Salve!
Ecco
a voi un altro dei miei cap preferiti!Purtroppo oggi non posso ringraziarvi uno
ad uno, sorry, ma grazie di cuore a: kirya,
freeze,giuigiu95,_New_Moon_, 95_angy_95, vero15star, Giulls e Angel Texas Ranger per le loro recensioni affettuose come
sempre!
Spero
che questo cap vi piaccia e scusatemi ancora per la fretta!
A
martedì, la vostra milly92.
Capitolo 46
La Mia Nuova Vita
Nella
vita ci sono momenti che dovrebbero essere importanti, come il battesimo, il
primo compleanno, la prima parola, la prima comunione, il primo bacio, e perché no, il termine del liceo, con
l’eventuale conseguenza dell’esame di maturità.
Eppure
io non mi sentivo così particolarmente felice quel fatidico 20 luglio 2011,
mentre me ne stavo immobile davanti ai quadri degli esami, dove c’era scritto
quel piccolo “92/100” vicino al mio nome.
“92!
92! Come il tuo anno di nascita! Oh, sei stata bravissima, tesoro!” stava
urlando mia madre, abbracciandomi.
“Benissimo,
ho vinto la scommessa, e tu che non credevi di superare il 90…” aggiunse papà
fiero. “92, accidenti, ce l’hai messa davvero tutta!”.
“Eh
si, ma più che altro sono sollevata” ammisi quel giorno a pranzo. “Sapete che
gli ultimi tre anni sono stati davvero… caotici per me e… Ho deciso di
rinnovarvi la proposta che vi feci a gennaio” dissi, mentre i miei genitori mi
guardavano curiosi e mio fratello, ormai quindicenne, messaggiava di nascosto
con una ragazza.
“Cioè?
Ci hai fatto così tante proposte ultimamente!” se ne uscì mamma.
“Voglio
andare all’Università a Roma, vivere e laurearmi lì” dissi, studiando le loro
facce.
Non
ce la facevo più a starmene in una cittadina come Maddaloni, mi sentivo troppo
giudicata, soppressa… Ormai avevo diciannove anni, volevo essere libera di
decidere cosa farne nella mia vita, anche perché negli ultimi anni avevo
imparato molto. Ero maturata, avevo pagato le conseguenze delle mie azioni
abbastanza duramente, ovvero con un isolamento durato fino all’inizio del
quarto anno, quando avevo fatto pace con le mie migliori amiche. Ma niente era
più come prima, ognuna di loro aveva una vita tutta sua ormai, erano tutte
fidanzate da almeno due anni e ognuna di loro aveva scelto la propria vita.
“Deb,
ne abbiamo già parlato…” iniziò papà con aria secca.
“Lo
so, lo so che sarà dura economicamente per voi, ma tranquilli, mi troverò un
lavoretto e una casa affittata, anche un monolocale, ma, vi prego, io non
voglio più stare qui, voglio ambiare aria, conoscere nuove persone…” li
implorai.
Ci
vollero due settimane per convincerli, e fu davvero dura fargli pronunciare
quel: “Ok, ma non ti sposterai da qui finchè non avrai trovato sia il lavoro
che l’appartamento”.
Era
il 3 agosto, e mi dissi che quella data avrebbe segnato la mia nuova vita,
quella in cui avrei fatto di tutto per ottenere un buon futuro. Avevo
intenzione di andare a studiare spagnolo all’Università di Roma, e, se
possibile, restare in quella città.
Così
quel giorno mi preparai per un piccolo viaggio che dovevo affrontare: recarmi a
Firenze per il Battesimo di Manuela, la primogenita di Massimo. Eh si, alla
fine Max era diventato papà e gli era toccato invitarmi dopo la mia promessa.
Sapeva tutto dei vari avvenimenti, del fatto che io e Daniele non ci eravamo
più parlati, e ci eravamo sentiti assiduamente in quei due anni e mezzo. Max
era diventato famoso, aveva pubblicato due cd proprio come i Gold Boyz e Niko.
Ma
era l’unico con cui continuavo a sentirmi, non parlavo con i Gold Boyz dal
fatidico concerto.
Nel
frattempo, avevo terminato di scrivere il “Libro”, lungo circa quattrocento
pagine, ma non avevo il coraggio di farlo leggere a nessuno.
Quando
misi piede a Firenze quella sera, subito mi ritirai nell’hotel dove avevo
prenotato una camera per l’avvenimento, e quella sera mi sottoposi alla prova
dello specchio, che ormai facevo tutte le sere.
Mi
squadrai, e mi dissi di essere fiera di me stessa, il mio sguardo era sereno,
identico a quello di ogni persona che sta per realizzare i sui sogni. Ero cresciuta di qualche centimetro negli
ultimi anni, arrivando al fatidico metro e settanta, ed ero ingrassata di soli
due chili. I capelli mi arrivavano alla schiena, più ricci che mai, del mio
colore naturale. Il mio volto era più sottile, proprio come le mie mani. Ero
quasi una donna, a giudizio dei miei genitori.
Andai
a dormire, stanca, ma subito mi dovetti alzare per un fastidioso rumore di
musica ad alto volume proveniente da una delle stanze.
“Oh,
no!” gemetti: era la nuova canzone dei Gold Boyz… E, come al solito, non
potetti far almeno di essere investita dai soliti ricordi che mi affliggevano
da tre anni. Come si poteva dimenticare un periodo della propria vita così
intenso?
“Uffa,
quando la smettono? Sono solo le dieci, è vero, ma sono stanca…” dissi tra me e
me, indossando di bermuda bianchi e un top azzurro, decidendo di andare a
reclamare.
Non
fu difficile scovare la stanza, era una delle ultime del corridoio. Decisa, mi
schiarii la voce e bussai, attendendo che mi qualcuno mi aprisse. Ci vollero
colpi e colpi per farli aprire, a causa del volume della canzone.
“Finalmente,
mi spiace disturbarla ma è lei a disturbare me!” dissi tutto d’un fiato
all’uomo che aveva aperto la porta. Era
alto, con i capelli scuri, una cresta evidente e mi sorrideva comprensivo… Il
suo volto ormai occupava decine e decine di riviste ogni settimana…
Spalancai
la bocca per la sorpresa, sentendo ogni muscolo del mio corpo immobilizzato
davanti a quella visione.
“Andrea?!”
domandai incredula, facendo istintivamente un passo indietro.
L’uomo
mi guardò meglio, chiudendo gli occhi in due fessure, prima di spalancare
anch’egli la bocca.
“Debora?!”.
Ci
guardammo stupiti, mentre altri tre ragazzi si affollavano davanti la porta.
“Debora!”
dissero sorpresi, e risi, riconoscendo Francesco, Giuseppe e Dante.
“Cosa
ci fai tu qui?” ci chiedemmo tutti all’unisono, prima di riscoppiare a ridere.
“Oddio,
come sei cambiata, fatti vedere meglio” disse Andrea, facendomi segno di
entrare in una stanza dove regnava il caos.
“Ho
anche diciannove anni ora, eh…” dissi. “Comunque sono qui per il battesimo
della figlia di Max!”.
“Anche
noi! Cavoli, ti sei fatta davvero una bella donna, piccolina!” esclamò Giuseppe.
“Ti ho riconosciuta a stento…!”.
“Invece
voi non cambiate mai” sorrisi.
Era
impossibile che si fosse verificata questa coincidenza, ed era anche
impossibile che io stessi nella stessa camera d’albergo con la boy band
italiana del momento, dopo averlo agognato sei giorni si e uno no a settimana
negli ultimi tre anni. Dopo ben tre anni eravamo tutti lì riuniti.
“E
allora, dicci qualcosa di te!” disse Andrea facendomi segno di sedermi su uno
dei letti e offrendomi una bottiglia di Bacardi, che accettai volentieri.
“Io?
Fino a prova contraria le star qui siete voi!” dichiarai sarcastica. “Dovete
dirmi com’è la vostra vita ora, dopotutto sono pur sempre la vostra ex life
coach…” gli ricordai, e nel dire quelle parole venni nuovamente presa dai
ricordi. Incrociare lo sguardo di Andrea mi riusciva quasi impossibile.
Chissà se lui ricorda perfettamente ciò
che c’è stato tra noi…
“Ah
ah! Ma niente, non è niente di che, siamo sempre noi!” mi ricordò Dante.
“Insomma,
tu ci puoi seguire in tv, sulle riviste, siamo noi non sapere nulla di te!” insistette Francesco
sedendosi vicino a me e tracannando una bottiglia di birra. Non era cambiato
affatto, solo che portava i capelli un po’ più lunghi del solito.
“Giusto!”
concordò Andrea.
“Se
insistete” li accontentai, scrollando le spalle. “Beh, mi sono appena diplomata
con 92/100 e… Mi sembra l’unica cosa buona
che ho da dirvi” ammisi, senza sapere cosa dire.
“Eh?
Sono passati tre anni, qualcosa di bello da dire ci sarà! Che ne so, un…
ragazzo, ad esempio?” propose Giuseppe.
“No,
ormai sono anni che non mi metto seriamente con uno” dichiarai. “Dovete sapere
che al mio ritorno ho passato un periodaccio, era un periodo particolare... Che
si è protratto a lungo, e mi sono trascinata le conseguenze fino alla fine del
liceo”.
“Cosa
è successo?” domandò subito Andrea avvicinandosi.
“Diciamo
che sono entrata a far parte di un brutto giro, comandato da una riccona. A
scuola ero diventata popolare e… cretina, và. C’era anche Daniele in questo
giro, e ho litigato con le mie migliori amiche…”.
“Questo
ce lo dicesti!” affermò Dante. “Me lo ricordo!”.
“Eh…
Iniziai a non mangiare più e a vestirmi firmata, spesso sembravo una facile per
come andavo in giro, finchè un giorno Silvia non mi venne a trovare a casa…”.
Raccontare
la storia mi fece sentire davvero male, ma allo stesso tempo, impossibile ma
vero, mi fece sentire a mio agio con i quattro come una volta.
“Perciò
non sei venuta alle nozze di Max!” esclamò infine Andrea. “Ammetto di esserci
rimasto male, tutti chiedevano di te…”.
“Lo
so, ma non ci tenevo a farmi vedere così, anche se alla fine non sono cambiata
molto” constatai, vedendomi riflessa nello specchio di fronte e vedendo le ossa
dello sterno che fuoriuscivano. Tuttavia portavo ancora la 42.
“Ma
cosa dici, sei favolosa, giuro, se non fossi tu potrei anche provarci con te”
buttò lì Francesco sorridendo.
“Devo
arrossire?” domandai, ridendo.
“No,
altrimenti Ada si ingelosisce…” rispose per lui Giuseppe, sghignazzando.
“Ada?
Chi è, la tua ragazza?!” domandai subito, curiosa.
Ovviamente anche Andrea sarà fidanzato…!
“Si,
ma nn sono l’unico, anche Dante c’ha la ragazza, Natascia…” rispose subito lui,
puntando il dito contro l’amico.
“Era
ora, dopotutto voi siete i vecchiacci del gruppo!”.
“Ma
se ho solo 28 anni!” sbottò Francesco.
“Non
farci caso, è geloso dei miei quasi 25 anni” sghignazzò Andrea. “Dopotutto sono
sempre il più piccolo, il più affascinante, il più bello, il più bravo…”.
“E
il più modesto” terminai per lui, mentre si voltava a fissarmi.
“Infatti,
tu si che mi capisci!” disse entusiasta, invitandomi a schiacciare il cinque.
Sorrisi, sentendo di star sognando.
Ci
guardammo profondamente, prima di essere interrotti da Giuseppe. “Dove hai
intenzione di andare all’università?”.
“A
Roma, ma devo rima trovare casa e un lavoretto” spiegai, pensando che dopo il
battesimo mi sarei dovuta dare una mossa.
“Roma?”
chiesero in coro.
“E’
dove abitiamo noi ora!” mi informò Andrea.
“Davvero?!”
domandai incredula.
“Si!
Volendo ti potremmo aiutare… Che tipo di lavoro cerchi?”.
“Qualsiasi
cosa, specialmente se comprende l’inglese e lo spagnolo, come ad esempio dare
ripetizioni…” dissi, mentre in cuor mio si accendeva un barlume di speranza.
“Inglese
e spagnolo? Noi siamo in cerca di una manager che ci trovi contatti in Europa
per il tour europeo di quest’autunno, che ci traduca le canzoni…” esclamò Dante.
“Deb,
tu sei la nostra grazia! Ti ha mandato il Cielo qui, in questa piccola stanza
d’albergo!” enfatizzò Francesco, inginocchiandosi.
Li
guardai decisamente sconvolta. “Ma cosa dite, io mi sono appena diplomata,
invece voi avete bisogno di professionisti!” gli ricordai, anche se lusingata.
“Ma
no, tranquilla, devi solo fare da mediatrice! E poi guadagneresti anche bene,
il minimo è sui 1800 € al mese” mi spiegò Giuseppe. “Di te ci possiamo fidare,
poi,e se le cose non vanno bene, qual è il problema?” aggiunse fiducioso.
Continuavo
a guardarli come chi sta per toccare il cielo con un dito. “Davvero voi mi
assumereste?” domandai incredula.
“Si,
cioè, ti possiamo raccomandare con il nostro produttore ed è fatta” mi assicurò
Andrea.
“Oh,
grazie! Grazie!” esclamai, abbracciandoli dopo tre anni piena di gratitudine e
speranza. Il primo ostacolo poteva dirsi superato!
Trascorremmo
la serata insieme, fino alle due, ora in cui ritornai in camera esausta ma
felice.
“Ci
vediamo domani mattina! Andremo in chiesa con la limousine, viene anche Rossella
con noi!” mi salutò Giuseppe raggiante.
“Rossella?”domandai
preoccupata e terrorizzata allo stesso tempo, e guardai automaticamente in
direzione di Andrea.
“Ehi,
ma cosa stai pensando? Guarda che non sta con me, è fidanzata da un anno con un
attore mezzo francese…” mi avvertì lui, parandosi la mano destra davanti e
facendomi sorridere senza motivo.
Quell’informazione
mi fece addormentare senza pensieri; non andavo a dormire così serenamente dal
giorno degli orali. Che cosa infima non avere nessun bel ricordo a livello
umanitario per così tanto tempo!
L’indomani,
quando mi svegliai alle sette, mi domandai se non fosse stato tutto un bel
sogno, ma mi ricredetti subito quando, mentre stavo uscendo dalla camera per
fare colazione Andrea bussò.
“Deb,
sono Andrea!” disse subito.
Sentire
la sua voce mi rincuorò, automaticamente mi guardai allo specchio per vedere se
ero in ordine, aggiustai il colletto della maglietta a mezze maniche e i
capelli e aprii.
“Andrea!
Buongiorno! Entra” lo invitai.
“Buongiorno!
Wow che ordine” esclamò, vedendo alcuni vestiti piegati per bene su una sedia e
il vestito azzurro che avrei indossato dopo per l’occasione appoggiato su una
stampella vicino l’armadio.
“Sono
arrivata ieri sera dopotutto” mi giustificai.
Guardò
il vestito e poi mi squadrò attentamente.
“Cosa
c’è?” gli domandai mentre prendevo la tessera della camera da sopra il
comodino.
“Niente,
cercavo di immaginarmi come ti stava addosso, l’azzurro ti è sempre stato bene…
Lo indossavi anche… quella sera…” rispose, iniziando a mormorare e facendomi
restare immobile e imbarazzata.
“Oh,
te lo ricordi ancora?” fu il massimo che riuscii a dire.
“Come
potrei dimenticarlo? Quella è stata l’ultima serata in cui mi sono sentito
davvero bene con una ragazza, libero e felice… E poi ti volevo davvero bene…
Cioè, sento di volerti ancora bene”
spiegò, mente uscivamo dalla stanza e ci recavamo a colazione.
“Guarda
che anche io ti voglio bene tutt’ora, Andrea! E comunque, anche io
non mi sono sentita così bene con un ragazzo, negli ultimi tre anni ho solo
avuto qualche storiella così, ma niente più… Tu ti puoi ancora dire il mio
ultimo ragazzo…” confessai. Mi sentivo come un fiume in piena; stavo
ricompensando tutte le volte che lo avevo pensato in quegli anni. Niko ormai
era scomparso dai miei pensieri, mi ero abituata al pensiero che lui fosse
fidanzato, visto che stava ancora con Eliana, e poi era anche un po’ la causa
dei miei “mali”, invece Andrea era sempre lì, single e maledettamente gentile
come una volta.
“Beh,
anche io ti voglio ancora bene, mi sembra di essere tornato ad essere quel
ragazzo di tre anni fa a cui piaceva una ragazzina, invece ora sei una donna!”
“E
allora?” domandai, cercando di trarne una conclusione.
“Niente,
sei una donna e quindi… Se quello che è successo quell’anno fosse successo ora,
forse le cose sarebbero andate meglio…”.
Ma
l’arrivo nella sala da pranzo e l’invasione dei fans fecero estinguere quella
conversazione; ci volle circa mezz’ora per farlo ritornare in camera illeso da
quello stormo di belve e ragazzine.
“Te
lo avevo detto io, fratello, che era meglio farsi portare la colazione in
camera!” lo apostrofò saggiamente Giuseppe bevendo un bicchiere di succo di
frutta.
“E
invece tu no, volevi colazionare con
la signorina per farle la proposta… Ti sta bene!” rise Francesco, mentre io mi
voltavo di scatto a fissare Andrea, il quale arrossì come un ragazzino e
sbuffò.
“Ok,
ok, ecco uno dei momenti più umilianti della mia vita… Ti volevo chiedere se ti
andava di venire al battesimo con me, di farti da accompagnatore…” bisbigliò
avvicinandosi e prendendo le mie mani tra le sue.
Quel
minimo contatto mi fece imbarazzare ancora di più, e ringraziai il cielo quando
i tre ragazzi iniziarono a parlare tra loro, ignorandoci.
“Beh,
direi che si potrebbe fare, si!” risposi sorridendo.
Mi
sorrise di rimando. “Fantastico, allora ci vediamo alle nove e mezzo nella
hall” propose.
“Va
bene, accompagnatore” sottolineai,
prima di sentire Francesco che urlava: “Si, infatti, Rossella e Eliana!”.
“Deb,
ti andrebbe di affittare la casa con Eliana e Rossella?” propose Dante, mentre
io, udendo quei nomi, passavo dalla felicità all’incredulità più grande.
“Eh?”
domandai senza capirci nulla.
“Si,
devi sapere che Eliana e Rossella hanno firmato il contratto con una casa
discografica a Roma e si sono affittate una casa vicino a noi, e stavano giusto
cercando una terza coinquilina visto che la casa è grande” spiegò Andrea.
Feci
un passo indietro, scuotendo il capo. “Ragazzi, vi ringrazio ma sapete che tra
me e Rossella non c’è un grande feeling, mi odia a morte ed io odio lei , e
Eliana…”.
“Lo
sappiamo, ma a parte che Rossella non ti odia più a morte visto che ora non gli
importa più di Andrea, poi Eliana è bravissima, lo sappiamo che è per essere
come lei che hai combinato quelle cose, ma… Pensaci, avrai noi come vicini se è
qualcosa e poi loro non ci sono mai per lavoro! E l’affitto mensile è davvero
poco, dovrai pagare al massimo 100 € da quel che ho capito…” dichiarò Francesco,
incutendomi un po’ più di serenità.
“Se
è così, diciamo che ci penserò, ne parlerò con loro, tanto ci saranno al battesimo,
giusto?” domandai esitante.
“Si”.
“Ok,
allora io vado in camera, devo prepararmi”
mi congedai, arrivando in camera e buttandomi sul letto per tutte quelle
novità. In meno di dodici ore quei ragazzi avevano quasi risolto i miei attuali
problemi; poi si aggiungeva il fatto che Andrea mi avesse chiesto di andare al
battesimo con lui…
Vivi il momento, te lo meriti dopo tutti
que casini! Mi dissi semplicemente
mentre ero sotto la doccia.
Mi
truccai, legai i capelli in una lunga treccia laterale, indossai il vestito e
alla fine mi dissi che potevo fare la mia figura.
Mentre
scendevo le scale che conducevano alla hall vidi Andrea ai piedi della
scalinata aspettarmi e guardarmi in quella sorta di sfilata, proprio come
succede nei film. Gli sorrisi, e quando lo raggiunsi lui mi sorrise di rimando.
“Sei
bellissima” mi disse, baciandomi la mano e guardandomi dritto negli occhi.
“Grazie,
anche tu stai bene” gli dissi. Era vero, indossava un semplice abito da
cerimonia nero ma era davvero stupendo e affascinante, tanto che quando salii
nella limousine mi dissi di dover uccidere colui o colei che mi avrebbe
svegliata da quel bellissimo sogno con un pizzicotto.
Qualche Anticipazione:
“No,
ma ci farò un pensiero… coinquilina!”
disse lei ridendo. “Perché accetti, vero?” domandò preoccupata.
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“Zio,
non esagerare, sei tu che stai invecchiando” dissi ironicamente stringendolo.
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“Auguri,
allora! Devo dire che ti trovo diversa” commentò, fermandosi sul braccio di Andrea
che mi stringeva per poi salire, fino al mio sterno e riscendere fino alla mia
vita.
________
“Si,
è morta a causa mia, capisci?! Quindi pensa come ci sono rimasta vedendoti così
deperita nove mesi dopo!” si spiegò, alzando il capo.
________
“Sappi
che sono onorato del fatto che vai a dire in giro che sei la mia
accompagnatrice…” disse, davanti alle due coppiette che sedevano con noi.