Libri > Il Labirinto - The Maze Runner
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Autore: Stillintoyou    20/11/2015    2 recensioni
{Sequel di Benvenuta nella radura}
Non sapevo nulla di tutto quello, e non sapevo come poteva essermi utile.. Ma erano informazioni interessanti. E, in un certo senso, non mi erano nemmeno nuove.
Che pensiero stupido... era ovvio che non potevano essermi poi del tutto nuove!
‹‹ Spero solo che nessuno dei soggetti si ammali gravemente durante la fase due ›› mormorò, riportando la sua attenzione sul fascicolo che gli avevo passato poco fa.
Prima che potessi aprire bocca per chiedere qualche informazione riguardante questa fantomatica “fase due”, entrò qualcuno in stanza. La solita dannata assistente di mio padre, quella che portava gli occhialoni ed aveva un naso più lungo di un becco d'anatra.
‹‹ Signor Richard... sono qui. Sono arrivati ››
Mio padre annuì, tornando a sedersi sulla sua sedia e schioccando la lingua ‹‹ Bene. Cominciamo, allora ››
Genere: Avventura, Fluff, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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‹‹ Odio Marie. Odio tutto questo. Odio non sapere dove sia Tommy. Anche se è malato, non vedo il motivo di lasciarlo da solo. Non voglio lasciare un mio amico da solo. Non si lasciano soli gli amici. Mai. ›› Newt non si dava pace nemmeno per un secondo. Continuava a ripetere quella frase a ripetizione, come un vecchio disco rotto.
Si stava agitando, temeva per Thomas. Newt non si fidava della C.A.T.T.I.V.O., e faceva bene. Dannatamente bene.
‹‹ Odio questo caspio di posto! Mi da una bruttissima sensazione! ››
‹‹ Newt, calmati ›› sussurrai, notando che gli altri radurai ogni tanto si giravano a guardarlo.
Era così agitato che come minimo prima o poi si sarebbe alzato a mettere le mani addosso a qualcuno. Dava esattamente quella sensazione, anche se non era quel genere di persona.
‹‹ Spiegami come posso restare calmo in questa situazione. ›› sbuffò.
Sospirai, perché era la stessa domanda che mi stavo ponendo io.
Ero agitata anche io. Confusa, ed allo stesso tempo non mi sentivo per niente a mio agio.
Avevo la sensazione che la situazione sarebbe peggiorata presto con un misero schiocco di dita.
Dopo un ora di tempo eravamo ancora buttati lì, in quella sala.
Teresa era rimasta poggiata alla parete. Non parlava con nessuno, chiusa in quel suo bozzolo di pensieri che nessuno aveva il diritto di guardare.
Thomas era stato portato via ed isolato. Aris non sembrava in vena di grosse discussioni. Minho ed Eva continuavano a confrontare le loro abilità. Finalmente quest'ultimo aveva trovato qualcuno con cui condividere l'immenso ego che si porta sulle spalle da una vita. Tutti eravamo in cerca di una distrazione. Tutti, dal primo all'ultimo.
Dovetti spiegare a Minho e Newt ciò che era successo. Tutto, dalla prima all'ultima cosa.
Dai finti ricordi che mio padre aveva cercato di rifilarmi, alla triste ed amara verità.
Non parlai della mia parentela con Chuck solo per non aprire una vecchia ferita.
‹‹ Caspio ›› sibilò tra i denti Newt, poggiando con un colpo secco la testa contro il muro e sospirando rumorosamente.
Avrà fatto quel gesto una cinquantina di volte da quando c'eravamo seduti sul pavimento, che sembrava quasi il posto più comodo del mondo.
‹‹ Se lo farai di nuovo, secondo me sputerai il cervello dal naso ››
‹‹ Non so dove sbattere la testa ›› sbuffò
‹‹ Il muro non è la soluzione, questo è sicuro ›› sollevai un sopracciglio, cercando di fare ironia in modo che smettesse di spaccarsi la testa contro il muro
‹‹ Non voglio abbandonare un amico ›› ripeté
‹‹ Credimi, da come ti stai agitando, sembra quasi che Thomas sia il tuo ragazzo ›› arricciai il naso ‹‹ e la cosa peggiore è che sareste anche carini insieme ››
‹‹ Io e Tommy? ›› accennò un sorrisetto, girandosi per guardarmi ‹‹ sì, si potrebbe fare ››
‹‹ Mi stai dicendo che dovrei temere più Thomas che Sonya? ›› corrugai la fronte ‹‹ okay, ora sì che potrei diventare gelosa ›› borbottai, provocandogli una risata sincera.
Musica per le mie orecchie.
‹‹ Non preoccuparti, né di Thomas né di Sonya. Credo di averti già dimostrato di non essere gay ›› mi fece l'occhiolino.
In quel momento probabilmente diventai peggio di un pomodoro, ma fece finta di nulla per non mettermi ulteriormente in imbarazzo. Soffocai un piccolo colpo di tosse e spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Sollevò il volto verso l'alto, chiudendo gli occhi dopo aver fatto un respiro profondo. ‹‹ Tommy e Minho sono ciò che si avvicina di più ad una famiglia. E la famiglia non si lascia indietro. Mai. Sopratutto nel momento del bisogno ››
Sollevai un sopracciglio ‹‹ Ah ›› mi sentii leggermente esclusa.
Mi rannicchiai in me stessa, cercando di non dar peso a quella leggera punta di gelosia provata per quella frase. Forse era normale, considerando che erano tutti maschi... ed io l'unica femmina.
No, okay, forse era un ragionamento stupido.

Sì, decisamente, lo era...
Ma dovevo pur trovare un modo per giustificarmi, no?
Schiuse gli occhi, mi guardò, poi li richiuse, sospirando. Forse percepì la mia gelosia nel tono di voce che avevo assunto. E dire che provai a camuffarla.
‹‹ Tu sei un caso a parte, Liz ›› tirò su un ginocchio, poggiò un braccio sopra e si sistemò meglio contro il muro.
‹‹ Cioè? ››
‹‹ Se so che cos'è l'amore, è grazie a te ›› accennò un sorriso, aprendo nuovamente gli occhi e girandosi nella mia direzione.
Aveva quel genere di sorrisino sincero, come se avesse detto qualcosa che desiderava dire da una vita intera.
Probabilmente l'aveva detta di getto, senza pensarci due volte.
Ed io invece probabilmente ero arrossita di nuovo, ma decisi che non era il momento di preoccuparsi del rossore. Non mi aspettavo una frase del genere e non sapevo nemmeno cosa rispondere.
Ridacchiò ‹‹ non è caspiamente smielata come cosa? Mi merito un bacio, vero? ›› si diede una rapida occhiata in giro ‹‹ cerchiamo le telecamere di sicurezza nella speranza che Brytan stia guardando, così ci baciamo davanti a queste e lui si strapperà quei quattro peli che ha in testa? ››
‹‹ Oh, ma dai, Newt! ›› mi portai una mano sul volto, facendola scivolare verso il basso.
L'influenza di Minho nei suoi confronti si faceva sentire, con la differenza che quest'ultimo probabilmente non mi avrebbe mai chiesto una cosa simile, ma mi avrebbe direttamente costretta a farlo.
Rise di nuovo, passandosi una mano tra i capelli. Sembrava così rilassato, anche se sotto sotto era teso come una corda di violino. Non aveva mai pace, e con tutto ciò che aveva passato il pensiero che nonostante tutto fosse ancora in piedi mi rendeva fiera di lui. Non era cambiato, se non in meglio.
Era sempre il solito Newt che si preoccupava sempre di tutti. L'unico problema è che non si preoccupava praticamente mai di sé stesso.
‹‹ Sai, penso di aver capito il significato del tuo tatuaggio ›› disse, inclinando lievemente la testa
‹‹ Ah sì? E quale sarebbe? ››
Assunse un espressione pensierosa ‹‹ i nostri tatuaggi sono come un titolo del ruolo che avevamo in tutta questa storia, no?
Teresa quella che tradisce, Thomas quello che doveva essere ucciso, Minho a capo di tutti noi ed io che dovevo aiutare a stare uniti... Credo, non mi è ancora molto chiaro ››
‹‹ Il collante, perché sei quello che ci unisce tutti. Ha senso, insomma ››
‹‹ E tu sei l'ancora perché nell'arco di qualche secondo ci stavi facendo affondare nell'incazzo più totale. ››
‹‹ Ah, grazie... ››
‹‹ O forse perché l'ancora, nonostante sprofondi nell'abisso, rimane intatta durante tutto il suo tragitto. Ed anche dopo tanto tempo, questa rimane intatta e forte.
Probabilmente quelli della C.A.T.T.I.V.O. già sapevano che tu eri immune, e che avresti resistito a tutta la pressione esercitata sul tuo cervello ››
Lo ascoltai attentamente durante tutto il suo ragionamento, poi annuii.
Aveva senso in effetti. O non avrei trovato un'altra spiegazione ad una cosa simile.
A pensarci bene, tutti i tatuaggi che marchiavano il collo dei radurai, in effetti erano correlate alle azioni svolte durante la prova.
La C.A.T.T.I.V.O. aveva studiato bene ogni singolo dettaglio, e sicuramente avevano messo in conto anche varie probabilità, grafici di percentuali di scelta in base al carattere di ognuno di loro.
Tanto di cappello per tutto il lavoro che c'era dietro.
E pensare che probabilmente era quello che facevo anche io, prima di gettarmi nella scatola per raggiungere la radura.
‹‹ Può essere. Non tornerò indietro da papà a chiedergli se è effettivamente quello il significato.
Ma puoi sempre andare tu, se vuoi. Conosceresti mio padre! ››
‹‹ Così poi mi portano in isolamento per tentato omicidio ›› sollevò un sopracciglio, scuotendo la testa ‹‹ dopo tutte sploffate che ti ha rifilato, gradirei non incontrarlo ››
storsi le labbra, poggiando la testa sulla sua spalla ‹‹ stavo scherzando, testapuzzona! ››
Newt fece le spallucce, schiuse le labbra per rispondermi, ma il forte rumore di una sirena lo interruppe.
L'attimo di pace svanì in fretta. Era un rumore identico a quello che avvisava dell'arrivo della scatola nella radura.
Ci fu un ronzio fastidioso per tutta la stanza. Il rumore proveniva dai piccoli megafoni sistemati negli angoli della stanza.
Una voce registrata cominciò a parlare ‹‹ Attenzione, tutti i sistemi di sicurezza sono stati temporaneamente disabilitati. Attenzione, tutti i sistemi di sicurezza sono stati temporaneamente disabilitati ›› e ripeteva quella frase più e più volte, portandomi ad avere il sangue al cervello da quanto la stavo sentendo.
‹‹ Mi date una sedia? Voglio spaccare questi accidenti di megafoni! ›› sbraitò improvvisamente Evangeline.
La luce nella stanza saltò, e la voce si spense lentamente con un suono decadente come quando si scaricano lentamente le pile di una vecchia console.
La cosa buffa? Non avevo mai visto né una console e tanto meno sapevo come si spegnevano.
‹‹ Ci mancava solo il buio ›› sentii la voce di Harriet, ma non sapevo da che parte provvenisse
‹‹ E se ora appaiono altri mostri? ›› domandò Sonya
‹‹ Se succede, giuro che userò i tuoi capelli per farmi una caspio di parrucca ›› commentò Minho.
Risi, ma sotto sotto sperai che nessuno capisse che quella era la mia risata.
‹‹ Ripristino sistema in corso. Attendere prego ›› parlò di nuovo la voce al megafono.
La stanza buia e quella voce davano un senso di horror fantascientifico, ed ora cominciai a temere che il dubbio di Sonya potesse diventare reale da un momento all'altro.
Nella stanza rimbombò il forte rumore di macchinari venivano accesi. Ventole, ronzii elettrici.
Poi finalmente la luce si riaccese.
‹‹ Sistema di nuovo operativo. Modalità temporanea attivata. ›› gracchiò con una voce palesemente robotizzata il megafono. Una voce completamente differente da quella precedente.
‹‹ Che caspio di problemi hanno in questo posto? ›› domandò Frypan.
Ne avevano parecchi, se proprio voleva saperlo.
Corrugai la fronte. Mi passò per la testa l'immagine di Jillian.
Sentivo che lei centrava qualcosa in tutto questo, ma perché?
Forse lei centrava in qualche modo con la sicurezza di quel posto. Il modo con cui parlava alle guardie, quello in cui ha aperto la porta, il fatto che Marie cercasse la sua conferma...
Perché, poi, ha chiesto a lei di confermare l'identità di Newt?
E perché Marie ha minacciato di “resettarla”?
Era una ragazza strana, ma doveva avere un peso non indifferente sulla C.A.T.T.I.V.O.
La porta si aprì di colpo, seguita da un forte ronzio elettrico da parte degli altoparlanti.
La luce ballò un attimo.
Il fatto che fosse stata Jillian ad aprire le porte in quel modo capitò proprio a fagiolo.
Aveva un respiro pesante, doveva aver corso per arrivare fino a lì.
I suoi capelli erano incasinati, alcune treccine sciolte, gli occhi rosa brillavano. Aveva pianto, ma il brillio non era dovuto alle lacrime. Sembrava che si stessero illuminando.
Aveva un aria chiaramente turbata, era agitata. Le labbra schiuse, ansimava.
Si stava reggendo alla porta.
Scattammo tutti in piedi, sussultando a quella vista.
Sembrava appena uscita da un manicomio, e forse quel suo camice bianco aiutava parecchio a dare quell'idea.
Minho si affrettò a raggiungerla, forse vedeva che era distrutta.
Lei parò le mani davanti, scuotendole velocemente. Non voleva essere toccata.
‹‹ Stammi lontano! ›› disse di punto in bianco ‹‹ Ti prego, Minho, stammi lontano! ›› il suo tono di voce era quasi disperato ‹‹ Non voglio farti del male! Non voglio darti la scossa! ›› fece uno strano movimento con la testa. Un movimento non umano.
‹‹ Jillian, giusto? ›› domandò Minho, avvicinandosi a lei ‹‹ si può sapere di che caspio stai parlando? ››
‹‹ Io ho provato ad aiutarvi, ve lo giuro! Volevo... volevo... volevo cancellare tutti i file su di voi, volevo permettervi di andare in un posto diverso. Volevo portarvi in salvo, non volevo che morisse qualcun altro. Io so che vogliono fare, io so molte cose che voi non potete neanche immaginare. Ho visto i grafici! Io creo i grafici! Sono tutti nella mia testa! Nella mia cazzo di testa! ›› si portò le mani tra i capelli. Il suo tono di voce cambiò radicalmente, diventando simile a quello di... un robot.
Avanzò di qualche passo nella stanza, cadendo in ginocchio poco dopo.
Si sdraiò sul pavimento, rannicchiandosi in sé stessa e tremando.
Sembrava una bambina terrorizzata messa in quel modo e con gli occhi spalancati.
Ci sistemammo tutti attorno a lei, formando una mezzaluna.
Pensai che forse si sentiva un po' in soggezione, ma probabilmente non se ne rese nemmeno conto, o forse semplicemente non le interessava, considerando che doveva essere dannatamente terrorizzata.
‹‹ Io ho visto tutto. Loro mi hanno costretta. Loro mi costringono ogni giorno ››
‹‹ è dannatamente inquietante ›› commentò un raduraio alle mie spalle.
‹‹ è sangue quello che ha sulla tempia? ›› domandò una ragazza
In effetti non avevo notato la chiazza rossa sulla sua tempia, considerando tutte le treccine che la camuffavano.
Evangeline spintonò via tutti, avvicinandosi a Jillian, ignorando il fatto che questa non volesse essere toccata per alcun motivo.
Ma, stranamente, quando Eva la costrinse a mettersi dritta, lei non oppose resistenza.
Il suo sguardo era assente, gli occhi erano ancora spalancati, ma non esprimevano alcun genere di emozione.
‹‹ È morta? ›› domandò Minho. Eva controllò il polso della ragazza, poi scosse la testa
‹‹ No, è viva ››
‹‹ Bene così ›› rispose Newt, anticipando Minho ‹‹ qualcuno ha una spiegazione logica al comportamento di questa ragazza? ››
‹‹ Mi prendete in giro se vi dico che a me sembra un androide? ››
‹‹ Un androi-che? ››
‹‹ Androide. È come un robot, ma con fattezze umane. O almeno un Cybor ››
‹‹ Va bene... e che caspio è un Cybor? ››
‹‹ Un Cybor, mio caro biondino, è non è altro che un comune essere umano a cui sono stati impiantati circuiti elettronici e cose simili ›› rispose Evangeline.
Mi stupii del fatto che lo sapesse.
E non stupii solo me, ma anche gli altri. Lei non ci badò nemmeno alle nostre espressioni, ma cercò di far riprendere Jillian da quella sorta di stato di trans in cui era caduta.
La scosse più volte, finché questa finalmente non diede un minimo segno di attenzione girandosi lentamente nella sua direzione.
‹‹ Ehi, piccola barbie, tutto okay? ›› domandò Eva, cercando di assumere un tono di voce normale.
Jillian annuii lentamente, ma la sua espressione cambiò, diventando spenta, come se fosse assonnata.
‹‹ Bene, allora, ci degni di una spiegazione? ›› domandò Minho, impaziente, incrociando le braccia.
‹‹ Cosa vuoi sapere? ›› rispose Jillian. La voce robotizzata la rendeva particolarmente inquietante.
Iniziarono a sorgere vari dubbi e domande tra i radurai. Io, invece, ero semplicemente impaziente di sentire cosa ci avrebbe detto.
Volevo sapere cosa stava succedendo.
‹‹ Cosa ti hanno fatto? ›› domandò Minho, chinandosi alla sua altezza e puntando gli occhi nei suoi.

‹‹ Mi hanno... mi hanno migliorata, credo. Non ti è dato saperlo ›› rispose, poggiandosi le mani sulle tempie.
‹‹ E cosa sono questi fori? ›› domandò Eva, spostandole i capelli dalla tempia.
Questa le spostò le mani con un gesto secco, ricoprendosi con i lunghi capelli rosa.
‹‹ Loro mi esaminano. Mi collegano ad una grossa macchina perché... ah, lasciamo stare, non capireste ›› sollevò lo sguardo al soffitto ‹‹ in ogni caso, non mi è concesso dirvelo. Serve... un codice per sbloccare questa informazione. Non è dato saperlo nemmeno a me, è tipo... un file nascosto ››
‹‹ Che centrano i file? ›› Eva corrugò la fronte.
‹‹ Centrano... ››
‹‹ Senti, caspio, sputa il rospo e basta! Sono stanco di tutti questi misteri! ›› sbuffò Newt, incrociando le braccia al petto.
Jillian fissò Newt, come se avesse improvvisamente ripreso vita.
Inclinò la testa, sospirando. Sembrava indecisa se dirlo o meno.
‹‹ Sei un Cybor? ›› azzardò Newt.
‹‹ No ›› rispose lei, quasi indignata di un affermazione simile
‹‹ E allora che cosa sei? ››
Lei si alzò lentamente, avvicinandosi a Newt come se volesse sussurrarglielo nell'orecchio, ma semplicemente si fermò a pochi centimetri da lui ‹‹ Io sono il computer di questo posto ›› lo fissò dritto negli occhi ‹‹ controllo ogni singolo computer, accesso, scambio di dati, macchina, sistema di sicurezza, videocamera... e così via. Solo il loro primo ed unico computer umano ›› lo squadrò dalla testa ai piedi ‹‹ si vede che ti hanno cancellato la memoria. Ci saresti arrivato subito, altrimenti ››
Newt corrugò la fronte, ma decise di lasciar cadere lì tutte le domande che probabilmente avrebbe voluto rivolgerle.
Jillian indietreggiò, stringendosi nelle spalle ‹‹ e, per rispondere a te, mi hanno disabilitata per un attimo. Sono venuta qui perché volevo avvertirvi... non so riguardo cosa. Devono aver cancellato i file.
Quando sono venuta qui, prima, era perché avevo visto che Elizabeth non riusciva a passare... così ho messo il sistema di sicurezza in stand-by e spostato in un computer della base in modo temporaneo ed in incognito. Marie però se n'è accorta comunque, quindi... è stato inutile.
Non avete idea di quanto faccia male ogni volta collegarsi per controllare tutto questo dannato posto.
Così, prima, mentre Marie cercava di trasferire i dati dal computer al mio cervello – solita routine quotidiana –, quando ho visto ciò che volevano fare ho provato a ribellarmi. Ho fatto saltare il sistema di sicurezza ed ho provato a riattivare quelle simpatiche creature a cui hai lavorato tu, Elizabeth ›› mi rivolse un sorriso ‹‹ i D2MH. Sai, qui alla C.A.T.T.I.V.O. non sprecano niente ››
Oh, fantastico, quindi significava che avevano ancora i miei D2MH in quel caspio di posto?
‹‹ Poi hanno tentato di resettarmi, ma sono riusciti solo a mandarmi in stand-by per qualche minuto.
Jillian 1 C.A.T.T.I.V.O. 0.››
‹‹ Okay, credo di aver perso qualche passaggio, ma farò finta di aver capito tutto ›› commentò Minho.
‹‹ Quindi, tu sei un computer ›› Newt si poggiò l'indice sul mento ‹‹ non sei umana... ››
Jillian corrugò la fronte ‹‹ Sono più che umana, te lo assicuro. Mi hanno semplicemente... computerizzata, diciamo, ma sono umana. Ve l'ho detto, sono file nascosti a cui nemmeno io ho accesso. Non mi è dato sapere cosa mi hanno fatto. I file così importanti sono spostati nel computer principale della base, che utilizzano solo come archivio massimo e privato ››
‹‹ Capisco... più o meno. Bene così ›› Newt si grattò la fronte ‹‹ posso chiederti... perché sei tutta rosa? ››
‹‹ Un dannato esperimento della C.A.T.T.I.V.O., non chiedermi l'utilità. Non la so nemm- ››
Jillian rivolse gli occhi al soffitto. Ebbe una leggera scossa in tutto il corpo, poi si accasciò a terra.
Pochi istanti dopo, Marie varcò la soglia della porta, seguita da quattro guardie.
Ridacchiò, guardando le nostre espressioni ‹‹ avanti, è ora di andare a nanna, per voi ›› le guardie presero Jillian di peso, trascinandola fuori.
‹‹ Dove la state portando? ›› domandò Eva, scattando in piedi. Minho le afferrò il braccio, impedendole di fare un solo passo in più verso Marie, mentre questa usciva lentamente dalla stanza.
‹‹ Noi... uhm... apporteremo delle modifiche in modo che una situazione così scomoda non si ripresenti mai più ››
‹‹ Volete liberarvi di lei, non è vero? ››
Marie le rivolse un sorriso, guardandoci uno ad uno.
Mentre la porta si chiudeva, l'unica risposta che diede fu quella che mi diede più rabbia ‹‹ ricordatevi una cosa, ragazzi: C.A.T.T.I.V.O. è buono ››  


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