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Autore: dreamfanny    16/11/2015    3 recensioni
Questa storia ha come protagonista Laxus, che dopo l’ennesimo litigio tra suo padre e suo nonno, è partito senza salutare nessuno viaggiando per due anni tra una città e l’altra. Sentendone la mancanza e a corto di soldi, ritorna finalmente a Magnolia per trovarsi ad affrontare alcuni fantasmi del passato e ritrovare gli amici più cari. Forse anche innamorarsi.
Piccolo avvertimento: alcuni personaggi potrebbero metterci qualche capitolo per comparire, ma essendo Laxus il protagonista dovrete pazientare. Se siete interessati per lui, invece, buona lettura!
*Le età dei personaggi sono leggermente diverse da quelle del manga: Laxus e altri hanno solo due anni o poco più di differenza con gli altri ragazzi più giovani, invece di quattro anni come nella storia originale.*
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il Raijinshuu, Lisanna, Luxus Dreher, Mirajane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vecchi dolori

 
Scese dalla moto ed entrò nella piazza affollata. Alla sua destra due adolescenti, appena uscite da uno dei negozi, parlavano fitto tra di loro ridendo e ammirando i loro nuovi acquisti. Gli passarono di fianco lanciandogli un'occhiata e arrossendo quando si accorsero che le stava guardando. Sorrise fra sé e sé ripensando agli anni del liceo, alle uscite con Bickslow e all'incontro con Freed ed Ever in quel locale in centro. Chissà se è ancora aperto… prese il cellulare per chiamare i suoi amici, ma la mano di una ragazza si posò sul suo braccio interrompendolo. «Ciao Laxus» lo salutò Ever, dandogli un bacio sulla guancia.
«Ehi». Si guardò in giro in cerca di Freed e Bickslow.
«Ci aspettano al bar all'angolo» gli disse con un sorriso e incamminandosi verso il lato opposto della piazza. 
«Ti ricordi del Nautilus?»
Ever si voltò verso di lui ripensando a tutti i sabati sera che avevano passato in quel posto. «Ha chiuso l'anno scorso: pare che il proprietario vendesse droga usando il locale come copertura». Laxus sgranò gli occhi. «Già! Pensa che la sera in cui hanno fatto la retata avevamo deciso di andarci. Per fortuna Freed aveva scoperto un nuovo bar e abbiamo cambiato programma..»
«Peccato, avrei voluto tornarci» disse contrariato Laxus.
«Ne hanno aperto un altro al suo posto, potremmo andarci questo sabato se vuoi?» chiese Ever con una nota di speranza. Lui le sorrise e annuì con la testa. Mentre Bickslow e Freed uscivano dal bar e li raggiungevano, Ever corse loro incontro con entusiasmo «Indovinate? Laxus vuole andare al Mon Amour questo sabato!». I due ragazzi aprirono gli occhi con meraviglia e gioia e guardarono verso il loro amico, chiedendo conferma. Quando Laxus disse loro che non vedeva l'ora di passare la serata come qualche anno fa, non si trattennero e lo abbracciarono tutti e tre. Cercò di resistere il più possibile, ma non era una delle sue cose preferite insomma. «D'accordo ragazzi, fantastico. Ora torniamo in noi però..» disse dandogli pacche sulle spalle per allontanarli. 
«Vi ricordate la prima volta che ci siamo visti al Nautilus?» chiese Freed a nessuno in particolare.
«Come potrei dimenticarmene? Bickslow ha cercato di rimorchiare una ragazza di cinque anni più grande e si è ritrovato con il suo cocktail rovesciato in testa» rispose Ever scoppiando a ridere, mentre Bickslow faceva il broncio e stortava il naso «Non è andata esattamente così…» cercò di controbattere «Le è caduto, infatti era finito sui miei pantaloni… vero Laxus?». Lui stava cercando di trattenersi perché aveva chiaro in mente l'episodio e lo aveva preso in giro per giorni: «Se lo dici tu…» gli disse poco convinto. Bickslow finse di essere offeso e scosse la testa contrariato. «Sabato ti farò vedere!» lo sfidò porgendogli la mano. Laxus rise e gliela strinse, mentre Freed rompeva la presa a suggellare la sfida. Ever scosse la testa divertita e li spinse dentro uno dei negozi vicino. 

~~~~~~~~~~
 
Due ore dopo non avevano ancora comprato nulla, nonostante avessero girato tutta la piazza non avevano trovato nessuno dei regali sulla lista di Mira. 
«Perché non gli compriamo una maglietta?» propose Freed, mentre si trovavano nell'unico negozio in cui non erano ancora entrati.
«Gliene hanno già comprate troppe. Mira mi ha detto di farvi prendere qualcos’altro» gli rispose Ever distrattamente.
«Non abbiamo molte alternative, anche perché tra poco devo andare. Ho detto a mio nonno che avrei fatto almeno il turno del pranzo e sono già in ritardo».
«Fammi pensare…» Ever socchiuse gli occhi per visualizzare mentalmente la lista. «Ci sono! Le scarpe sono ancora libere» affermò contenta «Potete regalargliele insieme». 
«Tu che cosa gli regali?» chiese Bickslow allusivo muovendo le sopracciglia. La provocò ancora imitando un bacio nella sua direzione: «Hai in serbo una sorpresina per questa notte?». Non fece in tempo a finire la frase che dovette mettersi a correre, inseguito da una Ever dallo sguardo omicida. Laxus scosse la testa divertito: «Dove ha conosciuto Elfman?» chiese a Freed. 
«Non si sa con certezza» rispose lui pensieroso «Ever cambia argomento ogni volta che ne parliamo, però lui frequentava il nostro stesso liceo e, se vuoi la mia opinione, uscivano già allora» concluse annuendo a se stesso. 
Laxus lo guardava interrogativo: «E noi non ci siamo accorti di nulla?»
«Credo abbiamo cominciato a vedersi qualche mese prima della tua partenza. Avevo notato che sempre più spesso si inventava scuse per non tornare a casa con noi dopo scuola. Tu forse eri troppo…» Freed si interruppe bruscamente, aspettandosi una sua reazione: Laxus era sempre stato molto riservato e persino loro, che erano i suoi amici più cari, sapevano poco o niente della sua vita dato che odiava parlarne. Quindi si aspettava che si arrabbiasse o che facesse finta di nulla, ma Laxus lo guardò sorridendo. 
«Già, ero troppo concentrato su me stesso a quel tempo. Non sono stato un buon amico eh? Mi farò perdonare» gli disse, facendogli l'occhiolino. Freed sospirò sollevato e ricambiò il sorriso proprio mentre Bickslow tornava verso di loro camminando e accarezzandosi la parte destra della nuca, seguito da Ever che, soddisfatta per averlo finalmente colpito, lo guardava con aria trionfante e le mani sui fianchi.
«Ora possiamo andare, il modello che vuole dovrebbe essere al piano di sopra» li invitò a seguirli, rimettendosi la borsa in spalla.

~~~~~~~~~~

Riuscì a tornare a casa solo quando il turno al ristorante era già iniziato, quindi si cambiò in fretta e scese al piano di sotto. Odio essere in ritardo! 
Prima di iniziare a lavorare, passò dall'ufficio di suo nonno sotto le scale. Il locale era molto affollato e la ragazza che lo stava sostituendo al bar sembrava in difficoltà con l'ordine di alcuni clienti. Stava per andare ad aiutarla, ma Erza le si avvicinò e in pochi minuti li servì dandole poi dei colpi di incoraggiamento sulla spalla. Quindi si girò di nuovo verso la porta dell'ufficio e bussò.
«Avanti» la voce di suo nonno sembrava sfinita, era in piedi davanti alla scrivania e di fianco a lui, seduto con un bicchiere di gin in mano, c'era Gildarts. Quando lo videro, cercarono di nascondere la preoccupazione sui loro volti.
«Volevo solo dirti che inizio ora il turno, la mezz’ora di ritardo la recupero la prossima volta. D’accordo?» disse velocemente Laxus facendo finta di niente, già intento a richiudere la porta non aspettandosi una risposta. 
«Ehi, ehi! Due anni che non mi vedi e non mi saluti nemmeno?». Gildarts lo incastrò in un abbraccio e Laxus roteò gli occhi. Dopo qualche secondo lo allontanò per guardarlo meglio: «Come sei diventato grosso!» disse girandosi verso Makarov in cerca di consenso, ma lui era assorto in chissà quali pensieri e non gli diede retta. Allora tornò ad osservare Laxus: «Che mi racconti? Dove sei stato?»
«Un po' qua, un po’ là» rispose atono alzando le spalle mentre osservava suo nonno. Si era seduto alla scrivania e sfogliava dei documenti. «Cos’è successo?» chiese alla fine. Alle sua parole Gildarts sospirò pesantemente e chiuse la porta.
«In questi anni hai mai sentito Ivan? Sai dove si trova?» sussurrò Makarov.
«No, perché dovrei?» rispose Laxus mettendosi sulla difensiva. Suo padre non era un argomento di cui amava parlare, meno che mai con lui. Non aveva voglia di affrontarlo proprio oggi, aveva bisogno di tempo. Incrociò le braccia sul petto e rivolse lo sguardo dalla parte opposta della stanza. Ogni volta che veniva fuori, che avesse dieci anni o venti, si sentiva sempre il figlio di un uomo che non lo voleva. Indifeso e piccolo. Odiava quella sensazione. «Che cos'ha fatto?» bisbigliò a denti stretti. La sua voce esprimeva più dolore che rabbia e non passò inosservata a Gildarts e Makarov, che alzarono lo sguardo verso di lui preoccupati e amareggiati.
«Non è importante, vai pure ad iniziare il turno. Me ne occupo io» gli disse suo nonno con tono affettuoso. Laxus si girò verso la porta e uscì dalla stanza. Sospirò e si massaggiò gli occhi con l'indice e il pollice. Sentì la voce di suo nonno dire qualcosa, ma colse solo un “Non posso coinvolgerlo ancora” prima di andare verso il bancone del bar. Dopo il turno si ripromise poco convinto.
Una ragazza dai capelli bianchi e corti stava riempiendo un boccale di birra. Le ricordava qualcuno, ma non riuscì a capirlo finché lei non si girò e i suoi occhi lo fissarono.
«Posso fare qualcosa per lei?» gli chiese con un sorriso, ma accorgendosi che indossava la divisa del locale aggiunse «Oh, scusa! Tu devi essere Laxus. Meno male che sei arrivato, non sono molto brava al bar». Gli porse la mano, massaggiandosi la nuca imbarazzata: «Io sono Lisanna».
«La sorella di Mira, vero?»
«L'hai conosciuta?» gli chiese illuminandosi.
«Diciamo di sì» sussurrò trattenendo un sorriso. Andò dietro il bancone e servì un cliente appena arrivato, poi si girò verso di lei: «Resti qui o devi servire ai tavoli?»
«Io.. credo di sì… comunque una mano non ti dispiacerà con il ristorante così pieno e Mira mi ha chiesto di controllare che Elfman non torni a casa prima di stasera».
«Capisco» disse divertito dall'aspetto autoritario di una ragazza che sembrava tutt'altro che un dittatore. «Allora ti insegno qualche cocktails, così se avranno bisogno puoi fare anche il turno al bar».
«Grazie!» disse Lisanna entusiasta.

~~~~~~~~~~

L'ora di pranzo passò in fretta e tra i clienti e Lisanna fu molto impegnato, così non ebbe il tempo di pensare a quale nuova idiozia avesse escogitato suo padre.
Verso le 15 l'ultimo cliente lasciò il ristorante e camerieri e cuochi si sedettero per pranzare. Erza stava portando in tavola un piatto pieno di polpette, seguita da Lisanna e Kinana con in mano una ciotola di insalata e una brocca di acqua, quando suo nonno e Gildarts uscirono dall'ufficio e si unirono a loro. Laxus mangiò in silenzio, evitando accuratamente di guardarli. Gli scoppiava la testa e avrebbe voluto solo buttarsi sul letto con la musica a tutto volume. Si sentiva così immaturo: pensava di aver superato quella questione, ma evidentemente si era solo illuso. Guardando la tavolata, che chiacchierava e mangiava sorridente, gli sembrò di tornare indietro nel tempo, quando ancora mangiavano tutti insieme e sua mamma… Che giornata di merda! Prese il piatto vuoto e lo portò in cucina, mettendolo nella lavastoviglie. Inspirò ed espirò per quelle che sembrarono ore, poi finalmente le lacrime smisero di pizzicargli gli occhi e si sciacquò il viso. «Dannazione…» imprecò a bassa voce e si voltò verso la porta che dava sulla sala del ristorante, notando Gildarts che lo guardava apprensivo. Si fissarono senza parlare, poi lui aprì il frigorifero e gli porse una birra. Laxus ne bevve subito un sorso e si appoggiò al mobile vicino al lavandino.
«Lo so che sei una persona di poche parole, a cui non piace mai parlare di quello che gli passa per la mente. Pensi di dover portare tutto il peso del mondo, senza chiedere aiuto a nessuno. Fin da bambino tu… mi ricordi molto tua madre, sai?». Gildarts lo disse con una nota di malinconia, immerso in chissà quali ricordi. Guardò verso Laxus che stava bevendo la sua birra tutto d'un fiato, per evitare che qualche sentimento potesse trasparire dai suoi occhi. Gli sorrise in modo paterno: «Se volessi anche solo fare a pugni con qualcuno, chiamami. Non dobbiamo parlare per forza». Gli diede una lieve pacca sulla spalla e uscì dalla cucina.
Che giornata di merda!






Note dell'autrice

Sorpresa! Sono tornata. Non ve l'aspettavate vero? Dovete avere pazienza con me, giuro che la storia la finisco, solo che… *rullo di tamburi* mi si è rotto il computer! Quindi, oltre ad aver perso la parte di capitolo che avevo già scritto, cosa che ho superato con qualche giorno di lutto, non sapevo bene nemmeno come postare questo capitolo. Alla fine, eccomi qui. In diretta dal mio tablet, che vi assicuro non è il massimo per scrivere. 
Grazie a tutti quelli che hanno letto la mia storia finora, è sempre piacevole sapere che qualcuno ti segue!
Un ringraziamento speciale va a HONEY che, sempre puntuale, mi recensisce con entusiasmo e che spero sia ancora in linea a questo punto. Piccola parentesi: per quanto riguarda Ivan ho qualche headcanon che forse leggerai in questa storia. Per ora posso dirti che ritengo sia “cattivo”, ma che mi ci sia stato qualcosa che ha scatenato questo suo lato: non posso pensare che il figlio di Makarov sia così e, soprattutto, che un orsacchiotto in versione gigante (leggi: Laxus) possa essere nato da un essere del genere. Stay tuned per avere altri dettagli ;)
   
 
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