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Autore: Emmastory    20/11/2015    2 recensioni
Farebury. Un piccolo villaggio dell'Inghilterra dimora di molti abitanti. Nell'anno 1615, si trova ad ospitare la famiglia della giovane Miriel Finnegan, che a causa di una tragedia, perde tutto ciò che possiede, ritrovandosi costretta a nascondere un recondito segreto che dimora unicamente nel suo sangue, ovvero l'essere parte di un'intera stirpe di streghe.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di strega'
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Sangue-di-strega-I-mod
Sangue di strega: Origine magica
Capitolo XV
Il crollo di un mito
La notte scendeva lenta, e con grande tranquillità, le stelle e la luna prendevano il posto del sole e delle bianche nuvole nel vasto cielo. Il nostro viaggio di ritorno verso casa aveva avuto inizio, e camminando, mi concedevo del tempo per riflettere e parlare con me stessa. Mantenendo il silenzio, ripercorsi con la mente la mia intera vita, ricordando perfettamente perfino l’ormai lontana infanzia. I tempi andati e felici, che solevo trascorrere giocando con le mie sorelle minori, o fra le braccia di mia madre che era solita leggermi delle fiabe accanto al crepitante caminetto. Senza arrestare il mio cammino, sospirai, per poi lasciare che le mie labbra si dischiudessero in un sorriso. Ero felice, e stavo tornando a casa. Farebury, il villaggio dov’ero nata e cresciuta, e lo stesso luogo in cui avevo costruito una vita intera. Sapevo che non l’avrei mai lasciato, per nessuna ragione al mondo. In quel momento ero unicamente certa di una cosa. Avrei continuato strenuamente a camminare e andare avanti, non curandomi di nulla e nessuno, se non della mia meta. Il buio mi avvolgeva, ma io lo ignoravo. Attorno a me c’era silenzio, ed io ero nervosa. Pur non fermandomi, sentii i miei sensi venire scossi da un suono che non ricordavo di aver mai sentito. Il gracchiare dei neri corvi. Un intero stormo volava nello scuro cielo, e per qualche ragione, Minerva ne era estasiata. Alla sua vista, smisi per un attimo di camminare, con la ferma e precisa intenzione di ridestarla dallo stato di trance nel quale sembrava essere caduta. A tale scopo, mossi leggermente una mano nella sua direzione, per poi vederla tornare a essere se stessa. “Valtor.” Disse, puntando con l’indice uno di quei corvi, che a differenza degli altri, sembrava avvicinarsi a noi. Per nulla spaventata, Minerva rimase ferma e immobile, così da permettere al suo fidato corvo di posarsi sulla sua spalla. Poco dopo, riprendemmo a camminare l’una al fianco dell’altra, accompagnate anche dal fido volatile appartenuto a mia sorella. Il tempo scorreva, e il nostro viaggio iniziava a rivelarsi così lungo da sembrare infinito. Chiudendo gli occhi per un singolo attimo, mi fermai nuovamente, scegliendo di provare a ritrovare la calma e respirare a pieni polmoni. Concentrandomi poi sulla mia meta, ripresi il mio cammino, scoprendo nel mio cuore e nella mia mente una fiducia maggiore di prima. Fissai quindi lo sguardo su un punto immaginario e lontano, avendo come unico desiderio quello di riuscire a tornare a casa. Intanto, la mia mente aveva iniziato a vagare, e il mio pensiero non andava che a Xavier. Lo amavo con tutta me stessa, e sapevo che mi stava aspettando. Volendo assolutamente evitare di farlo preoccupare, lo avevo previamente informato del mio viaggio verso Bakriat, e lui non aveva battuto ciglio, pur raccomandandomi di fare molta attenzione. Difatti, conosceva la città molto meglio di me, ragion per cui, sapeva bene che il pericolo poteva nascondersi dietro ad ogni angolo. Da quel momento in poi, allungai il passo. Ero ormai decisa, e non avevo nessuna intenzione di smettere di camminare. Mentre ero nell’atto di farlo, mi rivolsi nuovamente a me stessa, giurando sulla mia intera famiglia che in un modo o nell’altro io sarei tornata a casa, rimettendo nuovamente piede sul mio suolo natio. L’oscurità della notte e lo sfavillio delle stelle mi facevano compagnia, e le piccole compagne del cielo mi infondevano coraggio. Finalmente, e dopo un tempo che non riuscii a definire, mi ritrovai alla mia tanto agognata meta, destinazione che non credevo avrei mai raggiunto. Il mio lungo viaggio aveva appena avuto fine, ed io ce l’avevo fatta. Fermandomi quindi davanti alla porta di casa mia, salutai Minerva, facendo lo stesso anche con la mia cara e vetusta nonna. Quest’ultima, si limitò a sorridere, per poi sparire dalla mia vista per mezzo dei suoi poteri. Lentamente, entrai in casa, avendo finalmente modo di riabbracciare Xavier. Avvicinandomi, lasciai che mi stringesse a sé, ascoltando poi ogni singola parola che sembrava volermi rivolgere, e che allo stesso tempo, pareva aver taciuto per interi anni. “Miriel, c’è una cosa che devo dirti.” Esordì, per poi tacere al solo scopo di raccogliere le forze e il coraggio di andare avanti. “Non ora, lo pregai, stringendolo a me con forza persino maggiore. Data la mia reazione, Xavier si irrigidì per un attimo, salvo poi scegliere di realizzare il mio desiderio e baciarmi come sapevo volesse fare da ormai lungo tempo. Da allora in poi, tutto accadde in fretta. Lasciandoci guidare dai nostri palesi e forti sentimenti, Xavier ed io ci sedemmo sul letto presente nella mia stanza, iniziando quindi un infinito scambio di effusioni, che parevano intensificarsi con l’andar del tempo. La natura fece quindi il suo corso, e noi, accecati dall’amore provato l’uno per l’altra, ci arrendemmo alla nostra passione. La mattina seguente arrivò senza farsi attendere, e al mio risveglio, vidi ciò che non avrei mai voluto vedere. Ero rimasta completamente sola, e Xavier se n’era andato. Alzandomi dal letto, mi guardai confusamente intorno, scoprendo la presenza di un biglietto sul comodino. Lentamente, lo dispiegai, iniziando quindi a leggerne il contenuto. “Non è mai finita, Miriel. Cinque semplici parole, fra cui anche il mio nome, che mi fecero letteralmente sprofondare in un abisso di incredibile tristezza. Mi rifiutavo di crederlo, ma una delle mie più grande paure si era appena avverata. Avevo amato Xavier fino a donarmi completamente a lui, e ora l’avevo perso. Con lui se ne andarono anche i lunghi giorni, e lentamente, anche ognuna delle mie piccole lacrime. Piangendo, mi rimproveravo per ogni momento passato con lui, e proprio quando pensavo che tutto fosse ormai perduto, lasciai che la mia mente vagasse libera come l’aria, fino a riportarmi il ricordo della frase che mi aveva dedicato, e che sapevo mi sarebbe servita ad andare avanti nonostante il crollo di un mito.


Salve ragazzi! Con questo capitolo si conclude il primo racconto della saga "Sangue di strega. Un grazie a chi è arrivato fin qui, e uno speciale a "la luna nera" che mi sostiene puntualmente, e che ha scritto delle storie davvero bellissime. Ci rivedremo nel seguito,


Emmastory :) 
   
 
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