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Autore: Veni Vidi Jackie    16/11/2015    1 recensioni
Matilde, amica (o qualcosa di più?) da più di un anno di Jack, ha da tempo dimostrato con lui atteggiamenti aggressivi. Quando lei troverà l'amore in Frank, Jack verrà prima relegato in secondo piano e poi abbandonato dalla ragazza. Ormai libero, la fine del "regime tirannico" di Matilde dovrebbe farlo stare meglio, ma la gelosia lo dilanierà e ben presto lo farà arrivare sull'orlo della pazzia.
In questa situazione, saranno personaggi assai strani a farlo tornare su di morale!
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mostro le mie annotazioni a Seneca, che le osserva attentamente.

Avevo assolutamente il bisogno di far leggere a qualcuno ciò che ho scritto pochi giorni fa all'università, quella serie di riflessioni con me stesso. Ho bisogno di sentirmi dire che non sono pazzo. Seneca le legge, studiando ogni singola parola.

Ci troviamo ad un tavolo del mio circolo di tennis: stavolta Seneca ha lasciato a me la scelta del luogo in cui tenere la sua lezione. Non c'è posto migliore di questo, che considero come la mia seconda residenza.
- Dunque? Che ne pensi? - chiedo, impaziente di sentire il suo giudizio.

Seneca resta per qualche secondo impassibile, continuando a leggere. Dopo un paio di minuti ripone il quaderno sul tavolo e mi sorride.
- Delle belle cose stanno per accadere -
- Lo hai già detto qualche giorno fa...-
- Perché è così. -

Si porta avanti sulla sedia e si avvicina a me, mostrandomi le mie annotazioni.
- Non vedi? - mi domanda, battendo l'indice sul quaderno – la tua mente sta mettendo in pratica quello che noi ti abbiamo detto di fare fino ad ora: amare. Tu devi continuare a voler bene a Matilde, non devi odiarla. Hai scritto proprio questo. -

Riflettendo su quello che mi dice, mi rendo conto che forse non ha tutti i torti. Fino a ieri neppure sapevo come continuare ad amare una persona che ti fa del male, adesso comincio a capire. Non ho avuto un'illuminazione, ma credo di essermi incamminato sulla via giusta.
- Tu dici che sono sulla via della guarigione? Davvero credi che questo sia un segnale positivo? -
Ho bisogno di un incoraggiamento, di uno stimolo. Per mesi non ho più vissuto, non ho più avuto una vita. Anche il solo sentirmi dire che sono sulla giusta strada mi farebbe sentire meglio. E' quello che mi serve.
- Sì, Jack. Il percorso che ti sta davanti è lungo, ma tu non devi preoccuparti di questo. Devi solo percorrerlo tutto, non importa quanto tempo sia necessario. Fino ad adesso non hai fatto che brancolare nel buio, incapace di comprendere i nostri consigli. Adesso sei arrivato ad un punto di svolta, quello che hai scritto lo hai fatto in un momento di trance, un momento in cui hai parlato con te stesso. E cosa ti sei detto? Di non arrenderti, di continuare ad amare. Combatti, non abbatterti. Sei sulla via della guarigione. -

Annuisco deciso: sì, le cose devono cambiare. Per settimane sono stato un vegetale, privo di una vita e soprattutto di sentimenti. Non ho avuto stimoli, non ho avuto desideri. Improvvisamente torno a sentire un fuoco ardere dentro di me, una sensazione che non provavo da molto tempo. Per la prima volta ieri, inoltre, sono tornato anche ad avere un obiettivo nel tennis: vendicarmi su Tom. L'ho sempre battuto, le cose devono tornare come prima. Anche con Matilde le cose devono cambiare.

Quindi, prima di tutto devo sistemare le cose con lei. Non voglio che la nostra ultima discussione sia stato un litigio. La prossima volta che la vedrò sarà al mio compleanno e non voglio che ci sia della tensione tra noi due. Desidero che le cose si siano sistemate.

Alzo lo sguardo su Seneca: sembra che abbia compreso i miei pensieri, perché sta sorridendo.
- Mi serve un telefono – dico - devo parlare con Matilde. -

Lui mi rivolge uno sguardo fiero, poi si alza e si avvia al bar.
- Te lo porto io – mi assicura.

Mi appoggio allo schienale della sedia: da ora in poi le cose cambieranno. Me lo prometto mentalmente. Non dovrò più avere costantemente in testa il pensiero di Matilde. Lei ha fatto la sua scelta, no? Ha deciso di non rispettare la nostra promessa, ha deciso di non essere più parte della mia vita. Chi impedisce a me, invece, di continuare a farlo? Frank? No. Lui potrà anche avere Matilde, ma non mi impedirà di continuare a volerle del bene.

Basta piangersi addosso, Jack. E' ora di cambiare.
- Datemelo o vi uccido! -

Un urlo proveniente dal bar interrompe i miei pensieri. Mi giro e vedo Seneca, di spalle, puntare una lancia (da dove l'ha presa?) contro alcuni signori seduti a giocare a carte. Uno di loro estrae una racchetta da una fodera per difendersi, ma viene prontamente disarmato da un fendente di Seneca. Un altro, invece, prende qualcosa da una tasca. Noto che la sua mano sta tremando, poi consegna l'oggetto a Seneca, che torna felice da me. Posa l'oggetto sul tavolo: è un cellulare.
- Preso! Ora fa' quello che devi fare – mi dice con fierezza.

Torno ad osservare gli uomini che giocavano a carte: uno di loro sta chiamando la polizia, l'altro si sta nascondendo sotto il tavolino.
- Lucio, ma cosa hai combinato? - chiedo, alzandomi di scatto.

Lui mi guarda con sorpresa.
- Mi hai chiesto un cellulare e te l'ho trovato...non vedo cosa...-
- In che modo lo hai chiesto? -

Lui scoppia a ridere, ride così tanto che è costretto a portarsi una mano al petto per il dolore. Poi si accascia sul tavolino, sempre ridendo. Poco dopo si getta a terra, contorcendosi dalle risate. Le persone al bar guardano curiose, mentre io sento alcune sirene in lontananza.
- In che modo l'ho chiesto? Io sono Lucio Anneo Seneca, non ho bisogno di chiedere! Io ordino! - esclama il mio amico, ricominciando a ridere. Prendo velocemente il cellulare e trascino Seneca all'uscita del circolo, aspettando l'arrivo delle volanti della polizia.

Lucio non si regge in piedi, sembra ubriaco. Non fa che ridere ed è tutto rosso, in più perde copiosamente saliva. Non so neppure se stia bene o no.

Una macchina della polizia si ferma davanti a noi, poi una portiera si apre e ne esce un poliziotto con gli occhiali da sole, con un portamento fiero ed orgoglioso. Non posso fare a meno di riconoscerlo ...
- Angelus! - grido, riconoscendo il padre di Andy. Lui mi fa un occhiolino e mi mostra i pollici della mano, sorridendo. Mi ricorda molto Fonzie.
- Ci hanno chiamato dicendo che un pazzo ha minacciato di infilzare con una lancia delle persone...sarebbe lui? - chiede, indicando con un'occhiata veloce Seneca.

Annuisco, tentando di fare stare in piedi Lucio.
- Esatto, ha avuto un momento di crisi. Sai, non è di qui...viene da molto lontano e deve ancora abituarsi agli standard di questo luogo...-

Angelus osserva Seneca, che ancora non ha smesso di ridere. Mi chiedo che cosa possa pensare...che è matto, sicuramente. Non gli do torto, è ciò che penso pure io.
- Come si chiama, signore? - domanda Angelus con voce autoritaria.

Lucio smette per un secondo di ridere e osserva il suo interlocutore.
- Come mi chiamo, figliolo? Non te l'hanno insegnata la storia a scuola? Mi chiamo Lucio Anneo Se...-
- Lucio Anneo! - lo interrompo – Si chiama Lucio Anneo, è un nome spagnolo. -

Angelus sposta lo sguardo su di me, probabilmente chiedendosi il motivo della mia intromissione. Poi scrolla le spalle e ammanetta Seneca, che tenta di ribellarsi.
- Spagnolo, eh? Ora ti porto in caserma, chico. Dovrai spiegare un po' di cose. -

Seneca urla, tirando calci a vuoto. Angelus li evita tutti e lo conduce senza difficoltà nella volante, poi richiude con forza lo sportello.
- Non ti preoccupare – mi dice prima di risalire – questo vecchio spagnolo ubriacone se la caverà con molto poco. Hasta pronto! -

Angelus mi mostra nuovamente il gesto “alla Fonzie” e torna in macchina, poi l'auto parte e si allontana veloce da me.

 

 

  
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