Il ritorno del
Principe fu motivo di grande festa a Mirkwood,
molto era amato dal popolo e anche il Re Thranduil, sebbene avesse
avuto da
ridire sul viaggio intrapreso e sulla compagnia, trovò
opportuno sostituire le
parole con un sorriso quando finalmente il suo sguardo si
posò nuovamente su
suo figlio.
Appena Legolas
mise piede tra gli alberi iniziarono i
preparativi per la serata, nulla sfuggiva agli occhi del Sire Elfico
dentro il
suo territorio.
Sarebbe stato
celebrato il ritorno della foglia più verde del
Reame Boscoso, una foglia regale che non sarebbe mai caduta
nè appassita, una
foglia che durante la notte raggiungeva il cielo per divenire una
Stella e
illuminare il regno più di suo Padre.
Il Principe
andò a lavarsi e sistemarsi prima di uscire nuovamente
dalla sua stanza. Indossava la divisa regale: una tunica azzurra quasi
quanto i
suoi occhi fasciava quel corpo slanciato e i capelli ora liberi dalle
trecce
erano tenuti dietro le orecchie e sormontati da un sottile diadema
elfico.
Chi incrociava
il suo passo sorrideva, felice di averlo
nuovamente tra loro e si inchinava in segno di rispetto.
Fortunatamente
quella giornata il Re non aveva troppi impegni
e riuscì a finirli mentre il Principe si riposò;
così una volta tornato al
cospetto di Thranduil, Padre e figlio passarono del tempo assieme.
Come non
facevano ormai da molti anni andarono a passeggiare
tra i loro boschi e Legolas raccontò tutto quello che gli
successe, ma le
predilette furono le bellezze dell’Ithilien.
Thranduil
silenzioso ascoltava e una volta che il figlio ebbe
finito di narrare, per un momento si sentì solo il rumore
dello strascico della
tunica del Re.
Lo stesso Re
ruppe il silenzio, infatti dopo aver soppesato
le parole dell’erede, lo informò di cosa fosse
successo durante la sua assenza:
a quanto pare un periodo di pace stava attraversando il Regno.
Chiese ancora
della Terra della Luna e poi di Aragorn, per
sapere con chi suo figlio fosse stato in compagnia. Notò che
parlando di questo
Estel Legolas tradiva le proprie emozioni, cosa inusuale per la loro
razza,
perchè ne parlò con lo stesso ardore con cui
aveva descritto l’Ithilien. Lo
stesso entusiasmo che lo caratterizzava sin da bambino, ma se prima
aveva fatto
sorridere il genitore per i ricordi rievocati, ora non
suscitò nessun sorriso
nel volto del Re che per questa volta decise di rimanere in silenzio e
non
rovinare quel magico momento.
Per la sera un
grande banchetto fu allestito in uno spazio
aperto, le tavole erano imbandite con i cibi più pregiati,
il soave suono di arpe
e flauti accompagnava i calici riempiti di Dorwinion,
il vino preferito del Sire. Tutto il popolo era
invitato e chi voleva poteva iniziare a danzare e fare compagnia ai
sette
giovani Elfi che già si muovevano sulle note della musica.
Quando
il Sole salutò il
bel popolo, delle lanterne presero il suo posto, proiettando una luce
più tenue
rendendo il posto ancora più incantato. Musica, parole, risa
e canti riempivano
l’aria. Finito di mangiare il Principe si unì alle
danze, da molte e da molti
era richiesta la sua mano.
Legolas
iniziò a ballare
con una giovane Elfa dai capelli scuri e gli occhi chiari, e tutti si
fermarono, la bellezza dell’Elfo toglieva il fiato e nessuno
voleva perdersela.
Quando i due finirono altri Elfi si fecero avanti per danzare con la
creatura
al Re e al popolo più cara.
Il
Principe si stava
divertendo, il suo animo era allegro e il cuore leggero, si
fermò un attimo
mettendosi a sedere a terra e pensò. Dovrebbe
esserci Estel, dopotutto gli aveva parlato delle feste tra la
sua gente e
le aveva scritte come di gran lunga migliori rispetto alla serata
passata con
gli altri Raminghi. Infine, anche la presenza dei tre fratelli di
Imladris
sarebbe stata a lui molto gradita.
Gli
Elfi aspettarono
finchè il Sole non tornò e dopo cominciarono a
sistemare.
Legolas
tornò alla sua
solita vita, cacciando, esplorando il bosco e passando il tempo con i
suoi
amici. In animo suo era tranquillo e per ora non sentiva più
il bisogno di
viaggiare dal momento che nelle terre che non visitava da molto,
c’era stato
poco tempo fa.
Ogni
tanto suo Padre gli
commissionava qualche incarico che lo portava per la maggior parte
delle volte
a Dale dove approfondì la sua amicizia con l’ormai
Re Bard l’Arciere,
l’uccisore del Drago. Era un Uomo dal viso severo e dai
capelli neri, aspro ma
veritiero. Portava sempre con sè un arco. A colpire Legolas
furono la sua
saggezza e la sua determinazione, che il Principe potè
osservare durante la
battaglia.
Trascorsi
molti mesi, un
giorno si presentò un vecchio amico del Regno, accolto con
gioia dal popolo e
dai Reali.
“Mio
buon Legolas!”
Disse
l’ospite prima di
abbracciare il Principe
“Mithrandir” Legolas
ricambiò l’abbraccio con gli occhi
che mostravano evidente gioia, teneva molto allo Stregone
“Mithrandir,
da quanto
tempo” lo accolse il Sire felice, era una delle poche persone
che non fossero
Elfi che aveva guadagnato il suo rispetto e la sua amicizia
“Re
Thranduil, se solo
ti allontanassi più spesso dal trono come fa tuo figlio
avremmo più possibilità
di incontrarci” rispose.
Gandalf
il Grigio, o
Mithrandir in elfico, era amato anche per questo, per la sua
sincerità. Era un
vecchio Stregone coperto da stracci color cenere, una sciarpa argentea,
con un
cappello a punta e un alto bastone che non abbandonava mai. La faccia
era coperta
da una folta e lunga barba bianca, bianca e lunga quanto i suoi
capelli. Se
dall’aspetto pareva trasandato bastava poco tempo per
accorgersi che erano
pochi coloro che, non appartenenti al popolo elfico, lo superavano in
saggezza,
intelligenza, ma anche in sincerità, spontaneità
e in semplicità d’animo.
“A
cosa devo questa tua
visita? Amico mio” continuò il Re facendosi
portare del vino da offrire al
vecchio e spostandosi nella sala più grande
“Ospitale
come sempre,
ma mi dispiace rifiutare, non posso fermarmi nemmeno per un
sorso”
“Devi
andare via
subito?” chiese Legolas dispiaciuto
“Si,
Verdefoglia, altre
faccende più importanti richiedono la mia attenzione. Sono
venuto a dire che in
questi giorni andrò alla ricerca dell’essere
chiamato Gollum. Mi accompagnerà
un Uomo, grande amico di cui mi fido, lo porterà da voi il
prima possibile qui
a Bosco Atro e vi pregherei di custodirlo”
Il
Sire stava già
ribattendo ma venne interrotto dallo Stregone
“Re
Thranduil, come ho
detto non ho tempo da perdere, per le discussioni aspetti
l’arrivo della
creatura.”
Si
salutarono e il
Principe accompagnò Gandalf fino al confine del bosco, lo
Stregone chiese a
Legolas di mitigare il carattere del Padre quando ce ne sarebbe stato
bisogno.
L’Elfo
biondo tornò dal
Re non adirato più di tanto avendo fatto
l’abitudine al carattere di
Mithrandir.
“Lo
custodiremo?”
“Non
penso” rispose
Thranduil senza smentirsi, finì il bicchiere di vino
portatogli e sotto gli
occhi del figlio uscì dalla sala.
-
L’arrivo
di Aragorn a
Gran Burrone fu accolto anch’esso con gioia, ma la festa fu
meno fastosa, non
era facile rivaleggiare con la sontuosità del Re di Bosco
Atro, soprattutto se
si trattava di qualcosa che riguardasse suo figlio.
Il
Ramingo andò a fare
compagnia agli altri Elfi solo dopo essersi sistemato.
La
serata fu passata
ugualmente tra musica e canti, ma i suoni lenti e delicati creavano un
clima
molto più calmo rispetto a quello del Reame Boscoso.
Con
la melodia di
sottofondo l’Uomo raccontò del viaggio, di quando
rischiarono di essere
scoperti da un gruppo di Orchi e di quando effettivamente lo furono,
per poi
finire ad esaltare le doti belliche di Legolas. Parlando del Principe
narrò
della vista incantevole di Lothlórien
e della fortuna di aver incontrato la Bianca Dama col suo sposo.
I gemelli lo
riempirono di domande, molto curiosi delle
risposte, mentre Arwen rimaneva ad ascoltare sorridendo in silenzio,
felice che
Estel fosse tornato.
A racconto
finito ognuno dei presenti intonò un canto e
quello di Aragorn poteva essere scambiato facilmente per uno di Elrohir
o di
Elladan.
A serata
inoltrata i due gemelli si congedarono, seguiti
successivamente da loro Padre.
Nella radura
erano rimasti il Ramingo e la Dama che sedevano
vicini parlando a bassa voce mentre altri Elfi continuavano con la
musica e i
canti.
Parlarono a
lungo e Aragorn si sentì onorato per tutte le
attenzioni che la Stella del Vespro gli diede anche nei giorni
successivi.
Capitava sempre
più spesso che l’Uomo la mattina andasse a
caccia con i due gemelli o esplorasse boschi vicini, mentre quando
tornava
passava il tempo con gli altri Elfi, in particolare con Arwen.
Aragorn era
molto colpito dalle premure che gli riservava la
bella Dama e provò sentimenti di natura contrastante a
trascorrere i giorni con
l'Elfa, non sapendo ancora cosa volesse, nè lui
nè lei.
I gemelli non
fecero caso al rapporto che stava nascendo tra
loro sorella e loro fratello, ma Elrond si e non ne fu entusiasta
perchè se la
cosa diventava seria sapeva a cosa avrebbe portato e lui avrebbe fatto
il
possibile per evitarlo.
Estel si accorse
che stare vicino ad Arwen lo rendeva felice,
uno strano calore sentiva ogni qual volta passava del tempo accanto
all’Elfa e
i loro discorsi somigliarono a quelli avuti dal Ramingo con Legolas.
Fu allora che
Aragorn dopo tanto tempo pensò al Principe e
averlo ignorato fino ad allora gli dava la sensazione di aver perso
qualcosa,
di aver sprecato tempo. E nacque in lui il desiderio di vederlo. E i
discorsi
tra l’Uomo e la Dama di Gran Burrone cambiarono.
La
Dama si accorse che
l’altro era più distante, come se avesse avuto un
pensiero che non lo facesse
concentrare sulle parole che ella gli rivolgeva, ma non sapeva trovarne
la
causa.
Questo
evento spinse la
figlia di Elrond a voler passare più tempo con suo fratello
adottivo e il Sire
non fu contento, così quando ricevette una lettera per
Aragorn che gli chiedeva
di allontanarsi fu quasi felice, ma non del tutto perchè il
suo cuore elfico
glielo impediva.
Raggiunse
i due nella
radura dove avevano preso posto.
“Estel,
è appena giunto
un messaggio per te, è Mithrandir che lo manda”
“É
da tanto che non ho
sue notizie, cosa dice?”
“Gli
sono giunte notizie
di un avvistamento di Gollum nei pressi delle Paludi Morte e vuole
catturarlo
prima che faccia altri danni. Chiede il tuo aiuto e prega di aspettarlo
domani
al Guado di Gran Burrone alle prime luci dell’alba”
Il
Ramingo fu lieto
della notizia, era sempre un piacere partire per una nuova avventura.
Si
alzò e congedandosi
dalla sua interlocutrice andò a preparare le cose per il
viaggio.
La
mattina dopo, ancor
prima che i gemelli venissero a salutare loro fratello, si
presentò la Dama.
“Estel”
lo richiamò
dolcemente e il suddetto sussultò, non avendola sentita
arrivare
“Arwen”
rispose
girandosi per spostare l’attenzione sull’Elfa
davanti a lui
“Ti
volevo dire di fare
attenzione, sono posti ormai pericolosi quelli dove andrai”
Un
sorriso apparve sul
volto del Mortale per la frase premurosa che gli rivolse, una frase da
mamma.
Sorrise
un po’ meno
quando la Stella del Vespro, avendo il presentimento di perdere la
persona
amata, baciò l’Uomo. Delle carnose e soffici
labbra si posarono sulle sue che
rimasero ferme per l’inaspettatezza del gesto.
La
bocca dell’Elfa si
mosse sopra la sua. Essendo più alto Aragorn poteva vedere
il volto femminile e
si accorse che gli occhi erano chiusi.
Quella
situazione gli
provocò una sensazione di calore, ma decise di allontanarsi
lentamente per non
farla rimanere male.
Arwen
lo guardò e dopo
un timido sorriso andò via, lasciando che anche i suoi
fratelli che stavano per
arrivare potessero salutare l’Uomo.
Il
Ramingo partì
abbastanza confuso, ma riconobbe che non era il momento di farsi
distrarre e
rimandò i pensieri al futuro.
Note
Ebbene
si, la storia è
stata aggiornata e non è un’illusione!
Mi
scuso tantissimo, ma
non pensavo che il quinto anno di liceo
mi prendesse così tanto tempo.
Come
capito è
tranquillo, apparte le ultime righe eheh Solo leggendo scoprirete come
andrà a
finire!
Felicissima
di chi
continuerà a seguire la storia e dei nuovi lettori :)
E
ringrazio naturalmente
tutti quelli che hanno recensito, favorito, seguito, preferito ma anche
solamente letto la storia, siete persone belle c:
Spero
di mettere fra non
troppo tempo pure il prossimo capitolo.
Alla
prossima and stay
tuned ;)