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Autore: Evie Frye    16/11/2015    2 recensioni
Un din-don alla porta.
Un'amore ritrovato.
Una nottata di passione.
Un ripensamento
Due cuori spezzati.
Una fuga dal dolore.
Tre lunghi viaggi dove si imparerà ad amare e ad essere amici migliori.
-
A cosa servirà tutto questo?
Sappiamo tutti che non sempre le storie hanno un lieto fine... non sempre l'amore trionfa su tutto...basterà solo volere tanto una cosa, per sistemare tutto e vivere "felici e contenti" ?
Beh venite a scoprirlo con me...
-
Avevo già postato questa fic, ma poi l'avevo cancellata perché non mi sembrava più una buona idea, ma mi sono sempre pentita di quella scelta e quindi eccomi qui a riproporvi questa storia. Spero vi piaccia;)
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carlotta 'Carly' Shay, Fredward 'Freddie' Benson, Samantha Joy 'Sam' Pucket, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3

 
“Partire”

 
Per mettersi in viaggio
c’è bisogno della nostalgia di qualcuno.


-Susanna Tamaro
 
Corsi in camera per preparare una sacca con dentro qualche vestito di ricambio e l’indispensabile per un viaggio lungo 18 ore.
“Sam! Sam ascoltami” mi chiamo Cat, ma io non la stavo ascoltando.
Sarei partita sicuramente con la mia moto, quindi tornai in soggiorno per prendere le chiavi.
“Sam! Non puoi guidare per 18 ore una moto!” mi fece la lagna Cat.
La ignorai di nuovo.
“cosa mi serve più… mh… ah il casco!” dissi tornando in camera.
La rossa mi seguì e appena entrò in camera chiuse la porta impedendomi di uscire.
Sbuffai. “Samantha Puckett! Cosa hai intenzione di fare?!” mi chiese stizzita Cat.
“non è evidente?” le chiesi sarcastica alzando la sacca e le chiavi.
“non puoi partire da sola! Non puoi guidare per 18 ore! Se ti viene sonno come fai? Eh? Oppure se ti stanchi e perdi la concentrazione potresti fare un incidente!” sbottò Cat.
“oh andiamo!” esclamai “non venirmi a fare la predica! Conosci qualcuno che sta per partire per Seattle, tra più o meno 10 minuti?” le chiesi incrociando le braccia al petto.
“conosci qualcuno a cui piacciono i procioni?” mi chiese.
Alzai un sopracciglio. “ma che cavolo di domanda è?!” sbottai irritata, mi stava facendo perdere tempo.
“ero solo curiosa!” si difese lei.
“Cat, fammi uscire, devo andare a prendere a calci una persona” le dissi avvicinandomi alla porta ma lei mi spinse indietro buttandosi addosso.
“devo prendere a calci anche te?” le chiesi sarcastica.
“no grazie!” mi rispose “puoi aspettare fino a domani per partire? Puoi andare con Robbie!” mi disse allargando le braccia.
“fammi pensare… no” le dissi.
“perché?” mi chiese Cat frustrata.
“non ho tempo di aspettare ‘coso’ per partire! Voglio partire ora!” le dissi sbuffando per l’ennesima volta.
Cat mise il broncio. “Robbie non è un coso” mi disse tristemente.
“Cat, non è questo il punto” le dissi spazientita.
“lui parte domani mattina presto per Seattle! Perché non puoi andare con lui?” mi chiese.
“vuoi che io muoia? Andiamo! Un viaggio con Shapiro! Nemmeno per sogno” le dissi convinta.
“allora vengo io con te!” disse risoluta.
“e chi rimane qui a fare la baby-sitter? Ti ricordo che abbiamo bisogno di soldi per comprare la carne alla ‘mamma’ “ dissi indicandomi dicendo ‘mamma’.
“allora vai con Robbie!” mi urlò di nuovo lei.
“perché Shapiro deve andare a Seattle?” le chiesi cambiando discorso.
Lei si fermò a pensare. “veramente non lo so, ma non cambiare discorso che mi confondi!” sbottò infastidita.
“ti confonde anche un tost!” la presi in giro.
“non è vero! Ho letto un libro a riguardo e-“
“e ora se tranquilla, si lo so” finii la frase per lei.
“bene” disse “allora vai con Robbie?” mi chiese per l’ennesima volta speranzosa.
Sbuffai sonoramente, non sarei riuscita a convincerla e un viaggio con “coso” non sarebbe poi andato così male.
“va bene, ma alle mie condizioni: vado lo stesso con la moto, e Shapiro non mi deve rivolgere la parola” le dissi, posando la borsa a terra.
“yeeeeeee” festeggiò lei abbracciandomi.


Il resto della giornata passò velocemente. Il giorno dopo mi sveglia verso le 10:00 del mattino, visto che Robbie sarebbe arrivato tra mezz’ora.
Ero in camera mia quando il campanello suonò.
“din-don apro io!” urlò Cat dalla cucina.
“ehi Robbie!” la sentii esclamare.
“ciao Cat!” rispose una voce un po’ stridula.
Scesi riluttante dal letto e mi andai in soggiorno per fare colazione… e anche per salutare Robbie certo.
Mi avvicina al divano e vidi Robbie e Cat impegnati in un’amorevole conversazione, tutti e due molto impacciati e tesi, per un motivo così evidente agli occhi di tutti tranne che a Cat. Quella ragazza tanto dolce quanto stupida, non aveva ancora capito che Robbie aveva una cotta per lei da anni ormai e che poverino, non aveva ancora avuto il coraggio di dichiararsi.

Appena mi avvicinai al bancone Robbie mi vide e corse a salutarmi affettuosamente in un abbraccio.

“eh scollati Shapiro!” protestai scollandomelo di dosso.
“oh si, scusa Sam” mi disse lui.
“Sam! Sei sempre la solita!” rise Cat chiudendo la porta ed incamminandosi verso il bancone della cucina.
“non prendete niente per colazione?” chi chiese la rossa.
“veramente dovremo partire per Seattle tra pochi minuti se vogliamo arrivare in tempo, visto che faremo delle pause” spiegò il moro.
Lo guardai stranita. Io avevo fame! Dovevo fare colazione!
“perché sei così in ansia Shapiro? Ti aspetta la nonnina a Seattle?” lo presi in giro, lui rise nervosamente.
“veramente un mio, come dire, amico esce di galera e mi ha chiesto se potevo dargli un passaggio fino a casa” spiegò Robbie.
“hai un amico in galera!?” domandò Cat sorpresa.
“hai un amico!?” chiesi io confusa, ricevendo un’occhiataccia da entrambi.
“che c’è?” sbuffai.
“io ho tanti amici!” protestò il moro.
“si, e io non mi chiamo Sam Puckett!” dissi sarcastica.
“infatti tu ti chiami Sam Puckel” disse Cat armeggiando con una tazza.
“io non- vabbè lasciamo perdere” sospirai.
“perché hai un amico che stava in galera?” chiese nuovamente Cat.
“è un mio vecchio amico di infanzia, veramente non so nemmeno se posso considerarlo tale, non ne ho mai parlato perché non mi sembrava una cosa importante” spiegò Robbie.
“e perché è finito al fresco?” chiesi mentre prendevo una blue-dog dal frigo.
“ehm, è sempre stato un tipo che non seguiva le regole e si metteva sempre nei guai” disse Robbie.
“mi ricorda qualcuno…” disse Cat guardandomi.
La ignorai.
“e questo tuo amico che crimine ha commesso?” chiese Cat riportando la sua attenzione sul moro.
“non lo so” rispose Robbie scrollando le spalle.
“e ha chiamato proprio te? Non ha una famiglia, amici?” chiese Cat.
“da quel che ricordo, la madre è morta quando lui aveva 2 anni circa, e il padre è o era, un avido alcolizzato che pensava solo a se stesso. Abbandonò il figlio sul cipiglio della strada. E’ stato trovato da delle suore e poi adottato da una buona famiglia quando aveva 5 anni, erano i nostri vicini di casa, per questo lo conosco e so tutte queste cose” finì di spiegare Robbie.
Cat sospirò e si portò una mano al petto.
“oh poverino” piagnucolò.
“si già molto commovente, ma ognuno ha i suoi problemi. Allora Shapiro, partiamo o no?” dissi a Robbie.
“si certo, quando vuoi” rispose il moro.
“okay, vado a prepararmi, 5 minuti e partiamo” dissi correndo in camera.


Una volta pronta, tornai in cucina, Robbie era uscito e Cat era sul divano. Si alzò raggiungendomi.
“fa attenzione Sam” mi raccomandò la rossa. Sorrisi.
“si mamma, farò la brava” la presi in giro abbracciandola.
“ci vediamo tra un paio di giorni” dissi staccandomi.
Presi la borsa, il casco e le chiavi e uscii di casa. Raggiunsi Robbie fuori alla strada.
“allora, la tua macchina?” chiesi guardandomi intorno.
“eccola li!” esclamò il moro indicando un vecchio furgone ammaccato.
“ma è un catorcio” dissi sprezzante.
“è un fantastico pick-up” si difese lui prendendo le chiavi dalla tasca.
“puoi mettere la moto nel cassone se vuoi” mi disse raggiungendo la portiera del pick-up.
“no, vado in moto per un po’” gli dissi infilandomi il casco.
“ma puoi tenerti la borsa” dissi lanciandogliela.Lui la prese maldestramente al volo.
“oh ehm okay!” esclamò sorpreso.
Mi avvicina alla moto, infilai le chiavi e girai la chiave mettendo in moto, Robbie fece lo stesso con il suo rottame
 “vado avanti io!” urlai per sovrastare il rumore dei motori e lui mi fece segno di “okay” con le dita.
Accelerai e con una sgommata uscii dal vialetto sfrecciando per le strade affollate di Los Angeles e imboccando la strada per la mia città natale, quella che mi aveva visto crescere tra urla, guai, risate, pianti, dolore, amicizia, odio e perfino amore.

“Seattle, sto tornando”




Angolo mio!

Ehm, ehm, salve! Sono imperdonabile lo so, sono quanto? 3 mesi che non aggiorno? Mi dispiaceeeeee! Ho avuto tanti problemi e sono stata un po’ fuori dal mondo in questo periodo. Vi chiedo scusa, e spero di non aver perso quei pochi lettori interessati alla storia. Cercherò di non farvi aspettare tutto questo tempo per i prossimi capitoli (se ci saranno).
E vabbè, vi saluto! Ciauuuuu!
Ps. Ho cambiato nome utente, ma sono sempre io “Fiory_Hadley”.
   
 
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