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Autore: Chemical Lady    19/11/2015    1 recensioni
[Modern!AU]
Enjolras è un giovane studente di legge, con una passione spropositata per tutto ciò che riguarda la sua bella Francia, per la politica in generale e con un pessimo rapporto con la tecnologia. Questa raccolta di one non è concentrata, come molte fan fiction, su una rivoluzione e come si è svolta…. Ma su la vita di questo ragazzo, largamente influenzata dai suoi tre coinquilini, dai suoi amici e da un certo Grantaire. Ovviamente nel suo cuore brucia la stessa fiamma patriottica dell’opera originale, ma cosa sarebbe successo se fosse nato con quasi cento ottanta anni di ritardo?
*
Enjolras/Grantaire, Courfeyrac/Eponine, Bahorel/Provaire, Marius/Cosette, Joly/Musichetta/Bossuet.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: AU, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Avviso: Questa storia è stata iniziata e quindi ambientata nel 2013. Facciamo finta che sia il 2015, ok? Così mi viene più semplice mandare avanti la trama. Correggerò anche i capitoli precedenti.

Rating: Arancione.
Beta: DumbledoreFan
Avvertimenti:  Essendo una Modern!Au, si distacca parecchio dall’opera originale. Ho provato a mantenere però il carattere dei personaggi o, quanto meno, le loro attitudini :D
Genere: Commedia.
Coppie trattate: Slash e Het. (E Marius e Cosette, che non ho ancora ben capito cosa sono.
Disclaimer: Non possiedo i personaggi di questo racconto, poiché essi sono usciti in un primo momento dalla penna di Victor Hugo e, successivamente, rielaborati dal genio di Claude-Michel Schönberg e Tom Hooper.

 
Un gruppo di giovani
  che entrerà nella storia.

 
 
 

Parte IV – Alaine: Lo strano caso dell’uomo in boxer. 

Il cellulare squillò ancora, accanto alla mano che poggiava mollemente sul tavolo. Nuovamente, Ras spense lo schermo dell’Iphone, impedendo così che il nome di Courf potesse prepotentemente spingerlo a rispondere.
“Deve essere davvero importante.”
Il biondo alzò gli occhi in quelli scuri di Alaine, trattenendo un sorrisetto “Diciamo che Courfeyrac non si arrende mai, nemmeno quando dovrebbe.”
Sapeva cosa stava facendo, eppure chiamava e chiamava senza darsi pace.
In cuor suo, sperò che fosse importante perché la serie di ceffoni che lo aspettavano al suo rientro dovevano valerne davvero la pena.
Chissà, magari Pontmercy era caduto dalla terrazzina.
In quel caso, però, avrebbe voluto saperlo subito.
Scarabocchiò un veloce messaggio, prima di riporre con cura il telefono dentro alla sua tracolla di pelle marrone, deciso a dedicarsi interamente al suo ‘appuntamento’.
Non usciva con un ragazzo da un’esistenza, se vogliamo essere franchi, maEnjolras sapeva di essere bello. Non lo diceva con sbruffoneria, visto che allo specchio non vedeva nulla di così eclatante, ma glielo ripetevano così tante volte e in così tanti modo diversi che ormai stava iniziando davvero ad auto convincersene.
Si sentiva Narciso.
Sapeva di essere bello e ogni tanto, in modo disinteressato, decideva di concedersi la compagnia di qualcuno. Però, anche Alaine era dannatamente bello.
C’era qualcosa nel suo viso, un particolare nello sguardo che lo rendeva assolutamente irresistibile.
Per questo aveva accettato di conoscerlo un po’ meglio, cedendo a tutte le insistenze di Bossuet. L’appuntamento era venuto da sé e doveva ammettere che ne era valsa la pena. Vista sulla Senna, un menù vegetariano così ricco da sembrare finto, l’ultima brezza piacevole che l’autunno avrebbe concesso prima della neve invernale.
Il Corynthe, che di notte vantava di essere un locale piuttosto disinibito, di giorno era un piccolo paradiso per gli occhi.  “Mi fa piacere che tu abbia scelto questo posto. Sembra quasi innocente prima delle dieci di sera.” con un sorriso appena accennato, Ras prese un sorso di acqua.
Alaine intrecciò le dita sotto al mento, rispondendo al sorriso “Mi fa piacere che tu abbia accettato di venire. Hai la fama di essere un tipo difficile.”
“Ho una fama?” domandò curioso il biondo, sorridendo per pura cortesia al cameriere che posò il piatto principale di fronte a loro.
“Non passi di certo inosservato.” Il moro afferrò una forchetta, constatando che la carne era al sangue, prima di prendere anche il coltello.  Il modo in cui leccò poi la lama fu fin troppo…. Allusivo.
Immediatamente, Ras abbassò lo sguardo sul suo piatto.
“Perché non mi parli un po’ di questa ‘riunioni segrete’ di cui tanto si vanta Jul?” domandò quindi Alaine, per smorzare la tensione.
A quelle parole, il Ras si guardò attorno, abbassando tatticamente la voce “Diciamo che per ora siamo ancora alla fase embrionale del progetto, alla ricerca di seguaci determinati” disse, sussurrando quelle parole per evitare di venir udito da orecchie indiscrete.
Alaine alzò una mano, come per fargli capire che aveva perfettamente capito il punto. “Che ne dici di goderci questa cena e poi spostarci al piano di sopra? Ci beviamo un paio di drink per calmarci un po’ e tu potrai raccontarmi tutto senza paura di essere sentito. Che ne pensi?”
Enjolras non aveva davvero voglia di godere dellavida loca parigina, soprattutto se dentro al Corinthe, ma era così tanto fiero della sua creatura, i LesAmis, che avrebbe potuto parlarne per ore e ore.
Così acconsentì.
Cosa poteva esserci di strano, dopotutto?
Alla fine, quello era un appuntamento e se fosse tornato prima delle undici, Courfeyrac non l’avrebbe lasciato entrare.
 
*
 
“Hey, non sto dicendo che per me è un problema! Solo vivo con voi da oltre due anni e prima non sapevo il suo nome, ora scopro che gli piacciono i ragazzi! Sono solo risentito perché nessuno mi dice nulla! Non è essere omofobi il voler essere parte integrante della casa”.
“Tu parli, parli, parli e io sento solo ‘gnignigni’!”
Marius incrociò le braccia sul petto, appoggiandosi al bracciolo della poltrona su cui era sprofondato ormai da diverso tempo lamentandosi. Il broncetto che aveva sulle labbra, che doveva essere una prova del fatto che era offeso, non era minimamente minaccioso.
Per niente.
Coufeyrac l’aveva appena dimostrato denigrandolo per l’ennesima volta. Seduta sull’altro bracciolo della medesima poltrona, Eponine sospirò un po’ scocciata. Tutti attorno a loro aspettavano di sapere cosa cavolo era successo da più di mezz’ora.
“Quindi.” Ricapitolò la mora, portando una mano alla tempia e chiudendo un attimo gli occhi, lasciando che la scintilla omicida fluisse dal suo sguardo “Marius ha scoperto che la Madre di tutte le Rivoluzioni è dell’altra sponda. Come mai quest’epifania ora?”
Pontmercy la guardò senza capire per quindici secondi buoni, prima di chiedere “Parli di Enjolras?”
“Allora, praticamente…” Courfeyrac si mise seduto meglio sul puff  verde su cui si era accasciato prima, in preda alla disperazione per le lamentele del coinquilino, cercando anche di darsi un certo tono per far colpo sulla bella proprietaria del Cafè “Io sono andato a bussare alla porta della stanza di Ras, ma non mi ha aperto lui, se mi capisci…”
Tutti rimasero molto, molto colpiti dalla cosa ed ebbero reazioni diverse. Jehan portò le mani alla bocca e nessuno capì se era eccitato o spaventato dalla cosa. Bahorel smise di giocherellare con un elastico, improvvisamente preso dalla conversazione come non lo era da molto tempo. Joly e Bossuet alzarono il capo così velocemente da darsi una testata, mentre Musichetta bramava semplicemente di più.
La sola che non fece una piega fu Ponine che, anzi, indurì i tratti del viso, guardando in modo strano Courf. Lui non colse e proseguì “C’era questo tizio, Alaine, praticamente nudo in camera sua.  Un pezzo di uomo che non finisce più, per citare Marius.”
“Con questo non dovete pensare che io sia gay, però.” Puntualizzò subito il Barone, ricevendo un pugno sulla spalla da Bahorel, seguito da un ‘shht’ forte e minaccioso.
“Questo è quanto” concluse il Centro, passandosi una mano sulla fronte “Non ho ancora sentito Ras, oggi. Deve fare dei colloqui per il tirocinio e non ha il telefono acceso. Giuro che se ha…” Si interruppe bruscamente, prima di schiarirsi la voce, guardandosi attorno, mentre i suoi amici aspettavano concludesse “Se ha portato uno in casa senza avvisare, è il giorno che lo defenestriamo. Lui si lamenta sempre di questa cosa con noi. Ha anche messo una demenzialissima lavagnetta in cucina dove segnare se ci sono ospiti.”
Joly, seduto accanto a lui, si stava ancora massaggiando il capo “Quindi Enjolras ha un ragazzo, ora?”
“Non credevo sarei vissuto abbastanza per assistere a una cosa del genere” Fu il commento sussurrato di Bossuet, che fece ridere Chetta.
Courfci pensò su “Non lo so, sinceramente. Non ne abbiamo parlato quasi per nulla. Quando lo vedo glielo chiedo, per ora il massimo che siamo riusciti a dirci si è concentrato sul suo fangirling circa il comizio che Lamarque terrà a fine mese.”
“Dovremmo stappare una bottiglia di vino per festeggiare?”
L’intero gruppo rimase gelato sul posto, quando Grantaire esordì con questa frase, che li lasciò totalmente di stucco. Chi, come Ponine e Courfeyrac sapeva dei sentimenti del piccolo alcolista verso il capitano della compagnia, perché sapevano cosa stava provando l’amico. Tutti gli altri semplicemente per il tono usato.
Funereo, per fargli un complimento.
R comunque non attese risposta. Andò al bancone, da Azelma, ad ordinare qualcosa di forte, dimenticandosi che erano le due del pomeriggio.
“Scusatemi” disse Eponine, alzandosi per raggiungerlo e lanciando di nuovo quello strano sguardo a Courfeyrac, che solo in quel momento capì cosa voleva dire.
E si sentì davvero un coglione.
 
*
 
Courfeyrac corrugò le sopracciglia, con l’espressione più confusa che il suo repertorio potesse produrre “Non capisco perché devi prenderla così male, R; ti denigra in ogni modo possibile e immaginabile! Non ho ricordo di un solo giorno in cui non ti abbia dato del pezzente”
Ferre sospirò, “Per la prima volta sono d’accordo con Courf” esalò, beccandosi un’occhiataccia dal coinquilino. Si avvicinò al moro, appoggiandogli una mano sulla spalla “Dimenticati di Enjolras, puoi avere chiunque vuoi.”
“….Se ti fai una bella doccia prima” concluse Courf, annuendo alle sue stesse parole.
Grantaire, però, non sembrava affatto persuaso “Belle frasi da cioccolatino, ragazzi. Lo apprezzo, ma state ingigantendo la questione. Non la sto prendendo poi così male.”
No, non lo stava facendo. Le quattro lattine di birra vuote di fronte a lui non erano affatto indice che qualcosa non andava, dopotutto. Il fatto che fossero le due e un quarto del pomeriggio, invece, poteva essere un campanello d’allarme.
“Smettila di guardarmi così, Grantaire. Capisco che stai soffrendo pene d’amore, ma hai la faccia come quella di Luke Skywalker dopo aver scoperto chi è davvero suo padre! La vita continua!”
R sospirò, alzando gli occhi verso il soffitto del Musain. Ok, forse si stava lasciando un po’ andare, però pensava di meritarsi un po’ di catarsi. Erano quasi tre anni che subiva gli abusi verbali del bell’Apollo e provava in ogni modo a farsi notare. Gli stava bene, fino a che l’altro faceva l’asessuato tutto ligio al dovere e all’amor di Patria, ma vedersi passare avanti dal primo belloccio era stato uno smacco.
Sapeva di non essere bello, però contava su altri pregi. Sapeva che non era politicamente impegnato, ma sapeva tutto ciò che c’era da sapere per riportare quel gruppetto di figliocci di papà con i piedi ben piantati per terra, quando le loro menti prendevano il volo verso mondi utopici.
Era informato, il suo cinismo probabilmente era dato da quello e sperava davvero che Enjolras un giorno l’avrebbe capito, perché se ancora perdeva tempo dietro a quelle ridicole riunioni era solo per lui. Per evitare che avvicinandosi troppo al sole potesse poi precipitare.
Icaro.
Avrebbe iniziato a chiamarlo così.
“Ammesso e non concesso che, a quanto dite voi, non abbiamo prove del fatto che lui e Alaine…” lasciò intendere ciò che seguiva, prima di schiarirsi la voce, “Poi non ci sto così male, davvero. È solo un periodaccio, all’accademia ho avuto un paio di richiami e non mi sento in forma. Non c’entra niente con tutta questa storia, sul serio.”
I due coinquilini si scambiarono uno sguardo scettico, ma non fu possibile per loro aprire bocca, visto che l’oggetto del discorso era appena entrato nel Musain come un tornado.
Aveva un sorriso da un orecchio all’altro e nonostante il ciuffo che cadeva su un lato del viso, zuppo di pioggia, sembrava avere il mondo nel palmo della sua mano. Si avvicinò, prendendo la mano di Courfeyrac e facendogli fare uno strano giro su se stesso, mentre si metteva tra i due coinquilini, senza smettere di sorridere.
“Ragazzi, dobbiamo sbrigarci.” Disse come un pazzo, attirando lo sguardo perplesso di tutti i LesAmis, sparsi nei tavolini attorno “Ho l’intero programma del comizio della prossima settimana di Lamarque e ho intenzione di studiare ogni virgola. Forza, saliamo di sopra e iniziamo! Bella sciarpa, comunque.”
Grantaire abbassò gli occhi sulla sciarpa nuova che sua sorella aveva pensato di regalargli per rimpiazzare quella bucata che usava di solito, perdendosi così Enjolras che saliva le scale a tre gradini per volta.
Tutti, un po’ spaventati, un po’ straniti, iniziarono a seguirlo, eccetto quei tre.
“Ha decisamente scopato.” Asserì Courfeyrac.
Ferre incrociò le braccia, meditativo “Non è detto, potrebbe anche solo essere molto contento per il comizio. Lo sai che queste cose lo emozionano.”
“Ti prego, ma l’hai visto??Mi ha fatto fare la giravolta!”
Ci fu un sospirone di gruppo, poi mentre Ferre e R salivano le scale, quest’ultimo come l’uomo in marcia sul miglio verde, Courf andava a sedersi un attimo al bancone. Aveva bisogno di un caffè, per non esplodere.
Lì trovò anche Bahorel, con in mano un bicchiere di cristallo contenente del liquido ramato.
“Amico, sono le due e mezzo, non vorrai battere Grantaire.” Gli disse divertito, ma non prima di rivolgere un sorrisone radioso adEponine, che gli portò la sua ordinazione e gliela parò di fronte con una strizzatina di occhio.
Bahorel tirò su col naso in modo rumoroso “Il mio nuovo lavoro è un vero schifo. Il titolare della ditta è uno stronzo. Se non dovessi pagare l’affitto sicuramente l’avrei già mandato al diavolo…” prese un bel respiro e poi si mise in piedi, infilandosi il cappello e il cappotto.
“Tieni duro, venerdì andiamo a sfondarci di alcool per dimenticare.” Gli disse Courfeyrac, ricevendo come risposta un pallido sorriso e una pacca sulle spalle.
“Se non lo uccido con un cutter prima, volentieri. Vado, monto il turno tra venti minuti."
Si salutarono e il morettino tornò a voltarsi del tutto verso il bancone. Solo a quel punto realizzò che erano soli, lui e Ponine.
Il bar era praticamente deserto, quindi poteva cercare di invitarla a uscire. Magari non per un caffè, perché non era il caso visto il mestiere della ragazza. Però potevano andare a bere qualcosa o magari a cena.
Cercò di mescolare il caffè il più lentamente possibile, mentre pensava a cosa dirle.
Quando trovò le parole, però, non uscirono dalla sua bocca, rimanendo incastrate in gola alla vista degli occhi tristi della giovane, che stava  ricambiando il suo sguardo.
Erano grandi, castani e luminosi, come quelli di un cervo, ma velati di una malinconia enorme. Coufeyrac sapeva cosa provava, perché aveva visto quanto era presa da Marius. Aveva visto come lo guardava, come faceva qualsiasi cosa per farlo felice.
Come faceva anche R con Enjolras, per esempio.
Ed era così ingiusto che per un istante, il ragazzo si sentì arrabbiato.
Nessuno avrebbe mai dovuto sopportare tanto per amore.
Così si alzò dallo sgabello e le si avvicinò, appoggiandole di fronte la tazzina vuota. Lei sorrise per ringraziarlo, ma quello che lui disse non le permise di aggiungere altro.
“Sei bellissima, Ponine. Non devi smettere di pensarlo a causa di un coglione come Pontmercy.”
Lei lo guardò sorpresa, da prima, poi si sciolse in un dolce sorriso. Appoggiò la mano su quella del ragazzo, che solo in quel momento parve risvegliarsi dal pathos della scena e arrossì.
“Grazie, Courf, sei molto dolce.”
Ok, non se lo aspettava.
Mayday, mayday!
“Mh, ecco, io, uhm, ehm….” La guardò completamente impanicato, balbettando qualcosa che la fece sorridere ancora di più, stavolta divertita.
Stava davvero cercando di dire qualcosa di intelligente, coerente e magari affascinante, ma sentiva la lingua alla stregua di una spugna zuppa.
Poi ci pensò Enjolras a sciupare del tutto il momento. Si sporse dalle scale che portavano alla saletta e guardò Courfeyrac un po’ scocciato, anche se l’eccitazione era ancora palpabile.
“Allora?? Ti muovi?? Stiamo iniziando a leggere il programma politico in merito alle unioni civili e al matrimonio egalitario! Credevo ti interessasse!”
“Arrivo!” gli disse con una punta di isteria nella voce il migliore amico e appena il biondo si degnò della grazia pietosa di sparire, all’altro non rimase altro da fare se non sfilare la mano da quella di Eponine “Scusami, the Greater Dictator in the Land mi reclama.”
Lei ridacchiò “Vai, non vorrei che gli venisse un attacco di cuore.” Si sorrisero, poi lui si avviò alla scala, dandosi del coglione. Aveva appena sciupato un’opportunità più unica che rara. La buona sorte però sembrava risplendere su di lui “Courfeyrac?” lo chiamò la Thenardier, facendolo voltare “Ti va se ci vediamo una di queste sere? Mi piacerebbe passare un po’ di…. Tempo insieme, se vuoi.”
Gioia e giubilio!
Il cuore gli era appena esploso, ma poteva sostituirlo al volo.
Sorrise, forse troppo, prima di annuire “Mi farebbe molto piacere. Conosco un posto dove si mangia bene. Quando finisce la riunione possiamo parlarne.”
Eponine annuì, con una vaga soddisfazione sul viso “Certo, mi trovi qui.”
Courfeyrac annuì, iniziando a salire le scale.
Tre gradini per volta.
Se solo fosse stato solo, avrebbe sicuramente iniziato a ballare.
 
*
 
Era stata una giornata estenuante e, come da protocollo, Enjolras aveva iniziato ad avvertire il solito mal di testa cronico, che aveva iniziato a farsi sentire durante la riunione dei Les Amis.
Ovviamente era degenerato sempre di più, fino a diventare una signora emicrania. Onde evitare di vedere il suo cervello schizzare fuori dalle orbite oculari, si era messo a cercare per tutto l’appartamento una maledetta aspirina che fosse una.
Non c’era stato verso, avevano finito tutto, sicuramente era stato Courfeyrac per abbattere i postumi di una sbronza. Era la sola persona in tutta la casa che non andava mai a comprare ciò che finiva.
Visto e considerato che Marius era uscito a cena con Cosette e che quindi sarebbe arrivato iniziando a parlare a macchinetta, Enjolras si ritrovava di fronte a due opzioni: andare a elemosinare qualcosa dalla vastissima farmacia di Joly o uccidere Pontmercy e congelare il suo corpo.
Tanto era abbastanza magro che poteva essere pressato nel piccolo freezer della cucina, anche se poi il problema diventava tutto il cibo surgelato al suo interno.
Andò quindi a bussare alla porta di fronte alla sua e ad aprire fu proprio il quasi-dottorino.
“Scusami il disturbo.” Gli disse un po’ sofferente a causa della luce del salotto accesa, che pareva davvero fastidiosa per i suoi occhi sensibili “Volevo chiederti se hai un’aspirina. Sto impazzendo di mal di testa e potrei non rispondere più delle mie azioni.”
Ovviamente Joly impallidì, ma quello se l’era aspettato. Così come l’essere trascinato in cucina e visitato. La torcia negli occhi fu davvero fastidiosa, ma tra un borbottio e l’altro, colse alcune parole che non gli piacquero affatto.
“Come scusa?” chiese, guardandolo perplesso.
Di tutti i pazzi che componevano la sua compagnia di amici, Joly era uno dei più sani, ipocondria a parte.
Questo si mise diritto di fronte a lui, facendosi molto professionale. Era così preoccupato da mettere in allarme anche Enjolras “Stavo dicendo che molte MTS hanno, fra i primi sintomi, mal di testa, cefalea e dolori articolari. Anche la nausea che potrebbe-”
“Aspetta, con calma.” Non si sentiva bene e non era un medico, quindi aveva già perso di vista il punto “MTS?”
“Si, è un modo per definire le malattie a trasmissione sessuale.”
Enjolras non seppe come reagire a quelle parole, se non alzando le sopracciglia. Incredulo.
“…Pardon?”
Joly si schiarì la voce, unendo le mani coperte dai guanti di lattice di fronte a sé e iniziando a giocare con la torcia, palesemente a disagio “Hai usato protezioni, vero? Sennò sarebbe meglio andare a faregli esami del sangue.”
“Protezioni? Ma che stai dicendo?”
Joly sospirò, paziente. Sapeva che Enjolras non lo faceva di proposito e che quel suo essere ingenuo era più genuino di quanto si pensasse. Così decise di essere diretto “Quando hai fatto sesso con Alaine, ieri notte, hai usato protezioni?”
Fortunatamente né Grantaire né Bossuet erano nei paraggi, perché il biondo divenne di tutti i colori dell’arcobaleno. Il rigido, sicuro Enjolras prese ad agitarsi in modo strano sulla sedia, ma solo per qualche secondo, durante il quale Joly temette un attacco di convulsioni.
Poi, inspirando profondamente, ritrovò la sua pace.
Le guance però rimasero del colore della maglietta del suo pigiama: un rosso accecante.
“Amico mio.” Iniziò, cercando di mettere bene in chiaro la situazione “Io non ho fatto niente di niente, ieri, con Alaine. Ha semplicemente dormito a casa mia perché quando siamo tornati da cena non era in grado di far ritorno a casa con le sue gambe.”
La bocca del medico si aprì piano fino a formare una ‘o’ perfetta. Nessuno aveva preso in considerazione quella possibilità “Quindi non hai….?”
“Non ho fatto assolutamente niente. Ho dormito come un bambino tutta la notte, sul divano fra l’altro.”
Quella sì che era una notizia.
Joly si schiarì la voce, un po’ a disagio “Allora possiamo escludere la gonorrea. Forse è solo un mal di testa dovuto dal freddo.”
“Forse, dici?”
Si scambiarono uno sguardo di puro imbarazzo, poi il medico cacciò fuori l’aspirina dal suo mobiletto e gliela passò, guardandolo sparire in fretta e furia.
Quella si che era una cosa da scrivere subito.
A tutti quanti.
Soprattutto visto che Bossuet gli aveva detto, poco prima di andare a dormire, che Alaine si stava vantando per tutta la Sorbona di aver conquistato il cuore e il letto dell’inarrivabile capo del comitato studentesco
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