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Autore: TheSims1991    17/11/2015    2 recensioni
«Cosa sei venuto a fare qui?» Chiese.
«È così che si salutano i vecchi amici?»

Una persona dal passato di Killian arriva a Storybrooke. Le sue intenzioni sono nascoste, imprevedibili. Nascosta è anche la storia di quel ragazzo, ferma nella mente del Capitano, mai rivelata ad anima viva, mai rivelata ad Emma. Un'ombra nella mente del giovane pirata torna a farsi spazio dal passato, ora che, finalmente, aveva trovato ciò che aveva rincorso per una vita intera. La paura di riscoprire dissapori vecchi ormai di secoli, il timore di perdere chi gli è vicino...
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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I personaggi citati in questa fanfiction non sono di mia proprietà ma appartengono ai rispettivi proprietari.
Questa storia è scritta e pubblicata senza scopo di lucro.

Something's Missing

«I parametri sono normali.» Disse Whale. «Non c’è niente di strano, anzi, è tutto nella norma, tranne il fatto che non si sveglia.» Malefica aveva gli occhi colmi di lacrime e non riusciva a proferire parola. Regina era accanto a lei, tentava di tranquillizzarla.

«Da che cosa può dipendere?» Domandò il sindaco. Il dottor Whale si strinse nelle spalle.

«Dovremo fare altri esami per determinarlo, ma ad ora non c’è assolutamente niente.» Attese qualche istante, fece un cenno col capo e poi si allontanò. Regina portò Malefica fino ad una delle sedie della sala d’attesa e l’aiutò a sedersi.

«L’ho… L’ho appena ritrovata…» Disse, con la voce rotta dal pianto.

«Non la perderai.» Le rispose Regina. Erano state amiche, avevano combattuto l’una al fianco dell’altra e l’una contro l’altra, eppure in momenti come quello tutto passava in secondo piano. Dall’ingresso del reparto arrivò Emma, con due bibite calde. Le porse alle altre due e domandò notizie di Lily. Regina ripeté brevemente quel poco che Whale aveva potuto dir loro. Rimasero in silenzio per qualche istante, poi la giovane posò una mano sulla spalla di Malefica.

«Ti prometto che risolverò tutto. Non permetterò che le succeda nulla.» Malefica la guardò, con gli occhi che le si riempivano ancora di lacrime e strinse forte la mano di Emma sulla sua spalla. Sapeva che la ragazza teneva a sua figlia. Lily le aveva raccontato come si erano conosciute e sapeva che Emma non l’avrebbe lasciata. Lo sceriffo ricambiò il sorriso. Diresse il suo sguardo a Regina e la donna si alzò.

«Se non c’è nessuna ragione medica…» disse la Swan. Regina annuì. Aveva già compreso dove la ragazza voleva arrivare.

«Non sono riuscita a scoprire molto, ma posso assicurarti che c’è traccia di magia su di lei.» Le due restarono qualche istante in silenzio.

«Teniamolo per noi.» Disse Emma. «Non è il caso di scatenare il panico nella città, per adesso.» Regina annuì.

«Proverò a capire che cosa le succede. Magari dopo aver portato Malefica a riposare.» Emma assentì e andò a cercare Whale.

«Ho bisogno di vedere Lily.» Gli disse.

«La paziente sta riposando, Emma.» Rispose, voltandosi per andare via. Emma lo afferrò per un braccio.

«Non penso sarà un problema, dato che è nello stesso stato da quando l’abbiamo trovata. Lily di certo non se la prenderà e se vuoi che ti aiuti a capire se c’è qualche altra ragione che possa averla ridotta così, io devo. Vedere. Lily. Ora.» Aveva detto tutto d’un fiato, a voce bassa per non farsi sentire da tutti. Whale si divincolò dalla presa e accompagnò la ragazza dall’amica.

«Cinque minuti, poi devi andartene.» Emma annuì ed entrò. Il bip continuo delle macchine avrebbe dovuto dare tranquillità a chi era preoccupato, ma non faceva altro che aumentare quello stato di ansia e irrequietezza. Lily era distesa nel letto. Sembrava che stesse solo dormendo ma la realtà era ben diversa. Si guardò intorno, alla ricerca di qualche dettaglio che poteva esserle sfuggito ma non notò nulla. Gli abiti erano stati conservati in uno degli armadietti della stanza e non mostravano nessuna stranezza. Richiuse la piccola anta e si avvicinò al letto. Osservò fuori dalla stanza, attraverso i vetri. Non c’era nessuno. Aprì i palmi e li pose all’altezza del petto dell’amica.

“Su, Lily… Dimmi qualcosa…” Disse tra sé Emma. Cercò di canalizzare la sua magia, di fare in modo che fluisse nel corpo di Lily e che le portasse qualcosa di suo, anche un piccolissimo indizio da cui cominciare sarebbe andato bene.

 

«Cosa ne farai di questo pezzo di antiquariato, ora?» Domandò Damien, posando il ciondolo di Lily sul tavolo di legno. Quell’uomo non rispose. Damien attese qualche istante, poi si sedette accanto alla finestra, allungando i piedi sul tavolo. Sapeva bene che cos’era quel pezzo di guscio, adesso. La sua natura era completamente cambiata e a lui era legata la cosa più forte che potesse esistere. Damien lo sapeva, perché aveva subito lo stesso destino. Sentì l’uomo ridere a voce sommessa, poco distante.

«Ogni volta che ci pensi, io lo sento, sai?» Quell’uomo continuava a dargli le spalle. Trafficava con erbe ed estratti di assurde parti di assurdi animali. Era abile ed estremamente versato in quell’arte oscura, un’arte che ben pochi si azzardavano a praticare. Nel tempo anche Damien aveva imparato qualcosa. Era strano: nella sua vita non aveva mai avuto bisogno di imparare. Era sempre stato considerato come speciale e il suo dono come innato. Il destino era davvero beffardo, se aveva voluto propinargli proprio quella particolare arte da apprendere.

Fin da bambino era stato considerato un piccolo prodigio, all’interno della sua famiglia. Sua madre gli aveva sempre raccontato che fin da piccolo aveva uno spiccato senso pratico, diceva lei, e un modo tutto suo di afferrare e appropriarsi delle cose. A volte lo prendeva in giro dicendo di aver dato vita ad un abile ladruncolo dagli occhi dolci.

Damien sorrise a quel pensiero e la sua mente si lasciò andare a poco a poco.

«Patetico…» Mormorò l’uomo, facendo scivolare una mano lunga e affusolata sul tavolo e afferrando la collana di Lily. Damien tornò con la mente in quel luogo e osservò il suo carceriere, pardon, collaboratore, che versava alcune gocce di una sostanza nel piccolo paiolo che aveva davanti.

«Te ne manca una.» Disse, a voce bassa. L’uomo si irrigidì. «Le ho contate, ti manca una goccia di essenza di rosmarino. Te ne servono tredici e tu ne hai messe solo dodici.» L’uomo era ancora lì, fermo con la boccetta tra l’indice e il pollice della mano sinistra. Una presa salda, quasi nervosa, uno sguardo truce, le narici dilatate dall’ira nascente. Di colpo si ricompose. Si voltò e con un sinistro sorriso porse l’ampolla a Damien.

«Sai che una sola goccia può ucciderci, entrambi. Perché non lo fai tu?» Damien lo squadrò per alcuni lunghi istanti. Il sorriso malevolo di quell’uomo non cambiò. Il giovane si alzò, afferrò la fiala e lasciò cadere un’altra goccia di quel liquido color smeraldo. I due si osservarono, quasi fosse una sfida, e quando non successe nulla, l’uomo congedò con un gesto Damien, che tornò a sedersi.

«Procedi.» Disse lui. Damien tese la mano e una fumata viola portò un nuovo foglio nella sua mano. Damien alzò lo sguardo.

«Seriamente?» Domandò. Una nuvola di fumo viola sbuffò dal calderone. L’uomo immerse il ciondolo di Lily per pochi secondi, poi lo appese davanti a sé, ad un piccolissimo gancio affiancato a molti altri, dai quali pendevano molti oggetti. Disinvolto e soddisfatto si voltò.

«Sei ancora qui?» Disse a Damien. Il giovane si sollevò.

«Seriamente.» Disse tra sé. Agitò una mano e il suo caratteristico fumo blu oceano lo avvolse, facendolo sparire.

 

Erano passate diverse ore da quando avevano fatto colazione tutti insieme e la giornata era trascorsa tranquillamente, come una di quelle alle quali Regina non era più abituata. Era tornata a casa con Robin e avevano avuto un po’ di tempo da soli, mentre Henry si era proposto di badare a Roland. Lei e Robin avevano davvero bisogno di stare per conto loro per un po’: i soliti problemi della città ricadevano su di lei e, di conseguenza su Robin.

Avevano passato una splendida giornata insieme, un ottimo pranzo insieme ai due ragazzi e si erano rilassati. Ora, dopo una lunga passeggiata, attraversavano il viale del cimitero di Storybrooke, come Regina faceva ogni mercoledì sera, portando fiori sulla tomba di suo padre. Entrò nel mausoleo e posò un piccolo mazzo di frangipani, dall’esotico profumo di agrumi. Erano passati oltre trent’anni da quando l’aveva perso, eppure il dolore che gli aveva causato si era a mala pena affievolito. Robin la strinse a sé e lei sorrise. Sfiorò ancora il marmo freddo, poi si incamminò verso la porta, stringendo la mano del suo compagno. Scesero i pochi gradini d’ingresso e s’incamminarono. Pochi passi dopo Regina si fermò. Qualcosa nell’aria non andava. Robin la osservò, mentre lei lanciava il suo sguardo a destra e a manca.

«C’è qualcosa di strano.» Disse lei. Robin cercò di notare ogni stranezza attorno a loro. Di colpo allungò il braccio.

«Lì, Regina. C’è stato un bagliore.» I due corsero nella direzione che Robin aveva indicato e si ritrovarono a pochi metri da quella che era diventata la tomba di Crudelia. La terra era visibilmente smessa ma lì attorno non c’era nessuno. Robin si guardò intorno mentre Regina osservava quel luogo. Sentiva la magia che fino a pochi istanti prima era lì presente, ma non riusciva a capire. Afferrò il cellulare e compose il numero di Emma.

«C’è qualcosa che non va. Sono al cimitero. Qualcuno ha saccheggiato la tomba di Crudelia. Ok. Ti aspetto.»

 

«C’è un accenno di impronta lì.» Disse Robin, indicando un punto poco lontano dal limitare della fossa. Emma annuì. Si avvicinò a Regina e osservò la scena. Avevano riesumato il corpo della donna, al quale sembrava non mancare nulla. Emma si piegò ad osservarla. Era in uno stato pessimo, dopo quasi due anni dalla morte.

«L’anello.» Disse. Regina, sovrappensiero, le domandò di ripetere.

«Hanno preso l’anello. C’è della terra sul palmo, in un unico punto, probabilmente l’indice del ladro era coperto di terriccio e deve averlo sfiorato.» Regina si avvicinò.

«Che cosa si fa con il gioiello di una donna morta?» Domandò, ironica.
Emma posizionò le mani su Crudelia e cercò di fare ciò che aveva fatto con Lily. Regina la osservava, quasi compiaciuta di quello che la Swan aveva imparato.

«Niente?» Domandò. Emma scosse la testa.

«No, niente. è una sensazione strana, l’ho avvertita anche con Lily.» Fissò l’amica negli occhi. «è come se mancasse qualcosa.»

  
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