d’accordo?»

La persona che porterà alla devastazione del pianeta è la più delicata e dolce che esista. È così innocente che provoca senza neanche accorgersene. E io dovrei uccidere una creatura del genere. Dannazione.

“Non è bellissima?”

«Sì» gli sfuggì dalle labbra mentre osservava la ragazza.

 

«Che cosa?! No, aspetta, ripeti!»

«Non c’è un cazzo da ridere, Kisshu» sibilò Pai freddando il fratello con lo sguardo. «Qui la situazione è seria.»

«Deep Blue si è fatto abbracciare? Deep Blue?!» l’alieno riprese a ridere sguaiatamente. «Non ci credo neanche se lo vedo! Quando è successo?»

«Ieri notte. È tutta colpa di quella mocciosa!» urlò l’altro camminando su e giù per le rovine della loro dimensione verde. «Non so come, ma sta corrompendo il nostro signore fino al midollo. Lo seduce con i suoi sorrisetti e le sue promesse.»

«Forse man mano che si avvicina a riacquistare il suo corpo si fa più forte anche il suo… istinto» fece beffardo Kisshu. «Ad ogni modo, possiamo fare ben poco per evitare tutto ciò. Se questa è la strada che ha deciso di seguire, meglio o peggio per lui.» Ma questo potrebbe aiutarmi a sconfiggere quella sottospecie di Dio. Pensando quelle parole il verde si volatilizzò, lasciando solo il più grande.

Riapparve pochi secondi dopo sulla Terra, davanti al Caffè Mew Mew, e aspettò per un’ora disteso su un ramo in attesa che il locale aprisse. Osservò passivamente due nemiche entrare nell’edificio per prepararlo a ricevere i clienti, ma fu solo quando vide la Mew verde che saltò giù e le si parò davanti.

«K-Kisshu!» esclamò lei sbigottita.

«Proprio io. Seguimi, dobbiamo parlare.» La condusse dietro un albero. «Non ho tempo da perdere. Ascolta: so del tuo patto con Deep Blue. Lui non si fida di me per il mio trascorso con Mew Ichigo, ma io desidero ancora aiutarlo. Permettimi di farlo.»

«Come?»

Estrasse dalla tasca quello che all’apparenza era un minuscolo sassolino e glielo diede. «Quando Deep Blue si starà incarnando nel nuovo corpo mi contatterai con questa ricetrasmittente, in modo da essere subito al suo fianco per assisterlo nel caso qualcosa dovesse andare storto. Devo essere lì nel momento in cui starà accadendo: non prima, non dopo. Basta premere il pulsante e parlare. Molto facile, no?»

«Già» mormorò lei, osservando la mini radio sul suo palmo. Devo accettare? Potrebbe essere una trappola. Dopo pochi secondi conobbe la risposta. Sì. Se fosse davvero un piano ai danni di Deep Blue e lui volesse tradirmi, avrei qualcuno a difendermi. Se invece fosse Kisshu a mentire, non avrebbe mai scampo contro di lui: è molto più forte.

«Va bene. A… A presto, allora.»

«Saggia pesciolina» rispose solo lui con un ghigno prima di scomparire.

 

///

 

I giorni passarono veloci per Retasu. Seguirono varie battaglie per la conquista della Mew Aqua, e in tutte riuscì ad aggiudicarsela lei grazie all’aiuto di Deep Blue nei panni di Ao No Kishi, sostituendo ogni volta il cristallo con gemme di nessun valore o usando espedienti simili. Le piangeva il cuore a vedere le sue compagne, Ryou e Akasaka scoraggiati e nervosi per i continui fallimenti che non trovavano spiegazione logica, tanto che più volte era stata sul punto di rivelare tutto, ma era sempre riuscita a trattenersi per il bene del patto.

«Sono orgoglioso di te» le aveva detto Deep Blue quando si era confidata con lui riguardo le sue insicurezze. «La Terra ha scelto bene la persona a cui affidare il potere più grande.»

Parlare con lui era diventata quasi una routine. Inizialmente si vedevano solo per la consegna della Mew Aqua, ma dopo qualche incontro iniziò a visitarla nel sonno anche per semplici domande, molte delle quali avevano il sentore di una scusa per trascinarla lì. Passavano molto tempo a parlare della Terra e delle sue particolarità e lei gioiva nel raccontare episodi della propria infanzia mentre lui ascoltava interessato. Avrà semplicemente interesse a sapere qualcosa di più sulla Terra, si disse con una scrollata di spalle quando per l’ennesima volta si ritrovò nel sogno blu.

 

Un giorno, mentre Pai lavorava sulla sfera per far comparire le immagini e loro stavano seduti nel vuoto, Retasu bisbigliò a Deep Blue, in modo che il viola non sentisse: «Ho una domanda.» L’altro la invitò ad andare avanti con un cenno del capo, fissandola coi suoi occhi azzurrini.

«Se sei in possesso del corpo di Ao No Kishi, non hai già raggiunto il tuo scopo? Perché non hai potuto prendere tu stesso la Mew Aqua oggi e i giorni prima?»

«Quel corpo in realtà non è mio» rispose lui. «È una forma che sono riuscito a far assumere ad un umano, ma solo per poco tempo, al massimo qualche ora. Quando avremo collezionato Mew Aqua a sufficienza la spingeremo in quel corpo e riuscirò a controllarlo completamente.»

«Di chi si tratta, Deep Blue?» chiese distrattamente, attratta da alcune immagini che iniziavano ad essere proiettate sul blu ininterrotto.

«Il ragazzo di nome Masaya Aoyama.» Retasu si girò di scatto.

«Chi?!» Impossibile! Aoyama!

Davanti all’impassibilità del suo accompagnatore, balbettò confusa: «E… E cosa sarà di lui quando questo accadrà?»

Dovette attendere qualche secondo per avere la risposta.

«La sua identità verrà cancellata. È l’unico modo perché io possa acquisire un corpo.»

La Mew Mew balzò in piedi. «Non me l’avevi detto!»

«Tu non l’hai chiesto. Ed hai accettato. Ora è troppo tardi» concluse lui spiccio.

«Che sta succedendo?» intervenne Pai dal basso. Un litigio tra gli sposini?

«Niente!» lo freddarono gli altri due. Continuarono a fissarsi per lunghi momenti, l’una ferita e addolorata, l’altro che cercava di mascherare l’irritazione sotto il consueto viso freddo. «Fammi uscire da qui» chiese lei. In una manciata di secondi il suo desiderio fu esaudito.

«Come mai questa ribellione, Deep Blue-sama?» esordì Pai dopo un po’ fissando il Dio perso nei suoi pensieri.

«Niente che ti interessi» ringhiò quello.

«Quella ragazza è pericolosa: è capace di farvi cambiare idea senza che neanche ve ne accorgiate. Potrebbe tradirvi da un momento all’altro. Io e i miei fratelli non lo faremmo mai, lo sapete.»

«Certo» rispose il Dio, ma con la testa sembrava altrove. Stringeva e rilasciava i pugni e fissava il vuoto lasciato dalla Mew Mew come se non si aspettasse che fosse scomparsa davvero.

Perché era rimasto così scioccato? Mew Retasu era un oggetto, un semplice mezzo per raggiungere il suo scopo. Se non avesse più voluto collaborare, avrebbe potuto ucciderla in qualsiasi momento. Ammetteva di trovarla carina, ma era un semplice apprezzamento esteriore.

Non poteva negare, però, che grazie alle sue parole qualcosa in lui era cambiato: aveva scoperto il vero valore di ciò per cui stava lottando da milioni di anni. Non vedeva più la Terra come un pianeta da calpestare orgogliosamente, ma come un luogo di cui analizzare ogni bellezza, e… Mew Retasu era la prima di tutte. Aveva ingannato un intero popolo per millenni e ora si sentiva in colpa per una piccola bugia detta a quella ragazza. Pai ha ragione, mi sta facendo impazzire.

E non mi dispiace assolutamente.

«Sei invidioso, Pai?»

Non si udì risposta.

 

///

 

Quando pochi giorni dopo si scoprì che Aoyama era Ao No Kishi la sorpresa fu enorme per tutti, alleati e non… Tranne che per Retasu, che, già consapevole del fatto, dovette fingere parecchio stupore. Dopo essere tornata in sé in seguito al litigio aveva passato ore e ore a chiedersi se proseguire l’alleanza, rendendosi conto che non poteva fare altrimenti: era troppo tardi per tornare indietro. La cosa che più le dava tormento era vedere Ichigo che saltellava felice come non mai intorno al ragazzo inconsapevole, che Retasu dava già per morto, e fu sul punto di cedere quando la rossa espresse la sua gioia in privato con lei: «Aoyama-kun è così… Perfetto! E ora che è anche nella nostra squadra sconfiggeremo gli alieni in un batter d’occhio!»

«Già…»

«Va tutto bene?»

Solo la consapevolezza della posta in gioco le diede la forza di sorridere. «Certo. Sono tanto felice per te» l’aveva rassicurata. Ichigo-san…

 

Pai era sempre più irritato. Era sicuro che Deep Blue avesse svelato a Retasu la doppia identità di Ao No Kishi molto prima che lo scoprissero tutti gli altri, e non solo. Ma quale poteva essere il legame tra quel Cavaliere e il Dio? Inoltre, il fatto di preparare piani dettagliatissimi per conquistare la Mew Aqua solo per farsi puntualmente sconfiggere dalla ragazza che riceveva ogni sera tutti gli elogi non gli andava affatto giù. Dopo l’ennesimo episodio simile, in cui si scoprì che una luce nel fiume non era altro che, appunto, uno stupido fenomeno luminoso, Pai si girò a fissarla furente per alcuni secondi incurante del fatto che tutti se ne stessero accorgendo, rischiando di mandare a monte il patto2.

Non poteva accettare che le cose andassero avanti in quel modo. Ma non poteva ribellarsi a Deep Blue.

Quella stessa notte, spinto dalla rabbia, entrò nella camera della Mew Mew e le bloccò la testa sul cuscino con una mano alla gola. La ragazza strabuzzò gli occhi.

«Deep Blue si fidava di me» sibilò. «Ho dedicato tutte le mie energie, la mia intera vita a lui. Ma tu hai rovinato tutto.» Strinse di più la presa, ottenendo un gorgoglio strozzato e una lacrima sul volto di lei ormai paonazzo. «Non ti sei accorta di come ti guarda? Con le tue moine l’hai fatto innamorare di te. Se avessi provato io a rispondergli come hai fatto tu l’ultima volta, mi avrebbe ucciso. Invece con te si comporta come se non fosse successo niente.»

Scansò la mano girandosi di spalle. «Sappi che non sei morta solo perché Deep Blue ti protegge. E ovviamente, tu non oserai dirgli una parola di quanto è successo.» Scomparve con uno schiocco mentre lei si alzava a sedere e respirava affannosamente, la mente che vorticava intorno alle nuove informazioni.

Deep Blue era innamorato di lei.

Da una parte era rimasta sorpresa dalla rivelazione di Pai, dall’altra aveva intuito già negli incontri precedenti che l’interesse dell’alieno per lei era andato oltre il semplice essere soci o anche amici: quando parlava la fissava con intensità, facendola sentire scoperta nel suo attillato vestito da Mew Mew, e sembrava cercare contatto fisico senza però mai avere il coraggio di fare mosse esplicite. Si portò una mano sul cuore. Che cosa ho fatto?

 

///

 

Arrivò il giorno in cui, consegnato l’ennesimo cristallo, Deep Blue annunciò: «Con questo abbiamo raggiunto una quantità sufficiente. Domani troverai l’umano di nome Aoyama e infonderai in lui la Mew Aqua.» La ragazza assunse immediatamente un’espressione preoccupata. «Che succede?»

«Cosa penseranno le altre quando mi vedranno con te? E Shirogane e Akasaka…?»

Lui sospirò e le accarezzò la guancia con due dita, provando un sottile piacere quando lei sussultò al contatto. «Capiranno che le tue scelte erano volte alla salvezza della Terra. Andrà tutto bene.» Gli piaceva sfiorare quella pelle chiara. Le dita scesero lungo il collo fino a soffermarsi sulle clavicole. «Ti basterà fidarti di me.» Proseguì fino al marchio sul petto, dove seguì più volte la forma delle neofocene stampate con i polpastrelli. Retasu tremò come una foglia. La guardò dritta negli occhi. «Ti fidi di me, Mew Retasu?» mormorò avvicinando il viso al suo e continuando il movimento con le dita.

«Sì…» rispose lei in un sussurro, anche se la paura nella voce e le lacrime che stavano lì lì per cadere gridavano una sola cosa: “Ti prego, smettila”. Il dolore che lo investì alla vista di quegli occhi imploranti gli diede l’impulso di allontanarsi di scatto da lei, ma la soddisfazione nell’avere quella bellissima creatura completamente in suo potere e l’assaporare un contatto fisico mai avuto nella sua vita lo trattennero. Non si era mai trovato così confuso in vita sua: cosa gli sarebbe costato dar sfogo ai suoi riscoperti istinti? Quella ragazza gli piaceva e avrebbe potuto farne ciò che voleva. Tuttavia il solo pensiero di farla soffrire gli provocava a sua volta dolore: non sarebbe riuscito a sopportare il suo sguardo tradito di nuovo, ad ingannare la dolcezza fatta persona. Passò entrambe le mani sulle sue spalle scoperte per poi farle scivolare sulla schiena e attrarla con forza a sé. La sentì ricambiare il gesto con insicurezza. «Andrà tutto bene, Mew Retasu» ripeté lui accarezzandola e concentrandosi su quello strano contatto.

Come farò a dirle che ho mentito?

 

///

 

Quando si dice il caso.

Trovò Aoyama ai Giardini di Hamarikyu. Ichigo le aveva confidato che si sarebbero visti quel pomeriggio al parco per ammirare l’inusuale fioritura della Jacaranda e fu proprio sotto l’albero che trovò il ragazzo, alle tre in punto, in attesa della sua amica. Per una volta il ritardo proverbiale della rossa fu provvidenziale: non sarebbe mai stata capace di agire sotto i suoi occhi. Iniziò a camminare verso di lui con la mente vuota, stringendo la borsa in cui aveva messo la Mew Aqua senza osare guardare indietro: se l’avesse fatto, non avrebbe mai compiuto ciò che doveva. Prima che se ne accorgesse era già davanti a lui. «Ciao, Retasu» le sorrise lui cordiale. «Anche tu qui per ammirare la fioritura della Jacaranda? È un evento eccezionale.» Non lo saluti? È così gentile. Del resto, perché dovresti salutare un morto. Riuscì ad emettere solo un mugugno come risposta.

«Va tutto bene?» aggiunse lui vedendo che la ragazza teneva il capo chino e fremeva.

Mi dispiace. Estrasse la sfera dalla borsa, la prese con entrambe le mani e alzò la testa, rivelando gli occhi pieni di lacrime. «Che… Succede? Cos’è quello?» esclamò il ragazzo allarmato.

Mi dispiace. Devo farlo.

Fece un passo avanti.

Se sapessi che ti stai sacrificando per l’umanità, forse ne saresti felice.

Mi dispiace.

«Mi dispiace» mormorò lei, e spinse la sfera contro il petto di lui.

Appena entrarono in contatto, la Mew Aqua emanò una fortissima luce che la costrinse ad allontanarsi, mentre il ragazzo emise un urlo straziante. Dal suo corpo si levò del fumo che lo circondò, mentre scintille scendevano dal cielo da ogni direzione verso di lui.

«Retasu-chan!» L’urlo di Ichigo la gelò sul posto. «Retasu, che succede?!» Si pietrificò anche lei quando intravide la figura nella nebbia. «AOYAMA-KUN!»

La verde la trattenne. «Non possiamo raggiungerlo! Chiama le altre, dobbiamo trasformarci!»

Mentre la rossa terrorizzata prendeva il telefono con gesti impacciati, Retasu si ricordò della promessa fatta a Kisshu. Estrasse la ricetrasmittente dalla tasca. Sospirò. Non c’è tempo per riflettere. Premette il pulsante. «È iniziata» disse solo, incapace lei stessa di credere alle parole che aveva appena detto.

Aveva appena finito di trasformarsi quando l’alieno comparve alle sue spalle. «Molto efficace, pesciolina» le fece con un ghigno prima di tuffarsi nella nebbia.

«Mew Retasu!» le altre ragazze, seguite dagli scienziati, stavano arrivando correndo e avevano visto lo scambio tra lei e Kisshu. «Cosa ti ha detto? Che sta succedendo?» esordì Mew Zakuro posizionandosi al suo fianco.

«Non lo so» fu la prima cosa che le venne da dire, e non era neanche una bugia. Rimasero lì, inermi, ad osservare terrorizzati la nube grigia. Un urlo lancinante si levò dalla cortina, facendo venire la pelle d’oca a tutto il gruppo, poi la nebbia iniziò a dissolversi. Ciò che rimase sotto l’albero tolse il fiato a tutti.

Aoyama si era trasformato in Deep Blue. Aveva l’aspetto che Retasu gli aveva sempre visto nei sogni, con l’aggiunta di una spada molto simile a quella di Ao No Kishi.

Una spada che trapassava il corpo d Kisshu dal petto alla schiena.

Retasu sentì il cuore fermarsi. Perché l’aveva ucciso?!

«KISSHU!» L’urlo disperato di Taruto e il ringhio infuriato di Pai alle loro spalle diedero i brividi a tutti. Il Dio estrasse la spada dal corpo dell’alieno, che cadde con un tonfo nella pozza di sangue formatasi sul prato, e si girò verso di loro.

«Io sono Deep Blue.» Retasu capì subito che non era la voce di qualcuno venuto in pace. Non ascoltò la spiegazione che fornì alle Mew Mew della sua presenza. Non ascoltò le preghiere illuse di Mew Ichigo a quello che una volta era stato il suo ragazzo, né i latrati di Pai che chiedeva il perché della sorte del fratello. Pensava solo una cosa: aveva fallito. Si era fatta ingannare dal nemico e gli aveva consegnato lei stessa i mezzi per sconfiggerle, giorno dopo giorno. L’umanità intera sarebbe scomparsa.

Ed era solo colpa sua.

Rabbrividì quando Deep Blue si girò e posò gli occhi su di lei con un sorriso beffardo stampato sul volto: «Ciao, Mew Retasu.» Gli sguardi sconcertati dei compagni rivolti verso di lei furono la punizione peggiore. Minto le si accostò, scuotendola per le spalle: «Che succede? Come fai a conoscere Deep Blue?»

«È facile!» le rispose Pai dall’alto. «Umana, non te l’ha detto che si è alleata con lui?» No! Non dirlo! Il rimorso si concretizzò in lacrime amare sulle palpebre, mentre la compagna si allontanava sconcertata. «Ogni notte gli ha portato la Mew Aqua che noi cercavamo di conquistare col sudore sostituendola con pietre insulse! Vi ha ingannate tutte! È solo colpa sua se Deep Blue si è risvegliato, se Kisshu è morto, se si fida più di uno sporco essere umano che del suo stesso popolo!»

«A quanto pare non mi posso fidare neanche di lei, Pai» rispose l’alieno dai capelli neri per niente turbato dallo sfogo del servo. I suoi occhi celesti non si erano mai staccati dalla Mew verde. «Mi hai tradito, Mew Retasu» proseguì con distacco. «Hai rivelato la mia posizione a Kisshu nel momento in cui ero più vulnerabile, ben sapendo che lui ormai era mio nemico. Conosci la sorte che tocca a chi mi fa torto.» Tese una mano, su cui ronzava nervosa una scintilla azzurrina, verso l’adolescente terrorizzata. «Sarai la prima umana che ucciderò. Hai qualcosa da dire in tua difesa?»

«Non credevo che Kisshu volesse farti del male» sussurrò solo lei. Che brutta fine… Chiuse gli occhi e si preparò alla scossa. Trascorsero secondi di infinito silenzio in cui gli unici suoni udibili furono i respiri affannati delle ragazze e la vibrazione impaziente dell’elettricità che aspettava di essere scaricata. Poi il secondo rumore scomparve. Con il cuore che batteva all’impazzata si fece coraggio e aprì gli occhi.

Deep Blue la stava guardando con un’espressione neutra e impassibile sul viso, il braccio abbassato. «Avvicinati» ordinò con un filo di voce. La ragazza, impaurita, si diresse lentamente verso di lui.

«Retasu, cosa fai?!» urlò Ichigo cercando di fermarla, ma Pai le si parò davanti.

«Non lo vedi? Vi ha tradite, stupida!»

«E per colpa sua è morto anche Kisshu!» aggiunse Taruto al fianco del fratello.

«Perché voleva uccidere Deep Blue, na no da?»

«Mio fratello ha sempre sostenuto che il suo unico scopo fosse ottenere la Terra per sé. Mi aveva spesso parlato della sua teoria, ma non gli ho mai dato ascolto.» L’alieno più grande scoccò un’occhiata obliqua al corpo riverso in un pantano di sangue. «Il suo cadavere gli dà ragione.»

«Cosa possiamo fare per sconfiggerlo?»

«Potete provare ad unire i vostri poteri e scagliarli contro di lui. Dubito che funzioni, ma è l’unica possibilità che mi viene in mente.»

«Credi che…» La voce incerta di Mew Ichigo faceva già presupporre la domanda che sarebbe seguita. «Credi che facendo così, Aoyama tornerebbe quello di prima?»

«Non lo so.»

Bastò uno sguardo tra le ragazze per decidere di seguire il consiglio di Pai. «Un attimo! Come facciamo a convincere Mew Retasu, na no da?» fece notare Mew Purin. Lo sguardo di tutti si spostò sulla Mew verde che stava parlando con Deep Blue sotto la Jacaranda. «Non ci aiuterà mai volentieri a ucciderlo! Ci ha tradite, na no da!»

«Basterebbe estrarre il potere dal suo corpo per poi trasferirlo nella Strawberry Bell di Mew Ichigo» osservò la Mew lupo, che però fu contraddetta da Ryou: «Impossibile. Il potere Mew esce dal corpo di una di voi solo al momento della morte.»

Il peso delle sue parole schiacciò le ragazze. «Ma… Non possiamo…!»

«Lo so, Mew Ichigo. Neanche io ne sarei capace. Dovrei averne il coraggio, ma non ce l’ho. Nessuno di noi ce l’ha.»

Mew Ichigo strinse i pugni. «Ci dev’essere un altro modo!»

Si levarono discussioni alla ricerca di disperate alternative al peggio, ma Pai non le seguì. Fissò invece le due figure che conversavano sotto l’albero, solo loro sapevano di cosa.

«Non volevi che Kisshu mi attaccasse» stava dicendo Deep Blue.

«No.»

«Dunque non mi hai tradito.»

«…No.»

Il Dio posò le mani sulle spalle di Mew Retasu, confuso. «Tu continui a fidarti di me nonostante tutto quello che ho fatto» sillabò lui con lentezza. Quando si era trovato a doverla uccidere, le sue ultime parole lo avevano fatto riflettere: se la Mew Mew non era a conoscenza dei piani di Kisshu, significava che non aveva avuto intenzione di tradirlo. Era stato sul punto di disintegrare l’unica persona che l’aveva seguito nonostante le avesse mentito, l’unica che gli avesse mostrato affetto, l’unica che trovasse piacevole in tutto l’universo di cui si proclamava dio. Del resto, anche se lei gli avesse voltato le spalle, non era certo che sarebbe stato capace di freddarla. E in quel momento era lì, davanti a lui, che gli puntava i suoi occhioni smeraldo addosso chiedendosi cosa sarebbe stato dell’umanità e del suo pianeta. Leggeva la paura a chiare lettere sul suo viso, eppure quando gliel’aveva ordinato era avanzata verso di lui, allontanandosi dalle amiche. Avrebbe potuto scappare o respingerlo, invece aveva deciso di avere ancora fiducia in lui.

No, non avrebbe rinunciato a Retasu. Una nuova consapevolezza si fece strada nel cuore che da poco aveva scoperto di avere.

«Ascoltami bene, piccola umana.» Si stupì più lui che lei del tono dolce con cui aveva parlato. «Non so cosa provi per me, se mi odi o provi affetto. Ad ogni modo, ho deciso di darti una grande possibilità. Sei passata attraverso prove difficili e le hai passate tutte. Voglio dunque che tu sia la mia assistente nella creazione del mio Impero. Voglio che tu sia al mio fianco nell’aiutarmi a fare le scelte giuste.» Avvicinò il viso al suo e le prese il mento con le dita, assaporando tutta la dolcezza di quell’umana che lo aveva fatto uscire di senno. «Voglio che diventi la mia compagna per tutta la vita, per insegnarmi ad apprezzarla come hai fatto in questi giorni. Io… Mi sono innamorato di te.» Preso dal desiderio di approfittare di quell’occasione in cui l’aveva vicina, chinò il viso su di lei e la baciò.

La sentì irrigidirsi ma le impedì di allontanarsi circondandola con le braccia e tenendola stretta a sé, non ancora pronto ad abbandonare il sapore delle sue labbra, dolce come i suoi occhi, dolce come il suo sorriso, dolce come la curva della schiena che stava accarezzando e come l’essenza di quella fragile creatura che sapeva muovere le potenze del mondo senza neanche saperlo.

Pai aveva seguito tutto con sguardo sempre più furente. Aveva avuto ragione sin dall’inizio: quella piccola sgualdrina dagli occhioni subdoli aveva sedotto in pochi giorni Deep Blue allontanandolo da lui, che lo serviva con tutte le sue forze da mesi e mesi. Sapeva che quello non era il Dio salvifico che aveva sempre creduto, ma il semplice fatto di essere battuto su tutti i fronti da un’insulsa, debole umana lo faceva impazzire.

Ma aveva davanti l’occasione di vendicarsi su entrambi.

«Smettetela di blaterare, ce l’ho io il coraggio di uccidere quella bambina» latrò al coro delle Mew Mew. «KUU RAI SEN PUU JIN!»

Il potente fulmine evocato cadde impazzito sulla ragazza, ancora tra le braccia di Deep Blue, in una frazione di secondo. Retasu sentì le ginocchia cedere e le membra urlare di dolore insieme alla sua voce. «Cosa… È… Successo…» riuscì a dire con immenso sforzo mentre sentiva le energie svanire sempre più velocemente. Deep Blue si inginocchiò davanti a lei sostenendola per le braccia e chiamandola disperato: «Retasu! RETASU!» Si girò verso Pai con gli occhi sgranati. «Perché l’hai fatto?!»

«Questa storia doveva finire già da tempo» rispose lui con voce carica di disprezzo.

Il Dio continuò a fissarlo sentendo montare la rabbia dentro di sé finché non fu distratto da una mano che si posò sul suo viso. Si girò a guardare la ragazza davanti a lui, che gli sorrise. Anche in punto di morte, dannazione, riusciva ad essere dolce: lui, invece, non ne era stato capace finché lei non gli aveva accarezzato l’anima. E sapeva che non lo sarebbe stato mai più. «Non ti amo, Deep Blue» esordì, ogni parola che le costava un immenso sforzo. «Non ti ho mai amato, ma ho sempre cercato… Di… Di farti innamorare della Terra. Nell’eventualità in cui… Tu mi avessi ingannata, avresti almeno apprezzato ciò che… Avresti avuto tra le mani. Se davvero la vuoi tua, amala stimando ogni suo singolo abitante… Ogni pianta, ogni mare…» Si accasciò a terra con un sibilo, il petto che andava su e giù per cercare di portare ossigeno all’interno, gli occhi puntati verso la volta color pastello della Jacaranda su di loro. «È bello morire qui» sussurrò ammirando gli innumerevoli fiori che pendevano indifferenti sulle loro teste. Il suo sguardo sempre più vacuo si spostò lentamente verso Deep Blue, che contrastava pesantemente con la delicatezza dei petali violetti. «Se mi ami davvero… Sii buono con la Terra.» Portò un braccio intorno alle spalle dell’alieno, avvicinandolo a sé. «Consideralo un… Un ultimo regalo. In memoria del… Patto della Jacaranda.» Con le ultime forze che le rimanevano lo spinse lentamente verso il basso, portando le labbra di lui sulle sue.

Dopo pochi secondi il braccio che gli circondava il corpo cadde inerte a terra.

Deep Blue si alzò staccando le labbra da quello che era diventato un cadavere. Sotto i suoi occhi il corpo della ragazza si illuminò di una debole luce che si addensò in una sfera verde e si staccò dal corpo della giovane, lasciando dietro di sé nient’altro che Retasu Midorikawa. L’energia pulsante vagò fino a posarsi sulla Strawberry Bell.

«Ragazze, ora!» urlò Mew Ichigo.

«Ribbon Minto Echo!»

«Ribbon Pudding Ring Inferno!»

«Ribbon Zakuro Spear!»

I poteri delle paladine confluirono nell’arma della leader, che fece un passo avanti tenendola ben tesa davanti a sé, con le lacrime agli occhi.

«Per Aoyama.

Per Kisshu.

Per Retasu.

Per la Terra.

Mew Power Extension!»

L’energia si caricò, pronta ad esplodere contro di lui. Non poteva scappare. Sarebbe sopravvissuto all’attacco delle Mew, ma non avrebbe avuto abbastanza forza da reagire prima di essere ucciso da Pai e Taruto, che sembravano non aspettare altro che trucidarlo con le loro mani.

Si girò verso il tronco della Jacaranda: forse, come ultima mossa, avrebbe potuto essere utile alla Terra che sia lui che Retasu avevano tanto amato, anche se in modo diverso.

Posò le mani sul tronco e trasferì la sua anima all’interno dell’albero un istante prima che il Mew Power si scagliasse su di lui: l’energia avvolse il corpo ormai inerme dell’alieno, estraendone il cristallo che iniziò a scappare impazzito verso l’alto e poi in tutti gli angoli del globo sotto forma di gocce. «Ragazze, fermatevi!» urlò Pai. «State consumando tutta la Mew Aqua!»

La Mew neko abbassò l’arma recidendo il flusso di energia e sbatté le palpebre per abituarle alla luce normale. Quando fu in grado di vedere chiaramente, notò Aoyama ai piedi dell’albero che tentava di rialzarsi a fatica. «Aoyama-kun!» urlò fuori di sé, correndo verso di lui.

«Ce l’abbiamo fatta» mormorò Minto, ma non c’era traccia di gioia nella sua voce.

«Retasu onee-chan no, na no da.»

«Invece sì, ce l’ha fatta anche lei.» Zakuro guardò la Jacaranda, i cui rami oscillavano lievemente. «È l’unica e sola a cui dobbiamo la nostra vittoria oggi. È stata lei a sconfiggere Deep Blue.»

 

Passarono due giorni, veloci come se fossero stati sfogliati dal misterioso venticello primaverile che correva tra i palazzi di Tokyo in quei giorni. Lo stesso vento aveva sostenuto le ali della navicella degli alieni alla loro partenza, in un addio quieto e pacifico ma carico di speranza per il popolo che li aspettava, grazie alla Mew Aqua che non era stata consumata.
E sempre lo stesso venticello aveva accarezzato le fronde della Jacaranda durante il funerale di Retasu, facendo scivolare delicati petali sul suo viso prima di essere coperto per sempre. Le sue amiche avevano deciso di lasciare che riposasse in pace in quel luogo che aveva significato tanto per lei, e si convinsero che doveva essere felice della loro scelta, mentre si stringevano tra di loro e le lacrime scendevano copiose bagnando le maglie delle amiche su cui si erano appoggiate.

Stranamente da quel giorno la Jacaranda al centro dei Giardini di Hamarikyu fu in fiore ogni giorno dell’anno, e nessuno tranne loro riuscì a spiegarsi perché le dolci corolle non erano più tinte di glicine, ma di un Profondo Blu.

 

________________

Note:

1. In realtà non c'è un esemplare di questa pianta nei Giardini di Hamarikyu, si tratta solo di un dato fittizio utile ai fini della storia.

2. Riferimento all'episodio 46, in cui ho ricontestualizzato lo sguardo tra Mew Retasu e Pai

 

 

NdA: Ciao a tutti! Mi trovo a scrivere per la prima volta nel fandom di Tokyo Mew Mew e consegno per il rotto della cuffia questa storia, scritta per il contest "Centro strade, mille finali" di _Freya Crescent_ ^^ La ringrazio tantissimo per l'opportunità che ha dato a me e alle altre partecipanti, mi sono divertita molto a scrivere la storia e sono curiosa di leggere le altre. Avrei molte cose da dire, troppe, perciò conoscendo il mio carattere logorroico lascio giudicare voi.
Vi prego solo di lasciare il vostro parere: breve, lungo, positivo o negativo, mi basta sapere che qualcuno è passato da queste parti. ^^
Spero di scrivere di nuovo in questo fandom :)

   
 
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