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Autore: Lovehope_    20/11/2015    1 recensioni
ATTENZIONE:Questa storia è ispirata al romanzo 'Blue lagoon' di Henry De Vere Stacpoole.
Cosa succede quando due ragazzi si ritrovano su un'isola sperduta nel bel mezzo dell'oceano Atlantico?
Sono praticamente l'opposto.
Lei, Jade Mills, diciassette anni, studente modello e obbediente a casa.
Lui, Dorian Anderson, diciotto anni, è tra i ragazzi più popolari e belli della scuola.
Ma un'isola, può cambiare decisamente tutto. Un'isola può far conoscere nel profondo.
E sarà odio o amore?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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                          Chapter twenty - two





 

 20 Dicembre, giorno del ballo scolastico. L'intero corpo studentesco era impegnato ed eccitato da questo evento al quanto inutile, a parer mio. Quella settimana era stata abbastanza stressante per me. Cercavo in tutti i modi di riprendere gli studi di quasi tutte le materie, ma era mentalmente impossibile, anche se, ce la mettevo comunque tutta. E questo comportava il fatto che stessi tutti i giorni rinchiusa nella mia camera a studiare fino all'ora di cena. Non uscivo per niente, nemmeno il sabato sera. Preferivo rimanere a casa, sul divano ad ingozzarmi di cibo poco salutare e guardando un film che mi andava di vedere. No, non avevo una vita sociale e non ero interessata. Non mi sforzavo di farmi nuove amicizie né di conoscere qualche ragazzo. Mia madre mi aveva chiesto svariate volte di accompagnarla a fare del buon e sano shopping, ma rifiutavo ogni volta con estrema pigrizia. Ero entrata in uno stato di apatia assoluta. Verso il mondo, verso tutti.
- Allora, principessa, pronta per il ballo di stasera? - Jason spuntò alle mie spalle mentre io ero intenta a sistemare una pila di libri nel mio armadietto. In risposta, sbuffai girandomi verso di lui.
- Ciao, Jason. - Non potevo avere un tono più annoiato di quello.
- Non vorrei essere invadente, ma sai, la coppia dovrebbe essere sempre vestita del medesimo colore... Quindi, potresti fornirmi quest'informazione? - Dopo ben due settimane dalla richiesta di quell'invito al ballo, solo allora mi preoccupai del vestito.
- Il vestito? - Mi ero completamente dimenticata di comprarne uno.  Jason sembrò capirmi a volo e aggrottò le sopracciglia.
- Jade, dovrei arrabbiarmi per questa tua mancanza di rispetto nei miei confronti, ma ho già rimediato- Si avvicinò di due passi, appoggiando una mano all'armadietto dietro di me. - Cosa? - Domandai stranita cercando di capire cosa stesse dicendo.
- Esatto, avevo già previsto che te ne saresti dimenticata. Così, te ne ho comprato uno io. - Concluse facendo spalluce.
- M-mi hai comprato un vestito? A me? - Balbettai abbastanza scioccata. Non potevo crederci! Un vestito! Ma è completamente fuori di testa! - Sì, sono sicuro ti piacerà. - Mi fece l'occhiolino, e mi porse una busta con uno scatolone all'interno che prima teneva dietro la schiena e di cui non mi ero proprio accorta. - Mi ero reso conto del tuo disinteresse. - Continuò dopo, notando la mia espressione ancora sbalordita. Ok, questo Jason stava iniziando davvero a spaventarmi.
- Ah...io...grazie mille.- Non sapevo esattamente cosa dire, così mi limitai a sorridere, anche se non del tutto sinceramente.
- Alle otto sarò fuori il tuo vialetto. - Decretò dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante. - Sono sicuro che il verde smeraldo ti donerà tantissimo. - E con uno schiocco sonoro sulla guancia sinistra mi salutò, allontanandosi da me. Rimasi ancora per qualche minuto imbambolata, immersa nei miei pensieri. E' del tutto pazzo questo tizio, pensai sghignazzando tra me e me.
Ero sicura sarebbe stata una lunghissima serata.


Erano già le sei di sera ed io avevo appena finito di studiare fisica, anche se in modo del tutto superficiale. Sospirai pesantemente pensando che da lì a due ore sarebbe arrivato Jason. Mi trascinai con poca voglia all'interno della doccia e dopo circa 20 minuti uscii iniziando ad asciugarmi il corpo e i capelli. In seguito, mi infilai l'intimo e decisi di aprire quello scatolone e di vedere il vestito. Era di un verde smeraldo. Verde smeraldo simile ai miei occhi. Verde smeraldo come il vestito che indossai per quel party sullo yatch. Chissà che fine avrà fatto... Non lo ricordavo più. Jason aveva davvero un ottimo gusto, sempre se era stato lui a sceglierlo e non magari qualcuno a cui aveva chiesto aiuto. Il vestito non aveva spalline ma soltanto uno scollo a cuore. Un corpetto stretto sul busto e un'ampia gonna che arrivava fin sotto le ginocchia. Mi piaceva proprio tanto. Senza difficoltà lo indossai facendo attenzione comunque a non stropicciarlo. Mi guardai allo specchio e notai che mi stava a pennello. Chissà come avrà fatto ad indovinare la mia taglia, pensai. Guardai l'orologio e mi accorsi che mancasse solo mezz'ora alle otto. Così decisi di truccarmi, applicando dell'eyeliner sui miei occhi per delinearne meglio la forma e infine il mascara. Mi osservai allo specchio soddisfatta e dopo aver indossato delle semplici scarpe basse da sera e aver preso borsa e cappotto, scesi le scale. I miei genitori erano entrambi seduti sul divano e appena mi avvicinai alla porta, girarono la testa di scatto verso di me.
- Ballo? - Chiese soltanto mia madre. Annuii con la testa poggiando la mano sulla maniglia della porta, pronta ad aprirla.
- Non tornare tardi. - Decretò mio padre. - Sei stupenda, tesoro. - Disse infine mia madre, con uno sguardo caloroso. Sorrisi solamente prima di uscire fuori. Il freddo gelido fu il primo impatto sul mio viso e le gambe, le parti più scoperte. Mi guardai attorno per cercare Jason e più in là scorsi una macchina bianca parcheggiata. Così mi avvicinai e notai Jason all'interno. Aprii lo sportello e frettolosamente mi sedetti al posto accanto a quello del guidatore.
- Buonasera. - Mormorò Jason, con il suo solito sorrisetto. Mi girai verso di lui e sbarrai gli occhi.
Stava benissimo. Decisamente era uno schianto quella sera. Era vestito in modo classico, smoking nero con il papaillon color smeraldo che spiccava. I capelli tirati all'indietro ed un orologio abbastanza elegante sul polso.
- Buonasera. - Risposi poco dopo un’attenta analisi del diretto interessato. Il tragitto fu abbastanza silenzioso, anche se, mi sembrava strano che Jason non dovesse ancora aprir bocca. Ma all'improvviso mi sorse un dubbio.
- Jason. - Richiamai la sua attenzione. - Sì? - Rispose girando per pochi attimi il capo verso la mia direzione e poi riputandolo sulla strada innanzi a sé. - Come facevi a sapere dove abitassi? - Gli chiesi abbastanza sorpresa.
- So tutto di te, Jade. – Ammiccò scherzosamente, con un ghigno malizioso.
- Sono seria. - Decretai, incrociando le braccia al petto.
- Ti ho seguita. - Rispose semplicemente.
- Eh? - Pensai di aver capito male. Cos'era? Uno stalker per caso?
- Ero curioso di sapere dove abitassi. - Si giustificò facendo spallucce, dopo aver notato la mia bocca completamente spalancata.
- Non potevi chiedermelo?! - Quasi urlai dal nervoso.
- Mi andava di farlo. - Rispose semplicemente. Per ben 30 secondi tenni la bocca chiusa non sapendo cosa dire. Il ragazzo mi scioccava per la terza volta in una sola giornata.
- Sei strano. - Commentai infine, puntando gli occhi sulla strada. In risposta fece un sorriso storto e piombò di nuovo il silenzio. In dieci minuti ci trovammo alla festa e dopo aver parcheggiato, ci dirigemmo all'entrata. La sala era piena di studenti, tanta musica e cibo. Mi tolsi il cappotto che prontamente prese una ragazza dopo avermi chiesto il permesso, quando udii un fischio da parte di Jason. - Sapevo di aver fatto la scelta giusta, ma non pensavo ti andasse così a pennello. Perfetto per te. - Il commento di Jason non mi fece per niente arrossire né piacere. Ormai niente più mi toccava. Lo ringraziai solamente, aggiungendo il fatto che anche lui stesse molto bene quella sera. Ci guardammo un po’ intorno, quasi spaesati inizialmente. Sicuramente non mi sarei mai ambientata, quasi come ogni anno accadeva. Come accompagnatore avevo avuto sempre lo stesso per tre anni di fila, ovvero, il mio amicone gay che purtroppo aveva cambiato scuola. Io gli ero servita come copertura ma in realtà la sera del ballo la passava con il suo ragazzo. Sfortunatamente, l’intera scuola scoprì la loro relazione e a causa del continuo bullismo, fu costretto a cambiare istituto. Durante l’estate ci eravamo promessi di vederci ma la lontananza scemava il tutto, così avevamo perso man mano i contatti.
– Ehi, Jade! Che figa da paura! – Melania mi venne incontro, abbracciandomi vivacemente. Indossava un vestito color viola prugna. Le stava bene, tutto sommato. Per almeno mezz’ora, mi parlò dei pettegolezzi che solitamente le arrivavano all’orecchio. Ormai non l’ascoltavo nemmeno più. Mi girai verso Jason che per tutto il tempo era rimasto in silenzio accanto a me. I suoi occhi incontrarono i miei e mi sorrise. Sì, era proprio un bel ragazzo.
– Uh, guarda! Dorian sta appena entrando! – La voce stridula di Melanie mi costrinse a girare di scatto la testa verso l’entrata. Ed ecco che lo vidi entrare. Non feci nemmeno caso a cosa indossasse… I suoi occhi mi rapirono. Ci fu un lento ed intenso scambio di sguardi. – Che faccia tosta! – Commentò poi, sempre Melanie. Capii subito a cosa si riferisse. Accanto a Dorian spuntò la figura di Jessica. Mi girai di spalle a loro, incapace di continuare a guardare quel quadretto perfetto di squallore. Adesso stavano anche insieme… Dopo un po’ di tempo il mio cuore riuscì ad avvertire una scossa sussultoria dettata dalla delusione. Ed era incredibile che l’unico capace di scaturire in me qualche sentimento, fosse sempre e solo Dorian. L’odiavo immensamente per questo.
– Ti va di bere qualcosa? – Jason decise di farsi sentire, dato che lo stavo accuratamente evitando.
– Oh, certo. – Gli sorrisi, decisa a dargli le attenzioni che meritava. Insieme prendemmo una bevanda alcolica che lasciai decidere a lui, dato che non me ne intendevo affatto.
– Quello era il ragazzo con cui hai pomiciato sull’isola e che ne sta parlando tutta la scuola? – Eravamo appartati in un lato della sala, un po’ più isolato rispetto agli altri.
– Quello chi? – Domandai curiosa, inarcando le sopracciglia. Si leccò le labbra e riprese a parlare.
– Quello che aveva nominato Melanie appena era entrato… - Si passò una mano tra i capelli.
– Dorian? – Chiesi.
- Sì. – Rispose prontamente.
– Pomiciato in che senso? – In quella scuola ormai esistevano troppe voci diverse. Su me e Dorian. Su me e David. Su Dorian e David. – Quello con cui hai avuto una storia. – Affermò guardandomi dritta negli occhi. Non era esattamente di questo che volevo parlare con Jason, anzi, non volevo parlare per niente di quella faccenda con lui. Mi limitai ad annuire col capo.
– E poi? – Insisté, cercando il mio sguardo.
– E poi non hai sentito le voci? – Replicai decisamente acida.
– Non mi importa delle voci, vorrei sentire direttamente la tua versione. – Non demorse, aveva un tono di voce abbastanza risoluto.
– E poi è andato a letto con la mia migliore amica. – Pronunciai quelle parole in modo netto e tagliante. In quella frase c’era tutta la mia sofferenza patita in quelle ultime settimane. Ci fu un attimo di silenzio, in cui Jason non fece altro che guardarmi profondamente negli occhi. Non so cosa ci lesse perché cambiò prontamente argomento.
– Questa festa fa più schifo degli altri anni. – Decretò guardandosi attorno, con una finta espressione schifata.
– Decisamente! – Commentai ridendo.



La musica rimbombava in quella sala ed io me ne stavo seduta accanto ad una coppietta sconosciuta, mentre Jason era andato in bagno. I miei occhi vagarono svogliati per la stanza, quando qualcosa catturò la mia attenzione. Mi soffermai sulla figura di un ragazzo. Semplice smoking nero, capelli del medesimo colore portati alla rinfusa, e occhi color asfalto. Scossa elettrica. Era una scossa elettrica che mi trapassava le ossa ogni qual volta i nostri sguardi si incontravano.
– Jade. – Sobbalzai interrompendo il nostro contatto visivo. – Scusami se ci ho messo troppo. – Si giustificò Jason, appena tornato dal bagno.
– Non ti preoccupare. – Gli sorrisi, guardando un’ultima volta Dorian. I suoi occhi erano fissi su Jason, ma non riuscivo ad interpretare quello sguardo. Mi voltai, dandogli le spalle e insieme al mio accompagnatore mi incamminai verso il banco delle bibite. Purtroppo, accanto al tavolo, c’era proprio l’ultima persona che mi rifiutavo di vedere. Jessica Bennet. Indossava un tubino nero, abbastanza scollato, che le metteva in evidenzia tutte le forme. Aveva un fisico quasi perfetto.
– Jasooon caro! – Squittì, abbracciando di slancio il ragazzo affianco a me. Quest’ultimo, in risposta, le circondò i fianchi con un braccio.
– Ciao, Jessica! – La situazione iniziava già ad innervosirmi. Possibile che doveva provarci con qualsiasi ragazzo mi girasse intorno?
– Ehi. – Questa volta si rivolse a me, con un sorriso a trentadue denti stampato in volto. Non le risposi. La ignorai completamente, come se non avessi sentito praticamente nulla.
– Jade. – Mi richiamò stavolta, con voce più seria. Ma che diamine voleva?  Probabilmente Jason avvertì la tensione tra di noi e dopo avermi afferrata delicatamente per un braccio, mormorò uno ‘scusaci’ verso Jessica e mi trascinò letteralmente in uno spogliatoio.
– Era lei la tua migliore amica? Quella che è andata al letto col tuo ragazzo? – Mi domandò, una volta di fronte.
– Non li hai visti entrare insieme, scusami? – Chiesi di rimando, in modo brusco. Voleva il reportage di tutta la mia schifosa storia con Dorian?
– Non me ne ero accorto. – Esordì, appoggiandosi alla parete dietro di me. Adesso eravamo molto più vicini. – Ero pietrificato dallo sguardo che mi stava rivolgendo quell’idiota del tuo ex. – A quelle parole sussultai.
– Addirittura? – Mormorai, abbastanza perplessa.
– Credimi, Jade. Avevo paura che da un momento all’altro venisse a riempirmi di botte. – Decretò, mentre gli spuntava un sorriso sghembo sul viso. – Ecco perché dopo ti ho chiesto spiegazioni. – Continuò, notando che non accennavo a parlare. Abbassai il viso. In quelle settimane la situazione era stata abbastanza tranquilla e lineare, ed una stupida serata stava facendo sì che in me riemergessero di nuovo emozioni. – Che c’è? – Sussurrò, portando due dita sotto il mio mento e alzandomi il capo. I nostri sguardi si incontrarono.
– Mi dispiace. – Mormorò solamente.
– No, sono io che devo abituarmi. – Finalmente riuscii a dire qualcosa. – Adesso ritorniamo di là? – Domandai, abbozzando un sorriso palesemente falso.
Annuì col capo, porgendomi il braccio. – Io vado un attimo in bagno – dissi – ti raggiungo dopo. – E così mi incamminai verso la toilet. Il bagno delle ragazze era quasi del tutto isolato. Cosa molto strana, dato che erano i posti in cui meglio potevi imboscarti. Cinque minuti dopo, uscii da una cabina e dopo aver lavato le mani, d’istinto, fissai la mia immagine riflessa. Il mio viso era leggermente più tondo rispetto a quando ero appena ritornata a casa. Stavo riacquistando chili velocemente. Abbassai lo sguardo sulle mia mani che adesso stavo asciugando con un fazzoletto e, quando l’attimo dopo lo rialzai, sobbalzai presa alla sprovvista.
Carino il tuo nuovo ragazzo. – Sussurrò al mio orecchio una voce maligna che conoscevo troppo bene ormai. Dietro di me, alle spalle, con le mani poggiate ai lati del lavandino, c’era Dorian. Portai le mani al petto, avvertendo il battito cardiaco aumentare a causa dello spavento e anche della sua vicinanza improvvisa. Dal riflesso nello specchio, potevo notare il suo sguardo vagare ingordo lungo tutto il mio corpo.
– Cosa vuoi? – Mi girai di scatto verso di lui, con voce affannata. Madornale sbaglio, Jade. Adesso la situazione si complicava, avendolo ad una spanna dal viso. Casualmente, aspirai il suo odore, come facevo un tempo. E ciò mi riportò alla mente ricordi e di conseguenza, malinconia per ciò che ne era rimasto. Gli occhi di Dorian si alternavano dai miei occhi alle mia bocca. Mentre io ero paralizzata, e lo fissavo semplicemente negli occhi.
L’attimo dopo, mi ritrovai le sue labbra contro le mie. Fu un contatto violento, quasi irruento. Sentii una strana sensazione pervadermi. Era piacere. Quel dannatissimo piacere che solo Dorian era in grado di suscitarmi. Senza pensarci due volte, senza pensare a tutto il dolore che mi aveva causato ultimamente, presi il suo volto tra le mani. Volevo di più. Mi ero accorta di averne quasi bisogno. Invece, lui di rimando, dopo avermi dato un morso abbastanza rude sul labbro inferiore, infilò la sua lingua nella mia bocca inondandomi col suo sapore. Le sue braccia afferrarono la mia vita e mi portarono più a stretto contatto col suo corpo. Il bacio era quasi rabbioso mentre le sue mani erano ovunque. Mi toccavano avidamente. Dal punto vita al seno, dove mi lasciò una carezza abbastanza ardente. Inutile dire che ero completamente partecipe al bacio. Il mio corpo aveva una smisurata urgenza di essere appagato dal suo. Sentii stringermi con entrambe le mani il sedere, in modo quasi possessivo. Finché una sua mano non andò a posarsi su una coscia e, dopo averla accarezzata, fece pressione portandosela su un fianco. Di conseguenza, fece lo stesso anche con l’altra. Il mio petto si scontrò d’impeto contro il suo e lo sentii gemere sulle mia bocca. Dopo aver leccato passionalmente il mio labbro inferiore, con una scia di baci voraci passò al mento. Un morso, due morsi e le sue labbra furono poi sul mio collo. Lo torturò così tanto da lasciar segni, mentre io cercavo in tutti i modi di trattenermi dal gemere. Ero in una dolce ed irruenta agonia. D’un tratto, sentii il suo alito contro il mio orecchio.
– Sai che ti prenderei adesso, contro questo lavandino, Jade? – Mormorò roco, leccando con la punta della lingua il mio lobo. Mi morsi il labbro facendolo quasi sanguinare. Non risposi, lasciai che le sue mani vagassero sotto il mio vestito. La sua mano, lenta e possessiva, arrivò fino all’orlo delle mie mutandine.
– E’ già arrivato a questa meta? – Domandò in un sussurrò poco dopo. Il suo tono era diventato più cattivo. Si stava riferendo a Jason. Fu questo a risvegliarmi dallo stato di torpore in cui ero caduta, la lussuria a cui avevo ceduto a causa di Dorian. Con uno scatto, cercai di allontanarlo spingendo le sue spalle con le mie mani.
– Cosa c’è? – Domandò con voce maliziosa, puntandomi con uno sguardo divertito ma allo stesso tempo nervoso.
– Fammi scendere. – Affermai, cercando di non guardarlo negli occhi. Non mollò la presa, ma anzi, le sue mani si infilarono senza preavviso all’interno del mio intimo.
– Dorian! – Urlai stavolta, battendo un colpo contro il suo petto. Mi stavo leggermente spaventando. Nei suoi occhi non riuscivo a scorgere nient’altro che furia.
– Hai paura che il tuo nuovo fidanzatino si arrabbi? Eh? – Una carezza alle mie parti basse mi fece sussultare e in un attimo, in modo incontrollato, scesero delle lacrime dai miei occhi. Nello sguardo di Dorian sembrò cambiare qualcosa, perché d’improvviso lasciò la presa e io mi ritrovai con i piedi a terra. Mi schiacciai contro il lavello dietro di me, mentre lui continuava a starmi di fronte con il capo abbassato.
– Ti sei scopato la mia migliore amica, adesso cosa vuoi da me? – Il mio tono di voce era basso, ma rabbioso. Dissi quella frase tra i denti. Ero tutto così surreale. Mi stava facendo del male ed io non riuscivo a scappare da lui.
– Tu invece? – Domandò alzando di scatto la testa. – Hai scopato con David? O sei passata subito a quest’altro? – La cattiveria con cui lo disse, mi colpii letteralmente come un fulmine.
– Con David? – Domandai di rimando perplessa. – Sei forse impazzito? – In risposta, fece una risatina di scherno. – Ma cosa credi? – La mia voce si alzò di qualche ottava. Il mio nervosismo era alle stelle. – Io con David non ci ho mai fatto nulla!–
Ma, all’improvviso, sentimmo qualcuno chiamarmi.

- Jade! –Jason era fuori la porta del bagno. Di scatto Dorian si allontanò da me. – Jade! E’ successo qualcosa? Non tornavi più! – Corse verso di me, prendendomi per le braccia e scuotendomi leggermente. Cercavo di non guardarlo negli occhi, sapendo che a poco avrei sicuramente pianto.
– Ehi.– Sussurrò stranito dal mio silenzio. Mi girai nella direzione dove poco prima c’era Dorian e notai che era scomparso.
– Voglio andare a casa. – Dissi, risoluta come non mai. Ero troppo scossa, non riuscivo a fare nient’altro. Desideravo tornare a casa e rimboccarmi nel mio caldo letto.
– Va bene. – Asserì dopo qualche attimo.

Per tutto il tragitto in auto non volò una mosca. Nessuno dei due parlava ed era strano che lui non mi chiese spiegazioni su nulla.
– Ti richiamo, Jade. – Disse una volta fermi di fronte il viale di casa mia.
– Scusami. – Mormorai, dopo avergli stampato un bacio sulla guancia ed avergli sorriso tristemente.
Poco dopo ero già in camera mia. I miei genitori probabilmente già dormivano ed era sicuramente una fortuna. Una volta arrivata di corsa in camera, gettai svogliatamente la borsa ed il cappotto sul pavimento. Andai a sciacquarmi il viso e senza accorgermene, delle lacrime silenziose rigarono le mie guance. Quell’angosciosa consapevolezza dell’effetto che Dorian aveva su di me, mi distruggeva al punto da odiare quella parte del mio essere che lo amava ancora. Un rumore improvviso interruppe il flusso dei miei pensieri.
Di slancio, uscii dal bagno e cacciai un urlo spaventato.
Dorian era di nuovo di fronte a me.
La domanda che subito mi sorse alla testa era come fosse entrato nella mia camera quando non avevo sentito nessuna porta cigolare. Poi mi ricordai della finestra aperta.
– Sul serio? – Domandai acidamente. – Cos’altro vuoi da me? – La mia espressione esprimeva tutto il disgusto che provavo.
– Jade, ti prego, perdonami. – Pochi lunghi passi, e in un attimo il suo corpo era contro il mio, schiacciato contro le ante dell’armadio. Le sue mani bloccavano i miei polsi ai late della testa. Eravamo così vicini che riuscivo a sentire il suo fiato sul viso.
– Ho fatto un grosso errore, un enorme sbaglio, Jade. Ma… – aveva il tono di voce distrutto, arrochito – …pensavo ti fossi innamorata di David. Nella mia testa si era creata un’immagine di voi due insieme, e questa cosa assillava le mie nottate insonni. E Jessica mi dava quelle attenzioni che tu stessa mi negavi e così cercavo di legarmi a lei, per allontanarmi da te. – Le sue labbra tremavano leggermente. Inutile dire che le sue parole mi avevano scossa fin dentro le ossa.
Io ti amo Jade, non ho mai smesso di farlo. – Pronunciò quella frase ad occhi chiusi, la sua fronte contro la mia.
Il mio cuore scalpitava, le nostre dita intrecciate.
– Perché dirmelo soltanto ora? – Avevo il capo rivolto di lato, non volevo guardarlo. – Perché prima non facevi altro che accusarmi? – Sentivo il suo respiro caldo sulla guancia destra. Rabbrividii istantaneamente.
– Quando te ne sei andata, David probabilmente ha inteso qualcosa ed è venuto a parlarmi. – Sciolse la stretta delle mani e si allontanò da me, andandosi a sedere sul letto. Non feci domande, lo lasciai parlare. – Ti ha baciata sapendo che ero fuori la stanza a sbirciare. – Si passò una mano in modo stanco sul viso.
– Che senso ha? Perché farlo? – Chiesi altamente confusa. Non ci capivo niente di tutta quella situazione.
– Perché voleva distruggere tutto. – Affermò, alzando di scatto la testa verso di me. I suoi occhi erano glaciali così come la sua voce.
– E ci è riuscito. – Sussurrò subito dopo.
   Un freddo mi pervase fino alla punta dei capelli.
– E vuoi sapere il perché? – Si alzò dal letto, venendomi incontro. – Perché era geloso. Geloso dell’amore che tu gli avevi negato e così facendo, ha fatto sì che tu non lo provassi nemmeno verso di me. – Eravamo di nuovo uno di fronte all’altro, talmente vicini da sentire il suo profumo così dolce ma allo stesso tempo virile.
– Ma di tutto ciò che ti sto dicendo non ti frega più nulla, vero? – Puntai i miei occhi nei suoi. Cosa stava cercando di dirmi?
-  Adesso hai un nuovo ragazzo, eh Jade? – Sibilò aspramente. Notai le sue mani strette in un pugno, le nocche farsi man mano sempre più bianche. Non riuscivo a rispondergli, in realtà. Avevo il cuore così in subbuglio, da rimanere completamente paralizzata e inerme. Dorian mi amava. Dorian mi stava implorando perdono. Mi uscii un sorriso spontaneamente, da una parte all’altra del viso. Ero felice. – Levo il disturbo. – Lo vidi avviarsi velocemente verso la finestra, dopo avere usato un tono rigido. Appena misi a fuoco la situazione e mi svegliai dal mio shock dettato dalla gioia immensa, Dorian era ormai già sceso.
– Dorian! – Lo richiamai a gran voce, vedendolo camminare frettolosamente di spalle.
Come una stupida, sorrisi ancora. Perché lo avevo già perdonato? Aveva appena ammesso di aver sofferto anche lui. Pensava lo avessi tradito e così, quasi per vendetta, lo aveva fatto anche lui. Certo, non era qualcosa di giustificabile ma almeno adesso avevo delle risposte. E Dorian mi amava. Quel pensiero vorticava nella mia testa come impazzito. L’indomani avrei dovuto mettere in chiaro le cose, ovvero che non avevo nessun ragazzo e che anche io ero innamorata di lui. Eppure, tenerlo ancora sulle spine non mi dispiaceva. Alla fine era andato davvero a letto con Jessica, anche se per conseguenza di alcune cose. Cosa volevo? Vendetta? No, invece. Tutto ciò che volevo era stare accanto a lui ed essere felice. Mi addormentai pensando al fatto che il mattino dopo, a scuola, la prima cosa che avrei fatto sarebbe stata chiamare Dorian e parlargli. Finalmente vedevo innanzi a me qualcosa di concreto nascere.

 

  
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