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Autore: sku    27/02/2009    1 recensioni
Vent'anni prima Allanon aveva svelato a Shea la sua discendenza reale e lui aveva sconfitto il Signore degli Inganni. Adesso un nuovo nemico minaccia le Quattro Terre e il druido torna a calcarle per fermarlo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allanon, Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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27.
Pioveva nelle foreste dell’Anar inferiore, una pioggia torrenziale. Tutte le precipitazioni delle Quattro Terre sembravano essere state convogliate ad est.
I nani di vedetta sui camminamenti non riuscivano a vedere poco più in là del loro naso, ma non sembravano preoccuparsi per quella cecità momentanea. Si ritenevano al sicuro all’interno del loro territorio; nessun segnale di allarme era giunto dalle sentinelle esterne quindi non erano impensieriti dal non scorgere nulla dei dintorni. Il maltempo inoltre li rendeva poco disposti a passare molto tempo all’esterno.
Anche il popolo più abituato a combattere poteva distrarsi. Questo fu l’errore più grande dei Nani.
La squadra di gnomi rimase nascosta al sicuro tra gli alberi per diverse ore studiando i movimenti delle guardie. Poi, ad un preciso comando del capitano, gli arcieri armarono i loro archi di frecce incendiarie e le scagliarono all’interno della fortezza. La pece non si spegneva a contatto con l’acqua e incendiava tutto ciò che poteva. I nani furono sorpresi dall’attacco e accorsero per spegnere i roghi che divampavano ovunque nell’ampio cortile, lasciando sguarnite le difese.
Mentre gli arcieri continuavano il loro attacco, un gruppo di gnomi uscì dalla copertura offerta dalla foresta e reggendo un pesante ariete si diresse velocemente verso il possente portone e lo colpì con forza facendolo scricchiolare.
I nani non si fecero prendere dal panico per quell'attacco improvviso e cercarono di approntare rapidamente un piano di difesa, ma la guarnigione non era numerosa e molti erano occupati con gli incendi. Alcuni di loro accorsero sulle mura, pronti a gettare sassi, frecce e qualunque cosa fosse un’arma verso i nemici che cercavano di penetrare all’interno, ma l’olio bollente non era pronto e le frecce gnome erano un pericolo che impediva ai difensori di sporgersi più dello stretto necessario e di poter prendere bene la mira.
Poi un suono innaturale si diffuse, coperto a malapena dal fragore della battaglia. Uno stridio che sembrava provenire dalle viscere della terra e che scuoteva le mura. I Nani compresero velocemente che qualcosa di soprannaturale era stato scatenato e nella fortezza si diffuse in fretta la consapevolezza che non avrebbero potuto resistere molto ad un attacco di quel genere: li aveva spiazzati, non avevano potuto approntare un adeguato piano di difesa ed erano rimasti scoperti, pochi uomini e pochi mezzi.
All’esterno le bestie uscirono dalla protezione degli alberi e si diressero verso la fortezza, bramosi per il nutrimento di vita che aveva al suo interno. Le bestie avevano fame e venivano a reclamare il loro pasto.
Il comandante della guarnigione si maledisse per aver permesso che tutto quello succedesse, solo poco tempo prima la fortezza vicino ad Istrat era stata attaccata, come avevano potuto pensare che gli Gnomi non si sarebbero ripresentati presto alle loro porte?
Il nano corse in ogni punto per verificare i danni, fece rafforzare il portone ordinando di barricarlo con qualsiasi cosa potesse bloccare i nemici, e richiamò i suoi uomini intorno a sé.
- Siamo troppo pochi e loro sono tanti e hanno la magia dalla loro. Non riusciremo a resistere a lungo, il loro ariete tra poco sfonderà l’entrata e noi saremo finiti. C’è un’unica soluzione. I cunicoli. -
- Ma scappare è da codardi! - Le voci di protesta si alzarono intorno a lui ma cessarono ad un suo cenno.
- Non abbiamo alternative, dobbiamo andare ad avvisare i nostri che la nazione è sotto attacco. E venderemo cara la pelle. Ci divideremo in due gruppi, il più numeroso partirà immediatamente. Il secondo resterà qui per impedire agli gnomi di raggiungere gli altri facendo credere che siamo ancora tutti qui. Non è da codardi ripiegare per poter vincere nello scontro finale. -
Il nano osservò i suoi uomini e scelse i più tenaci, alcuni veterani di molte battaglie per restare con lui e permettere agli altri di fuggire.
- Io resterò. - disse un nano basso e tarchiato contraddicendo il comandante.
- No, tu sei il mio vice e dovrai guidarli lontano dai pericoli. Conto su di te per trasmettere il messaggio. -
Il gruppo, nascosto negli edifici della guarnigione, osservò il portone cedere e gli gnomi brulicare nel cortile e fermarsi disorientati quando non videro traccia di Nani. Poi uscirono allo scoperto urlando e assalendo gli invasori da ogni parte, calando le armi e uccidendone il più alto numero possibile. Gli Gnomi furono storditi da quell'attacco inatteso ma lo sbalordimento durò poco e presto si ripresero e i nani si ritirarono all’interno dell’edificio principale. Durante la fuga fecero scattare alcuni meccanismi nascosti, aprendo botole, lasciando cadere pesanti lance acuminate e frecce impregnate di veleno mentre scendevano verso le viscere della terra, incuranti dell'atavico disgusto dei Nani per le profondità terrestri.
Gli gnomi sopravvissuti li seguirono nel profondo della fortezza pronti a massacrarli, quando le pareti iniziarono a scricchiolare e poi a collassare schiacciandoli. Le vie di fuga dei cunicoli vennero bloccate. I pochi nani rimasti in vita in quello scontro impari osservarono lo sfracelo che li circondava e aspettarono rassegnati e bellicosi che le bestie nere arrivassero ad ucciderli.

I due uomini vestiti di nero si mossero nell’oscurità del giardino del palazzo reale. Dietro di loro solo un’ombra più consistente e ancora più buia della notte.
Fecero pochi passi quando il primo della fila fece fermare gli altri e avanzò di alcuni passi. Fece poi segno agli altri di avvicinarsi. - Ci sono tre guardie davanti a noi. - sussurrò.
La bestia li superò e presto si confuse con il resto della notte. Gli uomini sentirono solo il tonfo di due corpi che cadevano e la videro tornare, gli occhi rossi maligni che esprimevano soddisfazione. Il gruppo procedette lentamente verso la loro destinazione, la porta-finestra dello studio del re. Non avevano fretta, la notte era dalla loro parte.
Gli elfi della Guardia Reale pattugliavano il perimetro della reggia, invisibili ai più come era stato loro insegnato. Nessuno aveva una responsabilità maggiore della loro, la cui vita era dedicata alla difesa del re e della sua famiglia. Sorvegliavano il giardino, le stanze, i corridoi; invisibili e silenziosi come fantasmi. Tutto procedeva come era solito, il silenzio nel grande palazzo li tranquillizzava.
Il primo uomo raggiunse la porta-finestra e fece girare la maniglia ma non riuscì ad aprire la porta. Era quello che si era aspettato. Estrasse un piccolo filo metallico e armeggiò un poco con la serratura, senza emettere alcun rumore che potesse dare l’allarme. Sorrise tra sé ammettendo che l’essere stato un ladruncolo per molti anni gli tornava utile. La serratura scattò e lui aprì la porta ma non entrò. Il suo lavoro era finito. Era un ladro, non un soldato. Fece per girarsi ma una zampa artigliata lo prese per il collo impedendogli di muoversi.
- Sei stato molto utile. - Il sibilo nell’orecchio lo fece rabbrividire poi l’altra zampa gli coprì la bocca per impedirgli di urlare e la bestia strinse più forte il gracile collo. L’uomo sentì un’ondata di terrore percorrerlo quando capì che per lui era la fine. Forse la sua carriera di ladro non era stata utile, aveva solo decretato la sua condanna a morte. L’orrore si fece strada nella sua mente fino a quando divenne talmente insopportabile che essa semplicemente si spense.
La bestia lasciò cadere il corpo, fino a quel momento era stata una notte fruttuosa. Penetrò all’interno dell’edificio seguita dal secondo uomo. Si spostarono nei corridoi vuoti, l’uomo la condusse fino alla porta della camera del sovrano dove si fermarono.
- Aspetta qui. - sibilò la bestia e alla spia non venne nemmeno l’idea di disubbidire per paura delle conseguenze dell’insubordinazione.
La bestia aprì la porta ed entrò nella stanza scura, si avvicinò al letto e calò la zampa sulla sagoma del re dormiente. Contemporaneamente due spade uscirono dal buio della stanza e la trafissero provocando un gemito di sorpresa e rabbia. Nel letto non c'era nessuno, solo cuscini. Ad un richiamo altre guardie accorsero velocemente nella stanza mentre l'uomo di guardia cercò di dileguarsi, ma la sua fuga venne fermata dalla spada affilata di un elfo. 
La bestia osservò i suoi avversari con gli occhi rossi fiammeggianti ma le guardie reali non si fecero intimorire. Erano state avvisate dell'attacco dalla pattuglia che controllava il Sarandanon e avevano nascosto il re in un luogo sicuro, nonostante le sue vibranti proteste, convinto com'era di poter sconfiggere qualunque avversario. Le pressioni del consiglio però avevano prevalso e il re si era dovuto arrendere all'evidenza che un re coraggioso ma morto a volte valeva meno di un re di buon senso vivo. 
Adesso le sue guardie fronteggiavano un nemico che sarebbe stato probabilmente impossibile da battere se nella biblioteca del palazzo reale non fossero stati conservati documenti così antichi da risultare incredibili.

- E così una pattuglia crede che qualcosa di magico e malvagio stia arrivando per uccidermi. - constatò re Eventine Elessedil camminando avanti e indietro per il suo studio.
- Sì, mio signore. - rispose il comandante dei cacciatori elfi.
- Qualcosa di oscuro che immagino abbia a che fare con le sparizioni della nostra gente. -
L'altro non rispose, il re non stava più parlando con lui ma con se stesso.
- Se è così l'unico che potrebbe aiutarci sarebbe Allanon, ma è lontano. Mi aveva avvisato dell'eventualità di un attacco, ma non credevo che fosse possibile. Però la sua ultima visita è stata preziosa, soprattutto per le indicazioni che ha lasciato nella biblioteca circa il nostro vero nemico. -
Il re uscì dalla stanza lasciando il comandante a chiedersi se fosse stato di una qualche utilità ed a rimpiangere l'assenza del suo predecessore, Adael, che conosceva Eventine e il suo modo di fare meglio di lui.

La visita di Allanon aveva permesso agli Elfi di scoprire un modo per sconfiggere gli emissari dello Spirito della Distruzione. Non sarebbe stata una sconfitta definitiva, la distruzione rigenera se stessa, ma avrebbe permesso loro di respirare e soprattutto di non combattere inutilmente. Nei sotterranei del Palazzo veniva conservata una preziosa reliquia, dono del Re del Fiume Argento al popolo elfo come ricompensa per l'impegno che mettevano nel proteggere la terra, là dove lui non poteva arrivare.
Era una sostanza liquida opalescente che, sparsa sulle armi, costringeva gli emissari della Distruzione con cui veniva a contatto a ritornare alla fonte dell'energia che li teneva in vita, Abaddon.
Gli Elfi non avevano mai dovuto attingere a tale prezioso dono, ma sembrava che in quel momento non vi fosse altra scelta.
Il comandante delle guardie si fece avanti, la spada protesa dinnanzi a sé. La bestia lo squadrò, valutando quanta vita poteva succhiare a quell'elfo intraprendente, poi scattò verso di lui con gli artigli sguainati. Non aveva previsto di scontrarsi con un'arma magica, soprattutto non contro l'essenza stessa del Verbo. Emettendo un sibilo soffocato la bestia svanì senza lasciare alcuna traccia.

***
Tanto per parlare dei fatti miei: il 12 marzo mi laureo. E ancora non ci posso credere.
Grazie a chi passa di qua a leggere.
sku
  
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