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Autore: milly92    27/02/2009    7 recensioni
Debora è una normalissima ragazza di quasi sedici anni che purtroppo non esita a sentirsi “Sfigata” in ogni occasione, così decide di partecipare ai provini per diventare la “Life coach” del suo aspirante cantante preferito di un programma musicale, Music’s Planet, che si chiama Niko. Con suo grande stupore ce la fà, ma purtroppo per lei quell’evento non è un arrivo, bensì un inizio: ce la farà a vivere nel frenetico mondo della tv, dove contano solo l’aspetto esteriore, i soldi e il potere? Resisterà alle varie offese, orari stancanti e un certo aspirante cantante che la manda in tilt? E se poi all'affetto per Niko si aggiungesse anche quello per Andrea, basato più sul sentimento che sull'aspetto esteriore?? Dedicata a tutti coloro che amano sognare un (bel) po’ e che sanno che essere adolescenti e crescere NON è assolutamente semplice… Baci, milly92 ^^
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Just Believe In Yourself- Debora's Confessions'
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La Mia Nuova Vita

Salve!

Ecco a voi un altro dei miei cap preferiti!Purtroppo oggi non posso ringraziarvi uno ad uno, sorry, ma grazie di cuore a: kirya, freeze,giuigiu95,_New_Moon_, 95_angy_95, vero15star, Giulls e Angel Texas Ranger  per le loro recensioni affettuose come sempre!

Spero che questo cap vi piaccia e scusatemi ancora per la fretta!

A martedì, la vostra milly92.

Capitolo 46

La Mia Nuova Vita

Nella vita ci sono momenti che dovrebbero essere importanti, come il battesimo, il primo compleanno, la prima parola, la prima comunione, il primo bacio,  e perché no, il termine del liceo, con l’eventuale conseguenza dell’esame di maturità.

Eppure io non mi sentivo così particolarmente felice quel fatidico 20 luglio 2011, mentre me ne stavo immobile davanti ai quadri degli esami, dove c’era scritto quel piccolo “92/100” vicino al mio nome.

“92! 92! Come il tuo anno di nascita! Oh, sei stata bravissima, tesoro!” stava urlando mia madre, abbracciandomi.

“Benissimo, ho vinto la scommessa, e tu che non credevi di superare il 90…” aggiunse papà fiero. “92, accidenti, ce l’hai messa davvero tutta!”.

“Eh si, ma più che altro sono sollevata” ammisi quel giorno a pranzo. “Sapete che gli ultimi tre anni sono stati davvero… caotici per me e… Ho deciso di rinnovarvi la proposta che vi feci a gennaio” dissi, mentre i miei genitori mi guardavano curiosi e mio fratello, ormai quindicenne, messaggiava di nascosto con una ragazza.

“Cioè? Ci hai fatto così tante proposte ultimamente!” se ne uscì mamma.

“Voglio andare all’Università a Roma, vivere e laurearmi lì” dissi, studiando le loro facce.

Non ce la facevo più a starmene in una cittadina come Maddaloni, mi sentivo troppo giudicata, soppressa… Ormai avevo diciannove anni, volevo essere libera di decidere cosa farne nella mia vita, anche perché negli ultimi anni avevo imparato molto. Ero maturata, avevo pagato le conseguenze delle mie azioni abbastanza duramente, ovvero con un isolamento durato fino all’inizio del quarto anno, quando avevo fatto pace con le mie migliori amiche. Ma niente era più come prima, ognuna di loro aveva una vita tutta sua ormai, erano tutte fidanzate da almeno due anni e ognuna di loro aveva scelto la propria vita.

“Deb, ne abbiamo già parlato…” iniziò papà con aria secca.

“Lo so, lo so che sarà dura economicamente per voi, ma tranquilli, mi troverò un lavoretto e una casa affittata, anche un monolocale, ma, vi prego, io non voglio più stare qui, voglio ambiare aria, conoscere nuove persone…” li implorai.

Ci vollero due settimane per convincerli, e fu davvero dura fargli pronunciare quel: “Ok, ma non ti sposterai da qui finchè non avrai trovato sia il lavoro che l’appartamento”.

Era il 3 agosto, e mi dissi che quella data avrebbe segnato la mia nuova vita, quella in cui avrei fatto di tutto per ottenere un buon futuro. Avevo intenzione di andare a studiare spagnolo all’Università di Roma, e, se possibile, restare in quella città.

Così quel giorno mi preparai per un piccolo viaggio che dovevo affrontare: recarmi a Firenze per il Battesimo di Manuela, la primogenita di Massimo. Eh si, alla fine Max era diventato papà e gli era toccato invitarmi dopo la mia promessa. Sapeva tutto dei vari avvenimenti, del fatto che io e Daniele non ci eravamo più parlati, e ci eravamo sentiti assiduamente in quei due anni e mezzo. Max era diventato famoso, aveva pubblicato due cd proprio come i Gold Boyz e Niko.

Ma era l’unico con cui continuavo a sentirmi, non parlavo con i Gold Boyz dal fatidico concerto.

Nel frattempo, avevo terminato di scrivere il “Libro”, lungo circa quattrocento pagine, ma non avevo il coraggio di farlo leggere a nessuno.

Quando misi piede a Firenze quella sera, subito mi ritirai nell’hotel dove avevo prenotato una camera per l’avvenimento, e quella sera mi sottoposi alla prova dello specchio, che ormai facevo tutte le sere.

Mi squadrai, e mi dissi di essere fiera di me stessa, il mio sguardo era sereno, identico a quello di ogni persona che sta per realizzare i sui sogni.  Ero cresciuta di qualche centimetro negli ultimi anni, arrivando al fatidico metro e settanta, ed ero ingrassata di soli due chili. I capelli mi arrivavano alla schiena, più ricci che mai, del mio colore naturale. Il mio volto era più sottile, proprio come le mie mani. Ero quasi una donna, a giudizio dei miei genitori.

Andai a dormire, stanca, ma subito mi dovetti alzare per un fastidioso rumore di musica ad alto volume proveniente da una delle stanze.

“Oh, no!” gemetti: era la nuova canzone dei Gold Boyz… E, come al solito, non potetti far almeno di essere investita dai soliti ricordi che mi affliggevano da tre anni. Come si poteva dimenticare un periodo della propria vita così intenso?

“Uffa, quando la smettono? Sono solo le dieci, è vero, ma sono stanca…” dissi tra me e me, indossando di bermuda bianchi e un top azzurro, decidendo di andare a reclamare.

Non fu difficile scovare la stanza, era una delle ultime del corridoio. Decisa, mi schiarii la voce e bussai, attendendo che mi qualcuno mi aprisse. Ci vollero colpi e colpi per farli aprire, a causa del volume della canzone.

“Finalmente, mi spiace disturbarla ma è lei a disturbare me!” dissi tutto d’un fiato all’uomo che aveva aperto la porta.  Era alto, con i capelli scuri, una cresta evidente e mi sorrideva comprensivo… Il suo volto ormai occupava decine e decine di riviste ogni settimana…

Spalancai la bocca per la sorpresa, sentendo ogni muscolo del mio corpo immobilizzato davanti a quella visione.

“Andrea?!” domandai incredula, facendo istintivamente un passo indietro.

L’uomo mi guardò meglio, chiudendo gli occhi in due fessure, prima di spalancare anch’egli la bocca.

“Debora?!”.

Ci guardammo stupiti, mentre altri tre ragazzi si affollavano davanti la porta.

“Debora!” dissero sorpresi, e risi, riconoscendo Francesco, Giuseppe e Dante.

“Cosa ci fai tu qui?” ci chiedemmo tutti all’unisono, prima di riscoppiare a ridere.

“Oddio, come sei cambiata, fatti vedere meglio” disse Andrea, facendomi segno di entrare in una stanza dove regnava il caos.

“Ho anche diciannove anni ora, eh…” dissi. “Comunque sono qui per il battesimo della figlia di Max!”.

“Anche noi! Cavoli, ti sei fatta davvero una bella donna, piccolina!” esclamò Giuseppe. “Ti ho riconosciuta a stento…!”.

“Invece voi non cambiate mai” sorrisi.

Era impossibile che si fosse verificata questa coincidenza, ed era anche impossibile che io stessi nella stessa camera d’albergo con la boy band italiana del momento, dopo averlo agognato sei giorni si e uno no a settimana negli ultimi tre anni. Dopo ben tre anni eravamo tutti lì riuniti.

“E allora, dicci qualcosa di te!” disse Andrea facendomi segno di sedermi su uno dei letti e offrendomi una bottiglia di Bacardi, che accettai volentieri.

“Io? Fino a prova contraria le star qui siete voi!” dichiarai sarcastica. “Dovete dirmi com’è la vostra vita ora, dopotutto sono pur sempre la vostra ex life coach…” gli ricordai, e nel dire quelle parole venni nuovamente presa dai ricordi. Incrociare lo sguardo di Andrea mi riusciva quasi impossibile.

Chissà se lui ricorda perfettamente ciò che c’è stato tra noi…

“Ah ah! Ma niente, non è niente di che, siamo sempre noi!” mi ricordò Dante.

“Insomma, tu ci puoi seguire in tv, sulle riviste, siamo noi  non sapere nulla di te!” insistette Francesco sedendosi vicino a me e tracannando una bottiglia di birra. Non era cambiato affatto, solo che portava i capelli un po’ più lunghi del solito.

“Giusto!” concordò Andrea.

“Se insistete” li accontentai, scrollando le spalle. “Beh, mi sono appena diplomata con 92/100 e… Mi sembra l’unica cosa buona  che ho da dirvi” ammisi, senza sapere cosa dire.

“Eh? Sono passati tre anni, qualcosa di bello da dire ci sarà! Che ne so, un… ragazzo, ad esempio?” propose Giuseppe.

“No, ormai sono anni che non mi metto seriamente con uno” dichiarai. “Dovete sapere che al mio ritorno ho passato un periodaccio, era un periodo particolare... Che si è protratto a lungo, e mi sono trascinata le conseguenze fino alla fine del liceo”.

“Cosa è successo?” domandò subito Andrea avvicinandosi.

“Diciamo che sono entrata a far parte di un brutto giro, comandato da una riccona. A scuola ero diventata popolare e… cretina, và. C’era anche Daniele in questo giro, e ho litigato con le mie migliori amiche…”.

“Questo ce lo dicesti!” affermò Dante. “Me lo ricordo!”.

“Eh… Iniziai a non mangiare più e a vestirmi firmata, spesso sembravo una facile per come andavo in giro, finchè un giorno Silvia non mi venne a trovare a casa…”.

Raccontare la storia mi fece sentire davvero male, ma allo stesso tempo, impossibile ma vero, mi fece sentire a mio agio con i quattro come una volta.

“Perciò non sei venuta alle nozze di Max!” esclamò infine Andrea. “Ammetto di esserci rimasto male, tutti chiedevano di te…”.

“Lo so, ma non ci tenevo a farmi vedere così, anche se alla fine non sono cambiata molto” constatai, vedendomi riflessa nello specchio di fronte e vedendo le ossa dello sterno che fuoriuscivano. Tuttavia portavo ancora la 42.

“Ma cosa dici, sei favolosa, giuro, se non fossi tu potrei anche provarci con te” buttò lì Francesco sorridendo.

“Devo arrossire?” domandai, ridendo.

“No, altrimenti Ada si ingelosisce…” rispose per lui Giuseppe, sghignazzando.

“Ada? Chi è, la tua ragazza?!” domandai subito, curiosa.

Ovviamente anche Andrea sarà fidanzato…!

“Si, ma nn sono l’unico, anche Dante c’ha la ragazza, Natascia…” rispose subito lui, puntando il dito contro l’amico.

“Era ora, dopotutto voi siete i vecchiacci del gruppo!”.

“Ma se ho solo 28 anni!” sbottò Francesco.

“Non farci caso, è geloso dei miei quasi 25 anni” sghignazzò Andrea. “Dopotutto sono sempre il più piccolo, il più affascinante, il più bello, il più bravo…”.

“E il più modesto” terminai per lui, mentre si voltava a fissarmi.

“Infatti, tu si che mi capisci!” disse entusiasta, invitandomi a schiacciare il cinque. Sorrisi, sentendo di star sognando.

Ci guardammo profondamente, prima di essere interrotti da Giuseppe. “Dove hai intenzione di andare all’università?”.

“A Roma, ma devo rima trovare casa e un lavoretto” spiegai, pensando che dopo il battesimo mi sarei dovuta dare una mossa.

“Roma?” chiesero in coro.

“E’ dove abitiamo noi ora!” mi informò Andrea.

“Davvero?!” domandai incredula.

“Si! Volendo ti potremmo aiutare… Che tipo di lavoro cerchi?”.

“Qualsiasi cosa, specialmente se comprende l’inglese e lo spagnolo, come ad esempio dare ripetizioni…” dissi, mentre in cuor mio si accendeva un barlume di speranza.

“Inglese e spagnolo? Noi siamo in cerca di una manager che ci trovi contatti in Europa per il tour europeo di quest’autunno, che ci traduca le canzoni…” esclamò Dante.

“Deb, tu sei la nostra grazia! Ti ha mandato il Cielo qui, in questa piccola stanza d’albergo!” enfatizzò Francesco, inginocchiandosi.

Li guardai decisamente sconvolta. “Ma cosa dite, io mi sono appena diplomata, invece voi avete bisogno di professionisti!” gli ricordai, anche se lusingata.

“Ma no, tranquilla, devi solo fare da mediatrice! E poi guadagneresti anche bene, il minimo è sui 1800 € al mese” mi spiegò Giuseppe. “Di te ci possiamo fidare, poi,e se le cose non vanno bene, qual è il problema?” aggiunse fiducioso.

Continuavo a guardarli come chi sta per toccare il cielo con un dito. “Davvero voi mi assumereste?”  domandai incredula.

“Si, cioè, ti possiamo raccomandare con il nostro produttore ed è fatta” mi assicurò Andrea.

“Oh, grazie! Grazie!” esclamai, abbracciandoli dopo tre anni piena di gratitudine e speranza. Il primo ostacolo poteva dirsi superato!

Trascorremmo la serata insieme, fino alle due, ora in cui ritornai in camera esausta ma felice.

“Ci vediamo domani mattina! Andremo in chiesa con la limousine, viene anche Rossella con noi!” mi salutò Giuseppe raggiante.

“Rossella?”domandai preoccupata e terrorizzata allo stesso tempo, e guardai automaticamente in direzione di Andrea.

“Ehi, ma cosa stai pensando? Guarda che non sta con me, è fidanzata da un anno con un attore mezzo francese…” mi avvertì lui, parandosi la mano destra davanti e facendomi sorridere senza motivo.

Quell’informazione mi fece addormentare senza pensieri; non andavo a dormire così serenamente dal giorno degli orali. Che cosa infima non avere nessun bel ricordo a livello umanitario per così tanto tempo!

L’indomani, quando mi svegliai alle sette, mi domandai se non fosse stato tutto un bel sogno, ma mi ricredetti subito quando, mentre stavo uscendo dalla camera per fare colazione Andrea bussò.

“Deb, sono Andrea!” disse subito.

Sentire la sua voce mi rincuorò, automaticamente mi guardai allo specchio per vedere se ero in ordine, aggiustai il colletto della maglietta a mezze maniche e i capelli e aprii.

“Andrea! Buongiorno! Entra” lo invitai.

“Buongiorno! Wow che ordine” esclamò, vedendo alcuni vestiti piegati per bene su una sedia e il vestito azzurro che avrei indossato dopo per l’occasione appoggiato su una stampella vicino l’armadio.

“Sono arrivata ieri sera dopotutto” mi giustificai.

Guardò il vestito e poi mi squadrò attentamente.

“Cosa c’è?” gli domandai mentre prendevo la tessera della camera da sopra il comodino.

“Niente, cercavo di immaginarmi come ti stava addosso, l’azzurro ti è sempre stato bene… Lo indossavi anche… quella sera…” rispose, iniziando a mormorare e facendomi restare immobile e imbarazzata.

“Oh, te lo ricordi ancora?” fu il massimo che riuscii a dire.

“Come potrei dimenticarlo? Quella è stata l’ultima serata in cui mi sono sentito davvero bene con una ragazza, libero e felice… E poi ti volevo davvero bene… Cioè, sento di volerti ancora bene” spiegò, mente uscivamo dalla stanza e ci recavamo a colazione.

“Guarda che anche  io ti voglio bene tutt’ora, Andrea! E comunque, anche io non mi sono sentita così bene con un ragazzo, negli ultimi tre anni ho solo avuto qualche storiella così, ma niente più… Tu ti puoi ancora dire il mio ultimo ragazzo…” confessai. Mi sentivo come un fiume in piena; stavo ricompensando tutte le volte che lo avevo pensato in quegli anni. Niko ormai era scomparso dai miei pensieri, mi ero abituata al pensiero che lui fosse fidanzato, visto che stava ancora con Eliana, e poi era anche un po’ la causa dei miei “mali”, invece Andrea era sempre lì, single e maledettamente gentile come una volta.

“Beh, anche io ti voglio ancora bene, mi sembra di essere tornato ad essere quel ragazzo di tre anni fa a cui piaceva una ragazzina, invece ora sei una donna!”

“E allora?” domandai, cercando di trarne una conclusione.

“Niente, sei una donna e quindi… Se quello che è successo quell’anno fosse successo ora, forse le cose sarebbero andate meglio…”.

Ma l’arrivo nella sala da pranzo e l’invasione dei fans fecero estinguere quella conversazione; ci volle circa mezz’ora per farlo ritornare in camera illeso da quello stormo di belve e ragazzine.

“Te lo avevo detto io, fratello, che era meglio farsi portare la colazione in camera!” lo apostrofò saggiamente Giuseppe bevendo un bicchiere di succo di frutta.

“E invece tu no, volevi colazionare con la signorina per farle la proposta… Ti sta bene!” rise Francesco, mentre io mi voltavo di scatto a fissare Andrea, il quale arrossì come un ragazzino e sbuffò.

“Ok, ok, ecco uno dei momenti più umilianti della mia vita… Ti volevo chiedere se ti andava di venire al battesimo con me, di farti da accompagnatore…” bisbigliò avvicinandosi e prendendo le mie mani tra le sue.

Quel minimo contatto mi fece imbarazzare ancora di più, e ringraziai il cielo quando i tre ragazzi iniziarono a parlare tra loro, ignorandoci.

“Beh, direi che si potrebbe fare, si!” risposi sorridendo.

Mi sorrise di rimando. “Fantastico, allora ci vediamo alle nove e mezzo nella hall” propose.

“Va bene, accompagnatore” sottolineai, prima di sentire Francesco che urlava: “Si, infatti, Rossella e Eliana!”.

“Deb, ti andrebbe di affittare la casa con Eliana e Rossella?” propose Dante, mentre io, udendo quei nomi, passavo dalla felicità all’incredulità più grande.

“Eh?” domandai senza capirci nulla.

“Si, devi sapere che Eliana e Rossella hanno firmato il contratto con una casa discografica a Roma e si sono affittate una casa vicino a noi, e stavano giusto cercando una terza coinquilina visto che la casa è grande”  spiegò Andrea.

Feci un passo indietro, scuotendo il capo. “Ragazzi, vi ringrazio ma sapete che tra me e Rossella non c’è un grande feeling, mi odia a morte ed io odio lei , e Eliana…”.

“Lo sappiamo, ma a parte che Rossella non ti odia più a morte visto che ora non gli importa più di Andrea, poi Eliana è bravissima, lo sappiamo che è per essere come lei che hai combinato quelle cose, ma… Pensaci, avrai noi come vicini se è qualcosa e poi loro non ci sono mai per lavoro! E l’affitto mensile è davvero poco, dovrai pagare al massimo 100 € da quel che ho capito…” dichiarò Francesco, incutendomi un po’ più di serenità.

“Se è così, diciamo che ci penserò, ne parlerò con loro, tanto ci saranno al battesimo, giusto?” domandai esitante.

“Si”.

“Ok, allora io vado in camera, devo prepararmi”  mi congedai, arrivando in camera e buttandomi sul letto per tutte quelle novità. In meno di dodici ore quei ragazzi avevano quasi risolto i miei attuali problemi; poi si aggiungeva il fatto che Andrea mi avesse chiesto di andare al battesimo con lui…

Vivi il momento, te lo meriti dopo tutti que casini! Mi dissi semplicemente mentre ero sotto la doccia.

Mi truccai, legai i capelli in una lunga treccia laterale, indossai il vestito e alla fine mi dissi che potevo fare la mia figura.

Mentre scendevo le scale che conducevano alla hall vidi Andrea ai piedi della scalinata aspettarmi e guardarmi in quella sorta di sfilata, proprio come succede nei film. Gli sorrisi, e quando lo raggiunsi lui mi sorrise di rimando.

“Sei bellissima” mi disse, baciandomi la mano e guardandomi dritto negli occhi.

“Grazie, anche tu stai bene” gli dissi. Era vero, indossava un semplice abito da cerimonia nero ma era davvero stupendo e affascinante, tanto che quando salii nella limousine mi dissi di dover uccidere colui o colei che mi avrebbe svegliata da quel bellissimo sogno con un pizzicotto.

Qualche Anticipazione:

 

“No, ma ci farò un pensiero… coinquilina!” disse lei ridendo. “Perché accetti, vero?” domandò preoccupata.

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“Zio, non esagerare, sei tu che stai invecchiando” dissi ironicamente stringendolo.

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“Auguri, allora! Devo dire che ti trovo diversa” commentò, fermandosi sul braccio di Andrea che mi stringeva per poi salire, fino al mio sterno e riscendere fino alla mia vita.

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“Si, è morta a causa mia, capisci?! Quindi pensa come ci sono rimasta vedendoti così deperita nove mesi dopo!” si spiegò, alzando il capo.

________

“Sappi che sono onorato del fatto che vai a dire in giro che sei la mia accompagnatrice…” disse, davanti alle due coppiette che sedevano con noi.

  
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